Capitolo 7. Inerme

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Iri era in totale balia del groviglio formato dai bambini cadaverici, incapace di liberarsi.

Con molta difficoltà, poiché non era facile distinguere i dettagli in quella confusa marmaglia di carne grigiastra, osservai con sgomento che alcuni di loro l'avevano afferrata per le caviglie, le braccia, le spalle e la tiravano con forza, come a volerla spingere al suolo.

Il loro comportamento era molto più strano di quanto avevamo visto in passato, sembravano avere delle intenzioni precise, senza contare che erano anche molto più aggressivi; invece di toccarla e spingerla, questi bambini le si aggrappavano addosso e la trascinavano giù, con insistenza, incuranti delle sue suppliche.

Le urla di Iri iniziarono a farsi più forti, la sua era una disperata richiesta di soccorso, un intenso terrore che dava forza alle sue grida. Nonostante stesse cercando di divincolarsi con tutte le sue energie, sembrava quasi affogare sotto quell'onda di corpi scheletrici e deformi. Era uno spettacolo aberrante, un'immagine davvero terribile da sostenere.

<<C-cosa facciamo?>> esclamò Nieve.

Bella domanda... Non avevo la minima idea di cosa fare.

Già raggiungerla era stata un'impresa, quando si era trattato di farsi largo in un piccolo gruppetto, ma ora sembrava inconcepibile anche solo pensare di lottare contro tutte quelle creature in una volta sola. Nonostante tutto, però, entrambi sapevamo che non potevamo abbandonarla.

Lentamente, cercai di avvicinarmi, scavalcando come potevo i bambini che si trascinavano sul suolo. Se fossi riuscito ad avvicinarmi abbastanza, forse sarei stato in grado di tirare via Iri da quel groviglio, a trascinarla in salvo in qualche modo

Le mie caviglie e i miei piedi, così come il terreno sottostante, divennero presto invisibili, totalmente ricoperti da quei corpicini deformi; sembrava quasi di avanzare in una viscida palude grigiastra, una palude dotata di volontà, di movimento, di graffiante terrore. Il freddo che mi provocava il contatto con quelle creature era orribilmente penetrante.

Il mio sguardo era fisso su Iri, il cui volto iniziava a sparire del tutto sotto la massa di corpi, e, nel frattempo, cercavo di tenere sotto controllo i bambini, pronto a scattare ad ogni loro possibile ritorsione verso me o Nieve. Ma, ancora una volta, non sembrarono preoccuparsi minimamente di noi.

Provai a stendere il braccio, cercando di allungarmi sopra tutti quei piccoli mostricciatoli, nel tentativo di raggiungerla. Nieve, con grande coraggio, cercò di aiutarmi, avanzando, con passo tremante ma deciso, tra tutta quella confusione, ignorando anche le conseguenze del tocco intorpidente dei bambini.

<<Resisti Iri!>> le gridò, cercando di farsi sentire.

Nonostante i nostri sforzi, quel tumulto di cadaveri premeva sempre di più su di lei. La sua voce venne totalmente coperta, il suo corpo scomparve al di sotto di quella informe cappa e, a poco a poco, rumori sinistri e orripilanti iniziarono a sovrapporsi ai suoi lamenti.

Disperato, provai ancora ad allungare il braccio, quasi rischiando anche io di cadere, cercando in qualche modo di scacciare via i bambini defunti.

Mi sporsi nuovamente...

All'improvviso uno schiocco breve e secco risuonò dal cuore di quella massa informe e uno schizzo di sangue caldo mi colpì sul viso e sul braccio teso.

Nieve, rimasta pochi passi più dietro, sussultò orripilata e si porto le mani alla bocca, gli occhi sgranati.

<<NO!>> urlai con tutta la forza che avevo nei polmoni.

Ma che potevo fare io? Cosa avrei mai potuto risolvere, impotente, debole, impreparato come ero?

La massa di bambini cadaverici si contrasse all'unisono, come parte unica del ventre di una grossa belva. Sotto lo sguardo orripilato e incredulo di me e Nieve, quel grosso blob sembrò schiacciarsi sul terreno, per poi esserne come inglobato, scomparendo alla nostra vista, come fantasmi che attraversano una parete, diretti verso chissà quali inferi sotterranei.

Pochi attimi... poi più nulla.

Al centro, nel punto dove prima i miei occhi avevano osservato quelle creature inghiottire e schiacciare la nostra amica, in quel punto dove avevo sentito levarsi le grida di quella poverina negli ultimi agonizzanti attimi della sua esistenza, in quel punto... non c'era più niente.

Niente massa.

Niente cadaveri.

Niente Iri.

Silenzio.

Per terra, solo una grossa chiazza di sangue nero e rossastro, a formare una putrida pozzanghera, unica testimonianza di quell'atto incredibile e orrendo cui avevo appena assistito.

Nieve eruppe in un grido; un grido di orrore, di disperazione, di paura. Si gettò su di me, schiacciando il viso contro il mio petto e iniziando a singhiozzare con foga.

Io cercai di abbracciarla, ma non riuscivo a muovere un muscolo. La mia mente non funzionava più. Il mio respiro era spezzato e irregolare, le mani mi tremavano come percorse da uno spasmo incontrollabile, la gola totalmente essiccata, la bocca aperta, il viso ancora imbrattato dello schizzo di sangue caldo.

<<No... Non è possibile... N-Non è vero...>> sento dire a Nieve, tra le lacrime.

La cinsi delicatamente e le massaggiai la schiena con l'intento di rassicurarla, ma i miei erano movimenti rigidi e meccanici.

Non riuscivo a crederci.

Non potevo credere che Iri fosse morta davvero. Davanti a noi, sotto i nostri occhi. E senza che potessimo fare niente per aiutarla, niente per poterle evitare un destino così ingiusto.

Non sapevo cosa fare, ero immobile, fermo in quella radura con Nieve tra le braccia, reprimendo con non so quale forza un bisogno disperato di mettermi a urlare.

Eravamo impotenti, sconvolti, stritolati dalla violenza di quella verità che non riuscivamo ad accettare, ma che si stava insinuando nelle nostre menti come un fatto conclamato e incancellabile.

Iri era morta.

Reclamata con violenza da questo mondo di morte e disperazione. Questa realtà spietata che, ne ero certo in quel momento, avrebbe fatto di tutto per avere le anime di tutti noi.

************

Non saprei indicare con esattezza quanto a lungo restammo fermi in quella posizione.

Suppongo che, in fondo, non ce ne importava.

Entrambi stavamo cercando qualcosa dentro di noi che ci portasse finalmente a schiodarci da lì. Avevamo bisogno del tempo necessario per renderci conto che, in qualche modo, eravamo ancora vivi, che il nostro cuore batteva ancora. E avevamo bisogno di tutto il tempo necessario per renderci conto di quanto volessimo che quei cuori continuassero a battere.

Avevamo visto la morte da vicino. E la morte ci aveva restituito il suo sguardo.

Sentivo Nieve respirare tra le mie braccia e in quell'attimo desiderai con tutte le mie forze che lei potesse continuare a vivere, che quel momento terribile transitasse al di fuori dalle nostre menti e la speranza potesse continuare a guidare i nostri passi.
Lo volevo per lei. Per Abohr. Per Khorine. Per me. E l'avrei voluto anche per Iri.

Volevo piangere, disperatamente, affondare anche io nel conforto di qualcun altro, sentirmi dire che tutto sarebbe finito.
Ed'è per questo io e Nieve ci tenemmo così, aggrappati l'uno all'altro, senza parlare, senza dire niente, confidando che se il terreno ci fosse crollato sotto i piedi in quello stesso istante, almeno, ci saremmo stati l'uno per l'altra.

Passarono minuti interminabili, immersi in quell'attimo di stasi e di silenzio totale, rotto solo dal sibilo del vento sulle foglie.

Lentamente mi staccai da Nieve, la guardai mestamente e col pollice asciugai via le lacrime dalla sua guancia destra.

<<Dobbiamo tornare al Tempio.>> dissi con voce rotta dall'emozione.

La quale frase stava a significare più cose nello stesso tempo. Tipo "dobbiamo andarcene da qui". E anche - mio dio - "dobbiamo dirlo agli altri".

Nieve annuì muta, passandosi il dorso della mano sugli occhi umidi e tirando debolmente su col naso.

Con passi lenti e macchinosi ci girammo e iniziamo a camminare, zitti e con lo sguardo basso.
Attraversare la Foresta con la stessa accortezza dell'andata fu una vera impresa. La nostra mente era distratta, sconvolta, ma in qualche modo dovevamo imporci quel rigore se desideravamo ancora restare vivi.

Per fortuna non incontrammo ostacoli e in breve raggiungemmo la radura spaziosa dove spiccava la geometria ordinata del Tempio, i cui colori contrastavano nettamente il verde circostante.

*********

Quando giungemmo finalmente al nostro punto di ritrovo, Abohr e Khorine erano già tornati da qualche minuto ed erano in compagnia di Tersicore. Non credo si aspettassero che fossimo riusciti a trovare Iri, ma le nostre espressioni tetre li fecero allarmare quasi subito.

Risparmiai a Nieve lo strazio di ripercorrere gli eventi cui avevamo assistito insieme, offrendomi di raccontare cosa era accaduto. Abohr e Khorine ci ascoltarono silenziosi e attenti, il primo in piedi, il volto contratto e rigido, l'altra invece inginocchiata sul pavimento accanto a Nieve, cercando di consolarla. Finito il racconto, un silenzio carico di tensione fece posto alle mie parole.

<<Non ci credo...>> commento Abohr, portandosi le mani alla testa <<Non è possibile...>>

Tersicore, che fino ad allora era rimasta in disparte, sembrava l'unica in grado di mantenere un certo contegno. A dire il vero, non sembrava affatto sorpresa di quanto avevo raccontato, come se avesse sempre saputo quale destino avrebbe atteso Iri dall'istante in cui le avevo rivelato della sua bevuta al ruscello.

<<Ho visto succedere tante volte quello che hai descritto>> disse con tono incolore, come suo solito <<È quanto accade a...>>

<<MA CHE PROBLEMI HAI TU??!!>> sbottò Nieve <<Pare che non te ne importi niente!!!>>

<<Non volevo dire questo>> rispose Tersicore senza cambiare espressione <<È solo che l'ho visto succedere tante volte e...>>

<<Giusto... Per te è solo una morte come un'altra...>> disse Nieve, sprezzante.

Era molto addolorata per la morte di Iri e credo che l'immagine di quel tumulto di cadaveri e il suono che aveva preceduto la sparizione dovevano essere marchiate a fuoco nei suoi ricordi. Stava cercando qualcuno da biasimare solo per reprimere il turbamento che la stritolava.

Tersicore sospirò brevemente e si diresse lentamente verso le porte aperte del Tempio, fermandosi sul prato poco dopo l'uscio, restando visibile. Abohr iniziò a camminare avanti e indietro, riflettendo.

Io tenni lo sguardo basso e non dissi niente. Sebbene non avessi mai conosciuto davvero Iri prima di quel giorno e sebbene il dolore iniziasse a scomparire, a divenire più tenue e ovattato, ero comunque ancora molto preoccupato per quanto avevo visto.

Era veramente una situazione assurda.

Alla fine mi alzai e mi diressi all'esterno, raggiungendo Tersicore.

La trovai ferma nello stesso punto dove l'avevo vista dirigersi; fissava uno spazio indefinito di fronte a sé, come assorta nei suoi pensieri.

<<So che Nieve può esserti sembrata brusca...>> le dissi piano, avvicinandomi a lei <<Ma devi comprenderla. Non è stato facile per noi... vedere. Iri era nostra amica.>>

Tersicore sospirò di nuovo.

<<Ammetto di aver avuto poco tatto.>> disse piano <<Credo che in fondo la sua reazione sia comprensibile. Mi dispiace per questo, e mi scuso anche con te.>>

<<Non c'è problema.>> le dico, fissando a mia volta l'orizzonte. <<Desideriamo soltanto trovare un modo per tornare alla vita di prima.>>

<<Ti ringrazio per le tue parole>> mi rispose <<Purtroppo è difficile comprendere sempre le cose quando tutto ti appare così effimero.>>

Per qualche ragione capii che si stava riferendo anche a sé stessa. Del resto, se anche fossimo stati capaci di trovare un modo per andarcene, lei sarebbe rimasta lì, nella Dimensione, eternamente relegata in quel luogo? Era per questo che non dava così tanta importanza a ciò che pensavamo di lei?

<<So che non era tua intenzione apparire scortese>> dissi, mentre mi voltavo per rientrare nel Tempio <<E ti sono molto grato per l'aiuto che ci stai dando.>>

<<Spero davvero che riusciate a tornare a casa...>> mi dice mentre mi allontano.

<<Si, lo spero anche io...>>

Una volta rientrato nel Tempio, trovai gli altri intendi a discutere animatamente. Nieve alzò lo sguardo verso di me quando mi avvicinai a loro.

<<Diglielo, Alekos.>> esclamò <<Digli quanto sono pericolosi quei bambini morti...>>

<<Ma non importa.>> sbottò Khorine <<Non possiamo stare qui fermi senza fare niente.>>

<<Non era quello che intendevo dire>> risponde Nieve <<Ma dobbiamo comportarci diversamente, se vogliamo sopravvivere.>>

<<E come?!>>

<<Cercheremo indizi, segnali, qualsiasi cosa che possa indicarci una via d'uscita. Faremo tutto il possibile...>> dice Nieve, come animata dalle sue stesse emozioni <<MA DANNAZIONE NOI NON MORIREMO QUI!>>

Ammirai molto la determinazione con la quale stava cercando di coinvolgere tutti noi. A conti fatti, l'unico modo che avevamo per poterci salvare era trovare il modo di andare avanti, anche se questo avrebbe significato fronteggiare nuovi pericoli.

<<Stavo pensando a una cosa.>> intervenne Abohr <<Penso che dovremmo tornare al villaggio... o qualunque cosa sia quel suo equivalente in questo mondo.>>

<<Beh, forse è una buona base da cui partire.>> commentò Khorine.

<<Sicuramente meglio che vagare senza meta per la Foresta.>> aggiunsi.

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