Introduzione

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Sono stato più volte tentato nella mia vita di entrare all'interno della Foresta Orientale.

La sua presenza, silenziosa e misteriosa, come di una belva dormiente, alimentava le mie fantasie fin da quando ero piccolo. Nella mia testa avevo creato e ricreato sentieri e costruzioni antiche nascoste tra gli alberi, mi ero immaginato i luoghi più anfrattuosi e le radure più luminose, battute dai venti caldi del meridione. E che dire dei corsi d'acqua, tortuosi e implacabili, che davo per scontato serpeggiassero in quelle terre proibite? E delle grotte che pure dovevano trovarsi, nascoste da qualche parte, in attesa di essere esplorate?

Nonostante tutto, ogni volta che le mie fantasie puntualmente si dissolvevano, sentivo che l'immaginazione potesse solo in parte ricreare la fisionomia di quella grande selva inaccessibile. Le mie, ovviamente, erano tutte congetture, forse dettate anche da una eccessiva dose di entusiasmo, dal momento che i pochi racconti dei più anziani erano l'unico elemento di riscontro sul quale potevo sperare di tanto in tanto.

Nessuno può entrare nella Foresta Orientale prima della cerimonia della maggiore età. Al villaggio ne è fatto divieto assoluto, specialmente per i più giovani, e anche gli adulti erano soliti mettere in guardia sui pericoli che essa nascondeva. Ogni ragazzo cresceva abituandosi ai moniti dei più grandi, educato fin da piccolo a rispettare quella legge imperante. Da quanto riesco a ricordare, ho sentito parlare di questa storia fin dalle elementari, o forse anche prima.

Inizialmente pensavo anche che la leggenda di Anieska, l'entità malefica che si diceva vagasse per la Foresta, facesse parte della classica storiella per spaventare i più piccoli, per dissuadere le loro monellerie. Crescendo, invece, ebbi modo di capire che anche i più adulti ne parlavano tra loro, citandola come elemento di alcune concitate discussioni che, nella maggior parte dei casi, riguardavano la storia del nostro villaggio e della sua perenne tradizione religiosa, un culto antichissimo che intrecciava le sue radici coi misteri dei sacri rituali.

Mi era capitato spesso di sfogliare libri che riportassero illustrazioni su quelle leggende ammantate di mistero, tanto da scoprire che questo e altri dettagli, in qualche modo, ricorrevano di frequente - sebbene non sapessi a che proposito - anche con i contenuti dei Sacri Archivi, custoditi nel Sacrario Magister del villaggio, luogo maestoso cui avevano accesso solo i sacerdoti dei più alti ranghi.

Ciò detto, sta di fatto che non vi sia ragazzo in età liceale che non veda l'ora di compiere vent'anni, di varcare i cancelli ai margini est del villaggio e completare il cammino fino al Tempio del Sole. Lì sarà effettuato il rituale finale, i cui dettagli il candidato verrà a conoscenza solo nel momento in cui si recherà al Tempio, e che non è concesso rivelare ai più giovani. A quel punto, lui o lei sarà considerato adulto a tutti gli effetti. Molte volte ho pensato di intrufolarmi oltre quei cancelli, ma la ragione ha sempre prevalso sulla temerarietà.

Non sapevo di preciso quale punizione venisse impartita ai trasgressori, ma ero sicuro sul fatto che fosse abbastanza severa; la nostra era una società fondata su valori molto rigidi, valori che mettevano in grande enfasi il rispetto delle regole e della tradizione. Anche per questo sapevo che mia zia non me l'avrebbe fatta passare liscia. E del resto la serietà che avvolgeva la Foresta Orientale nei discorsi di tutti e l'importanza della cerimonia al villaggio erano sempre bastati a farmi comportare bene. Spirito maligno o meno, ci doveva essere un motivo per cui l'accesso era vietato ai minori e alla maggior parte degli abitanti.

A voler essere totalmente sinceri, se la maggior parte delle persone era così rispettosa del divieto imposto ciò era anche per via delle numerose sparizioni avvenute in passato. Non si è più avuto notizia dei bambini che avevano osato addentrarsi al di là dei cancelli e, nonostante le faticose ricerche, nessuno di loro era mai stato ritrovato, cosa che gettava un'ombra nera, di timore e diffidenza, nei confronti di quel luogo.

La prima volta che entrai in contatto con questa cruda verità fu un vero shock. Il nostro villaggio, come tanti altri villaggi, è ovviamente molto piccolo e bene o male le persone si conoscono quasi tutte fra di loro. Per tanto, venire a sapere che Mik Loroi era scomparso e che l'ultima volta era stato visto dirigersi verso la parte orientale del villaggio, era stato un duro colpo per tutti i suoi compagni di classe, me compreso. Ero molto piccolo all'epoca, potete immaginare bene l'effetto che quell'avvenimento ebbe su molti di noi.

Poiché nessuno mai era riuscito a individuare la causa di quella insopportabile piaga, e poiché molti sospettavano che avesse a che fare con qualcosa di oscuro e indicibile, si era sempre preferito tenersi alla larga da quel luogo arcano.

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