1. ᴜɴᴀ ꜱᴘᴇʀᴀɴᴢᴀ ᴘᴇʀ ɪʟ ꜰᴜᴛᴜʀᴏ ᴇ ᴜɴ ɪɴᴄᴏɴᴛʀᴏ ᴄᴏɴ ɪʟ ᴘᴀꜱꜱᴀᴛᴏ

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𝘓𝘰𝘯𝘥𝘰𝘯, 9-10𝘵𝘩 𝘋𝘦𝘤𝘦𝘮𝘣𝘦𝘳 1926

Entrò in soggiorno, chiudendo la porta dietro di sè. Nella stanza c'erano solo un divano e un tavolino.

Camminò sul morbido tappeto e aprì la porta della camera.
Nonostante il letto di fianco al muro, la stanza somigliava più che altro a uno studio: la scrivania ingombra di fogli, penne e quaderni ad anelli occupava metà dello spazio. Era l'unico elemento della casa a non apparire riordinato con precisione. Infatti somigliava molto alla mente di Newt, sempre affollata di pensieri. Quello era il cervello della casa.

Newt lasciò andare la valigia; la posò sul pavimento e poi la aprì. Finalmente potè scendere a controllare gli animali uno per uno.

Inizialmente arrivò nella capanna dove si trovavano tutti i suoi libri e dove creava pozioni, ma appena fuori trovò praterie, foreste e caverne. In ogni habitat si trovava una specie animale.

Ma non c'erano animali qualunque: Asticelli (tra cui Pickett, che ancora non riusciva a socializzare con gli altri), Mooncalf, Occamy, Gramphorn, uno Snaso, un Erumpent, un Velenottero, un Demiguise e l'Obscurus chiuso nella sua bolla, che gli aveva fatto passare tanti guai e molte altre creature magiche. Ad ognuno regalò un sorriso e un po' di cibo. Amava più di ogni altra cosa le sue creature. Erano tutto per lui. Erano la sua famiglia.

Uscendo, guardò il luogo dove era stato Frank, ora libero nel Nord-America, e cominciò a pensare a una creatura con cui sostituirlo. Vedere quel luogo vuoto lo riempiva di nostalgia.

Uscito dalla valigia fece una doccia e si cambiò d'abito. Non gli piaceva vestirsi in modo elegante, ma in alcune situazioni la prima impressione è molto importante.

Nascose la valigia con un incantesimo, poi si avviò verso la casa editrice, con il manoscritto sottobraccio e la bacchetta in tasca.

Ci volle un'ora buona per convincere l'editore, ma alla fine Newt ottenne la pubblicazione del proprio saggio di Magizoologia "Gli animali fantastici: dove trovarli". Appena uscito dalledificio fece un salto di gioia e a questo se ne aggiunse un altro e un altro ancora. Arrivò a casa saltellando con un sorriso stampato sulla bocca quasi irreale. Non perché non fosse vero ma più che altro perché era strano vederlo così felice, non che fosse una persona triste. Non accedeva tutti i giorni di pubblicare un libro: il proprio libro.

Era così euforico che per festeggiare quella sera si concesse una enorme torta alla crema, cosa non da lui ma insomma ce l'aveva fatta. Non gli sembrava reale. Aveva atteso così tanto quel momento che vedendolo arrivare finalmente gli sembrava un sogno. Un sogno stupendo.

Qualche giorno dopo uscì di casa, come al solito, per comprare cibo per sé e per gli animali. In quei giorni erano così belli che si era quasi dimenticato.
Per la strada però si sentì chiamare.
-Newt!-

All'inizio non si girò. Era raro che qualcuno lo chiamasse per strada (non era una persona molto socievole, ne era consapevole) e di conseguenza non conosceva molte persone. Continuò la sua frettolosa camminata ma il suo orecchio continuava ad ascoltare quella voce: l'aveva già sentita.

Dopo meno di due secondi il suo nome rieccheggio nella via per poi farlo una terza volta alla fine la misteriosa persona sbottò:
-Newtie ti vuoi girare si o no?-

Solo allora si ricordò. Era una voce che non sentiva da molto tempo era per quello che non aveva associato subito la voce alla persona. Si girò di colpo ed esclamò:
-Leta!-

Leta Lestrange, la sua compagna di studi ad Hogwarts (ed ex-fidanzata) gli stava correndo in contro e dopo pochi secondi era tra le sue braccia.

-Da quanto non ci vediamo?- chiese sorridente, staccandosi da lui. Era bella come la ricordava (capelli neri e ricci, occhi scuri, movimenti aggraziati) ma ovviamente era cresciuta, come lui.

-Tredici anni. Dalla mia espulsione da Hogwarts.- rispose Newt, ancora stupito. Non se lo aspettava. Non così. Non in questo modo.
Leta si fece seria -Mi ricordo cos'hai fatto per me quell'anno. Te ne sarò sempre grata-.
Newt le rivolse un sorriso.
-Non ti preoccupare. Adesso non facciamoci intristire da questo, dai-.

Lei cambiò espressione - Già. Hai ancora la passione per gli animali magici?-.

A quella domanda sulla bocca di Newt si formò un sorriso: Si ricordava che gli piacevano le creature magiche?
-Sì. Magari potrei fartene conoscere qualcuno. Intanto vieni, ti offro un caffè.-.

Si sedettero in un bar lì vicino e si raccontato tutto. Newt le raccontò cosa aveva passato dopo la sua espulsione a Hogwarts, fino agli avvenimenti di qualche giorno prima.

-Mi stai dicendo che quell'Obscurus potrebbe essere ancora in circolazione?- disse lei spaventata.

-Sì, ma non farebbe male a nessuno- rispose lui prontamente.

-Poi se ho uno come te al mio fianco, sono sicura che non mi verrà torto neanche un capello.- disse lei mielosa.

Newt si sentì arrossire. Era molto carino da parte sua. Le era mancato il suo modo di fare, il suo prendere le decisioni velocemente senza pensarci due volte, come in fondo faceva anche lui. Gli era mancato discutere di quanto alcune cose fossero inutili e futili. Gli era mancato il suo sorriso, le loro chiacchierate, le loro risate. Insomma le era mancata. Molto. Troppo.

Newt e Leta, da allora, si incontrarono quasi tutti i giorni.
Lui le mostrò la valigia magica e le parlò del libro, mentre lei gli raccontò della sua passione per le pozioni e della sua intezione di diventare la più grande pozionista del mondo.

Ogni volta il loro vecchio legame si rafforzava e cresceva, arrivando a raccontarsi le cose più intime, fino a quando si fidanzarono. Per Newt fu un periodo stranamente confuso, forse perché tutti i giorni faceva più o meno le stesse cose e non era abituato alla routine.

Però era felice: Leta era rimasta la stessa, allegra ed estroversa, e le sue creature crescevano e vivevano insieme, senza problemi.

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💫SPAZIO AUTRICI💫

Lo so ho fatto una cosa orribile mettere insieme Leta e Newt, ma non vi preoccupate tutto tornerà normale e Newtina regnerà (forse)...
- Kathe

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