2. ᴀʟɪꜱᴏɴ

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Dopo aver letto questo capitolo vi prego non voletemi male 💥
-Kathe
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𝘓𝘰𝘯𝘥𝘰𝘯, 18𝘵𝘩 𝘖𝘤𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 1928
- 𝘓𝘰𝘯𝘥𝘰𝘯, 14𝘵𝘩 𝘑𝘶𝘭𝘺 1935

Dopo circa un anno alla coppia si aggiunse una nuova creatura magica, che però non era un animale...

-Alison- decise Newt appena vide sua figlia in braccio a Leta -Voglio che si chiami così-.

La neonata, a prima vista, sembrava somigliare più alla madre che al padre: i capelli che iniziavano a spuntare erano neri come l'inchiostro, in contrasto con la pelle chiara.

Sorrideva spesso e la sua voce si sentiva forte e squillante in tutta la casa. Sì perché, vista la sua nascita i genitori avevano deciso di convivere in casa di Newt, ora ingrandita da un incantesimo di espansione.

Era la cosa più bella che Newt avesse visto e ogni volta che la sentiva sia che fosse un lamento o un risata lui sorrideva. Quella era la voce della Vita. La vita che lui aveva creato.

Spesso quando piangeva, la prendeva dalla sua culla messa di fianco al letto suo e di Leta e la stringeva tra le sue braccia e la cullava per tranquillizzarla e sempre la piccola smetteva di piangere e mentre giocherellava con i bottoni del panciotto del padre si riaddormentava tra le sue braccia.

Newt amava cullarla e tenersela tutta per sé ma come tutti anche i bambini crescono e ad un certo punto gli era quasi impossibile tenerla in braccio, non tanto perché fosse troppo grande o troppo pensante ma perché si divincolava. Voleva uscire da quel dolce tepore che erano le braccia di Newt e esplorare il mondo.

All'inizio Newt la tenne per tutte e due le mani poi dopo pochi giorni una se ne staccò e alla fine dopo circa due settimane di continue prove, Alison stette in piedi da sola. Certo si appoggiava alcune volte agli oggetti per sostenersi ma se la cavava.

Newt era così orgoglioso di lei. Aveva visto un milione di volte un cucciolo che imparava a camminare aiutato dalla madre ma farlo era tutta un'altra cosa. Era come se si sentisse un po' speciale, come se fosse stata un piccola conquista anche per lui.

Subito dopo la piccola iniziò a parlare. Inizialmente solo poche parole che spesso erano inesatte ma poi quando ebbe più maestria iniziò a parlare scandendo bene le sillabe fino a che non iniziò a pronunciare frasi di senso compiuto in modo veloce quasi naturale.

Dopo di che, visto che ormai stava per compiere i tre anni d'età, iniziò a frequentare la materna, un luogo stupendo per la bambina dove imparò a disegnare e a colorare ma soprattutto incontrò nuovi bambini. A differenza però degli altri, che magari preferivano giocare, a lei interessavano le lezioni delle insegnanti, le trovava divertenti forse anche più di un giocattolo di gomma.

Crescendo lei passava da una scuola all'altra e ogni giorno mostrava nuove affinità con suo padre. Le guance paffute, infatti, si erano presto coperte di lentiggini e gli occhi si erano rivelati di un bel colore verde, con un anello dorato intorno alla pupilla. E ovviamente, aveva dimostrato subito la sua passione per gli animali, tanto che ogni volta che ne aveva il permesso scendeva nella valigia ad occuparsene. Pensate che per il suo terzo compleanno ricevette un Crup della sua stessa età, che chiamò Ginger per il colore delle sue macchie.

Se si avvicinava a Newt, però, si allontanava sempre di più da Leta. Non c'era un motivo preciso per ciò, ma Alison non provava per lei quel caldo sentimento di casa che provava per Newt. Forse perché era diversa da lei e Newt, o forse perché la piccola passava la maggior parte del tempo con il padre mentre la madre era sempre impegnata e tornava a casa tardi.

Era come se ci fosse stato un velo che le separava, permettendo loro di vedersi, ma non di capirsi.

E questo velo era un episodio nascosto nel passato dei genitori, di cui in casa non si parlava mai e su cui non aveva il permesso di chiedere nulla. Una volta aveva domandato a Newt che cosa fosse successo.
Lui aveva risposto enigmaticamente:<<La mamma ha fatto uno sbaglio tanto tempo fa e io l'ho aiutata. Ora cerca di dimenticarselo perciò non chiedere più niente, la faresti star male. E lo faresti anche a me.>>

Da allora Alison non aveva chiesto più niente. Ma Leta aveva iniziato a sembrarle colpevole.
E poi c'era quell'altra sensazione, che non sapeva descrivere, che viveva in lei e le diceva che nella loro famiglia allegra e perfetta c'era qualcosa che non andava bene. Per niente.

Se avesse potuto, avrebbe cambiato madre. Ma sapeva che era impossibile, e in un certo senso anche sbagliato, e così era rassegnata. In fondo Leta ci provava a essere sua madre, anche se i suoi impegni la tenevano spesso lontana da casa.

E poi Newt le voleva così bene. Se c'era una persona che Newt amasse quanto la sua adorata bambina, quella era Leta. Era sempre così carino e dolce con lei quando tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Al non voleva distruggere la felicità del padre soltanto per un suo capriccio fondato praticamente sul nulla.

Quando ormai Alison aveva sei anni (e due mesi, come ricordava sempre a tutti) Newt decise di mostrarle anche gli animali più aggressivi della valigia, che però lui preferiva definire "impegnativi".

Il fatidico giorno arrivò e Alison era al settimo cielo.
Newt si sentiva nervoso. Sapeva che la figlia aveva un dono nel trattare con le creature magiche, ma c'erano casi più complicati che lui stesso faceva fatica a gestire. Si continuava a chiedere se in questo modo non l'avrebbe messa in pericolo. Sapeva benissimo che le sue creature, se trattate in un certo modo, non le avrebbero fatto niente di male, ma quella bambina era imprevedibile e quindi non era del tutto sicuro di questa sua decisione. Ma ormai glielo aveva promesso e, visto che "ogni promessa è debito", quella mattina dopo una rapida colazione i due si chiusero nella valigia.

Alison corse immediatamente tra gli animali, così entusiasta da apparire raggiante. Era veloce e Newt dovette imitarla per non perderla di vista. Era molto preoccupato e la sua paura era fondata.

Lei si avvicinò senza indugio a un animale alato con le piume azzurre e verdi e un muso da rettile...il nervosismo di Newt diventò paura. Avrebbe voluto urlarle di fermarsi e portare la bambina al sicuro lontana da quella creatura, ma così facendo avrebbe spaventato l'animale.

Alison si mosse piano con le braccia allargate, come faceva con tutti gli animali appena li conosceva. Poi, con cautela, ci salì sopra e lo fece sollevare un po' da terra.

-Wow! Papà, come si chiama questo coso?- chiese, per nulla spaventata.
Newt aveva gli occhi sbarrati e guardava la scena con stupore e perplessità.
-Velenottero- rispose Newt con un filo di voce. Non ci stava credendo, la sua piccola creaturina che teneva a bada un gigantesco velenottero.

-Già lo amo !- fu la risposta.
Quelle tre semplici parole rimasero nella mente di Newt. Le aveva già sentite, ma il quando e in quale situazione proprio gli sfuggiva. Newt era ostinato e così le tre parole si fecero strada nella sua mente fino ad accendere una scintilla. La scintilla del ricordo.

...Era nel MACUSA, appena scampato alla condanna a morte e stava scappando attraverso gli auror grazie all'aiuto della creatura.
-Come si chiama quel coso?- domandò la donna che fuggiva con lui. <<Velenottero>> rispose.
-Già lo amo!-. E poi il viso di lei si trasformò in un nome...

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💫SPAZIO AUTRICI💫

Alla fine c'è riuscito a ricordarsi di lei cioè è solo la tua futura moglie ma tu dai con calma 😥
-Kathe

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