22•capitolo pt.1 -Dobbiamo stare insieme-

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Marco

I giorni tremendi sono questi, perché sono ancora più complicati di quando ci sono passato la prima volta. Adesso in qualche modo so di averla persa, la prima volta forse non ne ero del tutto cosciente.
Sono in questa camera d'albergo, ho gli occhi aperti da almeno ventiquattr'ore, ma non ho neppure sonno. Sono solo stanco. Stanco di stare lontano da lei, stanco di dover accettare che tra noi è finita. Eppure è ciò che mi ha detto.

Ho visto come la stringeva a sé Bernardo, non so cosa ci sia tra loro, so solo che in qualche modo Siria preferiva stare tra quelle braccia rispetto alle mie.

E con questa consapevolezza mi alzo da questo letto dove non ho chiuso occhio, esco da camera mia e scendo le scale.

Esco dall'hotel, situato al duomo di Milano, prendo un tram che mi lascerà sotto casa sua. Non ho alcuna intenzione di arrendermi, anche se è stata lei stessa a chiedermelo. Può dire ciò che vuole con quelle sue labbra che vorrei baciare continuamente, ma io so che non è potuto finire in quel modo tutto l'amore che ci siamo dati in questi giorni. È durato poco il nostro riavvicinamento, ma è stato così intenso che so di non averlo sentito solo io. Ecco perché sono certo di poter fare qualcosa, o per meglio dire, a volte ne sono sicuro, tante altre volte si affaccia nella mia mente la possibilità che io l'abbia persa per davvero.

Scendo dal tram, mi fermo sotto casa di Siria e guardo di sopra, dove c'è la sua finestra spalancata. Perché lei è così: quando si sveglia, arieggia la casa, così da far filtrare la luce. Mi ricorda così tante cose, fa così male rammentarle che vorrei solo scacciarle e altre, vorrei tenerle tra i miei ricordi più belli, da custodire.

In realtà, quando stavamo insieme, odiavo quando lo faceva, preferivo non vederle le luci filtrare dalla finestra la mattina, preferivo dormire ancora.

Siamo così diversi io e lei, ma anche così testardi, così simili per certi versi, e probabilmente è questo che ci faceva litigare così tanto.

Emetto un lungo sospiro nel momento in cui mi ritrovo davanti al suo campanello, un profondo respiro prima di bussare, ma poi non c'è neanche bisogno di farlo, che il portone si apre, mi appare la sua figura esile, i suoi capelli che svolazzano e che odorano di shampoo ai frutti di bosco. Non si accorge immediatamente di me, sta guardando il telefono, tutta intenta a mandare un messaggio mi sbatte addosso, stringo le sue braccia e avverto dentro di me quel brivido che sento ogni volta che solo la sfioro. Spero che lo senta anche lei, ma quando alza lo sguardo e i suoi occhi marroni incontrano i miei chiari, quando vedo lo stupore delle sue pupille che si dilatano, non ho alcun dubbio e so per certo che anche io sono dentro di lei nello stesso modo.

«Marco» sussurra il mio nome che quasi si strozza.

Deglutisco a vuoto, mi sento a disagio di fronte a lei. Prendo coraggio e la blocco contro il portone di casa sua, guardo in quegli occhi che mi fanno sempre sentire come se davvero stessi annegando nell'oceano e non ci fosse salvagente a salvarmi. Poi alzo il braccio e con la mano accarezzo il suo viso. Sospira, e questo è per me la miglior boccata di aria fresca della giornata.

«Che ci fai ancora qui?» chiede infastidita. Stringe la mascella, tenta di divincolarsi, ma è salda la mia presa. Io rimango in silenzio a contemplarla, perché è così forte la paura di non sapere quando potrò toccarla la prossima volta.

«Te l'ho detto che non mi arrenderò» insisto, appoggio la fronte alla sua, sospira.

«Mollami» tenta di dire, ma scuoto la testa, «hai intenzione di assillarmi ancora per molto? Hai di nuovo dormito davanti alla mia porta?» sbotta.

Lei è arrabbiata con me, vorrebbe in tutti i modi convincermi a mollare, non ce la fa da sola a tirarsi indietro, questo perché anche lei mi ama, io lo so.
Non sono un presuntuoso, ma quello che ci lega è forte, tanto profondo da sapere che niente potrà davvero rompere quella corda che ci unisce.

«Non posso perderti, Siria» sussurro sulle sue labbra che sanno di uno dei suoi Rossetti alla fragola, umetta le labbra, non lo fa molto spesso perché ha sempre paura di rovinare il trucco. Sorrido tra me e me, scorgo ogni centimetro del suo viso, mi perdo sempre di più nei suoi occhi, spero che lo faccia anche lei e mi avvicino senza permesso. Ho una voglia tremenda di baciarla, di sentirla ancora mia, di averla tutta per me. «Io ho una certezza, una sola nella vita: dobbiamo stare insieme. È questa la cosa giusta, la cosa più vera, senza di te non sono più io» ammetto. Penso che stia cedendo quando appoggio le mie labbra sulle sue, ma quando mi pesta il piede e tenta di scappare, capisco che sarà molto più difficile di così. Mi mordo il labbro per il dolore, perdo un attimo la sua vista quando chiudo gli occhi, poi li riapro e la riafferro, stringendomela addosso per non permetterle di scappare. Appoggio la mia testa nell'incavo del suo collo, le respiro vicino al viso, lei scalcia ma non ce la fa a liberarsi dalla mia presa.

«Puoi scappare quanto vuoi, ma ti prometto che io rimarrò qui» e dico sul serio. Per quanto possa mandarmi via ogni volta, io non posso proprio rinunciare a lei, a costo di farmi male, di sentire il mio cuore sanguinare. Perché noi siamo fatti per amarci fino a farci male, per mandarci al diavolo tutte le volte, per guardarci in cagnesco, per gridarci contro i peggio improperi, ma lo so io e lo sa lei che senza noi non sappiamo proprio stare.
Ci abbiamo già provato!

Lei stavolta ce la fa a liberarsi della mia presa, più che altro glielo permetto io. Si volta verso di me, è una maschera di pura rabbia la sua faccia e soprattutto i suoi occhi.

«Tu» mi indica con l'indice, «devi stare lontano da me, capito? Non te lo voglio ripetere, Marco. È inutile che ti ostini, perché io...»

«Tu cosa??!!» e faccio qualche passo verso di lei, abbastanza da sentire il suo fiato sul mio viso, da toccare i suoi piedi, da incastrare i nostri occhi fino a legarli.

«Io non ti voglio più, capito? Non voglio più stare con te!»

Stringo le sue braccia, le impongo di guardarmi.

«Non ci credo» dico con certezza, ma in realtà tutta questa consapevolezza non ce l'ho. Ho il terrore di perderla davvero, che stia dicendo sul serio, che mi atrofizza tutte le ossa e non mi permette di respirare. Ma, se voglio ottenere qualcosa, non posso mostrarle questo. «Non ci credo!» ripeto, anche se un po' di decisione la perdo. Sento il mio cuore che sta lottando contro la mia mente, ognuno di loro dice una cosa diversa. Il cuore mi impone di continuare a perseverare perché è sicuro che lei mi ami ancora, la razionalità mi sta consigliando di lasciar stare perché forse, tutto questo, non ci porterà a niente.

Un sorriso amaro ne sussegue in quelle labbra carnose. «È un problema tuo», lo dice con una certezza che quasi riesce a convincere pure me, «ora devo andare!>>

Mi volta le spalle e tenta di farlo, ma ancora una volta la fermo e le stringo il bacino, facendola aderire al mio corpo.

«Non essere ostinata...» le sussurro e sto pure per proseguire, ma una macchina scura si ferma davanti a me, lo sportello si apre e mi mostra chi non mi aspettavo e tutto questo mi destabilizza. Perdo così tanto il senno, da lasciarla andare senza esitazione.

Bernardo è fermo davanti a noi, tiene una mano sullo sportello, lo stringe e ci osserva indeciso se avvicinarsi.

Siria è a qualche passo da me, deglutisco a vuoto e non so più che dire, so solo che i peggiori scenari si presentano nella mia testa.

«Ecco perché non mi vuoi più!» con disprezzo dico, poi abbasso lo sguardo e tocco il mio ciuffo scuro.

È lei, questa volta senza che glielo imponga, che si gira verso di me e mi guarda come se avesse in qualche modo trionfato.

Mi si avvicina, i tacchi sbattono sull'asfalto e rimbombano nei miei timpani. I nostri occhi si incastrano, mi mostrano una Siria decisa, spavalda e anche un pizzico rammaricata.

«Marco, tu puoi pure prendertela con Bernardo, col postino, col vicino di casa. Puoi davvero fare quello che vuoi, ma sai cosa?
Non è nessuno di loro il problema e dovresti prendertela prima o poi le tue responsabilità!
Ma tu no, sei un codardo e vuoi scaricare le tue colpe su qualcun altro» stringe le labbra, incurva la testa e avvicina ancora di più il suo corpo al mio. I suoi occhi sono ancora più vicini, vedo fuoco puro che mi brucia il corpo, che mi annebbia la mente, che mi fa tremare di consapevolezze che vorrei rinchiudere in quei pensieri che non vorrei avere.

«Non ti voglio più, Marco...! - scandisce bene il mio nome, il suo tono di voce è duro che quasi neanche la riconosco - perché non mi fido più di te. Perché mi hai deluso. Perché sei un bugiardo. Tutte caratteristiche che non voglio nella mia vita! Quindi adesso fatti un favore, torna a Napoli, vai da Chiara o da qualsiasi altra ragazza che ti può rendere felice e aumentare il tuo ego, l'importante che stai lontano dalla mia vita!» non ha neanche un tentennamento mentre lo dice, continua a mantenere i suoi occhi incollati ai miei. 

«Avrò pure sbagliato, Siria! Ma è davvero questo disprezzo che mi merito? È veramente quello che vuoi? che tra noi finisca per sempre?!»

«Quello che ti meriti non sono affari che mi riguardano. Quello che è sicuro è che non sono io la persona che ti meriti!» ringhia tra i denti, con decisione e spavalderia, «e hai deciso tu, nel momento in cui mi hai mentito, che tra noi non sarebbe proseguita e che dunque sarebbe finita ancora prima di cominciare!»

Rimane ancora incollata al mio sguardo, rigido e duro il suo come non era mai stata con me. Mi sento sprofondare dentro le sue iridi che sembrano essere diventate di ghiaccio capaci di non farmi respirare più correttamente.
È lei la prima a cedere, a voltarmi le spalle per andarsene e io non so che cosa fare, non so davvero come fare per impedirglielo, anche se non mi arrenderò. Non posso farlo neanche volendo!

Prendo il tram e ritorno al mio hotel, entro in camera mia, faccio avanti e indietro, ma mi manca l'aria. Perciò, pochi minuti più tardi, esco ancora. Giro come un vagabondo per questa città, l'aria è gelida, ma non sento nulla, solo il dolore imprigionato nel mio corpo. I suoi occhi mi cercano ogni volta che chiudo gli occhi, me la ritrovo davanti e non c'è modo che faccia meno male.

Me lo chiedo ancora se io l'abbia persa, mi chiedo cosa debba fare per riaverla, ripenso alle sue ultime parole, buttate fuori con asprezza mentre mi comunicava che non c'è nulla che io possa fare.
Non trovo alcuna risposta, finché il mio telefono non prende a squillare e io nel prenderlo spero con tutto me stesso che sia Siria.

Ci rimango male quando vedo il nome del mio migliore amico. Sospiro.

«Riccardo» tiro un profondo respiro, o forse mi viene a mancare il fiato. Continuo a camminare indisturbato, con la gente che si fa gli affari suoi. E mi sento solo in quest'istante, anche se dall'altra parte c'è il mio migliore amico.

«Dove sei, Marco? Come sta andando?» è preoccupato dal tono di voce in cui me lo chiede e capisco che solo non sono se c'è lui al mio fianco.

Lui rimarrà con me sempre, anche se faccio così tante cavolate da averne perso il conto.

«Di merda» mi strozzo, «va tutto di merda. L'ho persa, Riccardo!» lo ammetto più a me stesso che a lui.
Fino ad adesso non ero riuscito a dirlo, ero convinto ci sarebbe stato un modo per convincerla, ma dalle sue ultime parole ho capito che è probabile che non mi ci voglia più nella sua vita.
Tiro su col naso, avverto due lacrime incastrarsi tra gli occhi, mi trattengo dal piangere. «Sono un idiota che non ha saputo tenersi la donna che ama»

Riccardo rimane in silenzio, è ancora in linea perché sento il suo respiro sempre più pesante. So che sta lasciando che io mi sfoghi, perché ne ho bisogno quando sono nervoso, ma sa anche quanto io abbia bisogno di capire il suo punto di vista. E non esita a dirmelo.

«Non lo so se l'hai persa» non mi prende in giro e mi dice. «So solo che non devi lasciarla andare ancora, Marco. Che questa volta devi combattere per lei, farle credere ancora in te. Quando avrai fatto tutto il possibile, lì capirai se l'hai persa per davvero!» mi rivela con voce malinconica.

«Va... va tutto bene a te? Va tutto bene con Sam?» non ho la forza di ascoltarlo, ma è il mio migliore amico e devo trovarla, non posso pensare egoisticamente solo a me.

«È un momento complicato. Ma si risolverà»

Chiudiamo la chiamata qualche minuto dopo. Strofino il mio viso, tiro su col naso. Guardo il cielo, si è imbrunito, anche se c'è ancora qualche fascio di luce. Trattengo il respiro, vorrei urlare, lasciare andare tutto il livore che mi divora.

Poi mi ridesto e capisco che non posso lasciare che mi portino via Siria!

Marco è deciso a non arrendersi con Siria.
Nonostante l'ennesima porta in faccia tornerà da lei. Come avete visto questa è la prima parte, il prossimo sarà sempre pov Marco. Ed è anche quello che ho adorato più scrivere, ma per leggerlo dovrete aspettare lunedì.

Che cosa succederà?
Siria cederà?
Sembra abbastanza decisa a lasciarlo fuori dalla sua vita.
Voi cosa ne pensate? Dovrebbe dargli un'altra possibilità?

Lo scopriremo presto 😘

Nel frattempo nel profilo Instagram di Bernardo succede questo...

Ringrazio la mia amica arancina DaphneAli per avermela mandata e avermi fatto ridere una giornata intera con tanto di canzone! 

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

E non posso non consigliarvi di leggere le sue storie che sono una meraviglia 😍

A lunedì e vi ricordo che se volete rimanere aggiornati sulle mie storie, potete seguirmi sul profilo Instagram: Elizabethlc91

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