28•capitolo -credevo di valere di più per te-

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Siria

«Dovevamo uscire per forza?»

Sam si lamenta, ma lo fa praticamente da ore. Da quando eravamo in aereo per tornare a Napoli, a quando ci siamo fermati da mia madre per farci una doccia, a tutto il tempo in macchina per arrivare a fratta, luogo d'incontro stabilito con Marco.

Marco...

Per i nostri amici abbiamo deciso di incontrarci. Dire che sto in ansia da ore è poco, perché va bene che lo sto facendo per Samantha e Riccardo perché non voglio che tra loro finisca così, ma non posso negare che, il solo fatto di doverlo rivedere, mi mette in agitazione. Dal giorno in cui ci siamo visti sono successe troppe cose nella mia vita, primo tra tutti Bernardo che ho frequentato più assiduamente e ha passato anche la notte da me. Inoltre, ho evitato di rispondere a tutti i messaggi di Marco, conscia che se voglio mandarlo via dai miei pensieri, non posso continuare a sentirlo. Ora invece mi tocca vederlo, sapere di averlo così vicino e dover sopprimere ogni sentimento che, ahimè, nutro ancora nei suoi confronti. È rabbia e odio quello che ho nutrito in questi mesi per le sue bugie, eppure c'è quella forza in me, quel sentimento che mi devasta e che mi implora di farsi stringere ancora tra le sue braccia.

Non posso più, però.
Non posso più, ormai!

Fermo la macchina nel locale indicatomi da Marco, che tra l'altro, quando stavo anche io a Napoli, frequentavamo spesso tutti insieme.

«Forse, comunque, una serata a divertirci ci farà bene» Sam pare cambiare idea continuamente. Fino a poco fa era così a terra da non voler uscire, adesso pare aver ritrovato la voglia di vivere o, per lo meno, per come la conosco vuole semplicemente divertirsi e far finta che Riccardo non le manchi. Soffre maledettamente, l'ho vista spezzarsi ogni secondo e ora passata senza l'amore della sua vita, quindi anche se vuole nascondere il suo stato d'animo, non può farlo con me che ho visto tutto ciò.

«Già... ci farà bene» e io mi sento maledettamente in colpa. So che lo faccio per il suo bene, ma il fatto che a sua insaputa la sto portando da Riccardo, non mi fa stare tranquilla. Non l'avrei presa bene al suo posto se mi avesse portato da Marco contro la mia volontà. Qui, però, c'è in ballo un matrimonio e non può finire senza che neanche si siano parlati.

Scendiamo dall'auto; Sam pare essersi ripresa. Le sue labbra si sono allargate in un sorriso e si sgranchisce le braccia.

«Questa serata è nostra!» esclama, mentre continua ad avvicinarsi alla porta d'ingresso della birreria, tiro un sospiro e l'affianco. Nel momento in cui lo faccio, però, vedo il suo sorriso di poco prima spegnersi e i suoi occhi intercettare chi non avrebbe voluto vedere.

Mi rammarico di tutto questo quando vedo Riccardo, ma ci sto poco in quegli occhi spenti e pieni di dolore, perché è inevitabile spostarli accanto, dove c'è Marco che già mi attira a sé con i suoi occhi magnetici. Trattengo il respiro, lo perdo davvero nell'averlo a pochi passi da me, e l'essermi preparata a questo capisco che non è servito, un turbinio di emozioni si scatena dentro me.

Perché è sempre così maledettamente complicato quando ce l'ho davanti, è come se tutto il male che ci siamo fatti, scomparisse, e rimanesse solo tutto l'amore che sento nei suoi confronti.

Non abbasso gli occhi e faccio un passo, quando la mia amica vicino a me stringe il mio braccio per fermarmi.

«Andiamocene!»

Non ho il tempo di obiettare, che lei ha già fatto dietrofront e sta per andarsene, Riccardo però capendo la situazione si alza al volo e comincia a correre per raggiungere sua moglie. Abbasso gli occhi e deglutisco mentre avanzo per lasciarli soli alla loro discussione, spero solo che tutto questo servirà a portare la pace tra loro. Marco nel frattempo si è alzato, incerto se venirmi incontro, con quei suoi occhi sempre curiosi.

Poi prende coraggio, mi viene incontro, mentre io sembra che abbia i piedi pietrificati su queste mattonelle marroni; non so neanche per quanto tempo ho trattenuto il respiro, forse per tutto il tempo che lui ci ha messo per raggiungermi. So che è imbarazzato, sebbene cerchi sempre di non mostrarlo, si umetta le labbra e poi mi saluta.

«Alla fine sei venuta» tenta di rompere il ghiaccio, mentre io finalmente lascio andare il fiato incastrato fra i polmoni e la gola.

Annuisco stringendo le labbra e faccio uno di quei sorrisi finti per risultare più tranquilla possibile.

«Era giusto che Sam e Riccardo parlassero»

Vedo per un attimo delusione nel suo sguardo, poi però si limita ad annuire e a non esprimere quello che nella sua testa sta pensando.

«Ti va... cioè vuoi sederti con me?»

Morde il suo labbro e fa il solito gesto di portare la mano a incastrarsi tra i capelli scuri come la notte, mentre mi guarda con la paura che io non accetti la sua offerta.

«Ormai che ci siamo» dico, con estrema apatia, sperando che capisca il fatto che, anche se sono qui, non è per lui. Che sono ancora risoluta a stargli lontano, benché nel mio cuore so quanto questo possa fare male.

Lui mi fa male, i suoi occhi lo fanno, il mio cuore trema e sanguina ogni volta che penso che non ci sarà mai più un noi!

Mi fa passare avanti, e io avanzo fino ad arrivare al tavolo dove poco prima era seduto. Non è che ci sia molto da dire tra noi, lo vedo che è stranito da tutta questa situazione che si è venuta a creare, che cerca un modo carino per intavolare una conversazione, ma che ha paura di dire la cosa sbagliata.

«Pensi che risolveranno?» chiede, facendo scivolare la mano al collo per poi stringerla e sospirare.

«Lo spero. Se si lasciano loro, non crederò più nell'amore» ammetto, rendendomi conto subito dopo della sua reazione amareggiata.

«Ci siamo lasciati noi!» poi sospira, incastrando i nostri occhi, come se cercasse una mia minima reazione che gli faccia capire che anche io ci sto male.

«Evidentemente non eravamo fatti per stare insieme!» replico, non abbassando lo sguardo e cercando di essere più convincente possibile.

Trattiene il fiato, vorrebbe dire qualcosa, ma non sa se esprimersi. Marco però è molto istintivo, difficilmente riesce a trattenersi dal dire quello che pensa.

«Non è così... io...» tenta di dire, ma lo interrompo.

«Ti prego, Marco, non siamo venuti qui per questo!» gli ricordo, sperando che non prenda dei discorsi di cui abbiamo già parlato.

Marco tentenna per qualche secondo, rimane in bilico tra il dire e non dire, poi decide di rimanere in silenzio.

Nel frattempo io mi alzo per andare a prendere la mia birra, gliene porto una anche a lui e mi risiedo. Marco è turbato, ancora non apre bocca dalla discussione, afferra la sua birra e la sorseggia, con lo sguardo perso nel vuoto. Io faccio altrettanto e questa cosa va avanti per altre tre birre, comincio a sentire la tempia pulsare e a non essere più lucida come prima.

Stringe le mani al tavolo, beve tutto d'un sorso la sua birra e poi mi guarda, più convinto, più deciso, più sicuro.

«Come va con Bernardo?» lo sento il suo tono di voce cambiare nel pronunciare quel nome.

I suoi occhi sono piantati nei miei, non mi lasciano per nessuna ragione al mondo, perché lui vuole vedere il tentennamento nel mio sguardo, vuole essere certo che io non mentirò nella risposta. Mi manca il fiato a perdermi nei suoi occhi, viene risucchiato dal suo, mentre attende che io apra bocca.

«Non sono affari tuoi, Marco!» ci provo ad essere decisa, ma il dolore che gli leggo riflesso, mi fa spezzare qualcosa dentro.

«Cosa c'è che non va? Non ti ho chiesto nulla di che!» replica più risoluto, stringendo le mani al tavolo mentre fa la stessa cosa con i denti.

«Non mi va di parlare di questo argomento!» rispondo sospirando, «sapevo che non dovevo venire qui, che avresti ricominciato!»

Deglutisce, il suo pomo d'Adamo fa su e giù e mi guarda con più convinzione, cerca di non vacillare, ma io lo conosco e lo so che il cuore gli fa male.

Sapesse come fa il mio!

«Lo sapevi che l'avrei preso il discorso visto che l'altra sera hai lasciato che rispondesse lui alla mia telefonata!» si morde il labbro inferiore, lo umetta e lascia uscire uno sbuffo esausto.

Rimango stordita da tutto questo, non riesco a capire di che cosa sta parlando.

«Di che... di che stai parlando?» domando a quel punto innervosita.

«Parlo... parlo del fatto che credevo di valere di più per te e che non credevo ti consolassi così presto!» si alza in piedi, anche io lo faccio e ci ritroviamo faccia a faccia, ancora una volta. Il suo profumo entra nelle mie narici, è sempre un pugno al cuore e vorrei solo smetterla con tutto questo, smetterla con noi due, smetterla di far funzionare questo cuore perché mi porta sempre a lui, qualsiasi cosa faccia.

«Parli tu!?» faccio un sorriso ironico, «detta da te che mentre cercavi di ritornare da me stavi con un'altra è davvero ridicolo, Marco!» sbotto.

«Si, ho sbagliato a non dirti di lei, te l'ho detto così tante volte da averci perso il conto, ma... almeno io l'ho fatto perché avevo paura di perderti. Tu stai già andando avanti!»

«Ma vaffanculo, Marco! Chi me lo ha fatto fare a venire!»

E l'unico modo che trovo per non urlargli contro davanti a tutti, è scappare dai suoi occhi e dal suo corpo, intrufolandomi tra la gente per andare in un luogo appartato, sola, senza di lui che mi riesce a divorare tutte le facoltà mentali e mi manda ai matti.
Marco però non molla, questa volta non lo fa, non si rassegna, e lo vedo apparire, stringere le mie braccia e attaccarmi alle piastrelle del bagno. Mi guarda in quel modo che riesce sempre a strapparmela l'anima e a tenerla con sé. Mi fa sentire così succube di questo sentimento. Mi fa perdere tutto il mio orgoglio e mi consegna a lui.

Le sue mani si posano sul mio viso imprimendomi le sue dita addosso, incastra i nostri occhi legando la sua anima alla mia, non mi da la possibilità, questa volta, di scappare da lui, perché vuole che sia sua.

«Pensi che io sia ridicolo? Sì, Siria, lo sono e sono anche un disperato, uno che se ne frega se perderà il suo orgoglio e sono qui davanti a te, a pregarti di non andartene, perché ho paura di averti perso per sempre, che tu ti sia presa una sbandata per un altro. Però sono lo stesso qui, perché... perché non me ne posso più andare... mi manca il respiro tutte le volte che non ti ho vicino, non so se posso stare un altro giorno senza di te, quello che so è che non voglio e ho bisogno di averti con me! E ti amo, Siria, ti amo e amare vuol dire rispettare le scelte che quella persona prende, quindi... quindi... se tu hai deciso di smetterla con me, lo capisco, o per lo meno cercherò  di capirlo e me ne andrò!»
tira su col naso e questa volta la vedo la disperazione in ogni singola parola. Il suo alito sa di birra. Appoggia la sua fronte alla mia, mi ritrovo a stringere la sua maglietta bianca tra le dita, a farlo così forte per oppormi al mio cuore che mi batte prepotente sul petto. Siamo così vicini che non riesco più a ragionare con lucidità, benché mi sia promessa di non desiderarlo più. Le sue mani mi accarezzano con dolcezza e nello stesso tempo con prepotenza, facendomelo capire con i gesti quanto lui sia arrivato a non riuscire davvero più a soffocarlo questo sentimento che prova per me. I suoi occhi mi guardano in un espressione di incertezza e una di amarezza. «Ti lascerò in pace se è quello che davvero vuoi, ma prima...» appoggia le sue labbra alle mie, mi ritraggo, cerco di oppormi, anche se capisco che sta diventando complicato con lui così vicino a me. Le mie mani si trovano ad accarezzare la sua schiena, ad entrare dentro la sua maglietta, la sua bocca è di nuovo attaccata alla mia, mi sta baciando e non riesco ad essere indifferente a tutto questo, non riesco a smettere di farmi baciare, non riesco a smettere di amarlo tanto da volerlo tenere per me, da non riuscire a mandarlo via come mi sono promessa, come mi ero preparata. Io lo desidero più di ogni altra cosa e mi odio per questo, detesto il mio cuore che ha deciso di battere solo per lui.

Mi riesco a togliere un attimo dopo, ma lui mi riporta al punto di partenza e mi guarda implorante.

Spinge la sua fronte sulla mia; mi guarda con speranza che quasi mi turba e mi fa pensare che dovrei dirgli che ancora il mio cuore gli appartiene, nonostante tutto. Poi ricordo quello che è successo: lui che mi lascia, che si mette con un'altra, che mi mente. Non posso fidarmi!

«Non c'è più niente tra... tra di noi, Marco!» non so più con quale forza riesco a parlargli, a mentire, a far finta che non sto morendo all'idea di privarmene per sempre, «più niente» ripeto.

Vedo il dolore riflesso nei suoi occhi, che quasi mi pento e vorrei strapparglielo e prendermelo io per non vederlo soffrire, ma non posso farlo, non posso più!

Allora lui, inaspettatamente, annuisce e sospira sul mio viso, facendo scontrare i nostri respiri che si mescolano e dicono tutt'altra cosa delle parole pronunciate. Mi fa una carezza, mi disarma con la sua dolcezza, mi incute sicurezza, si morde il labbro con decisione e poi appoggia ancora la sua fronte alla mia.

«Okay... - tira su col naso, mentre vedo due lacrime fare capolinea sui suoi occhi. - Okay!» ripete.

Marco prende un profondo respiro e abbassa lo sguardo, poi torna a guardarmi, e io non sono più sicura di niente. Per fortuna si gira e mi da il coraggio di essere più decisa, di respirare con più forza, e quando lo vedo allontanarsi vorrei solo che si fermasse, vorrei fermarlo, abbracciarlo, dirgli che non posso mandarlo via perché non ce la faccio a stare un giorno in più senza i suoi occhi. Ma non c'è bisogno che io lo faccia, perché vedo le sue gambe inchiodarsi al pavimento, le sue mani stringersi, il suo corpo tremare e poi girarsi, per incastrare nuovamente i nostri occhi che non fanno altro che creare un gran caos al loro incontro. È una sintonia nuova e sempre più bella, più intensa, ma che fa male, un male che non riesco a gestire.

I nostri occhi si cercano, i nostri cuori si trovano quando lui torna indietro, mi avvolge con le sue braccia e mi stritola in un abbraccio così forte da riuscire a mandarmi in cortocircuito i pensieri. Il suo profumo diventa una seconda pelle, la mia testa affonda sul suo petto e non mi lascia, non so per quanto, ma non riesce a staccarsi da me. So solo che mi trema il cuore e so che anche il suo sta facendo la medesima cosa. Siamo insieme qui, siamo noi due e basta, il resto si è annullato.

Questi due non fanno che scannarsi, ma non riescono a stare mai lontani per davvero. 🤭

Povero Bernardo chissà come la prenderebbe nel vedere questa scena🙄

In ogni caso, vi do il solito appuntamento a lunedì prossimo anche se per questa settimana c'è stato un cambio.
E se vi va, potete aggiungermi su Instagram per rimanere aggiornati sulle storie "Elizabethlc91"

A lunedì ☀️

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