Prologo

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I giorni belli possono sembrare infiniti. Quando arrivi a toccare l'apice della felicità pensi che nessuno possa mai togliertela, pensi di essere invincibile e immortale.

Poi ti svegli...
Torni alla realtà...
E a volte la realtà fa così male che ti riesce a togliere il fiato e tutta la felicità in una sola volta.

Ed è proprio in questo giorno, dove le mie valige sono davanti alla porta, che mi rendo conto che il mio cuore si sta frantumando e sto lasciando ogni pezzo dentro queste mura che hanno visto un amore nascere e poi finire.

Non l'ho ancora accettato che tutto l'amore che ci siamo dati, io e Marco, sia potuto finire così senza spiegazione.

E me lo chiedo mentre lo osservo, steso sul divano, che guarda una vecchia partita. Me lo chiedo soprattutto per il fatto che è come se non esistessi per lui. Come se non gli importasse neppure un po' il fatto che io lo stia lasciando per sempre.

Forse perché è stato lui a lasciarmi. Probabilmente perché è evidente che di quell'amore, in lui, non è rimasto traccia. Sterminato come fosse stato nulla. Briciole di un amore che riusciva a farmi credere potesse durare in eterno.

Lui che, dopo l'ennesima lite, ha detto che era meglio finirla qui. E sono io ad andarmene non perché me lo abbia imposto, ma perché ho ricevuto uno stage a Milano. E quindi sto lasciando Napoli, la città dove pensavo di vivere per sempre con il ragazzo che pensavo fosse l'amore della mia vita.
Per lui avrei mollato tutto, se me lo avesse chiesto avrei anche rinunciato a quest'occasione o, per lo meno, avrei trovato un compromesso pur di stare insieme.
Ma non ho avuto voce in capitolo, ha semplicemente detto che il nostro rapporto ormai era agli sgoccioli da tempo e questo era il segno che non aveva alcun senso continuare.

E io l'ho guardato...
Sono stata incapace di gridargli in faccia tutta la mia sofferenza. Ho acconsentito come se ormai tutte le parole con lui fossero sprecate. Mi sono rintanata nel rancore, nell'orgoglio che mi ha sempre ingabbiata come un animale che però ci vuole stare dentro il recinto. Non mi sono ribellata, l'ho guardato e ho annuito, come se anche io pensassi che fosse giusto così.
Forse perché anche io ero stanca, il mio umore era da mesi precario. Questo perché abbiamo litigato per mesi, e per me ne valeva la pena, ma mi sono resa conto che non era uguale per lui dopo le sue parole finali.

Ecco perché mi sono arresa anche io...

Sospiro, abbasso lo sguardo sulle mie valige e tento di prenderle. Ma Marco mi rivolge finalmente la parola.

«Te le porto in macchina io», si offre.

Guardo gli occhi verdi di Marco, sono amareggiati e mi chiedo se lui sia ancora così convinto, ma non ho il coraggio di chiederglielo.

«Non importa»

Scuoto la testa e mi morsico il labbro nervosamente.

Marco non mi da retta, afferra le mie valige e mi da le spalle, mentre lo vedo scendere le scale.

Sospiro ancora.

Ma io sospiro da troppi giorni, esattamente da quando lui mi ha detto di finirla.

Mi sembra che stiamo buttando tutto l'amore che ci siamo dati.
Mi sembra che sia un errore tutto questo.
Ho bisogno di dirglielo che senza di lui non sono niente, ma mi rinchiudo ancora nel mio orgoglio e mi ripeto che non posso perdere la dignità per uno che ha smesso di amarmi.
Anche se io lo amo da impazzire.
Anche se farei di tutto per un altro suo bacio.
Anche se vorrei solo un altro dei nostri giorni.

Lo conosco fin dai tempi delle scuole, è sui banchi di scuola che siamo diventati amici, per poi metterci insieme dopo il liceo. Da lì, non ci siamo più lasciati e pensavo non accadesse mai. È vero però quello che dice lui: siamo troppo diversi.
Pensavo che ce l'avremmo fatta a superarla, che avremmo combattuto "insieme" perché era più forte quello che ci univa che quello che ci separava.
È ovvio, ormai, che era tutta un'illusione di una ragazza innamorata.

Quando scendo giù, Marco sta sistemando le mie valige su un taxi. Si volta solo qualche minuto più tardi e mi osserva con i suoi occhi pieni di amarezza, e per la prima volta in questi giorni, sembra davvero che gli dispiaccia perdermi.

E allora perché non me lo dice?

Perché mi sta lasciando andare?

«Devi prendere qualcos'altro?»

Domanda, umettando le sue labbra e avvicinandosi a me.

Scuoto la testa in segno di dissenso e mi avvicino di più a lui. Sono i nostri occhi che si cercano e che, a me sembra, non vogliono lasciarsi. E ancora una volta mi rendo conto che mi illudo da sola, che spero in un segno che ormai devo rassegnarmi a non avere. E mi rifugio nei ricordi più belli, per poi spazzarli l'attimo dopo nel rammentare il ricordo di lui che mi lascia.

«No. Grazie», abbozzo un sorriso.

Me lo ritrovo davanti, i suoi occhi mi cercano continuamente, è come se anche lui mi stesse chiedendo di dire qualcosa.

Ma cosa c'è ancora da dire?

«Allora ciao», fa ancora uno di quei sorrisi di circostanza.

«Ciao», mi avvicino, e lo cerco con lo sguardo, perché ancora sto cercando quello che ho perduto, ma non lo trovo.

Lo amo Marco, lo amo da sempre e il fatto di dover stare lontano da lui, mi distrugge sempre di più, ogni giorno di più.

Marco inaspettatamente alza il braccio, mi accarezza dolcemente il viso, si sofferma più del dovuto, avverto quel brivido che solo lui è in grado di scaturire in me e ancora una volta, forse l'ultima, mescoliamo i nostri respiri.

«Fammi sapere appena arrivi, Siria. Non sparire, voglio sapere come vanno le cose»

Annuisco, non convinta. Non posso essere sua amica, non posso accettarlo.

«Va bene»

Ed è nel momento in cui entro in macchina, in cui gli do le spalle, che ammetto a me stessa che tra noi è davvero finita. Lo è soprattutto quando vedo che non aspetta che la macchina parta, sta già rientrando in casa e decreta per l'ennesima volta la fine di noi.

Un anno dopo.

La cerimonia della mia migliore amica è andata bene. Sono tornata solo per questo nella mia città natale, dopo un anno di stage.

Peccato che, nonostante mi fossi preparata all'idea di rivedere Marco, il fatto che anche lui fosse uno dei testimoni, mi ha destabilizzata. Non mi ha tolto gli occhi di dosso, non si è avvicinato a me e ha fatto bene. È stato un anno difficile, l'unica cosa che mi ha aiutato è stato ammazzarmi di lavoro.

E ora sono al mio tavolo, che mi guardo in giro, ma di Marco non c'è traccia.

Nel frattempo si avvicina a me Bernardo, uno dei nostri amici del liceo a farmi compagnia.

«Ehi, Siria, Tutto bene? Che fai sola soletta?»

E si siede accanto a me. Questo ragazzo mi ricorda quanto Marco fosse geloso di lui. Non voleva che mi ci avvicinassi, convinto lui avesse una cotta per me. Quanto cambiano le cose.

«Nulla di che...», sto tentando di dire qualcos'altro, ma come se lo avessi chiamato con il pensiero, Marco irrompe nella conversazione.

«Siria»

Il solo sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra, dopo così tanto tempo, mi fa andare in tilt il cuore e il cervello. È strana la nostra mente, è strano il nostro corpo, quanto riesce a sussultare solo quando avverte il proprio nome pronunciato da chi ami. Perché per me è Marco, è sempre Marco. Il tempo non ha cambiato nulla, non ha cambiato quanto io lo abbia amato e quanto, ahimè, lo ami ancora.

«Ho capito, vi lascio soli», sbuffa Bernardo. «Ci vediamo, Siria»

Marco guarda Bernardo con una nota di ardore, come se stesse marcando un territorio che non è più suo da tempo.

«Posso sedermi?»

Annuisco lievemente, non convinta. Lo voglio accanto, io lo voglio sempre, ma ho paura di scoprire quanto la sua vita sia andata avanti.

«Ti avevo detto di farti sentire... di farmi sapere come andassero le cose», lo dice, ma è consapevole anche lui che non lo avrei mai fatto.

«Già... mi dispiace, ma non era un buon momento»

Annuisce e porta le mani tra i capelli scuri.

«Come vanno le cose?»

Male vorrei dirgli; male senza di lui. Il lavoro è perfetto, ciò che ho sempre sognato, ma manca la cosa più importante. Perché la mia vita si è fermata ad un anno fa, nell'istante in cui ho capito che non ci saremmo più stati l'uno per l'altro.

«Benissimo. Il lavoro è quello che sognavo, e la prossima settimana firmerò il contratto a tempo indeterminato finalmente», aggiungo, facendo un sorriso smagliante. E un po' ci spero che lui ci resti male perché crede che io non senta la sua mancanza, ma non è quello che fa perché anzi mi fa un sorriso sincero, si rallegra delle mie vittorie. Dovrei ringraziarlo, ma mi ferisce sapere che lui è felice per me, ma non vuole far parte della mia vita.

«Ne ero certo. Tu sei in gamba»

Tu sei in gamba.

Cosa c'è di più brutto da dire alla tua ex?

Come se stesse parlando con una ragazza qualsiasi, invece per me è ancora l'amore della mia vita.

«Sono in gamba», faccio un sorriso amaro, «già, scusa devo andare».

Mi alzo dalla sedia, non riesco più a respirare in sua presenza e cammino in un posto in cui, spero, ci sia poca gente. Fortunatamente trovo una strada buia, non c'è nessuno e mi appoggio al muro, ma non rimango sola per molto, perché Marco mi raggiunge.

Mi si para davanti, i suoi occhi si inchiodano ai miei; avverto il suo respiro accelerato, come il suo cuore e le sue mani che tremano nel toccarmi le braccia. Mi guarda così intensamente che mi spezza le ossa e mi riaggiusta il cuore che ormai è malandato.

«Che ti prende?»

Domanda.

Sarebbe più facile dire qualcosa, spiegare come mi fa sentir la sua indifferenza, ma non ho le forze. E forse sbaglio tutto, anzi, ne sono certa nel momento in cui smetto di parlare e faccio ciò che mi è sempre venuto meglio. Gli attacco le braccia intorno al collo, stringo i suoi capelli quasi a fargli male e poi lo avvicino, bocca con bocca, e aspetto che sia lui a fare l'altro passo.

«Siria... forse...», ma non prosegue. I suoi occhi è come se si riempissero di lussuria, passione travolgente che investe entrambi, e spinge la sua lingua dentro la mia bocca. Accolgo il bacio, mi inebrio del suo profumo, stringo le scapole e mi faccio trascinare, ancora, nel vortice dell'illusione: quello in cui noi, siamo ancora noi.

Iniziamo col mug!🙌

Preparatevi alle canzoni di Tiziano ferro perché questa ragazza qui Sirii23 sta in fissa con lui.

Il primo capitolo arriverà tra domani e martedì. Spero che il prologo vi abbia invogliato a proseguire!

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