Capitolo 29:Eloise

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Nel momento in cui, circa un trimestre prima, avevo aperto gli occhi in quella bianca camera d'ospedale, ero ad anni luce di distanza anche dalla semplice speranza di poter tornare a danzare.

Invece dopo mesi pieni di sudore, sforzi sovraumani e grande fatica, ero addirittura riuscita a ricominciare le lezioni di danza e stavano andando molto bene, molto meglio di quanto mi sarei aspettata, era stata una magia riprendere a volteggiare, mi ero sentita nuovamente libera.

Era stato come volare.

Quando dopo tanto tempo, mi ero ritrovata su punto di dovere entrare nuovamente in sala, avevo avuto paura: temevo che sarei caduta a terra come una scema e avevo temuto di aver dimenticato come si danzasse; invece avevo ballato benissimo.

Dopo tanto tempo passato nella paura di non poter riprendere a danzare; tante notti passate a piangere in solitudine, mentre venivo divorata dalla nostalgia dei miei cari e della danza, avevo ripreso a danzare e mi era apparsa di nuovo quella luce che mi faceva vedere tutto a colori anche nell' oscurità.

Quel bagliore di speranza che tutto potesse tornare al proprio posto era diventato più acceso, anche se dentro il mio cuore sapevo fin troppo bene che non tutto sarebbe tornato tutto come prima... Cedric, Asher: il tempo non avrebbe cancellato quello che era successo, non avrebbe cancellato la verità.

La verità ormai era emersa, e non poteva più essere seppellita.

Ma preferivo non soffermarmi troppo a pensarci, martoriarmi con quei pensieri negativi, non avrebbe sicuramente migliorato la situazione.

Tutto cambiò quando un giorno, mentre mi trovavo nella mia camera che studiavo sentii battere due tocchi sulla mia porta.

<<Ashley!>> esclamai strangolandola in un abraccio e chiudendo gli occhi mentre mi beavo della suo contatto familiare, il suo profumo, quello di una sorella che non vedevo da tanto.

Quando aprii gli occhi mi dovetti trattenere dall'emettere un urlo che attirasse l'attenzione di tutta Parigi... dietro Ashley con uno zainetto, con sguardo guardingo mentre si mordicchiava incessantemente il labbro inferiore, c'era una ragazza con un mal riuscito shatush che sfumava dal biondo al bruno.

Staccandomi da Ashley mi soffermai a guardarla per qualche minuto mentre cercavo di capire perchè mi sembrasse così familiare.

Forse avrei dovuto dirle qualcosa, ma alla fine parlò lei in imbarazzo.

<<Eloise, giusto?Piacere, Apple>> disse mordendosi con ancora più irruenza il labbro inferiore, lanciai uno sguardo ad Ashley confusa.

Chi era? Era la sua nuova ragazza? E Esmeralda? Perchè non mi aveva detto che avevano rotto?

<<Eloise, ti presento Apple: tua cugina>>

Quelle parole, dette da Ashley con un innaturale e forzata semplciità, mi fecero girare la testa... mia cugina? Quale cugina? Io non avevo nemmeno una famiglia, come diamine facevo ad avere una cugina?

<<Mia cucìgina?>> domandai confusa.

La ragazza che aveva detto di chiamarsi Apple iniziò a mordersi ancora con più forza il labbro.

<<Si>> confermò la ragazza con i capelli color big babol.

<<Ehm... avete voglia di entrare?>> dissi ancora fin troppo confusa; senza aspettare una risposta per farmi da parte e lasciarle l'ingresso libero.

<<è la figlia di tua zia>> spiegò immediatamente Ashley rispondendo ai miei sguardi che imploravano silenziosamente una spiegazione.

<<Quale zia?>> domandai confusa <<Quella cattiva o quella buona?>>

Apple emise qualcosa di simile a una piccola risatina nervosa:<<Quella buona... credo, non sono nemmeno io certa di aver veramente conosciuto mia madre>>

Posai lo sguardo su di lei e analizzandola meglio costatai che non c'era dubbio che avesse ragione: la cosiddetta ''zia cattiva'' in realtà non era nemmeno zia di sangue e la ragazza che si trovava davanti a me era troppo simile a me perchè potesse essere sua figlia... aveva senso invece che fosse la figlia della ''zia buona'', che a quanto pareva era anche la sua gemella.

<<Scusa per i miei modi>> dissi in imbarazzo mentre distoglievo lo sguardo dal suo corpo <<sono solo confusa>>

Lei accennò a un sorriso incoraggiante:<<Non ti preoccupare... so cosa voglia dire. Anche io sono ancora un po' incredula>>

Scossi la testa e posai lo sguardo su Ahsley decidendo di cambiare discorso:<<Come mai avete deciso di venire qua?>>

<<Mamma riteneva fosse il caso che la conoscessi>> spiegò <<siete cugine>>

Io annuii:<<Come vanno le ricerche?>>

<<Bene... credo>> disse vaga e intuii che non fosse la confidente prediletta della madre.

Passamo qualche altro minuto pieno di imbarazzo prima che Ashley prendesse in mano la situazione, come suo solito, e ne sciogliesse i nodi.

<<Ho visto un sushi take away che mi è sembrato molto carino venedo qua>> disse alzandosi all'impiedi in modo risoluto <<magari potrei andare a prendere la cena per tutte mentre voi vi conoscete un po' meglio>>

Apple lanciò uno sguardo ad Ashley ormai sulla soglia, io avrei voluto supplicarla di rimanere con me ma non potevo, e poi, avevo affrontato anche sfide molto molto più brutte di quella... potevo farcela, dovevo farcela.

<<Fai danza, quindi?>> chiese a un certo punto per sciogliere il ghiaccio e io mi limitai ad annuire.

Guardandola mi resi conta perchè mi risultava familiare, molti tratti del volto erano quasi identici ai miei.

<<Bello... io non sono mai stata un amante dello sport, ma al liceo ho fatto parte delle cherleader per un po' di tempo>>

Stava cercando di attaccare bottone e decisi di andarle incontro.

<<Ora vai al college?>> domandai.

<<Eh si, da un paio d'anni. Tu?>>

Alzai le spalle:<<Mi dovrei diplomare a giugno>>

Lei mi guardò con attenzione:<<Goditi quest'anno, tu che puoi>>

Pronunciò quelle parole con una tale profondità da preoccuparmi e non riuscì a non rivolgerle uno sguardo incuriosito.

<<Non tutti possono viverlo>> spiegò.

<<Perchè?>> chiesi prima di riuscire a frenare la mia lingua, e lei, partì da quel ''perchè'' per iniziarmi a raccontare tutta la sua storia.

La sua storia tanto diversa dalla mia quanto piena di dolore che l'aveva portata dal Texas a Parigi, passando per Il Messico e la California.

E quando Ashley tornò carica di cibo, avevo capito che forse c'era qualcuno che aveva soffertomolto più di me, a causa di quella assurda situazione creata solo dal desiderio di denaro, denaro di cui a noi non importava nulla.

Quando ci sedemmo al minuscolo tavolino della mia camera per mangiare, mentre scherzavo e parlavo con naturalezza con Ashley e Apple non potei fare a meno di pensare che forse, in fondo, una famiglia ce l'avevo.

E forse presto le cose si sarebbero risolte anche con Cedric e Asher, tutto sarebbe tornato come prima... o quasi.

Solo, non avevo idea di cosa mi aspettava ancora e davanti a quali sfide il destino mi avrebbe messa.

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