L'inventore e La Cabina Blu -Parte 3-

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"Io posso aiutarti, Leonardo." disse il Dottore "Solo che al momento ancora non capisco. Perché proprio te? Perché proprio ora?"

"Io non..."

"Che cos'hai di speciale che può interessare agli angeli piangenti?" continuò a riflettere a voce alta il signore del tempo mettendosi di nuovo gli occhiali addosso ed avvicinandosi a Leonardo, che si alzò indietreggiando a disagio.

"Ehm, Dottore..." provò a chiamarlo Julie.

Ma l'uomo non stava ascoltando. Alzandosi dal tavolo, estrasse il cacciavite sonico e si avvicinò al giovane pittore, scannerizzandolo con il piccolo oggetto metallico dalla punta blu.

"Perché proprio tu, eh? Me lo sai dire? Eppure sei umano al cento per cento!"

"Dottore, lo stai mettendo a disagio!" esclamò Julie.

Il signore del tempo ritrasse il cacciavite.

"Gli angeli stanno arrivando. E io non so ancora tutto quello che vorrei sapere sulla situazione. Io odio non sapere."

"Ma che cosa sono questi... Angeli, o come li hai chiamati."

"Gli angeli piangenti sono ciò che che gli umani definiscono alieni. Creature provenienti dallo spazio."

"Gli alieni non esistono."

"E chi lo dice, tu? Con che prove? Solo perché non hai mai visto una cosa non significa che non possa esistere."

Il ragazzo non rispose.

"Gli angeli piangenti sono tra le creature più pericolose dell'universo." continuò a spiegare il Dottore "Si muovono solo quando non vengono visti da altri esseri viventi, ma quando si muovo, lo fanno ad una velocità impressionante. Gli basta un battito di ciglia e per loro è abbastanza, riescono a muoversi per metri. Sono veloci e silenziosi. Ma nel momento in cui vengono guardati da qualcuno, si bloccano, diventano letteralmente pietra."

"Ma è assurdo!" esclamò il giovane pittore, che stava trovando molto faticoso credere a questo genere di cose.

"Tanto assurdo quanto vero." disse Julie "Li ho visti con i miei occhi e lo hai fatto anche tu, Leonardo."

"Al museo Julie" continuò il signore del tempo "Non è scattato nessun allarme, nessuno della sicurezza ci ha visto attraverso le telecamere. Molto probabilmente tutti gli addetti erano già morti quando siamo arrivati. Uccisi dall'angelo che abbiamo incontrato."

"Ma è terribile..." sussurrò la ragazza.

"Non dovete mai farvi toccare da loro." continuò a dire il Dottore "Gli angeli hanno un modo insolito di uccidere: si nutrono di energia, mandano la vittima indietro nel tempo ad ancor prima della sua nascita e poi si cibano dell'energia con cui quella vittima avrebbe vissuto nel suo presente."

"Quindi se ci toccano..." ragionò Julie.

"Si, siete morti."

"Non vi credo." sbottò Leonardo "Tutto questo non può essere vero, sono solo fantasie e sinceramente, come storia è piuttosto inquietante."

"Ti assicuro che è tutto vero." ribatté il Dottore "E per qualche strana ragione tu li percepisci... I tuoi... Sogni, tu li senti arrivare. Sogni che gli angeli vengono verso di te e cercano di prenderti, perché è quello che stanno facendo nella realtà. Quando sono cominciati questi sogni?"

"U-Una settimana fa... Forse due... Non lo so con precisione...."

"E allora perché non sei già morto Perché aspettare il nostro arrivo? Anzi, no no, domanda sbagliata, perché aspettare? Che cosa stanno aspettando?"

"Secondo te stanno aspettando qualcosa in particolare? Tipo... un evento particolare? Un giorno diverso dagli altri?" chiese Julie incredula.

"Sì sì! Potrebbe essere! Ma perché?" il signore del tempo ci pensò su un paio di secondi "Devo tornare al Tardis." disse improvvisamente "E se non ti dispiace, porto con me la tua lettera, Leonardo."

"Ehm... No certo, fai pure."

"Bene! Tornerò il prima possibile, voi fate amicizia intanto!" e con quelle parole, uscì velocemente dalla stanza.

"Dottore, aspetta!" lo chiamò inutilmente Julie "Ah, niente da fare, è andato."

"Okay..." iniziò a dire incerto Leonardo "Come può essere tutto vero?"

"Suppongo che per credere a certe cose devi per forza vederle con i tuoi occhi."

"Allora... Se posso chiedere, che cos'è un Tardis?"

"Oh, ehm, è complicato."

"Beh, ho tempo, a quanto pare." sorrise debolmente lui.

"Era sarcasmo quello che ho sentito nella tua voce, Leonardo Da Vinci?" rise la ragazza.

"Chissà, forse."

"Beh, allora preparati per la storia più assurda e stravagante che tu abbia mai sentito."

"Sono pronto ad ascoltarti. Solo... Ti va di uscire? Conosco un posto molto bello e tranquillo in cui possiamo parlare quanto vogliamo."

"Certo, molto volentieri!"

Dopo circa quindici minuti di cammino i due ragazzi si trovarono fuori da Firenze, in cima ad una collina poco distante dalle mura.

"Wow..." Julie ammirò la città che si estendeva davanti ai suoi occhi "È bellissima."

"Vengo qui spesso." spiegò il giovane sedendosi vicino a lei "Ogni volta che devo prendere ispirazione o allenarmi a disegnare. Mi aiuta e mi rilassa allo stesso tempo."

"Potrei stare a guardarla per ore."

"Scusa Julie, ma devo proprio saperlo." disse Leonardo pochi istanti dopo "Chi siete voi veramente? Ti prego, niente bugie questa volta."

"Come vuoi." la ragazza non distolse lo sguardo dalla meravigliosa città davanti a lei "Non ti abbiamo proprio mentito su tutto. Siamo davvero viaggiatori, e io vengo davvero da Londra. Il resto invece, è un po' diverso. Vedi, io vengo dal futuro, sono più o meno cinquecento anni avanti rispetto ad oggi. So tutto su ciò che farai più avanti nella storia."

"Ma che stai dicendo?"

"Il Tardis è una macchina capace di muoversi nel tempo e nello spazio a suo piacimento. Funge da casa per me e il Dottore.

"Un Dottore con una casa blu diversa da tutte le altre case..." Leonardo ricordò le parole della lettera misteriosa.

"Sì, penso si riferisse proprio al Tardis."

"Tu vieni... Dal futuro? Mi sembra così impossibile da credere."

"Eppure è così. Ti assicuro che è così. Io sono umana, mentre il Dottore... Beh lui è..."

"Un alieno." concluse il giovane pittore.

"Esatto. Pensa che a differenza nostra lui ha due cuori e ha una cosa come novecento anni! Ma ti assicuro che nonostante sia un alieno, non è cattivo! Anzi, lui aiuta in continuazione chi è in difficoltà. Va in giro per l'universo e salva le persone, l'ho visto con i miei stessi occhi un sacco di volte. Sai, ha salvato anche me."

"Da cosa?"

Lo sguardo della ragazza si fece cupo.

"Da un mostro terrificante." si limitò a dire e il giovane pittore capì che era un argomento su cui lei non si voleva soffermare, quindi cambiò direzione.

"Ma se il Dottore non è del nostro pianeta, allora da dove..."

"Gallifrey. Si chiama Gallifrey. Viene definito come un signore del tempo."

"Signore del tempo? Si chiama così perché viaggia nel tempo e nello spazio quindi?"

"Esattamente."

Dopo quelle parole, Julie si stiracchiò.

"Beh, che tu ci creda o no, ora sai tutto." sorrise "Come ti senti? Qualche altra domanda?"

"È davvero la storia più assurda che io abbia mai sentito." rise lui buttandosi a terra e coprendosi il viso con le mani "Alieni e gente che viene dal futuro... Io non- Aspetta. Aspetta un secondo. Hai detto che sai tutto di me. Significa che sai che cosa mi succederà! Diventerò un bravo pittore? La gente si ricorderà di me?"

"Non posso dirti nulla, mi dispiace."

"Cosa? E perché? Non è giusto!"

"Non ci è dato sapere il nostro futuro. Non conosco il mio e non posso farti conoscere il tuo, rischio di cambiare tutta la storia e non voglio." spiegò la ragazza.

"Ma allora che senso ha che tu venga dal futuro se poi non puoi dirmi niente! Così non vale!" ribatté l'altro.

"Sono le regole! Anche noi ne abbiamo, eh!" rise lei.

Quando le risate dei due ragazzi si placarono, Julie si fece seria.

"Promettimi che non racconterai a nessuno di quello che ti ho detto oggi, okay? Ti prego"

"Te lo prometto. E poi anche se fosse, chi vuoi che mi creda, se lo dico in giro? Mi prenderebbero per pazzo e basta!"

In quel momento, un pettirosso atterrò vicino a loro, saltellò sull'erba per pochi secondi in cerca di cibo e poi spiccò di nuovo il volo sotto gli occhi dei due ragazzi.

"L'uomo riuscirà mai a volare? Nel futuro intendo. Sai, sono fermamente convinto che questa cosa sia possibile." chiese Leonardo rompendo il silenzio.

"Scusa ma..."

"... Non puoi dirmelo, okay, ho capito."

"Mi dispiace davvero." sospirò la ragazza "Credimi, ci sono un sacco di cose che vorrei dirti, ma rischio di riscrivere la storia."

"È davvero così pericolosa come cosa?"

"Sì, abbastanza. Quello che posso dirti però è questo: io appartengo ad un punto della linea temporale dove determinate cose sono già accadute e altre devono ancora accadere. Tu fai parte di questa stessa linea, ti sei solo trovato un po' più indietro. Il mio passato è il tuo futuro, Leonardo. Devi fare quello che desideri fare, devi credere in quello che vuoi credere, perché ti posso assicurare che i tuoi sforzi non saranno vani. Non devi mai smettere di provarci, capito? Per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa tu decida di fare, continua a provarci, promettimelo.

Gli occhi di Julie brillavano, pieni di ciò che Leonardo riconobbe come ammirazione. Il ragazzo si rimise a sedere sorridendo.

"Lo prometto."

"Ti ringrazio. Ora tocca a me farti una domanda."

"Certo, chiedi pure."

"Perché quei due tipi ce l'avevano con te questa mattina?"

Lo sguardo del giovane si abbassò ed il sorriso svanì dal suo viso.

"Stai bene?"

"Sì sì, solo... Tu... C'è qualcuno nella tua vita? Qualcuno che ti piace?"

"Piacere in che senso? In quel senso?"

"Sì, in quel senso. Oltre l'amicizia."

La ragazza arrossì.

"In effetti c'è, un amico d'infanzia a cui sono molto legata, ma lui non sa di piacermi. Come mai me lo chiedi?"

"Perché è il motivo per cui quei ragazzi mi deridevano oggi. Mi hanno visto insieme ad un altra persona, qualcuno con cui le cose vanno oltre all'amicizia."

"E non capisco, che c'è di male in questo?"

"Non era una ragazza, era un ragazzo."

Leonardo si nascose il viso tra le mani.

"Non credevo che ci stessero osservando, ero piuttosto sicuro che fossimo soli, nonostante fossimo all'aperto. Evidentemente, mi sono sbagliato."

"Non ti devi vergognare per questo." disse Julie "Non c'è nulla di male."

"Tu... Non pensi che io sia strano?" chiese incredulo il ragazzo. Lei scosse la testa.

"Assolutamente no." rispose "Nemmeno un po'."

"Io... Ti ringrazio Julie."

"Va tutto bene, io e te siamo..." ma poi s'interruppe.

"Stavi per dire 'amici'?"

"Sì, scusa."

"Penso che potremmo esserlo, se vuoi."

"Ma mi conosci da appena un giorno! Ne sei sicuro?"

"E tu mi conosci da circa cinquecento anni. Per quanto assurda sia tutta questa storia, sento che posso fidarmi di voi."

Julie ridacchiò, quando il suo sguardo cadde su una cosa strana. Vedeva la sua ombra proiettata dal sole vicina a quella di Leonardo, ma ne notò improvvisamente una terza che si stagliava più alta, sopra le prime due, e aveva la forma di...

Julie si girò di scatto ed urlò appena vide cosa si trovava alle loro spalle.

"Leonardo via! Alzati! Allontanati da lì!" ordinò scattando in piedi e tenendo gli occhi fissi sull'angelo che si trovava a pochi passi dietro di loro.

"Oh santo cielo!" gli occhi del giovane artista erano spalancati con puro terrore "Da quanto tempo è lì? Ci stava osservando?"

"Non ne ho idea." rispose lei "Continua a fissarlo, non sbattere gli occhi, non dobbiamo lasciarlo muoversi."

"Quindi questi sono gli angeli piangenti..."

Julie fissò la statua: l'angelo li stava fissando con un sorriso freddo e terrificante stampato sulle labbra, il braccio destro che indicava le porte della città.

"Poteva ucciderci." ragionò la ragazza "Se è come ha detto il Dottore allora avrebbe potuto toccarci, ma non l'ha fatto. Perché?" poi si rivolse all'angelo anche se sapeva che non avrebbe ottenuto alcuna risposta "Potevi ucciderci, perché hai deciso di non farlo?"

"Ce ne sono altri due, Julie!" la voce di Leonardo attirò la sua attenzione "alla nostra destra! Ma quando sono apparsi?"

"Continua a fissarli, più che puoi!"

"Che cosa facciamo adesso?"

"Indietreggiamo, e facciamo come dice l'angelo. Torniamo dentro alle mura della città."

"Guarda... Non ci stanno seguendo osservò il ragazzo dopo un po' che si erano allonati e gli angeli erano ormai scomparsi dal loro campo visivo.

"Corri, torniamo verso la bottega, dobbiamo trovare il Dottore." ordinò Julie. I due si misero a correre e la ragazza quasi inciampò di nuovo sul suo abito.

"Stradannatissimo vestito!" imprecò.

Quando arrivarono alla bottega, i due avevano il fiatone e dovettero prendersi un momento per riuscire a respirare regolarmente di nuovo.

"Voi due, eccovi qui!" esclamò il Dottore appena li vide, stava parlando con Andrea del Verrocchio "Dove siete stati?"

"Gli angeli Dottore..." provò a spiegare Leonardo mentre si riprendeva "Gli angeli ci hanno trovati."

"Vi hanno attaccati gli angeli? Quanti? Quanti ce n'erano?"

"Tre." rispose Julie "Ma è questa la cosa strana, non ci hanno attaccati. Uno di loro è apparso alle nostre spalle, avrebbe potuto toccarci facilmente, ma non l'ha fatto."

"Questo è davvero strano." riflettè il signore del tempo "Non è decisamente da loro."

"Che cosa sei andato a fare nel Tardis?" chiese la ragazza al suo amico.

Il Dottore fece rimbalzare lo sguardo tra i due ragazzi.

"Oh, non ti preoccupare." disse lei "Leonardo sa tutto."

"Ah sì? E ti ha creduto?"

"Sono disposto a credere a tutto ora. Ho visto questi famosi angeli con i miei stessi occhi."

Il Dottore annuì e continuò a parlare.

"Ho controllato la lettera per vedere se riuscivo a risalire a qualcuno, a trovare una traccia... Ma nulla. Chiunque l'abbia scritta, non è di certo un principiante."

"Inoltre..." Leonardo si schiarì la voce "C'è una cosa che non vi ho detto. A proposito di giornate diverse ed eventi speciali."

I due lo guardarono incuriositi.

"E sarebbe?"

"Domani è il mio compleanno. Compio ventidue anni."

"Domani?"

"Sì, domani è il 15 Aprile."

Questo fu sufficiente per il signore del tempo. Julie vide il suo viso illuminarsi, come se avesse finalmente unito tutti i pezzi del puzzle che stava cercando.

"Oh, santo cielo!" disse mentre le sue labbra si aprivano in un sorriso "Oh, Leonardo Da Vinci, tu sei davvero il genio che la storia descrive!"

"C... Cosa?"

"Dottore, ma che stai dicendo?"

"Andiamo al Tardis, ora! Vi spiegherò tutto quando saremo lì."

Pochi minuti dopo, i tre si trovarono davanti alle porte della nave spazio- temporale.

"Che... Che cos'è?" chiese Leonardo stupito.

"Il Tardis!" disse tutto fiero il Dottore "Forza, non abbiamo tempo da perdere."

"Prego, dopo di te." esortò Julie inchinadosi con una posa teatrale e cedendo il passo al suo nuovo amico.

Appena entrò, Leonardo rimase a bocca aperta.

"Ma come... Come è possibile?" sussurrò "Questo è assurdo... Fuori era solo... Dentro..."

"Eh già." disse Julie "Forte no? Ora credi negli alieni?"

"Ma è.... Questo è.... Insomma, è...."

"Sì forza, dillo." incalzò il Dottore "Stiamo aspettando tutti solo quello."

"Ma è.... Insomma non è fisicamente possibile!"

"Che cosa non è possibile?"

"È più grande all'interno!"

"Molto bene, molto bene!" esclamò il signore del tempo applaudendo "Stavamo aspettando solo che tu lo dicessi!"

"Benvenuto nel Tardis." aggiunse Julie.

"Bene, ora! Passiamo alle cose importanti!" Scattò il Dottore "Vedi Leonardo, nell'universo esistono degli esseri viventi molto particolari, sono rari, anzi moto più che rari. Sono individui speciali, che anche se solo leggermente, riescono a percepire una cosa che solo i signori del tempo, quindi quelli come me, possono percepire chiaramente. "

"E di che cosa si tratta?"

"Dello scorrere dell'universo stesso." spiegò l'uomo "Io posso percepire il movimento di ogni pianeta, di ogni stella, di ogni essere vivente. Io posso sentirli tutti e per qualche strana ragione, per qualche antico mistero di questo infinito universo, a volte nascono indivui con questo dono. Tu sei uno di quegli individui, Leonardo. Tu li puoi percepire, ecco perché sentivi gli angeli piangenti arrivare. Si manifestava sottoforma di sogno, ma erano solo il tuo corpo e la tua mente che captavano i loro movimenti attorno a te. Se ti concentri e con molto allenamento, potresti essere capace di sentire il movimento della terra stessa.

"Tu... Parli sul serio?" chiese il ragazzo sbalordito "Ne sarei davvero capace?"

"Penso di sì."

"Ma questo è incredibile!" si stupì Julie "È fantastico!"

"Bello fino ad un certo punto, però." continuò il Dottore "Questo ti rende una preda davvero appetitosa per gli angeli. Pensa quanta energia potrebbero ricavare da te. Inoltre, come ciliegina sulla torta, domani tu compi gli anni."

"E questo cosa dovrebbe significare?"

"Come ho detto, gli angeli si nutrono di energia e ti uccidono mandandoti indietro nel tempo a prima che tu nascessi. Ogni volta che festeggiamo il nostro compleanno, la nostra energia si fa più forte perché è una ricorrenza, un giorno diverso, un nostro anniversario personale, non so, chiamatelo come volete. Fatto sta che gli angeli stanno aspettando solo quello."

"Un bel regalo di compleanno, insomma." sbuffò Julie "Ma perché qui è perché ora?"

"Vanno molto bene durante questo periodo storico, Julie."

"E come mai?"

"Pensa a quando ti ho detto di cambiarti i vestiti prima di uscire dal Tardis, quando siamo arrivati qui. Ti ricordi le mie parole?"

"Sì, mi hai detto che lo dovevo fare per mimetizzarmi."

"Esatto!" esclamò il Dottore "Quale periodo storico migliore per mimetizzarsi se non il Rinascimento! La religione e l'adorazione sono forti in questi anni. Un paio di statue di angeli non destano certo sospetti, considerando il contesto storico e la fiorente cultura artistica. E con la presenza di un individuo speciale come Leonardo, immaginate." disse il signore del tempo "Immaginate quanta energia potrebbero prendere."

"È piuttosto spaventoso, a dire il vero." rabbrividì il ragazzo.

"Solo che è strano, gli angeli non riuscirebbero mai a fare qualcosa di così elaborato. Gli angeli non aspettano, loro.... Loro uccidono e basta."

"Che cosa faremo ora, Dottore? Non possiamo certo lasciare che facciano del male a Leonardo!"

"Mai e poi mai!" esclamò "Tranquillo Leonardo, risolveremo questa situazione."

"Si Dottore, io ti credo." rispose lui.

"Okay, da dove cominciamo?"

"Andando a domani, ovviamente!" e con quelle parole, il Dottore si mise al lavoro sulla console della macchina. Tardis si attivò sotto gli occhi del giovane arista che si guardava attorno sempre più emozionato.

"Ecco fatto." disse il signore del tempo appena la nave smise di fare rumore "Ora dovete ascoltarmi bene, tutti e due."

I due ragazzi annuirono, la voce del Dottore era più seria che mai.

"È molto importante che voi vi fidiate di me, in qualsiasi caso, okay?" iniziò a dire "andremo là fuori e affronteremo gli angeli, ma voi dovete fare esattamente tutto ciò che vi dico io, chiaro? Ho un piano e sono convinto che funzionerà."

"Va bene, facciamolo allora." esclamò Julie con tono deciso.

"Facciamolo." concordò il giovane pittore.

I tre uscirono dalla macchina spazio-temporale con il Dottore alla guida del gruppo. Era mattina presto, molto presto, abbastanza da fare chiaro, ma non abbastanza perché le persone fossero già sveglie. Si erano incamminati verso la bottega, quando il signore del tempo si fermò.

"Sono qui." disse piano.

Julie si affrettò a girarsi per tenere d'occhio cosa succedeva alle loro spalle.

"Uno si trova davanti a me, Dottore." disse la ragazza quando vide la statua comparire in lontananza.

"Uno sta arrivando da quel vicolo laggiù!" esclamò Leonardo.

"E uno si trova qui." concluse il Dottore. "Continuate a fissarli!" ordinò "Non dovete sbattere gli occhi."

"Ed ora che si fa?" chiese Leonardo con la voce insicura.

"Esattamente tutto quello che ti dico." poi si rivolse agli angeli "Molto bene! So cosa volete!"

"Si stanno avvicinando!" strillò Julie.

"Ti ho detto di non sbattere gli occhi!"

"Ma è impossible non sbattere gli occhi!"

Le facce degli angeli erano cambiate, Julie vide che erano diventati come quella del museo, grottesche ed aggressive, con le mani che si protraevano verso di loro e con le unghie simili ad artigli.

"C'è una cosa che non riesco ancora a capire!" urlò loro il Dottore. "Chi vi manda? Gli angeli piangenti si sono davvero alleati con qualcuno? Chi ha elaborato questo piano? Voi ne avreste ricavato un sacco di energia da mangiare, uccidendo il famoso Leonardo Da Vinci, ma chi si è alleato con voi invece? Su avanti, ditemi, chi voleva me qui? Con chi state lavorando?

I volti degli angeli diventavano sempre più aggressivi, le statue si avvicinavano lentamente, ma sempre di più.

"Dottore..." sussurrò Julie.

"Quando ve lo dico, dovete chiudere gli occhi, chiaro?"

"Ma non è esattamente ciò che noi non dovremmo fare?" protestò Leonardo "Così moriremo!"

"Vi ho detto di fidarvi di me, ricordate?"

"Sì Dottore, ma..."

"Julie, fidati e basta."

"Speriamo in bene."

"Al mio tre dobbiamo chiudere gli occhi tutti insieme, è fondamentale, capito?"

"Sì."

"Leonardo?"

"Sì, ho capito."

"Okay, allora... Uno, due, tre!"

In quel momento tutti e tre chiusero gli occhi contemporaneamente.

In quel momento, il Dottore alzò il cacciavite sonico e lo attivò, puntandolo verso il cielo.

Successivamente, per alcuni minuti, regnò il silenzio più assoluto.

"Uh, ci siamo riusciti! Avevo paura che non sarei riuscito a portarvi qui tutti interi, metti che perdevo qualche arto per strada... Forza! Potete aprire gli occhi ora!"

"Ma cosa..." iniziò a dire Leonardo.

"Siamo nel Tardis..." concluse Julie.

"Proprio così!" rispose il signore del tempo con il suo solito tono giocoso "Ringraziate pure i miei 'giochi di luce', vero?" aggiunse sfoggiando il cacciavite sonico.

"Leonardo, stai bene?" chiese la ragazza.

"Tutto intero, grazie." rispose lui, poi si rivolse all'altro uomo "Dottore, e gli angeli?"

Ma il Dottore non si trovava più dentro la cabina blu.

I due ragazzi si affrettarono ad uscire per raggiungere il loro amico. Lo trovarono nel luogo del loro scontro precedente.

"Gli angeli non ci sono più." disse con tono tranquillo "Ci ho smaterializzato nel momento in cui si sono lanciati su di noi. Si sono toccati a vicenda e ora sono dispersi nello spazio in milioni di particelle. Non torneranno più."

"E quella cos'è?" chiese Leonardo indicando una scritta che era apparsa sul pavimento dove prima si trovavano loro tre.

"Quella è la risposta alla mia domanda."

La scritta diceva semplicemente:
Con Nessuno

"Tu lo sapevi, vero?" chiese Julie "Avevi pianificato tutto fin dall'inizio!"

"Sono il Dottore, che cosa ti aspetti?" poi si rivolse a Leonardo "Potrai dormire sonni tranquilli ora, non li vedrai mai più."

"Grazie, avevo decisamente bisogno di un Dottore, a quanto pare."

"Così sembra. Comunque sia, il nostro lavoro non è ancora finito. Dobbiamo andare più a fondo in questa storia."

"Quindi ve ne state già andando? Così, di punto in bianco?"

"Temo proprio di sì."

"Restate ancora un po', per favore." li pregò il ragazzo.

"Solo qualche ora." aggiunse Julie "Ti prego, Dottore."

Il signore del tempo sorrise.

Nelle due ore successive i tre si divertirono a chiacchierare e visitare la città.

"Leonardo diventerà l'artista che la storia descrive." affermò il Dottore mentre stavano per entrare nel Tardis "Starà bene, vedrai."

Julie annuì.

"Dottore! Julie! Aspettate un secondo!" la voce del ragazzo li chiamò da poco distante "Un'ultima cosa!"

"Che cosa succede?" chiese la ragazza.

"Ho fatto questo per voi." disse lui "Vorrei che lo teneste, come ricordo da parte mia." e così dicendo allungò una pagina di un quaderno all'amica, che lo prese e lo guardò.

"Wow, ma è bellissimo Leonardo!" commentò lei.

La pagina conteneva un disegno fatto a matita di lei e il Dottore ritratti mentre si parlavano sorridendo spensierati in mezzo alle strade della città di Firenze. In fondo alla pagina c'erano due righe che dicevano:

Per i miei carissimi amici: Julie e il Dottore

Firmato
Leonardo Da Vinci

"L'unico uomo capace di rappresentare le emozioni attraverso il disegno. Grazie, lo custodiremo con gelosia." concordò il signore del tempo.

"È scritto al contrario!" rise la ragazza

"Eh già, io sono mancino." sorrise lui, ma poi il sorriso cadde "Non vi rivedrò più, vero?"

"Credo proprio di no." confermò il Dottore.

"Mi dispiace, Leonardo. Mi mancherai."

"Mi mancherai anche tu, Julie."

"A proposito, abbiamo anche noi un regalo per te!" esclamò il signore del tempo.

"Ah sì? Ne abbiamo uno?"

"Proprio così. Angie! Vieni qui!" chiamò. Pochi secondi dopo, il cavallo che l'uomo aveva liberato durante lo scontro che avevano avuto con i due uomini, apparve da una vietta lì vicino "Questa è Angie." la presentò il Dottore "Per sdebitarsi di averla liberata ha accettato di stare al tuo fianco e di accompagnarti nei tuoi futuri viaggi. A patto che tu te ne prenda cura."

Gli occhi del ragazzo s'illuminarono.

"Lo farò, lo giuro." disse contento "Ne avrò la massima cura."

"Molto bene, tempo di ripartire, forza!" e con quelle parole il Dottore sparì nella cabina.

"State attenti là fuori, mi raccomando."

"Come sempre." sorrise Julie "Addio, Leonardo Da Vinci, non smettere mai di rimanere affascinato dal mondo."

"E tu non dimenticarmi."

"Mai."

E con un ultimo sorriso, la ragazza entrò nella cabina blu chiudendo le porte alle sue spalle.
Dopo pochi secondi il Tardis sparì sotto gli occhi sorridenti di un giovane artista.

"Andiamo, Angie." disse poi al cavallo "Abbiamo del lavoro da fare, devo finire questo quadro piuttosto grande che rappresenta l'annunciazione..."

"Ah, Leonardo Da Vinci. Un uomo geniale."

"Avremmo potuto portarlo con noi." disse Julie mentre riponeva con cura il disegno nel suo diario color verde acqua, dopo essere tornata nei suoi soliti vestiti.
Più tardi avrebbe aggiornato il diario con la nuova esperienza fatta.

"Non credo." mormorò il Dottore "Leonardo è stato un uomo troppo importante per la storia, le sue scoperte e i suoi studi hanno aperto la strada a molte discipline conosciute oggi. Leonardo da Vinci è ciò che viene considerato un punto fisso nel tempo."

"Pensi che il quadro agli Uffizi sia tornato normale?"

"Credo di sì. Tu devi averlo visto cambiare davanti ai tuoi occhi perché in quel momento la storia era appena stata riscritta. Si era creata una nuova versione degli eventi in quel preciso momento. Ma abbiamo corretto il paradosso ed ora tutto è tornato come doveva essere. La storia è salva."

Julie guardò il suo amico.

"Mi mancherà, però."

"Gli scritti lo descrivono come una persona di buon cuore a cui tutti quanti volevano bene. È stato un granduomo sotto tutti i sensi. Mancherà anche a me." quando vide lo sguardo malinconico sul volto della ragazza, il Dottore sbattè forte le mani tra loro "Noi abbiamo altro a cui pensare, dobbiamo capire chi ha scritto quella lettera."

"Da dove cominciamo?"

"Ho già una mezza id-"

Ma il signore del tempo venne interrotto da una forte scossa.

"Oh no! Sta succedendo di nuovo!" gridò Julie.

Dalla console del Tardis esplosero delle scintille.

"Non avevo impostato nessuna rotta!" urlò di rimando il Dottore mettendosi ai comandi "Si sta spostando perché qualcuno la sta forzando, ma ancora una volta, non riesco a rilevare nulla!"

Un altra scossa li fece cadere entrambi a terra.

"Tieniti Julie! Stiamo per ballare di nuovo!"

Ma questa volta Julie non ci riuscì, stava per raggiungere la ringhiera quando una terza scossa, più forte delle altre, li colpì. La ragazza perse l'equilibrio e venne sbalzata sia avanti che indietro, andando a sbattere forte la testa sul metallo lì vicino.

L'ultima cosa che sentì prima di svenire fu il Dottore che urlava il suo nome.

Julie non seppe dire dopo quanto tempo riaprì gli occhi.

Ma quando lo fece la prima cosa che vide fu il colore bianco. Lentamente, si mise a sedere, massaggiandosi la testa nel punto in cui era stata colpita.

"Ahi, che botta." mormorò "Meno male che non sta sanguinando."

Poi, si rese conto che qualcosa non andava. Non si trovava più nel Tardis. O meglio, sembrava il Tardis, ma era tutto diverso. Era più spoglio, con le pareti tutte bianche e la console esagonale grigia molto meno appariscente.

"Cosa è successo qui?" si chiese incredula.

Nel momento in cui si alzò però, di fronte a lei, esattamente dall'altra parte della console, un uomo apparve dal basso massaggiandosi anch'egli la testa dolorante. Era alto, con i capelli biondi ricci ed era vestito con gli abiti più strani che Julie avesse mai visto: portava un lungo cappotto colorato con tantissimi colori diversi sopra ad una specie di camicia con panciotto e dei pantaloni con le bratelle lunghi color senape a righe verticali.

"Chi sei tu?" chiese l'estraneo confuso appena la vide "Che cosa ci fai qui nel Tardis?"

"Chi sei tu, e cosa ci fai tu, qui nel Tardis!" rispose lei "Io posso benissimo stare qui... Anche se improvvisamente è tutto diverso da come me lo ricordavo..."

"Non credo proprio che tu possa stare qui." ribatté seccato l'uomo.

"Stammi bene a sentire. Il Tardis è del Dottore e io viaggio con il Dottore, ergo io posso stare qui."

"Ah, ma davvero?" chiese l'altro con tono di sfida e alzando le sopracciglia bionde.

"Sì, davvero. Ora dimmi, lui dov'è? Che cosa gli hai fatto?"

"Dov'è chi?"

"Il Dottore! Dov'è? Che cosa gli hai fatto?"

L'uomo misterioso sospirò e si prese i bordi del lungo cappotto tra le mani, tirandoli un po' per lisciarsi l'abito e poi alzò il mento con fierezza.

"Devo dire che su una cosa hai ragione, il Tardis è del Dottore."

"E su questo siamo d'accordo, vedo."

"Sì, ma il punto è, mia cara, che io sono il Dottore."

"Cosa?"

"E sono piuttosto sicuro di non averti mai vista prima."

"Cosa???"

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