Capitolo 37

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Capitolo trentasette

Jennifer's Pov

"Entra prima tu",dico davanti al portone.
"Jennifer non ha senso che entro prima io e poi te".
"Nemmeno tu hai un senso logico e pure sono con te davanti a casa tua".
"Entra Jennifer",dice esasperato.
"Non voglio entrare",mi lamento io
"Lo fai per farmi saltare i nervi o perché ti sta cominciando a piacere l'idea che devo portarti in spalla per farti camminare?",mi dice con un sorriso malizioso.
"Non farti strane idee Cliver".
"Avanti muoviti",mi riprende Josh.
"Eh va bene",rispondo frustata varcando la soglia.
"Perfortuna perché non avrei sopportato di portarti ancora,sei un sacco di segatura,con la differenza che urli e ti muovi".

Lo fulmino con lo sguardo ma sembra non interessarli perché comincia a ridere.
Entriamo in salotto ma non si vede nessuno in giro.

"L'unica cosa positiva del fatto che sono a casa tua è che se mio padre deciderà di uccidermi avrò dei testimoni",biascico io.
"Oh io dirò di non aver visto niente",mi deride Josh procurandosi un colpetto sulla spalla.

Ci addentriamo ancora finché non sentiamo delle voci femminili provenire dalla cucina.

"Oh ciao ragazzi",ci saluta una Margaret sorridente,"Jennifer tutto bene?".

Non faccio in tempo a rispondere che sento qualcosa di pesante sulla gamba che mi distrae. Mi abbasso e trovo Chloe aggrappata come una scimmia alla mia gamba sinistra.

"Ehi Chloe",la saluto togliendola dalla mia gamba e abbracciandola,"Come stai oggi?".

Mi fa vedere il pollice in su sorridendo. A volte mi scordo che Chloe non parla e mi si stringe leggermente il cuore ogni volta.

"Meredith non è con voi?",chiede Margaret.
"No aveva lezione fino a tardi oggi",le risponde Josh.
"Capisco",annuisce Margaret riprendendosi Chloe,"Credo vi stiano aspettando nel ufficio di tuo padre".
"Hai letto anche tu l'articolo?",le chiedo nervosa.
"Si",e ride.
"Sono solo menzogne",mi affretto a dire,"Non c'è niente di vero,cioè non del tutto,ma la maggior parte sono sciocchezze".

Voglio essere sicura che capisca. Ho notato che questa donna ha una capacità di fraintendere enorme. Sposta lo sguardo tra me e Josh e poi si sofferma sul cappellino che in testa. Maledizione!

"Ma certo",mi risponde in tono sarcastico,"Se lo dici tu".

Ecco,lo sapevo.

"Dai andiamo in ufficio",mi dice Josh abbastanza scocciato.
"Aspetta un attimo",lo richiama Margaret,"Devo andare a stendere i panni ci metto un secondo,puoi prendere Chloe e legarle i capelli? Sai per lo sfogo nel collo".

Josh annuisce e prende Chloe in braccio mentre lei si dimena.
Li seguo in salotto anche se non ho la minima idea di che cosa Margaret stesse parlando.

"Ma cosa succede?",chiedo quando vedo Chloe che continua a dimenarsi.
"Le è venuto uno sfogo al collo,niente di grave,solo che quando tiene i capelli sciolti le si attaccano al collo,suda e comincia a grattarsi".
"Ah e per questo gli e li devi legare?".
"Si ma lei odia legarsi i capelli e sono due giorni che ci lancia battaglia",si lamenta cercando di fermare Chloe dallo scalciare,"Ha anche nascosto tutti gli elastici stamattina".

Rido per quanto questa bambina possa essere furba e il fratello cosi tonto.

"Non ridere",mi rimprovera Josh mentre tira fuori due elastici da un cassetto. Gli occhi di Chloe si spalancano e corre dietro al divano.
"Chloe non cominciare",la sgrida Josh ma continua a stare dietro al divano.

Josh cammina lento per andare dietro al divano e a ogni passo che lui fa in avanti lei ne fa uno indietro. Fa un passo svelto e si lancia su di lei,ma con un'urletto comincia a correre e lo schiva per poco mettendosi dietro di me. Come posso non ridere davanti a Josh che viene sconfitto da una bambina e due elastici?

"Metterti dietro a Jennifer non risolverà le cose",la ammonisce ma lei si nasconde ancora di più,facendoli la linguaccia.

Ho passato poco tempo con Chloe,ma in quel poco tempo,ho capito di aver molto in comune con lei. Ci assomigliamo in molti aspetti,ci comportiamo nello stesso modo quando qualcuno vuole imporci qualcosa. Mi ricordo che da piccola più mi imponevano di fare una cosa più io mi rifiutavo di farla,non che ora sia cambiato molto.
In un periodo in cui stavo male,dovevo mangiare la zuppa di carote,ma continuavo a rifiutarla impassibile. Avrei preferito mangiare dei chiodi quindi mia madre decise che per farmela mangiare doveva rigirare la frittata.

'Non importa se non vuoi mangiarla,la mangiero' io, è davvero buonissimà mi disse.

La guardai mentre annuiva felice a ogni cucchiaiata e all'improvviso quella zuppa mi sembrò buonissima.
Il giorno dopo mi disse che anche la mia bambola aveva mangiato la mia zuppa e cominciai a piangere perché la volevo anche io. Mia mamma era una donna astuta e io una bambina ingenua al tempo,ma rido dentro di me al ricordo piacevole.

"Hai ragione Chloe",le dico guadagnandomi un'occhiataccia da Josh,"Nemmeno a me piacciono le code,non farla".

Josh si acciglia ancora di più mentre una Chloe sorridente si metta davanti alle mie gambe.

"Jennifer ma cosa stai dicendo? Ha uno sfogo".
"E quindi? Se non vuole far la coda non la fa,non vuoi vero?",le chiedo e lei scuote la testa.
"Non ti piacciono le code vero?",scuote ancora la testa.

Osservo Chloe dall'alto per poi trascinarla sul divano.

"Nemmeno a me piacciono le code".
"Ma se te hai sempre...",comincia Josh ma lo interrompo con uno sguardo.
"Dicevo...",ricomincio posando la mia attenzione su Chloe,"Che nemmeno a me piacciono le code. Devono tirarmi i capelli,spazzolarli,tirare forte con l'elastico o anche con le spille. Ah no,no,no".

Chloe scuote forte la testa come per imitare il mio 'no,no,no' mentre Josh continua a guardarmi confuso.

"Però mia piacciono le treccie. Guarda questa l'ho fatto io",le dico indicando,"Ti piace?".

Fa una piccola smorfia ma non ne sembra completamente disgusta.

"Oh io adoro le trecce,sono lunghe,belle,morbide e sono anche facili da fare",le sorrido, "Prendo tre ciocche dei miei capelli e li intreccio tutti,come un labirinto. Non mi faccio nemmeno male perche l'elastico lo lego alla fine,vedi?".

Accarezza l'elastico e sembra sempre più interessata alla mia treccia.

"Beh...",dico mettendola in piedi mentre io mi alzo dal divano,"Peccato che non ti piacciono le trecce,una volta credo di aver visto una fata con una treccia".

Faccio un cenno a Josh di andarcene anche se lui non si muove ma sento la manina di Chloe tirarmi l'orlo del cardigan. Lo sapevo.

"Si?",le chiedo sorridente.

Corre verso il cassetto degli elastici e ne tira fuori uno nero. Torna verso di me,mostrandomelo e indicando la mia treccia.

"Vuoi una treccia?",annuisce.
"Bene, ma gli elastici neri no dai,sono tristi,non ne hai altri?",le chiedo con entusiasmo,forse un po' troppo visto che stiamo solo per fare una treccia,ma sembra contenta.

Chloe alza le spalle in segno che non ne ha idea,allora mi avvicino al cassetto cominciando a frugare fra i numerosi elastici e ne tiro fuori uno giallo con una margherita di plastica sopra.

"Questo è più bello non credi",domando alla piccola mentre Josh mi osserva attentamente ma meno accigliato di prima.

Chloe lo prende tra le mani osservandolo,come se fosse l'elastico più bello del mondo, mi intenerisce come può sembrare tutto stupendo agli occhi di un bambino. Vorrei avere la visuale di Chloe per un giorno per poter osservare il mondo dal suo punto di vista. Ma poi mi ricordo che Chloe non è come le altre bambine e che nella sua vita,anche se breve,non ha vissuto in mezzo a rose,arcobaleni e fiori,quindi forse la sua visuale del mondo non è cosi meravigliosa come penso. Sono sempre più certa di assomigliare molto alla piccolina.
I miei occhi diventano tristi per un'attimo ma mi riprendo subito quando vedo Chloe aspettarmi con in mano l'elastico.
Comincio a intrecciare i suoi capelli ramati e castani,come quelli di Josh. Sono morbidi e lisci,chissà se anche quelli di Josh sono cosi. Scaccio subito quel pensiero e finisco la treccia legandogliela alla fine. È davvero bellissima.

"Ti piace?",le domando contenta.

Chloe corre dall'altra parte del salotto per specchiarsi ma non riesce ad arrivare lo specchio. Sto per aiutarla ma Josh mi precede camminandole incontro e alzandola leggermente davanti allo specchio. Mi guarda accennando un sorriso quando nota che la treccia è solo da un lato,lasciando scoperto lo sfogo,in modo che non venga toccato. Finalmente ci èarrivato!
Chloe si indica e poi alza il pollice davanti allo specchio.

"Stai benissimo,ora vai dalla mamma",le dice schioccandole un rumoroso bacio fra i capelli.

Una scena che ho già visto,lo fa spesso anche con Meredith,deve amarle davvero tanto.
Chloe ride sonoramente per poi avviarsi verso sua madre. La guardiamo andare via finché non sparisce dalla nostra visuale e noto lo sguardo dubbiodo di Josh.

"La vedi?",mi chiede Josh ma non riesco a capire.
"Ehm si che la vedo",rispondo confusa.
"Riformulo la domanda. La senti?",mi richiede e ora capisco.
"Si. L'ho sentita",rispondo cercando di non far trasparire troppa tristezza.
"Lei ride,piange,urla,fa grugniti. Le sue corde vocali sono perfettamente apposto,non riesco a capire perché non parla".

Vorrei poter confortarlo in questo momento,perché so cosa vuol dire vedere una persona a te cara non vivere al massimo,mi ricordo di quando la luce negli occhi di mio padre si era spenta. Delle bottiglie di vino che diminuivano in dispensa e del letto intatto,segno che non dormiva.
Anche Meredith aveva il suo stesso sguardo e vorrei poter dire loro che un giorno parlerà e che andrà tutto bene,ma non posso farlo. Non ne sono certa e non voglio dare false speranze,io ne ho avute fin troppe e le false speranze aumentano solo il tuo dolore finale.

"Forza andiamo,ci staranno aspettando",mi dice Josh lasciando perdere l'argomento su sua sorella minore.

La casa di Josh è davvero molto bella,non è moderna, è molto più rustica della mia,mi piace di più. Chissà camera sua com'è.
Perché pensi a camera sua?
Era troppo buio l'ultima volta e non sono riuscita a vedere niente. Sono solo curiosa,si può capire molto solo guardando la camera di qualcuno.

"È l'ultima porta a destra",mi distrae Josh.

Bussiamo alla porta e entriamo dentro alla stanza. L'uffico assomiglia molto a quello di mio pardre,lunica differenza è che è leggermente più piccolo e ci sono più foto. Credo sia normale avere un'ufficio tappezzato di foto avendo una famiglia abbastanza numerosa. Sono solo in cinque,ma essendo sola con mio padre da tantissimi anni,per me sono molti.
Mio padre e il padre di Josh, Daniel mi sembra di ricordare si chiami,fermano la conversazione vedendoci entrare e mi scoccia davvero rivedere mio padre,dopo tanti giorni,in questa situazione.
Me l'avrà ripetuto un miliardo di volte: "Jennifer,ad eventi del genere le persone sparlano anche se impugni male la forchetta,stai attenta" "Jennifer stai dritta" "Non puoi ordinare un hamburger" "Jennifer sii educata,saluta tutti,sorridi"

Vorrei strapparmi i capelli solo a ricordarmele certe raccomandazioni,odio quella gente e odio quell'ambiente.
Se mio padre si arrabbiava quando sbuffavo per mezzo secondo davanti agli altri figuriamoci cosa mi dirà ora che ho lanciato un drink addosso a Susan Flan.

"Jennifer", mi sorride Daniel.
"Signor Cliver".

Con il padre di Josh è tutta un'altra storia,non riesco ad avere una conversazione leggera come con Margaret. Mi mette un po' in soggezione quest'uomo e continuo a ricordare il rancore che Josh porta verso di lui. Anche se non si nota,io vedo il leggero cambiamento che assume Josh in presenza di suo padre,come se si stesse trattenendo.
Chissà se ci sono anche foto di Kevin qui.

"Sedetevi",ci fa accomodare Daniel.

Mio padre ci osserva e continua a non proferire la parola,è davvero cosi arrabbiato?
Josh sembra al massimo del relax e la cosa mi da ancora più fastidio.

"Allora",comincia Daniel,"Sono sicuro che sapete perché vi abbiamo chiamato qui".
"L'articolo",rispondo io schietta.
"Esatto. Vedete dopo che gli articoli vengono pubblicati c'è poco da fare,ormai le persone li leggono quindi...",ma Daniel viene interrotto subito da mio padre.
"Perché eri a quella festa?",domanda con tono piatto.

Non lo vedo da cinque giorni e ha da dirmi solo questo?

"Oh ma ciao anche te,si io sto bene grazie",rispondo ironica.
"Non ho voglia del tuo sarcasmo!",dice con tono severo,"Perché eri li? Non sei mai voluta venire a questi avvenimenti e ora ci vai addiritura senza di me?".

Sto per rispondere ma una voce mi precede.

"È colpa mia",mio padre gira il volto verso Josh squadrandolo con occhi di ghiaccio. È inquietante ma Josh non ne sembra intimorito,"Le ho chiesto io di venire alla festa,mi ha solo fatto un favore",conclude non distogliendo lo sguardo.
"E poi anche se fosse? Sono anni che mi preghi di farmi vedere a questi eventi più spesso e ora ti lamenti?",il tono mi esce più acido di quello che credessi.
"Si mi lamento perché hai combinato un casino!",aumenta il tono di voce,"Mi lamento perché hai messo su un teatrino che potevi benissimo evitare".
"Potevo benissimo evitare? Non ho cominciato io!".
"Non siamo all'asilo Jennifer non importa chi comincia".
"Beh questo dovresti dirlo a Susan Flan,non a me",ribatto io

Il silenzio cala per qualche attimo mentre i miei occhi verdi fanno battaglia con gli occhi oceanici di mio padre.

"Calmiamoci",dice Daniel,"Sono sicuro che a Jennifer dispiaccia che...",ma viene interrotto una seconda volta,da me questo giro.
"No non mi dispiace",rispondo secca.

Josh mi da una gomitata intimandomi di star zitta e lasciar fare a suo padre.
No,non lo faccio e non rimarrò qui ad ascoltare lui che dice che io sono pentita. Non sono pentita,non sono pentita per niente di quello che ha fatto,Susan se lo meritava in pieno.

"Certo che non ti dispiace",ribatte mio padre,"Forse sei andata solo per quello".
"Cosa?",non parla seriamente,"Sul serio?".
"Hai sempre odiato questi eventi,sei andata per farmi un dispetto? Volevi farmi capire che non ti trascinerò mai più a un evento del genere?".
"Ma si può sapere di cosa stai parlando? È questo quello di cui ti importa? La figura delle tue aziende? Il fatto che la figlia di John Milton si sia comportata in quel modo? Avrei dovuto immaginarlo",sentenzio io.
"Jennifer!",urla mio padre,"Hai deriso Susan Flan! Suo marito sarebbe potuto essere un mio potenziale cliente ma tu hai voluto fare di testa tua! Devi sempre fare di testa tua!".
"Lei ha preso in giro la mamma!",Urlo tanto quanto lui,"Ti rendi conto? Ha deriso la morte di mia madre!".

Si acciglia un po' alle mie parole ma si riprende subito anche se con un tono poco più basso.

"Avresti semplicemente dovuto lasciar perdere! Non capisco perché hai dovuto reagire in quel modo?".
"Mi prendi in giro vero? Stai scherzando spero! Cosa non ti è chiaro della frase 'ha deriso la morte di mia madre?' Tua moglie! Te ne ricordi vero?".
"Certo che mi ricordo Jennifer non parlarmi con quel tono".
"Beh a volte sembra che te ne scordi visto che sembra che quella in torto sono io".
"Infatti è colpa tua".

Rido amaramente per la sua affermazione. Assurdo come possa prendersela con me nonostante la colpa non sia stata mia. L'immagine prima di tutto,scusate!
Il fatto che Josh e suo padre stiano assistendo a questa scena pietosa,mi da sui nervi,quindi decido di andarmene.

"Non ho intenzione di rimanere qui ad ascoltare tu che mi dai torto per una cosa di cui non ho colpa,sono altre le persone con cui devi prendertela",mi alzo.
"Non azzardarti ad andarte",si alza sbattendo i palmi della mano sulla scrivania facendomi sobbalzare. Poi sarei io quella che da spettacolo?
"Io me ne vado invece!",metto la mano sulla maniglia.
"Non puoi fare cosi. Sei mia figlia e hai delle responsabilità verso l'azienda e anche verso di me".

Questo è davvero troppo,sovrasta troppo la mia pazienza!

"Ah è questo il problema? Tu sei completamente fuori di testa",mi giro di nuovo verso mio padre e lo vedo aprir bocca,"E no! Non provare a non dire di usare questo tono con te! Uso il tono che voglio perché sono stata umiliata completamente da una donna stupida senza che nemmeno mi conoscesse!".

Vedo mio padre zittirsi come se non sapesse come ribattere mentre Daniel e Josh rimangono in un rigoroso silenzio.

"Non mi vedi da giorni e l'unica cosa che fai è urlarmi contro. Per cosa poi? Per essermi difesa dalla derisione della morte di mia madre? Cosa dovevo fare dopo che una donna sale su un palchetto dicendo che mia madre era una donna senza valori e che forse è meglio che sia morta? Mi hai sentita bene vero? Ha detto che è meglio che sia morta! Come avrei dovuto reagire? Avrei dovuto stringerle la mano e fare una foto con lei? Forse questo è quello che avresti fatto tu pur di non oscurare la tua immagine".
"Avanti Jennifer calmati",dice Josh con un tono tutt'altro che autoritario.
"Stanne fuori tu!",gli dico forse con troppa cattiveria.
"Non puoi dire una cosa del genere!",mi rimprovera mio padre arrabbiato.
"Non posso? Si che posso,dopo sabato sera io posso tutto! Non sai quello che ho passato,tu non eri presente,non eri li a vedere come quella donna prendeva in giro la donna più importante della mia vita. Non eri li quando tutte le mie certezze e le mie sforze si sfracellavano davanti alle sue parole e davanti a tutte quelle persone,non eri presente quando sono scappata in preda alla disperazione e nonostante tutto ho avuto il coraggio di tornare e dentro e riaffrontarla. L'ho affrontata con la sua stessa medicina e la cosa più orribile di tutte è che persino quando la situazione si era ribalta e fosse Susan quella in balia delle mie parole dure,io mi sentivo male comunque! Mi sentivo male in quel palchetto nel ricordare mia madre ma a te non importa! Non ti importa di niente,non ti importa se ho avuto la decenza di difendere la morte di mia madre fregandomene degli altri! Con quale coraggio vieni da me e mi urli contro? Saresti dovuto tornare quella stessa sera per vedere se stavo bene,saresti dovuto andare da Susan a dirgliene quattro perché ha reso ridicola me e tua moglie. Ora non dovrei essere in questo ufficio a spiegarti le mie motivazioni, ma dovrei essere a casa spiegarti per filo e per segno com'è andata la serata mentre tu ti arrabbi con Susan! Hai capito? Con Susan non con me! Ho fatto bene e non sono l'unica a pensarlo", continuo a sbraitare indicando l'articolo ,"Ho fatto bene e non me ne pento per niente,ma tu continui a non capire perché non eri li e continui a non esserci nonostante ora tu sia davanti a me perché sei un codardo! Perché ti stai lamentando del comportamento che ho avuto invece di difendermi,invece di difendere mia madre!".

Sento le vene pulsarmi forte ed è come se il sangue scorresse più velocemente dentro al mio corpo. La stanza gira leggermente per lo sforzo che ho fatto nell'urlare senza abbassare mai la voce. Mi sento la faccia calda dalla rabbia che ho accumulato e la mia mano è completamente sudata per aver stretto cosi forte la maniglia della porta. Daniel mi guarda senza espressione mentre Josh fissa il pavimento. Ho di nuovo sbraitato davanti a lui e la cosa si è già ripetuta una volta.

"Tu le hai lanciato un drink addosso",ripete mio padre ad alta voce.
"Anche la mamma lo aveva fatto!".
"Tu non sei tua madre e mai lo sarai!",mi sbraita contro.

Lascio la mano della maniglia cadere leggermente sul mio fianco mentre Josh spalanca gli occhi alle sue parole e Daniel si alza mettendo una mano sulla spalla di mio padre. Come per intimargli di calmarsi e che ha esagerato. Si,ha esagerato.

Sento qualcosa dentro di me rompersi,non so cosa sia,ma è come se avessi avuto un vetro di protezione che si è appena rotto e ora i suoi cocci mi stanno graffiando lentamente mentre osservo il ghiaccio di mio padre guardarmi.

"Già. Forse è questo il problema,non posso sostituirla...".

Faccio un sorriso amaro,non uno vero ,non un sorriso felice.
Un sorriso senza gioia,senza sentimento,senza emozioni. Semplicemente le mie labbra che si curvano leggermente creando un sorriso falso che mi impedisca di piangere. Me ne vado dalla stanza per evitare di piangere davanti a loro,non piangerò qui,non davanti a loro forse stasera. Da sola. Come sempre.

****

Sono seduta in questa panchina del parchetto da non so quanto tempo ormai. Probabilmente comincia a essere tardi,visto che la brezza del vento è leggermente più fredda e gli ultimi bambini rimasti cominciano ad andarsene. Chissà perché Chloe non viene mai qua, è un bel parco ed è vicino a casa sua.

Il telefono mi distrae dai miei pensieri. È Josh che mi richiama per la cinquantesima volta da quando me ne sono andata,forse è ora che rispondo.

"Cosa vuoi?",rispondo con tono piatto.

Non dovrei prendermela con lui lo so,ma ora come ora non mi va di parlare con nessuno,figuriamoci lui.

"Dove diavolo sei?",urla lui.
"Cosa hai da urlare?",chiedo stranamente calma.
"È un'ora che ti cerco,un'ora che ti chiamo!",continua a urlare lui

È davvero un'ora che sono seduta su questa panchina? Non me ne sono nemmeno accorta,ero troppo avvolta dai miei pensieri,per rendermene conto.
E poi questo posto è abbastanza rilassante.

"Jennifer",mi richiama Josh sempre urlando.

Sono sicura che il mio timpano tra un po' cedera,ma non ho nemmeno la forza di urlare,sono solo troppo stanca. Lo ero già stamattina,quando ho evitato la discussione con Josh,figuriamoci dopo la litigata con mio padre.

"Smettila di urlare,mi fracassi l'orecchio",rispondo con lo stesso tono di prima.
"Dove sei?".
"In giro",dico mentre un bambino urla all'altro di passargli il pallone.
"In giro dove?",lo sento sospirare per non ricominciare ad urlare.
"Dovresti davvero fare un corso di gestione della rabbia".
"Non è il momento delle stronzate",mi dice severo.

"Oh fidati non è una stronzata".

Lo penso seriamente che lui debba andare a fare un corso di gestione della rabbia. Josh cambia completamente,sembra diventare un'altra persona. Quel poco di pupille che si riesce a intravedere di solito,scompaiono nel abisso nero dei suoi occhi,accecati dalla rabbia. Il suo respiro diventa cosi forte e affannoso che si riesce a percepire anche standoli lontano mentre le sue nocche diventano bianche cadaveriche. La mascella si contrae da un lato e la sua bocca rilascia parole precise e crudeli,come se fossero pianificate attentamente,ma in realtà sono dette a caso annebbiate dalla sua rabbia. Non è più Josh,un'altra persona molto più oscura si impossessa di lui,prendendo il suo posto.

Riesco a descrivere bene questo suo lato perché purtroppo l'ho potuto conoscere più volte.

"Dimmi solo dove sei",un bambino esulta per aver fatto goal,"Ma cos'è questo chiasso? Sono bambini?".
"Io vado Josh",e riattacco senza darli il tempo di rispondere.

Non ho voglia di andare a casa,ma so che prima o poi dovrò farlo,resterò qui solo un'altro po'. Avvolta nel mio cardigan su questa panchina del parco mentre il vento accarezza la mia faccia.
Dopo un po' che osservo il cielo diventare leggermente più scuro e il freddo aumentare,decido che forse è il momento di andare,visto che nel parco non c'è più nessuno. Nessun bambino che gioca,nessun anziano che osserva il panorama,niente più coppie distese sul prato o mamme che intrapendono conversazioni con altre mamme mentre guardano contente i loro figli. Non c'è più nessuno,solo io.
Mi alzo dalla panchina sfregandomi un po' le coscie per il freddo e sento una forte presa alla mia spalla. D'istinto mi giro portandomi il pugno dall'altra parte,in modo da colpire chiunque sia, ma il mio braccio viene subito fermato dalla sua presa. Josh.

"Mi hai fatto prendere uno spavento",lo rimprovero.
"Ma se sei tu quella che stava per picchiarmi",scherza.
"Pensavo fosse qualcun'altro",mi giustifico,"Ma ciò non vuol dire che potrei tirare un pugno anche a te".
"Beh ora sono sicuro che se qualcuno provasse a rapirti sapresti difenderti",mi deride Josh abbassando il mio braccio sul mio fianco.

Sbuffo sonoramente incamminandomi in mezzo al parco lasciando Josh alle mie spalle,ma ci mette pochissimo a raggiungermi.

"Come hai fatto a trovarmi?",chiedo infastidita.
"Ho fatto due più due".
"Cioè?".

"Dopo che sei uscita dall'ufficio,meno di un minuto dopo ti ho seguita ma non c'eri già più,se fossi andata lontato ti avrei vista camminare oppure seduta alla fermata ma visto che nel giro di pochissimo eri scomparsa ho dedotto che eri solo qua nelle vicinanze. Poi hai risposto al cellulare,ho sentito i rumori dei bambini e ho pensato fossi qua. E avevo ragione",conclude fiero del suo ragionamento.

Quando fa questi ragionamenti mi chiedo sempre se sia lo stesso Josh che a mensa ci mette trenta minuti per aprire la plastica del suo panino.

"Va bene Scherlock Holmes ora puoi andare",dico non curante.
"Non ho vagato invano per un'ora per andarmene".
"E cosa sei venuto a fare?",chiedo fermandomi in mezzo al parco.

Mi guarda un'attimo mentre io stringo le mie braccia per ripararmi dal freddo.
In silenzio si toglie il suo giubotto e me lo porge ma io lo rifiuto scuotendo la testa.

"Avanti Jennifer stai morendo di freddo",mi rimprovera.
"Ah adesso sai anche se ho freddo o meno? Oltre a essere uno Sherlock sei anche un sensitivo,mi stupisci ogni giorno di più Cliver".

Josh non proferisce parola alla mia frecciatina e con sguardo impassibile si avvicina a me.
Vorrei indietreggiare ma mi sento inchiodata sull'erba. Incatenata dal suo sguardo.
Mi sento come un mese fa,su quel muretto,incapace di intendere o volere. Incapace di muovermi,incapace di fare qualsiasi cosa.
Ora Josh è vicino a me e io suoi occhi si spostano sul mio collo,proprio il punto in cui alla cena al ristorante aveva lasciato un succhiotto. Alza la mano e tocca leggermente il mio collo,sfiorandolo senza troppa pressione.

"Vedi? Hai i brividi,vuol dire che hai freddo".

Sono sicura che quei brividi siano arrivati al tocco della sua mano e non per colpa del freddo.
Vorrei prendere a frustate il mio corpo quando reagisce cosi al tocco di Josh ma pur di non farlo avvicinare maggiormente,prendo la sua giacca strappandola dalla sua presa e me la metto. Forse cosi si deciderà di starmi lontano.
Riprendiamo a camminare ma subito Josh riprende parola.

"Sono venuto a vedere come stavi",rido per la sua risposta.
"Ma come? Vieni al parchetto per vedere come sto? E io che credevo che ti saresti presentato a casa mia all'una di notte. Avevo già messo la sveglia",lo prendo in giro.
"Molto divertente davvero",ride anche lui ,"E comunque no,non verrei,dopo finiremmo per dormire insieme di nuovo".

Divento rossa per il suo commento e cerco di nascondermi con la treccia il più possibile.
Una fascia di ricordi percorre velocemente la mia mente. Josh al cancello,il panino,il letto,il suo abbraccio,il suo torso,io che tocco i suoi tatuaggi,la litigata mattutina,la colazione,le prune secche, Anny.

"Non sopporterei un'altro pigiama coi pulcini",il rossore scompare e mi giro per tirarli un pugno sul braccio.
"Smettila il mio pigiama è bellissimo. Non sai apprezzare".
"Ma certo,quanti anni hai già? Otto?",mi prende ancora in giro.

"Diciotto deficiente!".

La tensione che avevo addosso si è leggermenta dissolta ma so che lui vuole parlare di quello che è successo.

"Mio padre è andato a casa?",chiedo riprendendo a camminare.
"Non so. Te l'ho detto sono uscito quasi subito dopo che te ne sei andata".
"Capisco".
"Sembrava addolorato Jennifer".

Le sue parole creano un po' di scompiglio in me. Quello che ha detto mio padre mi ha ferita davvero ma io so che lui mi vuole bene,solo non capisco perché ha detto cosi.

"Può essere",biascico io.
"No senza può essere",dice Josh,"Lo era".
"Poteva pensarci prima",sentenzio io con tono cattivo.
"Quando le persone sono arrabbiate dicono le cose senza pensarci,fidati,io lo so bene".
"Non è una giustificazione",mi fermo guardandolo negli occhi,"A volte essendo arrabbiati si dice la verità,frasi che da calmi non si riuscirebbero mai a dire,un po' come quando si è ubriachi. Altre volte invece escono frasi crudeli,rabbiose,cattive solo allo scopo di ferire chi hai davanti,poi te ne penti subito dopo,ma ciò non vuol dire che chi hai ferito sia disposto a perdonare".

So che Josh si sente un po' a disagio nell'affrontare questo tipo di discorso,visto che lui si ritrova spesso in questi panni.

"Però se sai che non le pensa davvero si può sempre perdonare".

"Ti sbagli. Si deve imparare a pensare prima di parlare,il filo che collega bocca e cervello viene bruciato dalla rabbia e si dicono cose senza rifletterci. Ma quelle cose fanno male,male davvero e non si può continuare a perdonare. Può succedere una volta,due volte,tre,quattro ma la persona prima o poi scoppia. Solo perché una persona è disposta a perdonare non significa che puoi continuare a ferirla sapendo che tanto tornerà da te,perché quella persona prima o poi se ne va. Non sto dicendo che non perdonerò mio padre,perché so che non voleva ferirmi,lo conosco abbastanza per esserne sicura. Sto solo dicendo che quando si ferisce qualcuno con le parole,le parole rimangono impresse nella mente non se ne vanno.
Come quando ti fai male con qualcosa,il dolore passa ma la cicatrice resta. Le parole fanno più male del dolore fisico,sono pericolose".

I miei occhi verdi lo guardano attentamente e so che immagina se stesso in mezzo alle mie parole.

"Capisco",dice quasi in un sussurro.

Continuiamo a camminare per il parco e da lontano riesco a intravedere qualche macchina. Segno che siamo vicino alla strada ma Josh ricomincia a parlare.

"Tu ecco mm...",balbetta lui,"Sai che quelle cose non le pensavo vero?".

Si riferisce probabilmente alla sfuriata per Caroline,alla conversazione in biblioteca con Melissa o alla mattinata da me in cucina con Anny.

"Lo so",lo rassicuro con un mezzo sorriso.

Il senso di colpa è un'altro elemento distruttivo del genere umano. Ti logora dentro e non riesci a scacciarlo via. Essere pentiti per qualcosa fa davvero male e sapere che con le tue azioni hai ferito qualcuno a cui magari tieni e anche peggio. Ma il mio discorso non era riferito solo a mio padre,volevo far arrivare una sorta di messaggio anche a Josh e so che l'ha ricevuto in pieno.

"C'è stato un periodo che venivo spesso in questo parco,mi ricordo davvero poco, perché ero molto piccolo. Più piccolo di Chloe,credo sei anni o qualcosa del genere",dice ad un tratto.
"Davvero?",chiedo cercando di immagire un piccolo Josh che corre per il parco.

Lo guardo con i capelli scompigliati per il vento,le mani grandi,il corpo robusto e le spalle larghe. E proprio non ci riesco.

"Si venivo qui praticamente tutti i giorni",dice sorridente.
"Con le tue conquiste delle elementari?",lo derido io.
"No con mio fratello".

Stupida idiota cretina di una Jennifer!

"Deve essere un bel ricordo".

Ma complimenti,oltre ad aver fatto una figura pessima ora lo porti sul viale dei ricordi.

Non sapevo cosa dire,non so cosa dire,aiutami!
Eh no adesso,te ne esci fuori da sola.
Bastarda di una coscienza!

"Si lo è",sorride,perfortuna non sembra a disagio,"Mi piaceva venire qui con lui, era molto più grande di me,mi sentivo,non so...protetto? Volevo essere come lui da grande".
"Beh forse lo diventerai".
"Nel senso che andrò a finire in prigione?",mi chiede con uno sguardo divertito ma malinconico.

Diamine! Me ne ero scordata,sto collezionando una figuraccia dopo l'altra. Ho sentito una volta sola parlare di suo fratello e non ho la minima idea di che persona sia.

"Nono",mi scuso velocemente io,"Non volevo dire questo".
"Tranquilla",ride Josh della mia impacciatezza,"In realtà è cominciato tutto molto prima dei miei quindici anni,molto prima di Caroline".

Mi piace il fatto che ora Josh abbia meno problemi a parlare di questo suo periodo della vita. Mi piace sopratutto il fatto che nel nominare Caroline non si sia agitato più di tanto,si è limitato a stringere leggermente il pugno per poi rilasciarlo subito dopo.

"In che senso?",chiedo.

Sono sempre stata curiosa riguardo a questo suo periodo della vita e anche se ormai siamo arrivati in strada,voglio ascoltare cosa ha da dirmi.

"Kevin era il primogenito maschio,quindi mio padre ci teneva particolarmente a seguirlo,per poi addentrarlo nel mondo del business. Mio padre ha sempre voluto che dopo prendesse lui le redini e fin da piccolo cercava di portarlo su quella strada,verso l'azienda di famiglia".
"E Kevin non voleva?",domando io.
"All'inizio quando era più giovane si lasciava trasportare da mio padre ma non era quella la sua strada e lui lo sapeva,ma quando ha provato ad obbiettarsi mio padre praticamente gli e lo vietò dicendo che quello era il suo compito e doveva rispettarlo. Se ne andò di casa molto giovane,non sopportando di rimanere a vivere li. Mia madre mi raccontò che all'inizio si vedevano al di fuori di casa,in un bar o cose del genere,ma che spesso scompariva per svariato tempo"

Rimango ad ascoltare attentamente Josh mentre osservo le sue labbre pronunciare i suoi ricordi tanto dolorosi.

"E dove andava? Cioè, cosa faceva quando spariva?".
"Non lo sapevo a quel tempo e continuo a non saperlo ora,nemmeno mia madre lo sa,forse mio padre,ma non ne sono sicuro. Sta di fatto che anche se se ne andava lui tornava sempre e quando mia madre rimase incinta di me,non troppo tempo dopo,lui cominciò a tornare a casa per trovarla,non volendo affaticarla nel uscire o camminare troppo. Mia madre mi ha sempre detto che lui era davvero contento della sua gravidanza,che gli brillavano gli occhi tutte le volte che guardava la sua pancia crescere sempre di piu,era in sala parto quando sono nato e c'è stato anche mentre crescevo fino ad un certo punto. Lui era mio fratello e io lo adoravo".
"Non ho idea di come possa essere l'amore per un fratello o per una sorella,ma sono sicura che sia un sentimento molto forte".
"Oh si lo è,non si è legati solo dall'amore,ma dal sangue. Nonostante fossi nato io e lui cominciasse a farsi vedere un po' di più a casa le litigate con mio padre continuavano insistentemente. Lui provava a convincerlo a tornare ma lui continuava a rifiutarsi".
"Voleva che facesse parte dell'azienda?",chiedo io.
"Si ma c'è stato un punto in cui mio padre si era arreso all'idea di vederlo lavorare con lui e ha cominicato a chiederli semplicemente di tornare a vivere sotto lo stesso tetto,ma lui si rifiutò".

Tra tutto quello che mi sta raccontando fino ad ora ho visto una smorfia di rabbia solo nel dire l'ultima frase. Forse non riesce a capire perché il fratello non sia voluto tornare da loro.

"Forse essendo stato via cosi tanto tempo,avendo vissuto per cosi tanto da solo,non voleva più tornare a vivere in quella casa".

"Ma io ero presente in quella casa. Io,mia madre e mio padre avevo messa da parte la sua idea. Poteva semplicemente tornare e vivere una vita con noi e forse ora non sarebbe dove si trova".
"Josh",metto una mano sulla sua spalla per attirare la sua attenzione. Sento che la rabbia lo sta invadendo,"Come ho detto prima,le azioni che si compiono rimangono e a volte non si riesce solo a perdonare. È più forte di noi,anche se volessimo perdonare qualcuno,il dolore che ci ha provocato continua a riaffiorare e il dolore è più forte del perdono. Forse ormai aveva acquisito una sua dipendenza che non voleva lasciar andar via. Solo perché non è voluto tornare a vivere con voi non significa che ti avesse voluto meno bene".

Concludo il mio discorso togliendo la mia mano dalla sua spalla appena noto che si è leggermente calmato. Comincia a ridere e io rimango un po' allibita.
Ride? Non mi sembra il momento di ridere,cioè può farlo, ma mi sembra strano.

"Perché ridi?".
"Perché sei riuscita a dare una spiegazione più logica te, riguardo al comportamento di mio fratello senza nemmeno conoscerlo ,che io in tutti questi anni. Sei decisamente più saggia".
"Questo era ovvio".

Ridiamo non troppo rumorosamente insieme nel silenzio della strada che viene spezzato solo da qualche bici che passa ogni tanto. Come può la gente andare in bici con questo freddo?

"Dopo cos'è successo?",domando io vedendo che non li crea problemi parlarne con me.
"Se ne andato",mi risponde subito.
"Per sempre?"
"All'inizio credevo di si ma poi è tornato. Avevo quattro anni quando se ne andò,mia madre mi diceva che se andava via spesso per svariato tempo ma dopo ritornava sempre, ma io non lo vidi per due anni quindi la mia speranza di rivederlo praticamente svani. Capisci la figura che tanto adoravo era sparita per ben due anni,ma quando ritornò,non potevo essere arrabbiato con lui. Ero solo un bambino ed ero semplicemente felice di rivederlo".

Mi incanto mentre guardo il sorriso sincero che si crea sul viso di Josh.

"Era nata anche Meredith,quindi non immagini nemmeno la mia felicità nell'avere mio fratello e mia sorella insieme. Anche se devo ammettere che ero un po' geloso all'inizio,stava sempre con lei,ma era normale visto che lei non l'aveva praticamente mai vista".
"Aaaah quindi la tua gelosia insensata l'avevi anche quando eri piccolo",dico cercando di alleggerire la situazione.
"Io non ho gelosie insensate",si difende.
"Oh si le hai".

Sbuffa sonoramente dandomi uno sbuffeto in testa,spostandomi il cappello.

"Comunque era un periodo tranquillo ero felice. Kevin era tornato, Meredith era con me e le litigate con mio padre erano diminuite,anche mia madre sembrava serena. Per tutto l'anno venivo con lui in quel parchetto",dice indicando con un dito il parco,ora vuoto,in cui ero seduta prima.

"E dopo?".
"Dopo lui se ne andò di nuovo dopo due anni ma questa volta non tornò più. Eravamo abituati a queste sue sparizioni,quindi l'unica che si era allarmata era Meredith,ma dopo le spiegammo la situazione e nonostante fosse piccolissima sembrava aver capito. Gli anni passarono,io andai alle elementari ma di Kevin nessuna traccia.Più crescevo più la speranza di vederlo diminuiva,non era mai sparito per cosi tanto tempo. Io continuavo a crescere assieme a Meredith e a Chloe e poi incontrai Caroline".

Mi acciglio leggermente nel sentirla nominare. Quando lui aveva bisogno di lei, lei se ne andata,anzi lei si è sempre approffitata di lui per poi tradirlo e scappare. Che schifo di persona.

"La nostra relazione cominciò quando avevo quindici anni ed è durato fino ai miei diciasette", sussulto alla sua affermazione.
"Vuoi dire che stavi con Caroline solo fino all'anno scorso?".
"Eh si. Non la vedo da un'anno".
"Quindi il tuo 'periodo buio' è cominciato e finito l'anno scorso?".
"Si l'anno scorso scoprimmo che Kevin era finito in prigione e li impazzi letteralmente e vabbè il resto lo sai...",abbassa il capo per la vergogna.

L'acool,il fumo,la droga,la quasi violenza che stava per avere su Meredith,il cambio di compagnia,l'aver abbandonato Drake,il tradimento di Caroline e l'abbandono del fratello.
È davvero tantissimo da assimilare in un solo anno e in un certo senso lo ammiro per essere la persona che è ora. Io non so se sarei riuscita a vivere tranquilla dopo tutto questo,almeno non subito,non dopo un solo anno.

"Josh",lo richiamo,"Sono sicura che Kevin pensi ancora a te e ti voglia bene".
"E proprio questo il punto Jennifer. Io non so dove sia,non so se sia ancora in prigione,se viva altrove,non so nemmeno se è ancora vivo capisci? Ma la cosa che mi fa più rabbia è l'aver passato cosi poco tempo con lui capisci? È uscito dalle nostre vite troppo presto e a volte devo guardare qualche foto per ricordarmelo e Meredith è stata con lui anche meno di me.Ho paura di fallire come fratello senza l'appoggio di Kevin".
"Ma aspetta quindi Chloe...",ma vengo interrotta subito.
"Esatto",conferma Josh,"Chloe non lo ha mai visto. È nata dopo,non sa nemmeno chi sia Kevin,non è consapevole del fatto che il suo fratello maggiore non sia io e Kevin non sa di avere una sorella minore che non è Meredith".
"È tutto cosi confuso",parlo più a me stessa che con lui.

È un labirinto di confusione e tristezza. Un rigoroso silenzio si crea tra di noi finché la suoneria del mio cellulare lo rompe. Mi acciglio leggendo il nome.

"Chi è?",mi chiede Josh.
"Mio padre",rispondo rifiutando la chiamata.
"Sarà meglio che vada",mi tolgo dal muretto a cui eravamo appoggiati.
"Ti accompagno".
"Nono".
"Jennifer ricominciamo?",chiede ridendo e rido anche io.

"No Josh davvero",cerco di convincerlo,"Voglio andare da sola,ho bisogno di pensare un'altro po', prenderò un taxi".
"Mm va bene",Josh acconsente ma sembra un po' titubante.
"Allora a domani",saluto con un cenno dalla mano mentre mi giro dall'altra parte.
"Jennifer",mi richiama,"Perdonalo. Io non ho mai perdonato mio padre e forse continuo a non farlo tutt'ora. L'ho odiato per quasi tutta la mia vita e ancora ora continuo a provare risentimento e fidati non è una bella sensazione".

Guardo Josh attentamente mentre mi conferma il sentimento tetro che prova verso suo padre e solo ora mi accorgo che non vorrei mai provare un qualcosa di cosi buio verso mio padre. Annuisco mentre riprendo a camminare dall'altra parte della strada e sento i suoi passi allontanarsi.

"Josh",urlo io per farmi sentire in lontananza e Josh si gira di scatto,"Non sei come Kevin perché tu sei ancora qui. Meredith lo dice sempre che sei un fratello fantastico,anche se io ho qualche dubbio,ma lei sembra esserne felice",finisco urlando.

Vedo Josh ridere probabilmente per il mio commento personale che ha rovinato il momento in cui lo rassicuro,ma sembra non importarli. Alza il braccio in cenno di saluto e io riprendo a camminare.
Chiamo un taxi spiegandoli dove mi trovo mentre aspetto da sola. Devo davvero ricordarmi di cominciare a usare la macchina ora che sono a Mahnattan. Il mio telefono vibra e noto che mi è arrivato un messaggio.

Messaggio da: Meredith.
"Drake mi ha baciata oggi fuori da scuola e poi e' scappato vià"

Sbarro gli occhi nel leggere il messaggio. Drake ha baciato Meredith fuori da scuola? Da sobrio?
Non si può mai stare tranquilli.

****

Sono riuscita a pubblicare molto prima,perche' oggi essendo festa,sono stata libera di scrivere e ne sono contentissima.

16.300 letture.

108 in storie d'amore.

Non so nemmeno come sia possibile visto che fino a poco tempo fa era sul posto 400 ma ovviamente e' grazie a voi,le vostre letture,i vostri mi piace e i vostri commenti.

Le letture aumentano ogni giorni di piu' e sempre piu' di voi mi scrivono in posta per dirmi quanto adorano questa storia.

Un grazie immenso a tutti! Al prossimo capitolo,Sara :)


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