Been Alive Hurts Too Much

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Sei libera. Beh.. si fa per dire. Insomma, hai ottenuto una vittoria finalmente, dopo due anni di dure lotte in tribunale e sconfitte devastanti, un periodo interminabile che non hai idea di come tu abbia fatto a superare. Sei libera di fare musica, mostrare chi sei realmente, esprimerti senza ostacoli di alcun genere, puoi far sentire la tua voce. Puoi fare tutto ciò nonostante tu non abbia ancora vinto la guerra.

E ripensi a come tutta questa faccenda sia iniziata. Quando, appena maggiorenne, hai mollato la scuola e hai firmato quel contratto che poi è stata la tua rovina, eri una ragazzina ingenua che aveva visto la possibilità di realizzare del suo sogno, e l'hai presa al volo. Dopo il debutto con il tuo primo singolo, quel gentile signore che aveva bussato alla tua porta, si è dimostrato per com'era realmente, iniziando così a darti delle "pillole per farti sentire bene", risvegliandoti il giorno dopo nuda sul suo letto non ricordando come ci fossi arrivata. Con il passare del tempo, sono cominciati gli insulti, magari poco espliciti, ma che su una ragazzina hanno un effetto disastroso. Commenti sul tuo aspetto esteriore, sul tuo peso eccessivo e sul tuo talento erano all'ordine del giorno. Hai sopportato, ancora e ancora fino a quando, non solo hai toccato il fondo, ma ti ci sei schiantata contro.

Così, un giorno nel 2014, dopo aver subito in silenzio crudeli violenze convinta che esse fossero necessarie per continuare la tua carriera musicale, ti sei accorta che era tutto sbagliato e hai trovato il coraggio di dire BASTA. Basta agli abusi, basta al dare importanza ai suoi commenti mirati solo al farti sentire sbagliata, basta a lui che si approfittava di te solamente perché da lui dipendeva la tua carriera musicale, basta alla sottomissione, basta al silenzio. Perché se c'è un momento in cui il silenzio uccide più delle parole, è proprio questo, dove per troppo orgoglio ci si rifiuta di chiedere aiuto proprio perché ci si rifiuta di considerarci delle vittime, mentre si sta morendo lentamente.

Sei andata in tribunale e hai chiesto al giudice di recedere il contratto che ti legava alla casa discografica per cinque album e che, indirettamente, ti teneva legata ad una vita fatta di bulimia, depressione, attacchi di panico e stress post-traumatico, di silenzio e omertà, perché tutti sapevano, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di parlare per tirarti fuori da quella fogna. E come potevano? Nessuno si erge in difesa dei casi persi, specialmente se si tratta di andare contro al proprio capo e poter potenzialmente perdere il proprio lavoro. Ed è proprio qui che hai capito che in questo mondo di merda, se vuoi rialzarti, nessuno ti tenderà la mano.

Hai iniziato in questo modo la tua battaglia per la libertà. Hai dovuto ascoltare decine di dichiarazioni false da parte di Dr. Luke, dove affermava che lui non ti aveva mai toccata. Bugiardo! Uomo senza palle, che lancia il sasso e poi nasconde la mano. In tribunale ti ha dipinta come una ragazzina viziata che ha deciso di distruggere la sua reputazione, affermando così che tutte le tue denunce contro di lui fossero false.

Ti aspettavi che lui rispondesse alle accuse e tentasse di convincere il giudice della sua innocenza, ma non ti aspettavi di certo che denunciasse a sua volta sia te che tua madre per diffamazione. Lei aveva fatto arrivare la notizia ai social per sensibilizzare il tuo pubblico e far in modo che i tuoi fan ti sostenessero in questa causa. Tua madre voleva solo aiutarti e pensi che se c'è una cosa peggiore del venire stuprata, è proprio quella di avere una figlia che viene stuprata. Voleva aiutarti e, probabilmente vedendosi in difficoltà, notando che non riusciva a incoraggiarti abbastanza, ha pensato che vedendo tanta gente dalla tua parte avresti affrontato meglio la situazione. A quel punto, il coraggio di continuare è venuto dalla rabbia, non doveva permettersi di mettere in mezzo tua madre, era una questione tra te e lui, lei non c'entrava nulla. Poteva prendersela con te, avrebbe dovuto e aveva tutte le ragioni per farlo (teoricamente) perché gli stavi distruggendo la carriera e la reputazione, e invece lui ha deciso di prendersela anche con tua madre, e questo è stato il suo errore più fatale. La rabbia si è impossessata di te perché aveva toccato un tasto dolente e non poteva passarla liscia e così sei partita più determinata di prima a riprenderti la tua libertà. Hai anche pensato che se era arrivato ad attaccare un punto che lui credeva debole, allora significa che era una mossa disperata, perché pensava che per lui non sarebbe finita bene e che magari ti saresti spaventata, ma ha ottenuto l'effetto contrario.

Dopo un anno di insuccessi e vedendoti in difficoltà, in quanto l'uomo purtroppo ha ancora più credibilità della donna nonostante vi troviate nel ventunesimo secolo, hai deciso di citare in giudizio anche la casa discografica insieme al Dr Luke. Perché? Semplice: perché i suoi comportamenti erano tutelati dai suoi superiori che, o ne erano a conoscenza e hanno ignorato la questione non prendendo provvedimenti, o hanno nascosto tutti gli abusi. Comunque sia, fatto sta che gli hanno permesso di fare ciò che ha fatto, e non sai chi delle due parti meriterebbe la pena più grave. In questo processo, le tue accuse vengono respinte perché i commenti offensivi di Dr Luke sono fatti direttamente a te e non dimostrano alcuna prova che lui abbia un'ostilità verso tutto il genere femminile. La Sony a questo punto ti aveva offerto di continuare a lavorare per loro senza un diretto contatto con il Dr Luke, ma come avevi già detto in tribunale, hai risposto che non puoi continuare a lavorare sapendo che anche lui è nello stesso settore, non ti sentiresti al sicuro nemmeno se lui si fosse trasferito in un'altra sede. E intanto tu non potevi fare musica, non potevi continuare con la tua carriera. Perché? Perché lo hai denunciato e lui, per ripicca, bocciava tutte le tue canzoni, tutti i tuoi album, e tu intanto scomparivi pian piano dalla storia della musica. In pratica il sistema giuridico ti aveva dato una scelta: continuare a lavorare con chi aveva abusato di te, o rinunciare per sempre alla tua carriera. Com'è possibile che la legge, quella che è stata scritta per tutelare i cittadini, sia tanto lontana dal farlo? Non è una scelta è una condanna. La prima opzione significherebbe subire altre violenze, verbali e fisiche, per non ottenere comunque nulla perché non produrresti più musica, in quanto lui non te le lascerebbe più fare. La seconda opzione equivarrebbe a rinunciare a te stessa, perché non potresti più fare musica né con loro né con altri produttori, e chi sei tu senza musica? Non saresti tu, significherebbe perdere e darla vinta a lui, significherebbe arrendersi e tu ti sei promessa che in un modo o nell'altro avresti inseguito il tuo sogno, sennò dopo non avresti più avuto il coraggio di guardarti allo specchio.

Il processo continua in un altro stato e sembra procedere più o meno come il predente: tu che denunci lui per abusi, lui che denuncia te e tua madre e il giudice che ha troppe poche prove per incriminarlo. Già, perché non c'è prova che lui abusasse sessualmente di te, perché prima ti drogava e ti risvegliavi senza memoria di quel che era successo, dentro di te sapevi cos'era successo, solo che questo non portava ad una prova attendibile, tutt'al più che lui continuava a negare ogni accusa. I tuoi avvocati avevano provato a farlo passare per un crimine mosso da una discriminazione di genere, ma come ribadito dall'altro giudice, i suoi commenti offensivi su di te non fornivano alcuna prova che lui ce l'avesse con le donne. Ti sentivi come se dopo aver subito il danno, tu stessi subendo anche le beffa. Non bastava essere stata stuprata, ma a ciò ci si aggiunge anche il fatto che non ti credono. Non sei mai stata un'amante dell'attenzione, perciò perché dovresti inventarti una balla simile?

"Non esistono prove di un danno irreparabile riguardanti le presunte violenze fisiche".

Queste parole ti riecheggiano in testa dallo scorso febbraio, quando c'è stata la sentenza definitiva. Sei scoppiata a piangere in tribunale perché hai visto sgretolarsi l'ultimo stralcio di speranza che avevi. Forse, se fossi morta, avrebbero peso più sul serio le tue accuse. Una violenza sessuale è e rimarrà sempre un danno irreparabile per la vittima. Impotenza, disperazione, umiliazione, vergogna, desiderio di morte. Queste sono alcune delle sensazioni che si provano durante quella violenza e nei giorni successivi. Solo chi le ha provate sulla propria pelle potrà capirti, non di certo un giudice supremo che pensa che tutti i cantanti siano ricchi e viziati e meritino una punizione. E ti viene anche detto che gli atti che denunci sono stati commessi anni prima, quindi per loro è più comodo presupporre che sia tutta una storia inventata. Non possono biasimarti se per anni lui ha minacciato te e la tua famiglia, dicendoti che se avessi parlato lui ti avrebbe rovinata. Non possono biasimarti se hai avuto paura.

Hai creduto davvero che fosse finita e nemmeno il supporto dei tuoi fan poteva consolarti, nemmeno il conforto delle altre cantanti che si sono interessate al tuo caso, nemmeno tua madre. Un giorno, ti viene comunicato che la Sony ha licenziato Dr Luke, hai pensato: "finalmente, avrebbero dovuto farlo già da tempo". Poi hai realizzato, niente Dr Luke significava niente più pericolo di violenze e libertà di fare la musica che volevi. Eri libera!

Un miracolo? Un'azione divina, ammesso che un dio esista? No, niente di tutto ciò. Sei subito partita come un treno perché avevi una carriera da riprenderti. Ma avevi sempre quell'amarezza in bocca. Perché la Sony ha aspettato così tanto a fare un'azione tanto semplice, tanto giusta? Ragionando hai capito che non l'ha fatto per te, non l'ha fatto perché si sentiva in colpa per quello che aveva fatto lui, non l'ha fatto perché credevano in te come cantante, no. Convenienza, ecco la parola chiave. Hanno capito che, per come si stavano mettendo le faccende legali, per le loro tasche eri più conveniente tu che lui. E qui pensi che la crudeltà umana non sia cambiata molto dai tempi dei nazisti che avevano pensato che uccidere cento ebrei con cento pallottole fosse troppo costoso. Tu rappresenti quella bomboletta di gas, meno costosa e più letale, più conveniente di cento pallottole. Perché il caso in tribunale non era ancora stato archiviato e, se avessero perso la causa, sarebbero andati in banca rotta perché avrebbero dovuto pagare per aver permesso o nascosto gli abusi, per aver affermato che le tue dichiarazioni erano false, per aver contribuito ai tuoi disturbi bulimici e mille altri motivi. Quindi sì, tu sei l'equivalente di una bomboletta di gas per i nazisti.

Poi pensi a dove tu abbia trovato il coraggio di intraprendere una lotta dopo quel che ti era successo. Non nascondi che in quel periodo avresti preferito morire, ma hai deciso che lui non avrebbe posto la parola fine sulla tua carriera, non avrebbe messo fine alla tua vita. Tutto è partito dal coraggio di far sentire la tua voce.

Sei molto orgogliosa del singolo del tuo ritorno perché riassume perfettamente questi ultimi anni dove non hai potuto rilasciare musica. Ci hai messo tutta te stessa e non cambieresti una virgola del testo. Finalmente hai tolto la maggior parte degli effetti che rendevano la tua voce elettrica, si può dire che tu abbia pulito la tua voce, e inevitabilmente anche la tua anima. Qualcuno pensa che questo singolo corrisponda al tuo perdono, ma certi fatti, come dici nella canzone, solo Dio li può perdonare. Con questo testo dici solo che ora sei più forte di prima e che è più facile lasciare andare che rimanere con il rancore.

"Rivoglio indietro la mia vita, la mia libertà, la mia felicità, la mia voce, il mio valore. Non starò più zitta e non mi nasconderò."

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@magis06

@alex_il

@hollandobrien0726

@CaithDavis

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