Bugia

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 Sono seduto a un tavolo di un bar insieme a Murphy. L'aria è pesante, e c'è una strana tensione che non riesco a scrollarmi di dosso. Murphy mi guarda con quegli occhi penetranti, aspettando una risposta che sa già di conoscere. Non posso mentirgli, non posso nemmeno mentire a me stesso.

«Quindi fammi capire».

Inizia Murphy, con un tono sarcastico ma serio allo stesso tempo.

«Te sapevi che tuo padre voleva comprare la casa d'infanzia di Clarke?»

Mi passo una mano tra i capelli, cercando di guadagnare qualche secondo. Sento il peso delle mie azioni, il casino che ho combinato. Cerco di trovare le parole giuste, ma ogni tentativo mi sembra vano.

Murphy scuote la testa, deluso.

«"Lo sai che quella casa è stato il suo rifugio. Potevi dire a tuo padre di andare a friggere».

Non è così semplice. Non è mai così semplice. Mio padre... quell'uomo che mi ha abbandonato quando ero piccolo. Tutta la mia vita ho cercato di ottenere il suo approvazione, di dimostrargli che valgo qualcosa. E adesso questo. Mi guardo intorno nel bar, cercando distrazioni che non arrivano.

«Dimmi solo come sta».

Chiedo, quasi sussurrando. Non voglio sapere la risposta, ma devo. Ho bisogno di sapere come sta Clarke.

Murphy sbuffa, con un'espressione che non promette niente di buono.

«Come vuoi che stia? È distrutta, non fa altro che piangere e mangia poco... Bellamy, devi fare qualcosa».

Il rimorso mi colpisce come un pugno nello stomaco. Ogni parola di Murphy è un coltello che si infila più a fondo. Sì, devo fare qualcosa, ma cosa? Clarke non vuole nemmeno parlarmi. Ogni tentativo di avvicinarmi è stato un fallimento.

«Non so cosa fare, Murphy. Clarke non vuole nemmeno parlarmi».

Ammetto, sentendomi più vulnerabile che mai.

Murphy mi guarda, il suo sguardo si addolcisce un po'.

«Beh, non puoi biasimarla. Voglio dire, Bellamy, hai praticamente calpestato il suo cuore con stivali di cemento».

Lui cerca di alleggerire la situazione con una battuta, ma so che la verità è molto più amara. Clarke ha sempre significato tanto per me, e vederla soffrire così mi uccide.

«Devo fermarlo».

Dico, cercando di dare voce ai miei pensieri.

«Devo fermare mio padre, ma...»

«Ma?»

Murphy solleva un sopracciglio, aspettando la mia scusa patetica.

«Ma è mio padre».

Finisco, sentendomi ridicolo.

«Ho passato tutta la mia vita cercando di piacergli, di essere il figlio che voleva. E adesso? Adesso ho rovinato tutto».

Murphy sospira profondamente.

«Bellamy, guarda. Non sto dicendo che sia facile, ma devi scegliere. Devi scegliere tra essere il figlio perfetto per un padre che non è mai stato lì per te, e fare la cosa giusta per Clarke, per una volta».

Le sue parole mi colpiscono duramente. Ha ragione, lo so. Ma questo non rende la scelta meno difficile. Clarke è tutto per me, e l'idea di averle fatto del male mi strazia.

«Devi parlarle».

Continua Murphy, più deciso.

«Devi trovare un modo per farle capire che ti importa. E per l'amore del cielo, smettila di essere un idiota.»

«Non so se mi ascolterà».

Dico, dubbioso.

«No dopo tutto questo».

«Lo farà».

Dice Murphy con un mezzo sorriso.

«Perché tu sei Bellamy Blake, e lei è Clarke Griffin. E anche se adesso è incazzata nera con te, so che in fondo sa quanto le importi. Ma devi fare il primo passo».

Annuisco, prendendo un respiro profondo. Devo trovare la forza di affrontarla, di chiedere scusa e cercare di rimediare. Non sarà facile, ma devo provarci. Devo farlo per Clarke, per noi.  

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