Molestia sì, Molestia no?

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 Come si può dire che se dici di no dopo venti secondi non è molestia? Come si può? Non riesco proprio a capire. Mi giro verso Bellamy, il mio ragazzo, e Murphy, il mio migliore amico. Li guardo dritti negli occhi e dico: «Voi uomini fate proprio pena!»

Bellamy e Murphy mi guardano senza capire, con quegli occhi spalancati che mi irritano ancora di più.

«Non guardatemi in quel modo».

Dico, la mia voce sferzante come una frusta.

«Quel giudice che ha detto che dopo venti secondi non è molestia è un maschio come voi!»

Bellamy e Murphy si scambiano un'occhiata, cercando di difendersi. Bellamy parla per primo, la sua voce è incerta.

«Clarke, non è giusto generalizzare così. Non tutti gli uomini sono come quel giudice».

Murphy annuisce, aggiungendo.

«Esatto. Noi non siamo d'accordo con lui».

Sospiro, sentendo la frustrazione montare dentro di me.

«Non capite, vero? Non si tratta solo di quel giudice. È un problema più grande, è il sistema intero che non funziona. È la mentalità che permette a un uomo di decidere cosa sia molestia e cosa no, senza nemmeno considerare come si senta una donna».

Bellamy si avvicina, cercando di placarmi.

«Clarke, noi siamo dalla tua parte. Siamo contro ogni tipo di molestia.»

«Lo so».

Rispondo, la mia voce più calma ma ancora piena di amarezza.

«Ma è difficile non sentirsi soli in una battaglia così grande. È difficile non sentire che anche voi, in qualche modo, ne siete complici, anche solo per il fatto di essere uomini».

Murphy mi guarda con un'espressione di tristezza.

«Non vogliamo che ti senta così. Facci sapere cosa possiamo fare per aiutarti, per essere davvero dalla tua parte».

Annuisco lentamente, riconoscendo l'onesta nei loro occhi.

«Voglio solo che capiate quanto è difficile per una donna sentirsi sicura, ascoltata e rispettata in un mondo che troppo spesso non lo fa».

Bellamy mi prende la mano, stringendola leggermente.

«Lo capiremo, Clarke. Faremo del nostro meglio per capire e per supportarti».

Murphy si avvicina, mettendomi una mano sulla spalla.

«Non sei sola. Non devi affrontare tutto questo da sola».

Sospiro di nuovo, ma questa volta sento una piccola speranza crescere dentro di me.

«Grazie. Davvero. Spero che insieme possiamo fare la differenza».

I loro sguardi sono determinati e sento che forse, solo forse, c'è una possibilità di cambiamento. Non oggi, non domani, ma un giorno. E quel giorno sarà un giorno migliore per tutti.  

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