Breakfast on Pluto

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Seoul

Jimin roteò un paio di volte davanti all'enorme specchio della sua camera da letto, il tulle sottile del suo kimono pervinca nuovo, aveva completamente catturato la sua attenzione, era esattamente della tonalità che voleva, si adattava col suo incarnato e con il suo nuovo colore di capelli.

Si fermò un istante a guardare la sua immagine riflessa nello specchio, colma di una felicità che non poteva condividere col mondo fuori dal suo appartamento, scacciò quella considerazione dolorosa e si concentrò sulle ore che aveva ancora da trascorrere con Ha-Yoon.

Sentiva il cuore battergli nel petto più velocemente del solito, era più felice del solito effettivamente, non si aspettava quel regalo; Ha-Yoon non era solito assecondare i suoi acquisti compulsivi di indumenti, l'aveva sorpreso presentandosi con quel regalo la sera prima.

Avrebbe voluto mostrare a tutto il mondo la sua gioia, far conoscere a tutti i suoi fan il cuore immenso che aveva il suo compagno, ma non poteva, non gli era concesso di vivere come tutti, non in Corea e non col lavoro che faceva.

Si voltò a guardare il letto disfatto alle sue spalle, le lenzuola di seta che Ha-Yoon odiava perché lo facevano scivolare e che lui invece adorava perché lo facevano sentire sexy.

Due mondi opposti il suo e quello del suo uomo, lui intrappolato tra luci abbaglianti e fan possessivi e Ha-Yoon tra il cemento dei cantieri in cui lavorava per costruire grattacieli sempre più alti.

«Guarda che la colazione è quasi pronta...» la voce profonda di Ha-Yoon gli fece sollevare lo sguardo verso la porta.

Lo vide appoggiato allo stipite dell'uscio con le braccia incrociate e il suo mezzo broncio stampato sul volto

«Mi hai fatto davvero un bel regalo yeobo.» sottolineò chiudendosi appena il kimono prima di raggiungerlo.

«Tu hai idea di quanto mi hai assillato con questo kimono?» brontolò Ha-Yoon grattandosi il sottile strato di barba sotto il mento.

«Un pochino forse...» ammise allungandosi per rubargli un bacio.

Ha-Yoon addolcì la sua espressione burbera e gli scompigliò i capelli consapevole del fatto che lui detestasse essere in disordine.

«Smettila.» gli intimò afferrandolo per il polso.

«Mi fai male.» si lamentò Ha-Yoon prima che lui mollasse la presa.

«Devi andare ad allenarti in palestra, quante volte te l'ho già detto? I tuoi muscoli praticamente non esistono, hai il fisico di un orsetto del cuore.» lo redarguì.

Ha-Yoon sbuffò e lui sorrise, sapevano perfettamente entrambi che col tempo si era affezionato alle loro differenze, non solo caratteriali, quando erano lontani amava indossare le camicie enormi di Ha-Yoon immaginando di essere con lui, che fosse solo uscito a fare la spesa notturna dopo una bella scopata.

«Che c'è per colazione?» gli mise le mani sulle spalle e lo spinse fuori dalla stanza in direzione della cucina.

«Principalmente frutta, avete un come-back tra poco e non voglio che ti stressi per il peso.» ammise facendolo accomodare davanti ad una tavola imbandita con ogni ben di dio.

«L'hai notato eh...» ammise cercando di capire quanto fosse in apprensione per lui da zero a dieci milioni.

«Sono due settimane che mangi come un pulcino.» lo sguardo di Ha-Yoon si indurì dopo quella frase.

«Dobbiamo essere in forma, lo sai è per i nostri fan.»

«Gli stessi fan che non ti permettono di essere completamente te stesso.»

Ogni volta che l'argomento fan saltava fuori, Ha-Yoon si innervosiva.

«Lo sai che è complicato, tu stesso quando hai fatto coming out, hai trovato migliaia di ostacoli nell'assegnazione dei progetti.» gli fece notare sentendosi messo sotto esame.

«Ma io almeno ti ho presentato ai miei.» quella frecciatina lo punse sul vivo, nonostante fossero passati mesi, era evidente che non gli avesse perdonato il fatto di essere stati a Busan insieme e che dopo due anni di relazione non l'avesse portato a conoscere i genitori.

«I miei non lo sanno che...» lasciò la frase in sospeso, faceva sempre fatica a dirlo ad alta voce.

«Che? Andiamo Jimin, finisci la frase almeno quando siamo da soli.» lo incalzò Ha-Yoon, indispettito dalla sua reticenza.

«I miei non sanno che sono un finocchio.» sputò fuori rancoroso.

«Lo sanno, esattamente come lo sapevano i miei.»

Jimin si voltò a guardare Ha-Yoon incredulo, non gli aveva mai parlato di come l'avevano vissuta i suoi genitori.

«Come lo sapevano, tu sembri tutto tranne che omosessuale.»

«Hai ragione, eppure quando quella mattina li ho messi davanti alla verità mi hanno guardato e non erano stupiti, nessuno dei due.» confessò prima di riempirsi la bocca con una bella cucchiaiata di macedonia.

Jimin allungò la mano verso l'avambraccio del suo compagno e lo strinse forte.

«Non ti lascio, smetti di chiederti se ti lascerò ogni volta che discutiamo.»lo informò con la bocca ancora mezza piena.

Ha-Yoon gli mise nel piatto una piccola porzione di brownie.

«Questo lo devi assaggiare, mi è venuto benissimo stavolta.» gongolò passandogli la forchetta.

Jimin non se lo fece ripetere due volte,i dolci del suo ragazzo erano una delle cose che sin dall'inizio della loro storia l'avevano fatto capitolare; il cioccolato del brownie si scioglieva in bocca,era delizioso e gli sembrava di sentire una nota di cannella sul finale.

«Ci hai messo la cannella?»

Ha-Yoon annuì sorridendo.

«Tu detesti la cannella.»

«Ma tu no.» evidenziò Ha-Yoon, facendogli intendere che poco gli importava dover sopportare un retrogusto di cannella nel dolce, se questo lo rendeva un minimo felice.

Quella risposta riempì il cuore di Jimin, per quanto la sua vita fosse complicata e difficile, Ha-Yoon cercava sempre di semplificarla per entrambi.

Prese il cellulare e controllò le date che aveva già impegnate per il comeback e altre collaborazioni.

«Come sei messo la prima settimana di aprile?» azzardò sollevando lo sguardo verso Ha-Yoon che leggeva distrattamente il giornale.

«Perchè? »

«Il 4 è il compleanno di tua sorella, potremmo portare lei e tua mamma a Parigi. » suggerì nella speranza che non gli dicesse di no.

«Vedremo.» rimase vago come sempre anche se a Jimin non era sfuggito il sorrisetto sul suo volto quando gli aveva fatto quella proposta.

Jimin si appoggiò allo schienale della sedia e si mise a guardare diversi hotel a Parigi, mentre la sua coscia nuda sfiorava quella di Ha-Yoon accanto a lui, promettendosi che un giorno avrebbe trovato la forza necessaria per mostrare anche quel lato della sua vita, senza doversi più sentire in difetto o sbagliato come la società l'aveva abituato a credere.

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