29. I won't give up - Parte II

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Cari amici e lettori

Mi dispiace avervi fatto attendere, ma sono stata indaffarate con mille cose e non sono riuscita a pubblicare prima :(

Finalmente ecco la seconda parte di questo capitolo tutta per voi :) Spero possa piacervi :)

Vi auguro buona lettura


«Allora, tuo fratello è partito?» chiese Eleonora all'amica, mentre scendevano dalla macchina per dirigersi verso l'ingresso del Music Time.

«Sì, l'ho accompagnato in stazione ieri mattina e dovrei andare a riprenderlo con mia madre domani sera» spiegò Aurora, tirando verso di sé la porta del locale, decorata con una grande ghirlanda verde e rossa. 

Mancavano ormai pochi giorni al Natale e anche l'interno del pub era stato adornato con mazzetti di agrifoglio e bacche rosse, appesi lungo le pareti, piccoli portacandela a forma di Babbo Natale con un sassofono tra le mani, posti al centro di ciascun tavolino, e una serie di lucine colorate a decorare il lungo bancone in legno dietro il quale, solitamente, era di turno Falco.

Quel sabato sera però, a far fronte alla marea umana assetata di alcol e svago che affollava la sala c'erano ben due baristi, un uomo sulla quarantina e una ragazza con lunghi capelli biondi e un vistoso piercing sul lato destro del labbro inferiore.

Non appena ebbe sceso l'ultimo gradino che conduceva al seminterrato, Aurora si guardò attorno alla ricerca di Marco. Lo vide pochi metri più in là, seduto a un tavolino in prossimità del palco insieme ad Alessandro, Cristian ed Edoardo, il batterista del gruppo.

Le ragazze li raggiunsero, e non appena Marco si accorse della presenza delle due, si alzò per farle accomodare e per salutare in modo appropriato la sua ragazza.

Aurora lasciò che lui le passasse le braccia intorno alla vita e l'attirasse a sé per un bacio lento e appassionato. Per quanto amasse il tocco delicato della sua lingua e il sapore fresco delle sue labbra, non poteva fare a meno di sentirsi a disagio ogni volta che il ragazzo la baciava in quel modo, davanti a tutti, senza farsi alcun problema. Probabilmente il suo imbarazzo era dovuto alla scarsa confidenza che aveva con gli altri membri del gruppo, o al fatto che mai nessuno l'aveva baciata così prima di allora, neppure Leonardo.

Non c'era fretta nei baci di Marco, né freno né pudore: era come se volesse prendersi tutto il tempo del mondo per assaporarla, per dimostrarle, ogni volta come la prima, quanto la desiderasse, totalmente indifferente agli sguardi curiosi e divertiti del resto della comitiva. E se lui non se ne curava neppure, Aurora invece non poteva fare a meno di sentire i loro occhi puntati su di lei. Odiava essere al centro dell'attenzione, specialmente se di estranei.

Ma il ragazzo sembrava non voler proprio rinunciare a quel contatto intimo con cui esordiva e terminava ogni loro incontro. E quando non erano insieme, non faceva altro che pensare a lei, bramare le sue carezze delicate sulla nuca, la punta di quel naso sottile che strusciava sulla sua guancia, l'odore di fragola e vaniglia dei suoi capelli.

Anche quella volta, come ogni altra da quando stavano ufficialmente insieme, Marco concluse il loro saluto con un piccolo bacio sulla punta del naso.

Per lui quel gesto era un rito molto speciale, glielo aveva confidato qualche giorno prima quando, nella penombra di una stradina di periferia, l'aveva attirata sul sedile posteriore della sua auto e l'aveva aiutata a sistemarsi a cavalcioni sulle sue gambe, per poterla stringere a sé in modo che tra loro non ci fosse spazio neppure per un respiro.

E nella calda intimità di quel momento di mutua connessione, le aveva raccontato una storia, la storia di un bambino che, ogni mattina prima di andare all'asilo e ogni sera prima di andare a dormire, riceveva un bacio come quello dalla sua mamma. Se all'inizio il bambino era felice di ricevere quella coccola, col tempo aveva smesso di apprezzarla, rifiutandosi sempre più spesso di lasciarsi baciare, fino a quando la donna non si era arresa e aveva smesso di farlo.

Ma il bambino era cresciuto e la sua mamma si era ammalata; a quel punto era stato lui a darle un bacio sulla punta del naso ogni giorno, fino al suo ultimo respiro. Solo allora il ragazzo aveva compreso quanto fosse stato stupido da parte sua rifiutare quei baci e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter tornare indietro e non perdersene neppure uno.

Marco non ebbe bisogno di usare nomi perché Aurora capisse che i protagonisti del suo racconto erano lui e Giulia.

E ora che sapeva quanto quei baci fossero importanti per lui, la ragazza non aveva alcuna intenzione di privarsene, che avvenissero sotto lo sguardo di tutti oppure no.

«Allora ragazzi, che ci fate qui spaparanzati? Non suonate stasera?» chiese Eleonora, dopo aver preso posto tra Aurora e Cristian.

«No, oggi siamo in pausa, siamo venuti per goderci la serata e per spiare la concorrenza» rispose il vocalist, strizzando un occhio in direzione della ragazza.

Eleonora rimase a fissarlo imbambolata, come accadeva ogni volta che lui sfoderava il suo sorriso affascinante e il suo sguardo ammiccante da "sono figo e lo so"; perché per lei era innegabile: con i capelli color del grano, gli occhi d'ebano e le fossette sulle guance, Cristian era davvero un figo.

Non era l'unica a pensarlo, lo sapeva bene, e la riprova stava nella folla di ragazze che a ogni concerto si accalcava sotto il palco, diventando col tempo sempre più numerosa. E mentre loro stavano lì, ad affannarsi nel tentativo di attirare l'attenzione del bel cantante, Eleonora rimaneva ad ammirarlo in disparte, seduta al suo posto, coltivando nel segreto del suo cuore la speranza che, un giorno, il ragazzo si accorgesse di lei.

Ma in quel momento era tutto diverso, perché invece di essere sul palco, Cristian era lì, seduto accanto a lei, con il braccio sinistro che quasi sfiorava il suo, e non avrebbe dovuto divederlo con nessun'altra, almeno non quella sera.

«Chi vi rimpiazza stasera?» chiese curiosa Aurora, mentre Marco si sedeva alla sua sinistra e le passava un braccio dietro la schiena, per non interrompere il contatto con lei.

«Un gruppo nuovo, si chiamano i White Stripes se non sbaglio...» li informò Alessandro. «So che fanno musica country rock, ma nient'altro.»

«Staremo a vedere come se la cavano.» sentenziò il biondo, passandosi poi una mano tra i capelli per scostare il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte.

«Che ne dite di andare a prendere da bere prima che comincino?» propose Marco, raccogliendo il consenso di tutti. «Voi cosa prendete?» chiese poi alle ragazze, che ordinarono entrambe una birra chiara.

«Ci penso io» disse infine il ragazzo, schioccando un rapido bacio sulla guancia di Aurora prima di allontanarsi verso il bancone del bar insieme agli altri maschi del gruppo.

«Vedo che siete ancora nella fase "luna di miele".» scherzò Eleonora, una volta che le ragazze furono sole al tavolo.

Aurora sentì improvvisamente le guance avvampare e istintivamente abbassò lo sguardo sulle sue mani, che teneva intrecciate sul grembo.

«Ehi, non c'è niente di male...» si affrettò ad aggiungere l'amica, vedendola in imbarazzo. «Avessi io un ragazzo che mi tratta così!» esclamò, suscitando l'ilarità della compagna.

«Guarda che non sono cieca, comunque. L'ho notato prima, che hai fatto gli occhi da pesce lesso a Cristian...» rilanciò Aurora, nella speranza di spostare l'attenzione sulle questioni di cuore della sua amica.

Nel sentire quelle parole, l'espressione di Eleonora mutò in un istante, consapevole che non sarebbe riuscita a evitare l'argomento "Cristian" ancora a lungo.

«E invece ti sbagli di grosso, cara mia, nessuno sguardo da pesce lesso per il bello e dannato del gruppo» replicò la rossa, cercando di apparire indifferente.

«Ah, allora lo trovi bello!»

Eleonora sgranò gli occhi, maledicendo sé stessa per essersi lasciata sfuggire quell'epiteto. Aurora aveva colpito nel segno e la cosa la preoccupava non poco; se se ne era accorta lei, che la conosceva da poco più di un mese, quali speranze aveva che gli altri non lo avessero notato? Probabilmente i ragazzi non ci avevano neppure fatto caso, tutti sanno che i maschi non sono mai troppo attenti a quel genere di dettagli.

Ma Federica? Lei era tutta un'altra storia. Era amica di Marco e Cristian sin dal liceo, e da quando si era formata la band, Eleonora aveva frequentato il gruppo praticamente ogni fine settimana, trovandosi spesso a contatto con quella ragazza dal caschetto rosa. Non poteva certo dire che avessero legato: c'era sempre stato una sorta di muro tra loro, anche se la rossa non avrebbe saputo dire chi lo avesse innalzato per prima; e quell'ostacolo aveva impedito loro di fare fronte comune e diventare amiche, pur uscendo spesso insieme agli altri componenti della band.

Nonostante quello, poteva dire di conoscere abbastanza bene Federica da sapere che, se la bassista avesse anche solo intuito i sentimenti che lei provava per Cristian, non avrebbe esitato a svelare la cosa all'amico.

«Cavolo, si vede così tanto che mi piace?» piagnucolò Eleonora, coprendosi il volto con entrambe le mani.

«Non così tanto, non ti preoccupare. È che sono un'osservatrice attenta.» la rassicurò Aurora, sorridendo dolcemente. «Devo ammettere però che la cosa mi stupisce un po'... Ero convinta che ti piacesse mio fratello.»

Eleonora abbandonò le braccia sul tavolino e si lasciò andare a un lungo sospiro. «Già... A quanto pare sono continuamente attratta da ragazzi emotivamente non disponibili, per un motivo o per un altro» disse in tono sconfortato.

«Beh, non so dirti se e quando Cristian deciderà di rinunciare alle avances delle sue ammiratrici, ma forse mio fratello non resterà occupato ancora a lungo...»

La rossa rimase in silenzio per diversi secondi, tentando di metabolizzare l'inaspettata rivelazione che l'amica le aveva appena fatto. Sapeva, dai racconti di Aurora, che Falco era fidanzato con la stessa ragazza da diversi anni e che ne era molto innamorato, e il viaggio a Polignano ne era la riprova. Tutte le informazioni che aveva a disposizione non avevano fatto altro che incrementare il suo stupore dinanzi a quella notizia così inattesa.

«Come mai pensi questo?» provò a indagare Eleonora, avida di maggiori dettagli.

«In quest'ultimo periodo ho raccolto diversi indizi che mi hanno indotta a presagire il peggio...» le confidò l'altra, con espressione preoccupata. «Ho origliato qualche telefonata di Falco e non mi è parso che fossero conversazioni molto affettuose, onestamente... E poi conosco mio fratello, mi è bastato guardarlo in faccia ieri, quando l'ho accompagnato in stazione, per avere la conferma che c'è qualcosa che non va. Mi aspettavo che sarebbe stato su di giri per la partenza e invece sembrava un cane bastonato!»

«È possibile che stia così solo perché sono lontani e non riescono a vedersi spesso?» azzardò Eleonora.

«Sì, potrebbe essere...» replicò Aurora, non troppo convinta. «Ma secondo me c'è qualcos'altro sotto... Va be', domani al suo ritorno staremo a vedere.» concluse la bruna, pochi secondi prima che i ragazzi tornassero al tavolo con le ordinazioni.

Qualche minuto più tardi la nuova band fece la sua comparsa sul palco del pub, attrezzata di tutto punto e pronta a riscaldare la serata. Con sorpresa dei più, il frontman della band non era un uomo, bensì una donna.

Cristian rimase incantato a fissare la lunga treccia bruna che le ricadeva sulle spalle, per poi sfiorare con la sua punta il manico della chitarra classica che stringeva tra le mani come fosse il suo tesoro più prezioso. La frangetta le nascondeva a tratti gli occhi, impedendo al ragazzo di distinguerne il colore a quella distanza; le braccia, fin troppo magre per i suoi gusti, sembravano aderire perfettamente allo strumento che abbracciavano, come esso non fosse altro che un prolungamento di queste.

E quando la ragazza dischiuse le labbra e cominciò a cantare, Cristian sentì la pelle d'oca diffondersi su ogni centimetro del suo corpo e ogni goccia di sangue concentrarsi nella parte bassa del suo corpo.

Ogni volta che la cantante dava voce alle sue parole, il desiderio di averla cresceva in lui, improvviso quanto inarrestabile. Avrebbe voluto salire sul palco, toglierle la chitarra di mano e trascinarla dietro le quinte, dove, in un angolino buio e appartato, le avrebbe strappato via il top striminzito con le frange che lasciavano intravedere la pelle nuda della pancia, per poi assaporare con la lingua la morbidezza del suo collo, l'incavo al centro del suo petto e la curva generosa dei suoi seni.

E poi, una volta affondato in lei, le avrebbe chiesto di cantare per lui, con quella sua voce calda e malinconica che gli raschiava l'anima e lo eccitava come mai nessuna aveva fatto prima.

Ma Cristian, seppure a fatica, rimase al suo posto, consapevole che l'interruzione brusca del concerto sarebbe stata quanto meno inappropriata, per non dire una sceneggiata assurda e ridicola. Così stette seduto dov'era fino alla fine dell'esibizione, quando, senza perdere altro tempo, si precipitò dietro le quinte per raggiungerla.

«Torno subito.» Furono queste le parole con cui si congedò dal resto del gruppo.

E nel vederlo andar via, Eleonora si convinse che volesse solamente andare a congratularsi con la band, che aveva saputo animare il locale con canzoni allegre, ritmate e dalla melodia sempre coinvolgente.

«È stata proprio una bella serata, ragazzi.» commentò Alessandro, arrivando per primo alla porta d'uscita e mantenendola spalancata per far passare gli altri.

«Hai proprio ragione, la band non era niente male!» confermò Edoardo, stringendosi nel suo cappotto non appena oltrepassato l'uscio del pub.

«Ehi, ma sapete che fine ha fatto Cristian?» chiese poi Eleonora, guardandosi intorno.

«Non ne ho idea, credo sia ancora di sotto...» ipotizzò Marco, facendo spallucce.

«Okay, allora vado a cercarlo per avvisarlo che stiamo andando via.» propose la rossa, ritornando sui suoi passi.

Il locale era ormai quasi deserto; finito il concerto, il dj alla console aveva tenuto viva la serata per un'altra oretta, ma ormai la pista si era svuotata e gli unici ancora in grado di ordinare da bere erano dei ragazzi al bancone del bar, intenti a cercare sempre nuove scuse per fare un brindisi dopo l'altro.

Eleonora salì indisturbata sul palco, per accedere poi al retro, dove immaginava avrebbe trovato Cristian con i membri dei White Stripes. E non si era sbagliata di molto, fatta eccezione per un dettaglio.

A intrattenere Cristian era rimasto un solo membro della band, senza più i suoi jeans attillati, con le trecce ormai sciolte sul petto, le cosce nude avvolte attorno alla vita del ragazzo e la schiena poggiata contro la parete in cemento.

Eleonora rimase immobile, sotto shock, a osservare il ragazzo di cui era innamorata fare sesso con una perfetta sconosciuta sul retro del locale che frequentavano da anni. Sentì la cantante gemere, con la sua voce acuta e potente, mentre lui si muoveva in lei a ritmo sempre crescente; lo vide ansimare sull'incavo del suo collo, ascoltò il verso gutturale che gli scivolò dalle labbra quando raggiunse il culmine del piacere.

Solo dopo si accorse delle lacrime che, inconsapevolmente, le erano cadute sulle guance, per poi gocciolare dalla punta del suo mento.

E prima che i due potessero accorgersi della sua presenza, Eleonora si passò le mani sul viso, per cancellare ogni traccia di quello che aveva visto e provato in quei brevi istanti, e corse via, giurando a sé stessa che mai e poi mai avrebbe pensato a Cristian Ivaldi un'altra volta in vita sua. 

A grande richiesta, un po' di gioia per Marco e Aurora xD ahah 

Ma a qualcuno deve pur andare male, altrimenti che romanzo sarebbe? E stavolta è toccato alla povera Eleonora... 

Che ne pensate dei suoi sentimenti per Cristian? Si creerà un triangolo con lui, Eleonora e Falco, o peggio ancora un quadrilatero con inclusa Beatrice?

Vedremo un po' cosa mi porterà l'ispirazione :D

Come sempre grazie a voi per non avermi abbandonata, nonostante ultimamente io sia stata un bradipo sia con la scrittura che nel rispondere ai vostri commenti, che leggo sempre con immenso piacere ❤  

A presto, sempre vostra ❤ 


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