13) È identica a lei

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NAILEA THOMPSON POV

-Te lo giuro, mi sono follemente innamorata di te quando hai leccato l'alcol con i pezzi di vetro!- esclama Richard entusiasta, ripetendomi la storia per la milionesima volta. -E poi la sua espressione? Impagabile, mai nessuno lo aveva affrontato così. D'ora in poi sarai il mio spirito guida.-

Termina di parlare solo quando arriviamo nei pressi del suo palazzo, a venti minuti di distanza dal Purple con la metro.

Non ho intenzione di dormire con Christopher stanotte, ne tantomeno di informarlo sul dove mi trovi.

Per questo mi sono obbligata a spegnere il telefono per il resto della serata, dandolo a Richard in custodia.

Lei vedendomi ridotta come uno zombie si è offerta di ospitarmi a casa sua, e ha anche ricavato due inviti per una festa su uno yacht privato domani sera.

-Mi aspetti cinque minuti prima di salire?- mi chiede controllando un messaggio sul telefono. -Devo incontrare un mio amico qui vicino, ci metto poco.-

Senza aspettare una mia risposta, si dirige nel vicolo dietro casa, camminando distrattamente mentre continua a tenere d'occhio la chat sul telefono.

La guardo in lontananza: si posiziona all'angolo tra il marciapiede sotto casa sua e l'imboccatura della stradina buia, con la schiena appoggiata al muro sporco.

Dopo pochi minuti di attesa, viene raggiunta da un uomo sulla trentina, di cui intravedo solo metà del corpo. Riesco a notare che indossa un trench, non troppo elegante ma probabilmente funzionale a quello che dovrà fare tra poco.

Lo capisco solo quando, dopo aver salutato Richard, apre il cappotto estraendone una busta di plastica trasparente, piena di chissà cosa, da una delle varie tasche interne.

Entrambi si guardano intorno circospetti e poi si abbracciano. Io aguzzo la vista e noto come, in quel contatto, riescano a scambiare la merce con i soldi.

Rimangono a chiacchierare ancora qualche minuto, prima di congedarsi. Ed è proprio in quel momento che Richard apre la busta e ne estrae il suo contenuto, per poi buttarlo in gola con un gesto secco della mano. Infine ritorna da me.

-È un talento ingoiare le pillole senz'acqua?-

Mi limito ad annuire diffidente, ricordandomi il discorso di Christopher. -Che cosa sono?-

Solleva le spalle noncurante. -Non ne sono sicura, non mi piace chiederlo. Preferisco che l'effetto mi sorprenda.- scopre il suo incantevole sorriso con una risatina.

Io rimango incantata nel vederla così disinvolta. È spaventoso e rassicurante allo stesso tempo.

Me ne offre una, notando il mio sguardo perso su di lei; io rifiuto, contrastando con tutte le mie forze quel logorante desiderio che mi consuma gli organi interni.

Per fortuna non ci mettiamo molto a virare il discorso su un terreno più sicuro, rimaniamo sedute sul bordo del marciapiede, fumando una sigaretta dopo l'altra, in attesa che si manifesti il tanto bramato effetto delle pillole. Il che accade all'incirca un'ora dopo.

Me ne accorgo perchè Richard, invece che concentrarsi su quello che dico, preferisce fissare attentamente il palmo e il dorso della sua mano, con l'interesse di un bambino che vede un arcobaleno per la prima volta. Ci passa le dita sopra e sbarra gli occhi ad ogni contatto, scoppiando a ridere con il collo e la testa all'indietro. Poi ripete il tutto.

-Nailea... guarda la mia pelle...- si trascina le parole e ride come se fosse assonnata ed entusiasta allo stesso tempo. -Guarda la tua!- esclama, questa volta afferrando la mia di mano. -È così... attaccata alle tue ossa...-

Scoppio a ridere e lei con me di conseguenza.

-Che ne dici se facciamo due passi? Ti va di camminare un po'?- le parlo proprio come se fosse una bambina piccola di cui occuparmi, sorreggendola col braccio mentre la aiuto a mettersi in piedi.

È così che Christopher ha sempre fatto con me.

Mi chiedo quale sia la sua storia. Quale sia il motivo che l'ha portata a ridursi in questo modo. A scegliere questo percorso. Perchè dopo lavoro non è andata a casa? Perchè è entrata in quel vicolo buio? Perchè ha preso delle pillole senza sapere che cosa contenessero?

Immagino che per ognuno il motivo sia diverso.

C'è chi comincia perchè è giovane, e segue quello che fanno gli amici più grandi. Chi cerca di mettersi nei guai in ogni modo per attirare l'attenzione dei genitori assenti. Chi nasce e cresce in ambienti difficili, dove ha poca scelta. Chi solo in questo modo riesce a provare qualcosa. Chi è ricco e si annoia facilmente da sobrio. Chi lo fa una volta e basta, tanto per provare... ma non è mai una volta e basta.

E chi, come me, non sopporta più il peso della realtà che lo circonda, e cerca solo un modo per fuggire lontano.

-Prova a prendermi- sussurra RIchard al mio orecchio, in un segreto. Così segreto che la sento a malapena.

-Cosa?-

-Prova a prendermi.- asserisce ancora, scandendo le parole a voce alta questa volta.

Rimango interdetta, ma poi la vedo allontanarsi a passo veloce, buttandosi in mezzo alla strada senza preoccuparsi di fare attenzione alle macchine. Urlo il suo nome per fermarla, ma lei velocizza la corsa, scappando lontano e urlando con le braccia in aria.

Capisco che non mi ascolterà, e che l'unico modo per evitare che la mettano sotto, è prenderla, proprio come mi ha detto lei. Perciò è quello che decido di fare.

Corro con tutte le mie forze per raggiungerla, la tengo d'occhio proprio davanti a me, mentre fa lo slalom tra le auto che le suonano il clacson e abbassano i finestrini per insultarla. Anche io sono costretta a beccarmi le stesse belle parole, obbligata a percorrere il suo stesso tragitto, con l'unica differenza che io guardo prima di attraversare. Per questo rimango sempre una ventina di passi indietro rispetto a lei.

Richard corre, urla, ride a crepapelle, butta le braccia al vento come se fossero due ali e al tempo stesso uno scudo impenetrabile. Non ha alcuna preoccupazione al mondo e si vede. Non prova paura.

Passa da un marciapiede all'altro, attraversando tutta la carreggiata con le due corsie. Il mondo è completamente a sua disposizione in questo momento.

-Richard, attenta!- grido non appena la vedo fermarsi in mezzo alla strada all'improvviso per fare una gira volta, intenta a guardare il cielo. Una macchina frena bruscamente all'ultimo, arrivando quasi a sfiorarla.

Sussulto. Il cuore mi finisce in gola. Il clacson è forte, ma il mio terrore di più. RIchard non si è accorta di nulla, continua a ridere e ondeggiare e danzare come una principessa.

-Mi scusi...- faccio un cenno della mano all'uomo al volante, che ora se la sta prendendo con me, chiedendomi di recuperare quel pericolo ambulante della mia amica. Io non ci penso due volte, questo è il momento giusto per avventarmi su di lei.

La raggiungo con ampie falcate e la intrappolo tra le mie braccia una volta per tutte.

Lei non oppone alcuna resistenza, troppo occupata a infilare la testa nell'incavo del mio collo per annusare i miei capelli. -Che buon odore... profumi di fiorellini, quei fiorellini tutti azzurri, sai?-

Non le rispondo, conservo le forze per trascinarla al sicuro sul marciapiede.

-Te li faccio vedere, so dove si trovano. Vieni con me!- annuncia proseguendo il suo discorso, per poi trascinarmi con lei, prendendomi per mano.

Io sono costretta ancora una volta a seguirla. Per fortuna non rischiamo di essere investite, perchè la bionda mi trascina sopra un ponte molto alto, a cui è vietato il transito ai veicoli. L'unica cosa a cui fare attenzione qui è che non voli di sotto...

-Rallenta!- la supplico, ma lei mi sorprende. Si blocca in piedi proprio di fronte a me e io finisco per scontrarla.

-Nailea perchè vuoi che rallenti? Non senti l'aria tra i capelli? L'energia e l'adrenalina che ti scorrono nelle vene? I polmoni che bruciano per incamerare ossigeno? Tutta la vita che ti sta attraversando il corpo e l'anima? Non possiamo rallentare adesso... corri con me, seguimi.-

Mi incanta ancora una volta, con le sue parole infervorate. Riesco a percepire quello che prova. Le credo. So che ha ragione. E la invidio, perché vorrei sentire tutto così anche io.

-Io non...-

-Nailea. Fidati di me. Fai come faccio io.-

Non posso far altro che obbedire al suo ordine, quasi come se mi trovassi vittima di un incantesimo.

Richard inizia a correre... e lo faccio anche io. Sento davvero l'aria sferzarmi il viso e i capelli. Sento i muscoli delle gambe in tensione. Vedo il panorama notturno di New York scorrere veloce nella mia visione periferica. Le luci dei lampioni diventano linee e i grattacieli non hanno contorni.

Richard allarga le braccia e volteggia su se stessa, proprio come poco prima in strada... e lo faccio anche io. Inspiro l'aria fresca, chiudo gli occhi, e mi sento libera per qualche istante.

Richard urla a pieni polmoni... e lo faccio anche io. Un urlo liberatorio, che mi riempie dentro e poi mi svuota, seguito da una risata a crepapelle. Anche Richard ride nel vedermi così spensierata, finalmente.

-Togliti la maglietta!- urla.

-Come?- replico a voce acuta.

Per tutta risposta me ne dà la dimostrazione lei stessa, sfilandosi la maglia per prima. Rimane in reggiseno e, come se non bastasse, fa volare il maglioncino giù dal ponte.

In questo momento mi sento completamente sotto il suo controllo, perciò... lo faccio anche io.

Il vento è freddo e si scontra sul mio petto dandomi un'energia immensa, che mi fa sentire viva.

-È bellissimo!- urlo, non fermando la mia corsa. Mi manca il fiato ma non importa.

-Ora togli il reggiseno!-

Neanche il tempo di terminare quella frase che entrambe maneggiamo con i gancetti dietro la schiena, fino a sbloccarli. Lei mi lancia il suo in faccia e io ricambio lanciandole il mio. Ridiamo così tanto che sento gli occhi lucidi e devo asciugare una lacrima.

Urliamo di nuovo. Urliamo fino a perdere tutto il fiato.

Arrivate sul punto più alto del ponte ci fermiamo a recuperare le forze. Non che io sia stanca, ho davvero troppa adrenalina in corpo.

Osservo il panorama davanti a noi. Le luci e i rumori della città in lontananza. E il rumore dei veicoli nella strada al di sotto. -Saliamo sopra la ringhiera...-

Richard si volta verso di me, e mi sorride con gli occhi che le brillano. -Così sì che mi piaci.-

Fa un passo al di sopra del corrimano di ferro, molto sottile rispetto alla sua scarpa, perciò fa forza sulla mia spalla per rimanere in equilibrio. Io la aiuto e la sorreggo. Barcolla un po' ma poi trova il suo baricentro, aiutandosi allargando le braccia.

Mi fa cenno con la testa di raggiungerla. Faccio leva con la scarpa sulla ringhiera e poi mi aggrappo alla mano di Richard come appoggio per sollevarmi. Non appena faccio pressione su di lei, lei perde l'equilibrio e io con lei. Barcolliamo e urliamo, fino a ritrovare un nuovo baricentro.

Ridiamo dal nervoso. Io sono accucciata sul corrimano, mentre lei è ancora in piedi. Aggrapparmi alla sua mano non è una buona idea, perciò decido di contare solo sulle mie forze.

Faccio un respiro profondo per provare a calmare il cuore che batte così forte da esplodermi nel petto. Guardo in basso e quasi rimango paralizzata dalla paura, vedendo concretamente quanto ci troviamo in alto.

-Forza, Nai, ce la puoi fare.-

Deglutisco e annuisco, fingendo un po' di sicurezza in me stessa. Poi mi faccio coraggio e faccio leva sui quadricipiti per sollevarmi, rimanendo il più centrata possibile. Le gambe tremano, il cuore galoppa, lo stomaco è attorcigliato su se stesso e l'adrenalina mi divora in quei pochi istanti che mi bastano per tirarmi su.

Ma poi ci riesco.

Come per miracolo mi ritrovo in piedi anche io, di fianco a Richard. Entrambe sul punto più alto di un ponte, entrambe nude ed esposte.

Le macchine che si accorgono di noi ci suonano per attirare la nostra attenzione e noi ridiamo, ridiamo e ridiamo ancora.

Guardo Richard, il suo sorriso ammaliante, i capelli dorati e fluenti mossi dal vento. Un viso angelico che nasconde qualcosa che non lo è per niente.

Tira fuori una nuova pillola dalla bustina di plastica e la ingoia senza pensarci. Poi me ne offre un'altra...

-Adesso la vuoi?-

Solo in quel momento lo realizzo.

Richard è identica a lei...

ྀི ྀི ྀི

Non abbiamo chiuso occhio per tutta la notte. Non volevamo perderci l'alba, con la vista che abbiamo da qui, sul tetto del palazzo di Richard.

Ho visto il suo appartamento solo di sfuggita, giusto il tempo di cambiarmi e coprirmi con qualcosa di comodo.

Guardandomi intorno ho subito notato che è addirittura più piccolo del mio, e sicuramente ridotto peggio.

Il suo letto è pieno di cianfrusaglie sopra, tra cui rossetti e trucchi di vario genere, sigarette, occhiali da sole, auricolari e... una pistola.

Lei si è fatta spazio con le mani, buttando a terra tutti questi oggetti e per un attimo ho avuto paura che partisse uno sparo.

Le ho chiesto perché ne tenesse una lì, ma non ha risposto. Si è limitata ad afferrare il suo kit per rollare, provvisto di cartine lunghe, filtri e grinder.

Subito dopo, approfittando della sua posizione all'ultimo piano, siamo uscite fuori dalla finestra arrampicandoci sul tetto.

Siamo rimaste sedute lì per ore, finché il sole non è sorto, a fumare una sigaretta dopo l'altra, e una canna dopo l'altra; a parlare del più e del meno ma anche del motivo del litigio tra me e Christopher.

Le ho spiegato da che cosa è stato scaturito, e le parole che ha usato. Quanto detesti il lavoro che faccio e quanto poco si fidi della mia capacità di giudizio.

Le ho raccontato del nostro legame, della nostra vita in simbiosi fin dalla nascita. Di come non riusciamo a rimanere arrabbiati l'un con l'altra nemmeno per un giorno intero. Di come ci siamo sempre difesi a vicenda e protetti in ogni modo, persino di fronte al peggio.

Di come, in diciannove anni, non ci siamo mai allontanati l'uno dall'altra, nemmeno fisicamente. Né a scuola, né in vacanza, né con la febbre.

-È come se ogni singola cellula del mio corpo fosse collegata specificamente a ognuna delle sue...- la mia voce è debole mentre pronuncio queste parole, si perde nel mare mosso di emozioni che innonda la mia mente. Nel frattempo passo le dita tra i morbidi capelli di Richard, pettinandoli. Lei è sdraiata sul cemento del tetto, con la testa sulle mie cosce.

-Non riesco nemmeno a immaginare quello che provi.- commenta dopo qualche istante in silenzio, prima di fare un lungo tiro e passarmi la canna.

Ne faccio uno anche io, annebbiando ancora di più i miei pensieri. -Lo riesco a percepire, è una sensazione fortissima. È la mia persona. Per questo ho tremendamente paura di restare senza di lui, perché... non saprei nemmeno chi sono.-

Il solo pensiero mi fa venire voglia di vomitare e le mani iniziano a tremarmi impercettibilmente, mentre porto nuovamente il filtro a contatto con le mie labbra.

-Vi invidio. Avete un rapporto così unico e speciale, che immagino sia difficile per chiunque altro poter competere.-

È sicuramente un rapporto unico. È sicuramente un rapporto speciale. Ma non è un rapporto sano. Ne sono consapevole, è difficile vedere una relazione in modo oggettivo, ma dopo ciò che è successo so che è diventato questo: un rapporto di co-dipendenza.

Ecco, sono dipendente da lui, e lui lo è da me... almeno spero.

-Una volta eravamo in tre.- le parole fuori escono senza che ne abbia il controllo, troppo occupata a fissare un punto lontano, tra i grattacieli e i raggi del sole mattutino. Non ho più aperto l'argomento, se non in rarissime occasioni, e tendo a evitarlo con tutte le mia forze. -Lei era l'unica che è riuscita a farsi spazio nei nostri cuori. Noi la adoravamo. Era difficile non farlo.-

Richard corruga le sopracciglia. Le sue palpebre sono appesantite e lo sguardo è vago. Ma mi spinge a continuare.

Sospiro. -Si chiamava Violet. Era molto bella e... molto triste. Anche se non sembrava.-

-È successo qualcosa di brutto?- chiede la bionda in un sussurro.

Io mi limito ad annuire, mentre un flashback confuso prende il controllo dei miei ricordi.

Il giorno peggiore della mia vita.

Dopo di lei è cambiato tutto. E l'unica opzione è stata fuggire.

Richard mi riscuote dai miei pensieri sfilandomi la canna dalla bocca, per poi buttare ciò che rimaneva giù dal tetto e rientrare in casa, tirandomi dal braccio.

-Adesso preparo un caffè e ci mettiamo sul divano a guardare i cartoni animati, e tu per il resto della giornata avrai come unico compito quello di rilassarti e divertirti. Niente pensieri negativi, né sul passato, né su Christopher che, tra parentesi, non è tuo padre, perciò se non approva il tuo lavoro lo puoi mandare a fanculo, va bene?-

Trattengo una risata, grata che sia così gentile con me e provi a tirarmi su di morale a tutti i costi.

È così che passiamo il resto della giornata stravaccate sul divano, con addosso due coperte e briciole di biscotti.

Prendiamo in giro i cartoni alla TV, ridiamo, scherziamo e gossippiamo.

Avere un'amica è una cosa talmente normale eppure è un'esperienza che non faccio da tanto tempo, dopo Violet... per questo adesso riesco ad apprezzarne meglio ogni minimo dettaglio.

Per esempio la discussione di alto livello intellettuale che stiamo avendo ora...

-Allora io dico, Michael, poi Steve e infine Ander- annuncia Richard dopo aver pensato fin troppo accuratamente a come sistemare la scaletta.

-Nah- faccio una smorfia. -Impossibile che Ander ce l'abbia più piccolo di tutti-

Richard fa un tiro di sigaretta e sbuffa via il fumo. -Secondo te perché è sempre arrabbiato? "Io sono il capo" "Siete licenziate!"- lo scimmiotta imitando la sua voce.

Io scoppio a ridere e lei con me.

-È vero!- ribadisce. -Ti dico che è così.-

-Invece Michael al primo posto eh?- le chiedo in tono malizioso. -Parli per esperienza o...-

-Ok, basta domande!- esclama Richard agitandosi così tanto da farmi ridere di nuovo. -Dimmi la tua classifica ora-

Ci penso su, non sapendo minimamente che metro di giudizio usare per una cosa del genere.

-Lo sai che Steve ha una cotta per te?-

-Non cambiare argomento- mi accusa lei. -Dimmi chi secondo te ce l'ha più lungo!-

Le sue urla mi fanno ridere di nuovo, tanto da grugnire sgraziatamente.

So che sono argomenti stupidi, ma con Christopher non parlo di certe cose per ovvie ragioni. E ridere così mi fa sentire spensierata, che è proprio quello di cui ho bisogno al momento.

-Beh, io avrei detto Ander, Michael e Steve-

Richard rotea gli occhi. -Tipico delle nuove arrivate, prendersi una cotta per il capo-

-Non ho assolutamente una cotta per Ander- ribatto.

-Secondo me lui ce l'ha per te-

Scuoto la testa in senso di diniego e do un morso a un altro biscotto al cioccolato. Noto che Richard non ne ha toccato nemmeno uno, e mi ritorna in mente quello che Christopher ha detto: Non me ne frega un cazzo se Richard digiuna per una settimana perchè è sotto effetto di chissà quale sostanza.

-Se tu ci provassi con lui, ci starebbe al cento per cento. Ci vedo lungo in queste cose io-

Alzo le spalle noncurante. -Io credo invece che non mi sopporti, e a dirla tutta non lo biasimo-

Richard inarca un sopracciglio e assottiglia gli occhi come per lanciarmi una sfida. -Stasera ti dimostrerò che ti sbagli.-

Poco dopo cominciamo a prepararci per la festa. Ci sistemiamo i capelli, ci vestiamo e ci trucchiamo a vicenda. Qualche spruzzo di profumo e siamo pronte.

Fuori dal palazzo ritroviamo una macchina di lusso alla cui guida c'è Michael, che ci fa segno dal finestrino di entrare.

Io e Richard ci accomodiamo dietro e noto che nel posto del passeggero davanti c'è Ander, visibilmente scocciato dalla mia presenza.

-Che succede capo? È ancora tanto arrabbiato con me?- appoggio il mento sullo schienale del suo sedile, sbattendo gli occhi con fare innocente.

-Vedo che stai meglio nome di ragno- commenta Michael mettendo in moto e avviandosi lungo la strada.

-Ha degli evidenti disturbi mentali, Michael- Ander mi tira una frecciatina, tenendomi d'occhio dallo specchietto retrovisore.

-Dovresti essere onorato che una ragazza bella come Nailea ti dia delle attenzioni.- interviene Richard, facendomi l'occhiolino.

Ander rotea gli occhi. -Che peccato, il vetro non ti ha tagliato del tutto la lingua allora-

-Non sei felice?- gli chiedo con un sorriso malizioso. -Così la posso usare con te-

Richard scoppia a ridere forte e io le lancio uno sguardo eloquente.

-Non flirtare con me, cortesemente.- Ander rimane impassibile, ma purtroppo non sa che questa sera capiterà più volte per colpa della sfida che mi ha lanciato la biondina affianco a me.

Le proverò che anche provandoci spudoratamente con lui, Ander non cederà alle mie avance. Non credo nemmeno di stargli lontanamente simpatica, ma Richard è convinta di sì, perciò le dimostrerò che si sbaglia.

Michael alza il volume della radio, sfrecciando a tutta velocità tra le macchine, rischiando in ogni momento di fare un incidente.

Io trovo un pulsante sospetto che mi prega di essere premuto, e così faccio. Immediatamente un rumore proveniente dall'alto cattura la mia attenzione.

Io e Richard ci lanciamo uno sguardo complice non appena vediamo aprirsi una sezione del tettuccio. Saliamo velocemente in piedi sui sedili, infilando testa e busto attraverso l'apertura.

L'improvviso vento in faccia, e le luci che passano velocemente intorno a noi, mi fanno sentire subito su di giri. Forse riportando alla mente le sensazioni della sera prima.

Mi piacerebbe ricrearle ancora una volta.

-Via le magliette parte due?- propone Richard, quasi leggendomi la mente.

-Come? Adesso? Ma ci sono i ragazzi!-

-Ancora meglio, no?- insiste, desiderosa che approvi quella folle idea.

Le sorrido, ridendo tra me e me, proseguendo con l'attuare quel piano brillante. Mi libero del top senza pensarci troppo, lanciandolo in strada.

Richard spalanca la bocca e sbarra gli occhi, e io faccio lo stesso realizzando che mi ritrovo solo in reggiseno.

-Nailea... io e te ci divertiremo tantissimo insieme.-

Circa quattro secondi dopo, anche il top di Richard fa compagnia al mio, per terra e molto lontano da noi.

Entrambe scoppiamo a ridere, e chiediamo a Michael di alzare il volume della musica. Buttiamo la testa indietro, fuori dal tettuccio dell'auto, mentre i nostri capelli vengono mossi dal vento e noi cantiamo a squarciagola.

Mi sento benissimo. Mi sento forte, energica, libera. La testa è leggera, le sensazioni molto amplificate. Forse anche a causa di tutta l'erba fumata oggi.

Richard indica entusiasta la galleria a cui ci stiamo avvicinando. Una volta al suo interno rimaniamo incantate dalle sue luci, tanto che non noto nemmeno il freddo senza vestiti addosso.

Appena uscite dalla galleria, ritorniamo a sederci in macchina e chiudiamo il tetto. Richard trova subito una felpa appallottolata sul sedile e la indossa.

Ander mi guarda ancora dal finestrino, e poi procede a sbottonarsi la camicia, per passarmela.

-Mettitela- asserisce.

Resto sorpresa dal suo gesto e Richard alza e abbassa velocemente le sopracciglia.

-Uhm, grazie-

Faccio come mi dice e mi prendo un attimo per osservarlo meglio ora che si è tolto il suo capo d'abbigliamento preferito.

Ha le spalle molto larghe, le braccia ben definite, nessun tatuaggio. E per qualche motivo la mia mente decide di immaginarsi me sopra di lui a fargliene uno.

Presa dai miei film mentali e nel trovare quale tatuaggio gli si addice di più, rimango delusa quando realizzo che anche lui sta indossando una t-shirt di Michael che era sotto al sedile da chissà quanto tempo.

-Oh no... ti preferivo senza- mi lamento.

-Nailea- mi riprende Ander. -Ti ho detto di non flirtare con me. Sono il tuo capo.-

Trattengo a stento una risata per quell'ultima solita frase dopo che oggi Richard non faceva altro che imitarlo, ed infatti mi accorgo che anche lei sta ridendo in silenzio.

-Te l'ho detto- sussurra e mi fa cenno con la mano, avvicinando tra di loro pollice e indice. -piccolo-

A quel punto non mi trattengo più e scoppio nuovamente in una fragorosa risata.

Ander scuote la testa, appoggiandosi la mano sulla fronte, accompagnato da un sospiro.

-Sarà una lunga serata.-








🖤🖤🖤

hello everyone
scusatemi per l'assenza! sto cercando di impegnarmi per postare sempre il mercoledì/giovedì, ma questa settimana tra vari impegni non ci sono riuscita. ˙˙
per farmi perdonare ho scritto un capitolo molto più lungo del solito, spero vi piaccia!
una giornata completa solo tra ragazze con uno sguardo al passato di Nailea e alle abitudini di Richard... che cosa ne pensate?
fatemi sapere tutto nei commenti!
thank you for reading

🖤

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