2) Non fatevi mai più rivedere

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Ander Martinez POV

-Vedo i tuoi duemila e rilancio di tremila- asserisco, lanciando una manciata di fiches al centro del tavolo.

Alcuni dei miei amici controllano le loro carte, pensando alla prossima mossa; altri si fanno versare ancora da bere; altri ancora si fanno accendere una nuova sigaretta dal maggiordomo che abbiamo a disposizione.

Non ho imparato il suo nome, tanto ogni serata cambia. E comunque non me lo ricorderei.

La stanza è leggermente annebbiata da una nube di fumo, mentre la musica del locale rimbomba fin qui sotto.

Faccio cenno alla ragazza in lingerie accanto allo stipite della porta di portarmi il posacenere, e lei obbedisce appoggiandolo davanti a me. Dopodiché si siede sulle mie gambe, passando la sua mano dietro la mia nuca per poi finire con le dita tra i miei capelli.

-Posso fare qualcos'altro per lei Signor Martinez?- sussurra con voce suadente e una scintilla di malizia negli occhi.

Spengo la sigaretta contro le pareti di cristallo del posacenere, mentre gli altri ragazzi continuano a giocare in sottofondo.

Faccio scorrere il mio sguardo su di lei, quando la sua mano dai miei capelli scende lentamente giù sul collo, poi sulle spalle, sul petto. Fino a posarla sul mio interno coscia.

-Portami uno scotch liscio, tesoro.- le ordino, accarezzandole i lunghi capelli rossi. Lei si alza e fa come le dico.

Torno a prestare attenzione al gioco, vedendo una notevole quantità di fiches aggiunte sul tavolo.

Michael, seduto davanti a me con la camicia sbottonata dal caldo e i capelli scuri arruffati, è chiaramente sbronzo mentre fissa le poche carte che ha in mano nel tentativo di decifrarle.

Stringe le labbra una contro l'altra, e potrei prevedere il significato di quell'espressione da chilometri di distanza ormai. Sta per bluffare.

-All in- annuncia, facendo da conca con le mani a tutte le sue fiches rimaste, per spingerle in avanti sul tappetino verde.

Trattengo un ghigno nell'appurare che avessi ragione, mentre il rumore di un liquido versato nel bicchiere accanto a me attira la mia attenzione. -Gracias, mi amuleto.-

Procedo a bere un sorso di scotch, con un sottofondo di brusii e lamenti di gente che si ritira dal gioco dopo la mossa avventata di Michael. D'altronde, non tutti hanno il mio vantaggio.

Tocca a me levargli quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia. -Vedo-. Spingo anche io tutto ciò che mi rimane al centro del tavolo.

Michael mi fulmina con lo sguardo e la cosa mi fa ridere. Ma sa benissimo che gioco solo per vincere.

-Vaffanculo Martinez- ride, scoprendo le sue carte. -Non ho nulla-

Inarco un sopracciglio. Potrei non mostrare le mie carte, ma così sprecherei l'occasione di vantarmi del mio gioco, perciò le butto sul tavolo, suscitando reazioni sorprese e contrariate.

-Cosa? Mi hai seriamente buttato fuori per una misera coppia di sei?-

-Che posso dire, so bluffare meglio di te e di tutti voi; grazie per i venticinque mila di questa mano.- mi alzo dalla sedia facendo un cenno con la testa al maggiordomo di raccogliere i soldi vinti per me. -E grazie anche a te mio portafortuna- bacio la ragazza sulla guancia e poi la congedo, estraendo dal mio portafoglio qualche banconota da cento per metterla nella coppa del suo reggiseno. -Adesso puoi tornare di là-

Finita definitivamente la partita i ragazzi mi salutano e lasciano il locale per andare a casa. In effetti è abbastanza tardi per le persone normali che non sono abituate ai ritmi di un night club.

Ormai la mia routine è aprire il locale alle 9:00 di sera, chiudere alle 5:00, e dormire fin dopo pranzo per poi ricominciare tutto da capo.

La stanza si svuota, lasciando solo il maggiordomo a rimettere in ordine il nostro casino, e il mio migliore amico intento a sgolarsi gli ultimi sorsi di scotch direttamente dalla bottiglia.

-Vacci piano, Michael- lo ammonisco, controllandolo mentre mi sistemo la camicia e conto i soldi che ho vinto per metterli nel portafoglio. -Non voglio doverti portare in braccio fino a casa come l'ultima volta-

Mi mostra il dito medio come risposta, mentre barcolla fino ad appoggiarsi al bordo del tavolo. -Hey, andiamo a casa mia a rubare la Bentley di mio padre. Gliela prendiamo e ci chiudiamo dentro a bere. Cavolo quella macchina me lo fa venire duro-

-Michael a te verrebbe duro anche a parlare con me- lo prendo in giro, notando l'espressione imbarazzata del maggiordomo che ci sta ascoltando.

-Soprattutto con te, Signor Martinez-

-Ehm, signore, desidera che vi lasci da soli e continui a ripulire più tardi?- il maggiordomo si schiarisce la voce evidentemente a disagio, il che mi fa morire dal ridere.

Michael mi precede e scoppia in una fragorosa risata. -Signor maggiordomo, non si deve scandalizzare... può sempre unirsi a noi se le va-

Faccio fatica a trattenere una risata, che maschero con un colpo di tosse, mentre Michael non si fa problemi a lasciarsi andare.

Quel povero signore è indignato, ma al tempo stesso so che teme di rispondere male per paura di perdere il lavoro. alla fine si tratta solo della battuta di un ubriaco.

Io e Michael scherziamo così da sempre, siamo cresciuti insieme e solitamente ovunque vada uno l'altro lo segue. I nostri amici ci prendono in giro scherzando sul fatto che sembriamo una coppia sposata. Così è diventato automaticamente il nostro modo per romperci le palle a vicenda. È il mio migliore amico, ma ammetto che a volte esagera.

Il rumore della porta che si apre cattura la nostra attenzione, rivelando la figura di una delle mie ballerine di lap dance, Cara.

-Capo la disturbo?-

-In effetti sì, Cara- risponde Michael al mio posto. -Stai interrompendo un momento a tre indimenticabile tra me, il tuo capo e il maggiordomo-

Alzo gli occhi al cielo. -Non gli dar retta, non ha ancora capito quale sia il limite di alcol che può reggere in una serata. Dimmi tutto.-

Cara ha un'espressione accigliata in volto e parla con freddezza, mantenendo le braccia conserte. -Richard ha rubato il mio costume di scena di ricambio per darlo ad un'evidente scappata di casa che ha portato qui dentro e adesso le due sono andate da Steve a rubare dell'alcol. È orario di lavoro, non si può bere. Non voglio fare la spia, voglio solo che le regole siano uguali per tutti.- conclude con un sorrisetto malefico.

Cristo Santo Richard... c'è una serata in cui non devo minacciare di licenziarti?

-Cara ma fatti i cazzo tuoi- interviene nuovamente Michael.

-Okay, Michael, ti chiamo un taxi e vai a casa- lo riprendo per poi sorprenderlo a farmi il verso.

La sua opinione non vale, è di parte. Lui odia tutte le ballerine tranne Richard. La difenderebbe pure se la cogliesse sul fatto intenta ad occultare un cadavere.

Dopo aver chiamato un taxi per Michael che nel frattempo è collassato su una sedia, esco dalla stanza con passo deciso, pronto per una nuova ramanzina.

Salgo le scale velocemente fino ad arrivare al piano terra del locale e mi guardo intorno, cercando di distinguere una testa di capelli biondi vicino alla zona bar.

Trovata.




Nailea Thompson POV

A volte mi rendo conto quanto la vita possa cambiare nel giro di poche ore, mi è successo in passato e sta accadendo anche stasera.

Qualche ora prima sei ad una cena di famiglia con i tuoi genitori, indossando uno dei tuoi abiti da sera migliori, e poco dopo ti ritrovi a fare autostop con il tuo migliore amico per scappare dall'altra parte dello stato.

Qualche ora prima stai fumando una sigaretta sulla scala antincendio fuori dal tuo appartamento, aspettando che ti passi il caldo per dormire, e poco dopo ti ritrovi a seguire una sconosciuta all'interno di uno strip club di lusso senza nessun preavviso.

La musica è molto forte, rimbomba in tutto il locale, caratterizzato da pareti nere e luci al led prevalentemente viola.

C'è molto spazio al suo interno: l'area bar si trova  all'entrata, dopo aver passato il body guard e il guardaroba, per poi arrivare alla prima area discoteca per chi paga il biglietto base.

Più ci si addentra più il prezzo si alza, arrivando all'area principale, delimitata da un cordone intrecciato di controllo, anch'esso viola, che racchiude al suo interno il palco con le ballerine di pole dance e spogliarello, mentre i clienti si posso sedere nei tavoli sottostanti con i loro champagne immersi nel ghiaccio. Le cameriere che li servono sono eleganti e provocanti allo stesso tempo, e ogni tanto una di loro si fa seguire nell'area privata, dietro il palco.

Mentre per chi si vuole godere lo spettacolo dall'alto, vi è anche il secondo piano, meno spazioso e più lontano dal rumore, con divani e poltrone comode, e due pali da pole dance per chi volesse un'esibizione privata.

Ciò che si nota subito è che ogni persona qui dentro indossa almeno un capo di abbigliamento che sicuramente vale più della mia casa.

Cerco di seguire Richard con lo sguardo, mentre si confonde tra la massa di persone occupate a ballare con un drink in mano.

Si dirige verso l'area bar, il cui bancone è circondato da molti uomini, alcuni accompagnati da ragazze, altri da ballerine.

-Sexy barman dagli occhi ammalianti- Richard attira l'attenzione del ragazzo dietro al bancone, intento a preparare dei cocktail da servire, sbattendo le lunghe ciglia finte. -Potrei gentilmente accedere alla mia riserva segreta di alcol?-

Il ragazzo le lancia uno sguardo eloquente, come se quella conversazione la avessero avuta già mille volte.

-Prima cosa, smettila di affibbiarmi nomignoli inquietanti. Mi chiamo Steve e basta. Seconda cosa, quella che chiami "tua riserva segreta di alcol" non è che la scorta del magazzino del bar che non fai altro che saccheggiare ignorando i miei continui divieti. E terza cosa...-

Mentre il ragazzo parla, Richard fa il giro del bancone, arrivando al piccolo cancello che chiude l'entrata. Senza pensarci troppo apre la serratura per poi passare.

Steve appoggia con un tonfo un drink mentre col suo sguardo perfora gli occhi di Richard, andandole incontro. 

-Terza cosa- ripete, appoggiando le sue mani sulle spalle della bionda mentre la spinge indietro, fuori dal cancello. -Non. Puoi. Stare. Dietro. Il. Bancone.- scandisce ogni parola come per enfatizzarla a un bambino. -Questo è il mio spazio sacro e tu non fai altro che importunarmi.-

La ragazza alza gli occhi al cielo. -Ma smettila ti piace quando lo faccio.- detto questo sposta dietro le spalle una ciocca fluente di capelli e supera il barman, oltre il cancello.

Inizia a rovistare in un mobiletto dietro al bancone mentre Steve rimane a guardarla con aria rassegnata, mentre io aspetto un po' in disparte, divertita dalla situazione.

Richard si è occupata del mio makeover in camerino per una mezz'ora buona, come una vera fata madrina.

Con la piastra adesso i miei capelli marroni formano delle onde precise e voluminose, ricadendo oltre la metà della mia schiena. È la prima volta che sono così ordinati da tanto tempo.

Inoltre mi ha truccata e mi ha fatto indossare un body nero che lascia ben poco all'immaginazione. I tacchi alti sono comodissimi rispetto a quello che mi aspettavo.

Non so ancora se mi sento a mio agio o meno in questo look. Ecco perché a questo punto ho davvero bisogno di bere.

-Lei chi è?- 

-Nailea- risponde prontamente Richard, tirando fuori due calici vuoti e una bottiglia di Jack Daniels. -Mi sta letteralmente salvando la vita stasera, perciò ogni suo desiderio è un ordine, capito? Vogliamo bere dell'alcol e tu ce lo lascerai fare perché in fondo in fondo lo sai che mi vuoi bene.-

-No.- risponde prontamente Steve all'ultima affermazione. -E comunque fate come volete. Sappiate che l'alcol fa male e abbassa le vibrazioni. Ah e, Nailea.- si rivolge a me. -Ti auguro buona fortuna, fidati, ti servirà ora che sei stata risucchiata dall'uragano Richard. E ora via di qui.-

Scoppio in una risata mentre Richard versa il Jack Daniels nei due calici, cosa che normalmente troverei un po' bizzarra, ma non è niente in confronto alla piega assurda che ha preso questa notte.

Fin dai primi minuti passati con Richard ho capito che è davvero un uragano di energia e imprevedibilità. Perciò non posso dare torto a Steve.

-Grazie sexy barman, ci vediamo dopo!-

-Spero di no.-

Richard saltella contenta dopo aver ottenuto quello che voleva, facendomi cenno di seguirla. Dopo solo qualche passo però si blocca spaventata, nascondendo d'istinto la bottiglia dietro la schiena.

-Richard!-

Non appena sento di nuovo quella voce bassa e fredda, capisco il motivo.

Il suo capo si sta dirigendo a passo svelto verso di noi, con un'espressione stufa dipinta in viso.

-Hey boss!- sorride lei tentando di nascondere l'ansia per la sua apparizione improvvisa. -Ha stracciato tutti a poker come sempre?-

-Niente battutine per pararti il culo.- la blocca subito lui con fare serioso non appena ci raggiunge. -Tira fuori l'alcol.-

-E tu come... è stata Cara a dirtelo? Quell'impicciona stronza, adesso si che mi vendico.-

-Devi smetterla Richard! Mi sto rompendo i coglioni di venirti a riprendere ogni due secondi, non siamo all'asilo e non sono il tuo badante. Io sono il tuo capo, tu qui lavori per me, balli se te lo dico, quando te lo dico e per chi dico io. E soprattutto se ti dico di non bere a lavoro tu non bevi a lavoro, sono stato chiaro?!-

La sua voce mi terrorizza, per non parlare di quello sguardo gelido con i suoi occhi senza colore. Sembra che ti trafigga nell'animo.

È evidente che non si tratta di una tantum, probabilmente è una conversazione che hanno avuto tantissime altre volte.

Senza neanche rifletterci la mia bocca si apre e inizia a parlare per conto proprio. -Non è stata colpa di Richard... sono io che ho insistito per bere perché mi sentivo nervosa, lei non c'entra-

Mi pento subito di essermi intromessa. Odio le persone che urlano, e questi non sono affari miei. Spero almeno che fare l'eroina serva per migliorare la situazione. Io non lavoro davvero qui, non ci rimetterei nulla.

Il ragazzo fa passare il suo sguardo lentamente su tutto il mio corpo, come se si fosse ricordato solo in quel momento della mia presenza.

Poi torna a fissare Richard dritto negli occhi bagnandosi velocemente le labbra con la lingua dal nervoso.

-Ti fai proteggere da una ragazzina sconosciuta che hai trovato all'angolo della strada? Non ho parole per il tuo comportamento... - si mette le mani nelle tasche dei pantaloni e poi guarda in basso.

-Ander ti prometto che non accadrà mai più- lo prega Richard che sento per la prima volta con un tono di voce tranquillo e preoccupato.

Lui fa passare lo sguardo più volte tra me e lei, meditando sul da farsi.

-Lo so che non accadrà più... perché sei licenziata. Andatevene entrambe e non fatevi mai più rivedere.-






🖤🖤🖤

hello everyone
come avrete notato, questa storia avrà due POV, uno per Nailea e uno per Ander.
hanno due vite completamente diverse ma anche molto simili per certi versi...
ditemi se l'idea vi piace!
thank you for reading.

🖤

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