C'era una volta...

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...un vecchio e grasso barista che dovette chiudere l'esercizio. Le periferie erano nate morte, gli anziani del bianchetto delle sette del mattino perivano uno dopo l'altro. Alla sua età difficile era rimettersi in gioco, ma nel mondo in cui viveva più che gli anni era l'astuzia a contare. Qualche soldo da parte se l'era messo, ebbe un'intuizione suggerita dall'esperienza: a Genova vi erano pochi punti di riferimento nella notte, non più di una decina.

Un giorno, il vecchio e grasso barista, dita ingiallite dal fumo e capsula dorata al posto di un molare, lesse un cartello passeggiando per il quartiere Foce, lungo una via cruciale per il traffico cittadino. Il locale in affitto era perfetto per inaugurare un'attività che sarebbe rimasta aperta nelle ore più buie del giorno, trovandosi in una posizione strategica a ridosso del lungomare, della strada sopraelevata e del centro storico genovese, a metà tra Levante e Ponente.

Tre anni dopo l'apertura lo Stevie mieteva la concorrenza, era un ritrovo facilmente raggiungibile per chi usciva di sera e per coloro che alle prime luci dell'alba avevano bisogno di un caffè. Quasi necessario per affermare lo status sociale, tra i giovani vi erano quelli che sbeffeggiavano taluni dicendo: «Se non vieni allo Stevie a far colazione non sei nessuno», ma anche i più anziani non scherzavano in fatto di presenza. Il vecchio e gongolante barista, povero lui, pagò gli incassi con la sopportazione degli allora signori della notte, quelle comitive di personaggi che tra discoteche e karaoke, sbronze nei vicoli e sesso occasionale, giungevano a mettere un punto alla serata. Era gente strana, variopinta, volgare e raffinata, violenta e socievole, innamorata e fuggiasca, che fondava il proprio vivere su quei vizi da non voler smettere mai.

Ve n'erano alcuni poco più che ventenni, testine calde che ne tornavano dal vicino Yes o dal centro, di solito. Stevie, nome del locale quanto alter ego del vecchio barista, era un uomo dall'occhio lungo, e negli esagitati giovincelli individuò coloro che, un domani, avrebbero preso il posto dei suoi clienti abituali, di fatti divenendo la nuova gente della notte, con le loro depravazioni, i lussi, le droghe.

https://www.youtube.com/watch?v=9SOryJvTAGs

Una cinquantina di soggetti sono oggi la sua nuova "clientela selezionata", che sotto la luna rivelano la propria identità. Ebbe ragione al tempo, quando previde che difficilmente sarebbero cambiati. Ancora si muovono in gruppi sparsi per la città, ma che nello Stevie vedono l'obbligatorio finale di notti spese con prostitute, drogati, sbirri di merda, altra gentaglia come loro.

Dottor Satana ha fatto il pieno stasera, non si regge in piedi; le tre, quelle della Triade, quel fastidioso siciliano lo parlano di continuo per repellere i coglioncelli ubriachi, non si capisce niente di quanto dicono; la Compagnia del bordello ne ha di fame per flirtare con le cougar del Bizet, dopo il garantito divertimento ottenuto allo strip club. Rossano Vacci Piano ha voglia di botte, cerca insistentemente un negro da pestare, ma Willy e i Motoristi non glielo permettono fintanto che coi venditori ambulanti senegalesi hanno stipulato un accordo: loro li riforniscono di metalli altrimenti smaltiti dalla fabbrica ove lavorano e gli africani tengono d'occhio le loro moto quando posteggiano nei dintorni. Aneta ha smontato dal BlaBla e sfida la lirica Gospie a chi raggiunge l'acuto più alto, benché siano i loro piccoli e tondi culi il vero interesse di chi le ascolta. C'è Guru, c'è Mafia, le spogliarelliste del TucaTuca si danno il colpo di grazia con un Bellini ciascuna. Infine c'è la tensione tra quel che resta degli Ignoranti e la cricca di Revello, ma ormai avere trent'anni previene le storiche risse scatenate allo Scandic: si offrono da bere a vicenda in nome di una pace che brama un ritorno"sportivo" ai vecchi tempi.

Vi sono però tre grandi assenti stanotte allo Stevie, il titolare non ne sente davvero la mancanza. Eppure, a furia di servire la colazione a certi animali, il vecchio barista si è lasciato contagiare, perciò si chiede dove siano le due divine osservando Aneta e Gospie. Non che le cantanti abbiano qualcosa da invidiargli - anche Tamara dei Motoristi e le Tucagirls si difendono bene -, ma quelle due hanno un perché che spiega come mai il terzo assente sia tanto caro nei loro riguardi, pur essendo un risaputo pezzo di merda.

Si vocifera che il Cigno nero abbia forse non per caso una tresca con la cubista, giacché sono stati spesso avvistati lontani dai club dove lei si guadagna da vivere, e non stavano fumando cannabis come quando erano ragazzini.

Stevie si fa gli affari propri e non domanda, non vuole sembrare l'anziano inquietante che s'impiccia nei cazzi della gioventù. Ma è strano, pensa, che un elegante bastardo come Luca abbia un feeling con quella grezza cocainomane di Azzurra; avrebbe molto più senso averlo con la più discreta e pulita Samantha, cioè il corrispettivo limpido della danzatrice che pare averlo sedotto, o viceversa.

Strano finché Stevie non ricorda le prime volte che Luca e gli Ignoranti venivano a rimpinzarsi di brioche roventi, ventiduenni scalmanati che prima prendevano parte alla rissa e poi andavano a festeggiare con quelli che li avevano pestati. V'era sempre un momento in cui Luca e Azzurra, quando non c'era fidanzato di lei, si defilassero per accendersi una canna nei posteggi dietro al palazzo, standovi talvolta anche un'oretta. Nessuno gli credeva, ma erano sinceri quando affermavano di non aver fatto altro che fumato, tanto ella era innamorata del suo ometto ed egli aveva rispetto per gli amici. Non gli credeva l'ancora diciottenne Samantha, che invidiava Azzurra perché bella, formosa, seducente e amica intima di Luca, il quale aveva invece occhi un po' per tutte e non si accorgeva di come la giovanissima Sam lo guardava. Oppure, e questo è ancor più vero dei sospetti, Luca se ne accorgeva eccome, ma a sua volta amava qualcuno e Samantha gli sembrava troppo piccola, indipendentemente da quanto se la potesse giocare con Azzurra e già le fosse superiore sotto molteplici aspetti.

Chissà, si chiede Stevie, se la rivalità esiste ancora o se i nuovi signori della notte hanno scelto la loro regina, perché anche se la città è grande sono comunque pochi gli "eroi" dei by night, ovverosia l'essere parte della notte e viverla: per forza si creano gerarchie, per forza una delle due la spunterà, è così che funziona il loro mondo.

Aneta e Gospie si danno battaglia a colpi di falsetto innanzi a un gruppetto di marmocchie uscite dalla discoteca, cucciole troppo immature per conoscere certa musica. Cantano Love shack, la prima che va fuori tempo paga il giro all'altra. Fanno uno show degno delle loro voci, sinché lo squallore non viene intonato da un grande stronzo che finalmente si fa vedere - gli amici lo aspettavano.

È sbronzo, ha uno zigomo nero, ma da come cammina si direbbe che ha vinto contro chiunque l'abbia aggredito per strada, allo Scandic o dove diavolo era. Di recente si è messo a riscrivere testi di canzoni dei cartoni animati, grazie all'alcol che gli impregna il corpo ne propone subito uno.

Salacadula, chi ti s'incula?
Non mi cercare mai più.
Instagram, Facebook, Tinder, Badoo,
impari a ghostare anche tu!

Salacadula, ma che sfortuna,
sei un caso umano, oh Gesù.
Ho tanti tipi che mi scrivon, perciò
scordati che tornerò!

Gospie gli tirerebbe il Gin Tonic in testa, ma poi si divertirebbe meno in un mondo senza Luca, e Aneta la pensa parimenti.
L'ubriaco canterino non aveva voglia di starsene a casa a tormentarsi perché non riesce più a scrivere romanzi da quando l'amata Camilla è morta, quindi è felice di intravedere i suoi commilitoni. Si fa scortare fino al cesso a vomitare e per venti minuti vi resta chiuso dentro. In realtà è uscito a bere perché ha litigato con Azzurra, e le smanie della ragazza non sono quel tipo di schiaffi che Luca giustifica perché ne ha combinata una delle sue. Non sa come comportarsi con lei, e lei non sa come comportarsi con lui, spaventata di restare di nuovo da sola e allora incerta sui sentimenti che nutre. Ma mentre Luca caccia l'anima formando la coda alla toilette, Azzurra si stende a letto e ne stringe al petto la maglietta che lo scrittore lascia sempre lì qualora rimanesse a dormire. Ne respira l'odore, le manca, lo odia, si pente di aver cominciato la relazione e non riesce a star senza, fin sorridendo nell'attesa che lui rinsavirà mandandole la buonanotte, perché lo fa sempre.

Samantha anche è a casa. Sul balcone, con un bicchiere di Spritz fatto da sé. Le gambe lisce raccolte sulla sedia, il soffio di fumo che si disperde nel panorama osservabile dalle colline. Il porto è silenzioso, le sue luci sono rilassanti. Il coniglietto Twinkie si addormenta sul suo grembo, ricevendo la materna cura delle sue mani.

Domani, pensa Samantha, sarà il caso di portarselo dietro per la città, perché la notte sarà ancora lunga.

Forse, la più lunga di sempre.

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