20 - The Devil is the details

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In un paio d'ore le foto di Lullaby erano diventate virali, così come l'ingrandimento del comodino alle spalle di Jimin dove si poteva intravedere un libro in italiano, che apparteneva ad Alice dato che il comodino ripreso era il suo.

«Gli Army stanno impazzendo, pensano che io mi sia messo a studiare italiano, guarda quanti commenti mi stanno mandando nella tua lingua, ti toccherà insegnarmelo» disse Jimin mostrandole la timeline di Weverse.

«si vede anche il ciondolo che mi hai regalato... avresti dovuto fare più attenzione e tagliarla prima di postarla» fece lei preoccupata.

«non ti preoccupare Noona, il ciondolo si vede appena e poi sono tutti concentrati sul fatto che io possa parlare italiano al momento» la rassicurò.

Alice fece una smorfia poco convinta, era sempre terrorizzata dal fatto che potessero scoprire la loro relazione e che lui finisse nei guai in qualche modo a causa sua.

« Noona sta tranquilla mh....» le disse nuovamente.

«lo sono»

«non mentire, ti mordicchi l'interno della guancia quando non sei tranquilla per qualcosa» asserì lui con un fare un po' troppo da maestrino.

«fottiti Park Jimin»

«solo se tu mi dai una mano...» le rispose malizioso come sempre.

Alice provò a mantenere un atteggiamento di chiusura nei confronti di Jimin, ma finì col ridacchiare per le sue facce idiote.

Il mattino seguente, Alice si risvegliò sola, sapeva che per Jimin i ritmi in quel periodo erano parecchio serrati e che quindi spesso sarebbero riusciti a stare insieme meno di due ore nell'arco di un'intera giornata.

Fece mangiare Lullaby e poi aprì il frigo, subito le saltò all'occhio il fatto che quello che gli aveva preparato la sera prima per fare colazione fosse intatto nel piatto che lei aveva arrangiato per lui, non aveva toccato neppure la macedonia di frutta, dove lei aveva messo principalmente fragole dato che sapeva che lui le adorava.

Non stava mangiando abbastanza, lei lo sapeva ed era stanca di fingere di non accorgersene.

Richiuse lo sportello stizzita e uscì di casa per andare al lavoro.

Alice stava sistemando alcune cose nel cassetto della sua scrivania, quando si accorse che una delle stagiste la stava osservando con insistenza.

«ti serve aiuto?» le chiese a quel punto.

«tu sei italiana vero eonni?» domandò la ragazza.

«sì, non ne ho mai fatto mistero» scherzò Alice.

La giovane sorrise, stiracchiando un po' troppo le labbra perché il sorriso risultasse davvero sincero ed Alice notò che si voltò verso lo schedario alle sue spalle di colpo non appena uno dei tecnici delle luci entrò nella stanza.

Non era la prima volta che subiva atteggiamenti di razzismo in Corea, magari la giovane stagista voleva la sua stessa posizione all'interno dell'azienda e si rammaricava del fatto che l'avessero offerta invece a lei, una straniera.

Si rimise al lavoro senza darvi troppa importanza, aveva ben altre gatte da pelare al suo rientro a casa quella sera, dato che aveva deciso di parlare a Jimin del fatto che avesse ripreso a seguire una delle sue diete assurde per il comeback.

Quando rientrò a casa quella sera Jimin era sfinito, aveva rischiato di svenire un paio di volte durante gli allenamenti con Hobi, ma era riuscito a dissimulare la cosa entrambe le volte senza troppi problemi.

«amore sono a casa» disse scalciando le scarpe e buttando il borsone con i vestiti su un lato mentre si dirigeva verso la sala da pranzo.

Trovò Alice seduta davanti all'isola della cucina con le braccia incrociate sotto il seno e un'espressione che non gli piacque affatto.

«che succede?»

«dobbiamo parlare di una cosa»

«e di che cosa? del fatto che la casa è piena di vestiti miei, ma tu continui a portare la sua felpa?» le chiese facendo riferimento al fatto che lei spesso, come quella sera indossasse la felpa di Namjoon.

«Jimin non voglio litigare» disse Alice alzandosi ed avvicinandosi a lui.

«allora togliti questa cazzo di felpa» le disse.

«soddisfatto?» domandò Alice leggermente alterata dopo essersi tolta la felpa.

«sì»

«Jimin... stai mangiando abbastanza?» gli chiese senza indugiare ulteriormente guardandolo dritto in faccia.

Beccato, pensò Jimin cercando però di non scomporsi davanti a lei.

«che fai mi controlli adesso?»

«non lo faccio, dovrei?»

«so quello che faccio Alice»

«quindi ho ragione, ti sei rimesso a dieta» asserì lei.

«devo essere in forma per il comeback»

«in forma hm...» fece lei prendendolo per un braccio e trascinandolo a forza davanti allo specchio.

«guardati, per favore guardati» gli disse sollevando la maglietta.

«Jimin... sei troppo magro» disse Alice preoccupata, lui poteva chiaramente leggere il dispiacere nello sguardo di lei e lo detestava.

«se ti dà fastidio che il tuo ragazzo sia più magro di te, mettiti a dieta» le rispose abbassando la maglietta, e consapevole del fatto che con quelle parole l'avrebbe ferita profondamente.

«ma che stai dicendo?! io sono preoccupata per te, perché voglio che tu stia bene.» rispose Alice incredula allontanandosi da lui per andare a rifugiarsi in camera da letto.

Jimin trattenne le lacrime e scrisse al suo manager per farsi venire a prendere ed accompagnare al dormitorio, non voleva restare lì, perché sapeva che lei aveva ragione, lui stava di nuovo camminando su una china pericolosa e lei voleva solo aiutarlo; sentì Lullaby strusciarsi contro le sue gambe e si abbassò per prenderla in braccio e coccolarla.

Avrebbe voluto piangere, andare in camera da letto e dirle che aveva ragione, che stava nuovamente cedendo alle sue insicurezze, ma non lo fece.

Non appena l'auto arrivò uscì dalla porta senza dirle nulla.

Alice aveva sentito distintamente la porta di casa chiudersi e l'istante dopo si era ritrovata ad osservare dalla finestra l'auto del manager di Jimin che si allontanava dal loro condominio, probabilmente per andare al dormitorio.

Avrebbe preferito che lui si aprisse con lei, che le parlasse dei demoni che da qualche tempo erano tornati a tormentarlo, ma non era successo; si era limitato, se così si poteva dire, a ferirla in modo che non andasse oltre quella linea invisibile che nessuno doveva mai oltrepassare con lui.

Cercò di mettersi l'anima in pace, almeno per quel momento, uscì dalla stanza e cercò Lullaby, almeno non avrebbe dormito completamente sola quella notte.

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