22 - I've got you by my side

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Namjoon rimase disteso nel suo letto con lei per un periodo che gli parve interminabile, era passato molto tempo dall'ultima volta che si erano parlati, che erano stati così vicini e lui non poteva fare a meno di constatare il fatto che non fosse cambiato niente tra loro, stare accanto a lei continuava a dargli la stessa sensazione rassicurante.

Allungò il braccio e la strinse più vicino, quando la sentì appoggiarsi a lui rimpianse di averlo fatto, non riusciva a restare distaccato nonostante quello che si erano detti, nessuno dei due poteva negare che tra loro le cose fossero solo state messe in pausa.

Alice alzò la testa ed i loro occhi si incontrarono, nessuno dei due disse nulla, ma sapevano benissimo entrambi di aver commesso un errore decidendo di non provarci davvero.

Namjoon si sporse a cercare le labbra di Alice.

«fermati ti prego» gli sussurrò quasi implorandolo, non voleva tradire Jimin.

«mi vuoi dire cosa è successo oggi?» le domandò Namjoon prima di baciarle la fronte, cercando di alleviare il suo bisogno di contatto con lei e l'ansia di Alice allo stesso tempo.

Lei si schiarì la voce e gli raccontò ogni cosa, non solo del lavoro e di quello che era successo con Kate, del fatto che poteva aver intuito che tra lei e Jimin ci fosse stato qualcosa; gli parlò anche di Jimin, di quanto fosse preoccupata per la sua salute e di come la ferisse profondamente il fatto che lui non ne volesse parlare con lei.

Restò nel letto con Alice, finché non la sentì farsi pesante tra le sue braccia; era profondamente in collera con Jimin per quello che le aveva detto, per come l'aveva trattata dopo tutti i "pipponi" che gli aveva fatto per averla fatta soffrire, ed ora lui faceva lo stesso identico errore.

Camminò nervosamente avanti e indietro per il soggiorno, indeciso sul da farsi; voleva chiamare Jimin, dovevano parlare di quello che era successo ad Alice a lavoro e voleva fargli una lavata di testa epica per quello che le aveva detto.

Alla fine, chiamò.

Jimin parcheggiò l'auto nel garage e prese le scale correndo verso l'appartamento di Namjoon; nella sua mente si accavallavano sentimenti contrastanti.

Rimorso per quello che aveva detto ad Alice e gelosia, perché lei era di nuovo tra le braccia di un altro uomo, perché lei nonostante tutto, lo cercava ancora.

«lei dov'è?» domandò Jimin non appena Namjoon chiuse la porta.

«sta riposando»

«avete fatto in fretta a dimenticarvi che esisto anch'io»

«smettila con le puttanate, non abbiamo fatto niente quando potevamo e non lo faremo certo adesso che state insieme»

«perché lei corre sempre da te?» gli domandò Jimin come se non conoscesse già la risposta a quella domanda.

«lei non è venuta da me, sarebbe andata a dormire in albergo; sono stato io ad insistere perché venisse qui»

«immagino tu abbia dovuto insistere molto» continuò Jimin in tono accusatorio.

«Jimin ti ho detto di piantarla, sei geloso marcio per qualcosa che non esiste» sbottò Namjoon alzando la voce col più piccolo.

«avrebbe dovuto farlo...» iniziò Jimin per poi interrompere la frase a metà.

«che cosa? di chi parli?»

«sarebbe dovuta venire a letto con te; perché se l'avesse fatto avrebbe preso un'altra decisione, ne sono certo»

Namjoon restò in silenzio, non perché non avesse niente da dire, ma per il fatto che Alice era alle spalle di Jimin, doveva essersi svegliata sentendoli litigare.

Jimin fece appena in tempo a voltarsi, dopo essersi accorto dello sguardo preoccupato di Namjoon, ed Alice gli diede uno schiaffo.

«la decisione che ho preso mesi fa, non dipende soltanto dal fatto che io sia o meno andata a letto con lui»

«ed io invece sono convinto del contrario»

«tu credi che provare a respingermi sia la cosa migliore? quello che ti ho detto l'ho detto perché ci tengo a te, perché mi preoccupo per te»

«non sono un bambino Alice»

«a me sembra di sì invece»

«per te sono solo un bel ragazzo con cui passare del tempo»

«e secondo te, io avrei lasciato la mia vita ed il mio lavoro per una scopata a settimana?» fece lei risentita.

«sono stanco di litigare sempre per le stesse cose» le disse.

«anch'io Jimin»

«allora finiamola qui»

«cosa?»

«è finita!» disse Jimin con un nodo alla gola che gli impediva di respirare correttamente.

«mi stai lasciando?» domandò Alice incredula.

«sì, puoi restare nel mio appartamento finché non trovi un'altra sistemazione... credo che non ci metterai molto» disse facendo intuire che si sarebbe probabilmente trasferita da Namjoon.

La superò dandole una spallata e lei gli rivolse uno sguardo indecifrabile. Sentì i passi pesanti di Namjoon avvicinarsi e si voltò per fronteggiarlo, pronto ad essere preso a pugni, era quello che voleva; probabilmente un naso rotto avrebbe fatto meno male rispetto a quello che sentiva in quel momento lacerargli il petto.

La stava lasciando davvero.

Non capiva che cosa gli fosse preso, ma lo stava facendo.

La vide frapporsi tra lui e Namjoon per evitare il peggio.

Si chiuse la porta dell'appartamento alle spalle, lasciando la donna di cui era innamorato tra le braccia di un altro, ripetendosi che fosse giusto così, che comunque non sarebbero durati a lungo, perché erano troppo diversi.

Alice si voltò a guardare Namjoon l'istante dopo che la porta si chiuse.

«vagli dietro» le disse.

«ma...»

«fallo e basta, se adesso lo lasci andare sarà convinto di avere ragione; noi non abbiamo fatto niente di male Alice, ma Jimin in questo momento non ragiona lucidamente; è spaventato perché tu sei la prima donna, tra quelle che ha frequentato che vuole davvero prendersi cura di lui, gli brillano gli occhi quando parla di te, di quello che fai per lui... perciò vai; io sarò sempre qui, lo sai»

Alice decise di seguire il consiglio di Namjoon, si voltò a recuperare le sue scarpe e corse verso il piano interrato, nella speranza di beccarlo ancora lì.

La fortuna decise di premiarla, lo vide chiudere la portiera dell'auto e si mise a correre per raggiungerlo e salire a sua volta prima che mettesse in moto.

«scendi» le disse mentre lei si stava sistemando la cintura.

«no»

«non ti voglio vedere» ringhiò fulminandola.

«allora non guardare alla tua destra mentre guidi» rispose lei con sarcasmo.

Jimin avviò il motore ed uscì sgasando dal parcheggio interrato, era arrabbiato ma non con lei o con Namjoon, lo era con sé stesso.

Prese l'autostrada, convinto che lei gli avrebbe chiesto dove stessero andando, invece Alice rimase impassibile, con lo sguardo rivolto verso il suo finestrino ad osservare le luci della città allontanarsi lentamente dalla sua visuale.

«rallenta» gli disse ad un tratto interrompendo un silenzio che durava da più di mezz'ora.

Jimin lo fece senza battere ciglio, sapeva che lei si fidava di lui alla guida, e non gli rompeva mai i coglioni per cazzate, e quando guardò di sfuggita nel quadro, si rese conto di aver tenuto una velocità più sostenuta di quanto immaginasse.

Alla prima uscita disponibile uscì dall'autostrada e cercò un'area di sosta dove fermarsi.

Alice scese dall'auto non appena lui tolse la chiave dal quadro, era stanca morta ed in quel momento si trovavano in mezzo al nulla, a più di un'ora di macchina da Seoul, era una situazione assurda, nata solamente dalla loro incapacità di comunicare nell'ultimo periodo.

Si appoggiò al cofano dell'auto ed attese che lui la raggiungesse.

Jimin scese a sua volta e si mise accanto ad Alice; dopo quello che le aveva detto a casa di Namjoon non aveva la più pallida idea di come rimediare.

L'ultima cosa al mondo che desiderava era che si lasciassero.

«io non sto con te perché non posso stare con Namjoon, questo ti è chiaro spero» disse Alice.

«e allora perché? io non sono il tuo ragazzo ideale ammettilo, sono troppo emotivo, faccio casino, sono disordinato, appiccicoso, geloso...»

«perché io sono perfetta?» lo interruppe.

«non ho mai detto che tu lo sia» fece lui.

«bene, nessuno dei due lo è; su questo siamo d'accordo. E se lo vuoi sapere io sto con te perché mi piaci, non solo fisicamente, mi piace stare con te, guardarti giocare con Lullaby, mi piace quando prepari tu da mangiare anche se la cucina poi è un casino, mi piace quando balliamo a piedi nudi in salotto e poi amo il tuo essere un perfezionista nel tuo lavoro, proprio come lo sono io e amo quella calma istantanea che provo quando sono nervosa e tu mi stai accanto... io sto bene con te Jimin, tu stai bene con me?» gli chiese voltandosi a guardarlo.

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