Sometimes I just feel it's only me who can't stand the reflection that they see

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Seguendo il flusso inarrestabile dei suoi pensieri, Namjoon si era ritrovato a percorrere le strade di Seoul immerse nelle luci notturne e completamente prive di persone. Erano appena tornati dal tour fatto in Cina, e stavano per ripartire per il Giappone, era terribilmente stanco ma non riusciva a riposare bene. Si sedette sulla prima panchina che vide e alzò lo sguardo verso il cielo, non sarebbe riuscito a scorgere una stella neanche volendo, con tutto quel l'inquinamento luminoso. Tolse la cuffia leggera con un movimento fluido e si scompigliò i capelli nervoso per poi sospirare. Il rumore di una falena che cozzava contro il faretto del lampione attirò la sua attenzione, come se si riconoscesse inconsciamente in quel lepidottero notturno, sempre attirato da qualcosa che potrebbe potenzialmente fargli del male.

Riprese la sua marcia solitaria verso l'ignoto.

Alice si sedette composta al suo posto accanto al finestrino ed allacciò la cintura; dopo anni aveva finalmente deciso di concedersi un periodo di pausa, aveva chiesto sei mesi di aspettativa a lavoro, si sentiva persa come se non ci fosse più nessuna bussola a guidarla; stava per realizzare il suo più grande sogno in materia di viaggi, andare in Giappone. All'inizio di quell'anno aveva promesso a sé stessa che il giorno del suo compleanno avrebbe vagato per le strade di Kyoto e stava decisamente per mantenere la promessa.

Il suo aereo atterrò in perfetto orario a Tokyo, i primi giorni si sarebbe fermata lì, aveva prenotato nello stesso Hotel dove avevano girato "Lost in Translation", una parte non troppo piccola di lei aveva inconsciamente deciso che quel viaggio sarebbe stato perfetto o non sarebbe avvenuto, era troppo importante per lei essere finalmente lì.

Scendendo dal taxi notò la locandina del concerto dei BTS a Tokyo quella sera stessa; ripensò con una punta di rammarico ai ragazzi, non li aveva più sentiti, si era ritrovata spesso a chiedersi che cosa stessero facendo ed era dispiaciuta del fatto che Namjoon non le avesse mai scritto, forse aveva fatto qualcosa che non gli era piaciuto o più probabilmente aveva ben altro a cui pensare.

Il giorno seguente al suo arrivo Alice stava passeggiando senza una meta precisa per Tokyo, con le cuffie che le facevano risuonare nelle orecchie la playlist che aveva creato appositamente per il viaggio.

Quello per lei era più di un semplice viaggio, era come se volesse prendere in mano la sua vita ad un livello successivo, il caso non era contemplato, quei momenti erano solo suoi, quel viaggio era la sua bolla temporale, e la musica l'aiutava a lasciare fuori il mondo, come se a Tokyo ci fosse bisogno di espedienti per sentirsi completamente soli in mezzo alla folla. Un assembramento di ragazze fuori da un gigantesco grattacielo attirò per un attimo il suo sguardo, lasciò il suo lato della strada per andare a vedere.

Proprio quando si pensa di essere immuni al caso eccolo lì, che ci presenta il conto.

Alice vide Jimin sgattaiolare dentro l'auto davanti all'entrata seguito da Jungkook, che per una frazione di secondo guardò nella sua direzione e parve riconoscerla. Non restò lì a guardare chi altro sarebbe uscito, attraversò nuovamente la strada e continuò a camminare, non c'era nulla per lei su quel lato di marciapiede e lo sapeva bene. Si fermò a comprare qualcosa da bere e una volta fuori dal conbini iniziò a diluviare; intorno a lei tutti si affrettavano a cercare un riparo, ma non era nelle sue intenzioni fare lo stesso, amava la pioggia, scorse un parco poco distante da dove si trovava. Era deserto, raggiunse la pavimentazione in cemento e si distese a terra, senza pensarci due volte, era come se avesse bisogno di quel momento, voleva lavare via un sacco di pessimi ricordi, pessime persone e anni di vita buttata, era sempre così stanca e arrabbiata, ma se le avessero chiesto per quale motivo non era del tutto certa di avere una risposta, era come se sentisse che a parte la rabbia, avesse ben poco da dare al mondo, in anni di terapia aveva capito che uno dei tanti motivi della sua rabbia costante era l'incapacità di incasellarsi nel mondo che la circondava, proprio non ci riusciva.

Dopo essersi risollevata da terra in maniera goffa e scoordinata, si incamminò verso il suo hotel lentamente, non c'era nessuna fretta.

Jungkook aveva detto a tutti che era praticamente sicuro di aver visto Alice fuori dal loro hotel quel giorno, ed era altrettanto certo che fosse un'espressione stupita quella sul suo viso, come se non si aspettasse per niente di incontrarli sulla sua strada.

«Ma tu le hai più scritto?» chiese Jungkook a Namjoon curioso.

«Sinceramente no, non sapevo cosa dirle.» rispose lui vago, continuando a scorrere le immagini sul suo cellulare.

«Hai ancora il suo numero?» insistette Jungkook.

«Sì, ma ho dovuto cambiare il mio a causa di alcune fan lo sai.»

«E questo cosa c'entra scusa? le potevi scrivere lo stesso anche con il nuovo numero e non sarebbe cambiato nulla» intervenne Jin.

«Non avete altro a cui pensare?» chiese Namjoon esasperato.

«Credevo ti piacesse, tutto qui» si limitò a dire Jungkook cercando di stemperare la tensione che aveva suo malgrado creato in quel momento.

«Però sarebbe carino vederla per un caffè. Una volta superata la sua apparenza da stronza a me stava simpatica» disse Taehyung sincero.

«Ecco, ho mandato il suo numero a tutti, se volete chiamarla» disse Namjoon prima di uscire dalla stanza.

I ragazzi si guardarono leggermente interdetti, in fondo erano solo curiosi, non capivano perché per lui fosse una questione così poco trattabile.

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