30.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Conoscenze.


Veniamo interrotti dal rumore dei passi avvicinarsi, passi veloci e pesanti come se qualcuno stesse correndo. Pianto i miei occhi verso il corridoio che dà accesso sia alle scale e alle altre porte presenti al piano terra, fin quando non vedo una figura minuta di una bambina dai folti capelli scuri avvicinarsi a noi, sorridendo quasi euforica. Mi guarda attraverso i suoi occhi grandi e marroni, come la cioccolata e corre a nascondersi dietro alle lunghe gambe di Tristan. A quella scena sorrido dolcemente e mi ricorda Lillie quando era piccola e tendeva sempre a nascondersi dietro di me o ai nostri genitori.

-Ciao piccola- mi avvicino con lentezza per non crearle ulteriore imbarazzo. Mi abbasso alla sua altezza, reggendomi sui talloni. -io sono Perrie molto piacere-, con un gran sorriso tendo la mano verso di lei e resto in attesa.

Sento la risata di Tristan riempire la stanza e vedo che si scosta leggermente per far uscire la piccola e si abbassa anche lui, dandomi corda.

-Bella non avere paura, non vuole farti del male-, dice sorridendo come per infondere coraggio a sua sorella.

-Sai che hai davvero un bel nome?-, intervengo sorridendo. -in Italia il tuo nome significa che sei una bella ragazza ed effettivamente ti si addice alla perfezione-, continuo usando un tono dolce. Mi hanno sempre detto di essere brava con i bambini, l'estate scorsa ad esempio ho preso parte ad un campus estivo organizzato dalle amiche dell'associazione di mia madre. Dovevo occuparmi dei bambini e farli giocare, insegnare le piccole cose e prendermene cura come fossero miei, così aveva detto Miss Polly.

La piccola guarda suo fratello, forse in cerca di rassicurazione e quest'ultimo annuisce senza smettere di sorridere e prende la sua mano che sparisce dentro alla sua.

-Grazie...- bofonchia con la sua vocina sottile e dolce.

Sorrido dolcemente. -Hai davvero dei bei capelli e dei grandi occhi...ti assomiglia-, rivolgo la mia attenzione a Tristan e arrossisco completamente quando mi rendo conto che mi guarda ammaliato, come se stesse contemplando il quadro o il paesaggio più bello e da mozzare il fiato dell'universo.

-Tu dici?-, chiede ridendo. -secondo me è un mix di me e Eric. Ha i suoi occhi...e di me forse i lineamenti e forse le labbra-.

Annuisco. -Prima devo conoscere Eric per dirti se è vero-, mi sporgo verso di lui fino ad avvicinare le labbra al suo orecchio. -magari potrei cambiare idea e decidere di uscire con lui-, lo stuzzico audace per poi premere le labbra sulla sua guancia.

Dalla sua bocca fuoriesce un ghigno e volta il suo viso verso di me, intrappolandomi dentro ai suoi occhi verdi che si restringono in due fessure e riesco a scorgere la vena del suo collo gonfiarsi. -Davvero? Forse dovrei usare altri modi per convincerti di stare con me-. Ribatte serio ma con un tono così autoritario e audace che sento un brivido invadere la mia schiena e insinuarsi nei punti più sensibili del corpo.

Schiudo le labbra e punto gli occhi sulle sue e sento quasi il desiderio di stringermi a lui e di baciarlo. -Quali altri modi?-, lo sfido ignorando per un momento la presenza di Bella. Quando sono con lui il resto del mondo scompare.

Si avvicina a me, le sue labbra sfiorano la mia guancia provocandomi la pelle d'oca. Avverto il suo respiro caldo accarezzare la mia pelle e soffia lentamente sotto all'orecchio e trattengo un respiro, ansimando silenziosamente e rischio di perdere l'equilibrio per il caos che mi sta facendo provare.

-Lo scoprirai appena se ne andranno tutti o...- sento le sue dita stringere il mio fianco, le affonda contro il vestito e ne sento il calore anche attraverso il tessuto. -più tardi andremo in camera e ti darò dimostrazione che non hai più bisogno di nessuno-, mi sussurra seducente all'orecchio facendomi provare un calore che non ho mai provato in vita mia. Non lo facevo così spigliato e seducente, di solito è sempre pacato, come se non volesse mettermi a disagio, ma questo Tristan mi provoca spasmi di piacere anche attraverso la sua voce e il semplice sfiorarsi. Il mio corpo si accende in sua presenza e non posso più ignorare l'attrazione e il bisogno che sento per lui.

Spinta dal momento, allungo le labbra in un sorriso malizioso. -Non vedo l'ora di essere sola con te-.

Grugnisce al suono delle mie parole. La mascella contratta e la sua vena gonfia, mi fanno sorridere. Sta cercando di mantenere il controllo della situazione e io voglio che lo perda tutto.

-Stai giocando con il fuoco-, annaspa.

Ridacchio innocentemente. -Allora significa che correrò il rischio di bruciarmi-, scivolo ancora vicino a lui fino a baciare l'angolo della sua bocca. -Bella cosa ne dici se mi mostri la tua stanza?-, con un cambio repentino di atteggiamento, rivolgo la mia attenzione alla piccola che nel frattempo si è seduta sul divano, come a lasciarci da soli.

Alza lo sguardo verso di me e sorride. -Sì, andiamo- salta giù dal divano di scatto, si sistema la gonna e corre verso le scale, non aspettando altro. Alzandomi mi sistemo le pieghe del vestito e guardo Tristan che nel mentre si sta versando da bere.

-Whisky?-, indico il bicchiere con del liquido scuro.

-Ne ho bisogno- manda giù il liquido e si pulisce le labbra con il dorso della mano. -meglio che tu vada prima che possa completamente perdere il lume della ragione-, mi ordina e io capisco le sue intenzioni.

Gli sorrido angelicamente facendo il giro del divano. -Devi tenere a bada il tuo istinto, Mitchell. Sei proprio un cattivo ragazzo-, e sparisco dalla sua visuale velocemente, come una deliziosa tortura.

Entro nella stanza di Bella che si è già incaricata di accendere le luci e di aspettarmi seduta sul letto con i piedi che le dondolano perché è ancora piccola. Le sorrido per poi iniziare a guardarmi intorno con aria incuriosita. È la tipica stanza di una bambina di quasi nove anni. Le pareti sono dipinte di un rosa chiaro, con alcuni disegni: fiori di ciliegi sparsi un po' ovunque. Le tende sono bianche come le coperte e i cuscini. Alla mia destra c'è una piccola scrivania in legno ma bianca, dei quaderni di vari colori deposti in maniera ordinata al centro e una piccola lampada rosa al lato sinistro. Le mensole bianche sono colme di cose: di piccole cornici, peluche di vario genere come degli orsacchiotti colorati, un lupo, un cagnolino e le bambole e alcune barbie. Sorrido per tutta questa innocenza da bambina che presto sarà cambiato con i primi sapori dell'adolescenza. Chissà se la stanza verrà tappezzata da poster di cantanti o di attori, magari ascolterà il rock come Tristan o il metal, o magari seguirà la onda di ragazzine urlanti per Justin Bieber, Taylor Swift, Katy Perry...Lady Gaga e altri artisti che stanno prendendo in mano la scena musicale.

L'armadio bianco è situato di fronte al letto, di grandezza abbastanza grande per una bambina. Ricordo il mio armadio: l'avevo completamente riempito di scritte, di disegni fatti al caso e ci segnavo l'altezza. Le persone normali lo fanno o sul muro o alla porta, ma io ho sempre preferito gli armadi. Anch'io avevo molti peluche, regalati da mio padre o vinti alle fiere. Per mia sfortuna o fortuna, ho condiviso la stanza con Lillie fino alla seconda media, ma poi quest'ultima ha convinto nostra madre ad assegnare una stanza solo per me.

-Ti piacciono le bambole?-, le chiedo in tono dolce scivolando a sedermi accanto a lei.

Annuisce sorridendo. -Sì e ho altre bambole lì-, mi indica un contenitore di plastica posto sotto al davanzale interno della finestra, dove vi è riposta una piccola piantina di plastica. -e a te?-.

Rido. -Mi piaceva più smontare i pezzi e rimetterli a caso e mia sorella invece si è sempre presa il disturbo di rimetterla in ordine-. Mi sono divertita così tanto a distruggere le sue bambole.

-Io quando mi annoio le rimetto apposto e passo al prossimo gioco-, dice molto fiera.

-Questo è quello che fanno le persone normali e con una gran fantasia. La mia è sempre stata creare danni, ma mi sto ripromettendo di comportarmi bene-, esordisco solenne mettendo una mano sul cuore come per incidere una promessa.

Si copre la bocca e ride di gusto. -A scuola c'è una ragazza che si diverte a nascondere le cose degli altri-. Mi informa come se sapessi già qualcosa di questa storia.

La guardo molto interessata a conoscere i particolari. -Come prende le tue cose e le nasconde?-, chiedo sorpresa e lei annuisce nascondendo le mani dentro alle gambe per l'imbarazzo. -nessuno le dice che non si fa?-.

-Matilde lo ha detto alla maestra ieri ma Clarissa si è arrabbiata e non ha smesso-. Il suo tono sembra mortificato, come se provasse colpa per quello che è successo.

-Clarissa deve capire che non può continuare a fare questo scherzo-. Sospetto che non si tratti di un semplice gioco di una bambina per far divertire i suoi compagni ma non posso azzardare false ipotesi sulla base di un niente. -se continua a farlo dille che non è divertente e corri a dirlo a tuo fratello o ai genitori o...- mi avvicino a lei e dolcemente le do un buffetto sul naso in modo da non sembrare un rimprovero ma bensì un modo per aiutarla. -o puoi venire da me, okay?-.

-Lo farò-, e le guance si colorano di rosso.

-Questa è proprio una stanza di una principessa- cambio argomento senza mai smettere di sorridere. Con i bambini bisogna armarsi di pazienza, di sorrisi e di comprensione.

-Io vorrei avere una televisione ma mamma dice che sono ancora piccola-.

La guardo con innocenza. -Ed è esattamente la stessa cosa che mi ha detto mia madre-. Ricordo di aver pianto e urlato quando chiesi la tv in camera e mia madre mi aveva negato il mio desiderio di averla. Ricordo che il giorno dopo ho fatto scena muta e mio padre si era ripromesso di parlarne con la mamma fino a raggiungere l'accordo di averla dopo le medie, cosa che successe davvero.

-Dice che mi distrae dallo studio-. Continua.

-Studiare è importante ma anche divertirsi lo è altrettanto- balzo giù dal letto e allungo la mano verso la sua. -cosa ne dici di scendere giù e di riempirci la pancia di schifezze?-.

Alle mie parole la bimba accoglie la mia mano e la stringe e si tira giù. -Ho fame...-. Scoppia a ridere e mi lascio trascinare fino in fondo alle scale, sentendomi felice di aver fatto un passo in più per essere nella vita del ragazzo che sta sistemando la tavola insieme a sua madre.

Mi appoggio alla parete mentre Bella scivola ai piedi di Claire. Guardo il mio ragazzo che apparecchia con cura la tavola. Lo guardo fissare le posate con un certo interesse che mi fa sorridere. So perché si sta comportando come un maniacale dell'ordine e della perfezione: vuole che tutto sia perfetto per me e si sta prendendo cura di ogni dettaglio. Lo trovo adorabile e non ho bisogno della perfezione per sentirmi a casa, perché in questo preciso istante è lui che rappresenta la mia casa, il mio posto sicuro e vorrei solo che fosse così per sempre, che niente e nessuno ci rovinerà questa bolla calda e confortevole. Non credo che riuscirei a trovare in altre persone questa sensazione di intenso calore e di stare bene.

Quando vedo Claire uscire dalla sala da pranzo, seguita a ruota da Bella, mi avvicino a lui facendo il mio ingresso nella stanza che profuma di ciliegia, grazie alle candele poste lungo il mobile di legno con i candelabri in oro, come se fossimo nell'epoca vittoriana.

-Dovrei essere gelosa di quella forchetta? No perché la stai contemplando più di quanto lo fai con me-. Ridacchio alle sue spalle e poggio le mani su di esse con estrema lentezza.

Sussulta e volta il suo viso per guardarmi. -Sei una stronza, mi hai spaventato-.

-Poverino, quanto mi dispiace- ribatte ironica per poi poggiare il mento sulla sua spalla, alzandomi in punta per poterlo fare.

-Sei divertente-, sbuffa per poi poggiare la forchetta al lato del piatto. -stavo solo vedendo se fosse pulita...non vorrei mangiare nello sporco-, mente spudoratamente perché si vergogna di ammettere che sta curando ogni dettaglio unicamente per farmi felice.

-Fingerò di crederti, signorino dallo spavento facile-, lo prendo in giro e mi allungo a prendere una fetta di pane nel cestino. -Bella è davvero una bambina dolce, spero di conoscerla meglio e di poter giocare con lei. È molto intelligente per la sua età, sembra avere un gran spirito di osservazione-, dichiaro e scivolo a mettermi di fronte a lui iniziando a mangiare.

Mi sorride, felice di saperlo. -Sì è davvero intelligente per la sua età, a volte mi spaventa-, dichiara scivolando a prendere un contenitore grande grigio di plastica e ne estrae altre posate. 

-Esagerato-, ridacchio mentre vedo i piatti sulla credenza in legno, simile a quella che c'è in casa mia nella sala da pranzo e inizio a disporli sulla tavola ben apparecchiata, con una tovaglia color ocra, semplice senza fronzoli e disegnini strani. -parlami di Eric non mi hai mai detto qualcosa su di lui-. Gli dico con curiosità sperando che posso andare d'accordo con lui.

-Diciamo che non vado molto d'accordo con lui, è molto diverso da me-, mi informa ma mantiene lo sguardo sulla tavola come per evitare il mio. -Eric è uno spirito libero, non ama le cose che lo soffocano, insomma chiunque ragazza cerca di stare con lui e lui si sente soffocare be'-, dalla sua bocca fuoriesce una risata di scherno. -le manda via e passa alla prossima, si proprio come se stesse scegliendo una macchina e non sono d'accordo su questa sua politica-. Sospira quasi deluso dal comportamento di suo fratello. Non posso replicare perché non lo conosco ma posso intuire che non c'è tanta sintonia fra i due, stando alle parole che mi ha appena confessato Tristan.

-Forse per il momento non vuole avere una relazione seria-, mi dondolo sui talloni nervosamente.

Alza lo sguardo su di me. -Certo ma è ora di crescere e di prendere le proprie responsabilità. Va al college ma sembra davvero che non gli interessi di niente se non portarsi al letto quante ragazze possibili in una settimana-, mi risponde frustrato. Resto senza parola, ammutolita dalla sua rabbia che percepisco nelle sue note profonde.

-Prima o poi lo farà- mormoro avendo quasi il timore di poter dire qualcosa di sbagliato.

-Lo vedrai tu stessa, tu non darci troppo peso okay?-, mi consiglia con tono più preoccupato. Mi chiedo che cosa tema e che cosa potrà mai succedere. Ora mi sento a disagio e imbarazzata all'idea di ritrovarmi in mezzo ai fratelli Mitchell che sembrano essere l'uno l'opposto dell'altro.

Veniamo interrotti dal rumore del portone chiudersi e Tristan impercettibile emette un lieve ghigno e la sua mano si chiude in un pugno con forza, pronto a tirare un pugno in pieno viso a qualcosa. È possibile che fra i due esista tutto questo astio? Io e Lillie seppur gemelle siamo diverse in tutto e per tutto ma non ci detestiamo così tanto, o almeno io.

Si allontana in maniera fin troppo sbrigativa dalla stanza ed esce fuori per raggiungere probabilmente l'entrata. Resto premuta contro il mobile di schiena senza sapere che cosa fare ma qualche istante dopo, mi faccio coraggio e lo seguo fino al corridoio dove noto un ragazzo poco più alto di Tristan, darmi le spalle mentre si libera della giacca di pelle nera. Indossa una maglietta blu a maniche lunghe, però allo stesso tempo mi permettere di scorgere i muscoli che guizzano sotto la maglietta, posso li posso immaginare benissimo. Resto attenta a non farmi beccare a guardarlo e fisso le mani di Tristan strette in dei pugni ai lati dei suoi fianchi fasciati dai jeans scuri che evidenziano le sue gambe toniche e mi viene voglia quasi di farli scivolare via e vedere cosa si nasconde dietro allo strato di vestiti.

Arrossisco per il pensiero indecente di Tristan mezzo nudo davanti a me e mi concentro a guardare il ragazzo che nel frattempo si è voltato e mi permette di guardare il suo viso. Due occhi neri e profondi si inchiodano nei miei e si incastrano in un gioco di sguardi che mi fa sentire la pelle d'oca. Ha lineamenti marcati per la sua giovane età e i capelli sono un ammasso di folti capelli scuri come fili di cotone neri che sono stati sistemati da tanta cera, ma il risultato è stato al di poco insoddisfacente. Non assomiglia per niente a Tristan ma ha gli stessi occhi di Bella. Mi fissa con una certa attenzione che mi fa indietreggiare leggermente, andando a sbattere il fianco contro lo spigolo del mobile. Mi mordo il labbro trattenendo un'imprecazione, ma i suoi occhi su di me non mi lasciano andare neanche per un istante e io non capisco perché continua a fissarmi.

-Chi è questa bella ragazza?-, chiede tirando le labbra in un sorriso smagliante che non mi provoca nessuna vibrazione positiva. La sua voce è profonda ma rauca, quasi contrasta con quella di Tristan.

Quest'ultimo si volta prontamente verso di me e le sue mani ritrovano a stringere il mio polso spingendomi verso di lui, quasi a nascondermi dietro alla sua schiena come ha fatto Bella.

-Perrie, la mia ragazza- esordisce con tono secco ma autoritario, forse per marcare il territorio.

-Io sono Eric- allunga la mano verso di me guardandomi ancora con un certo interessamento. -la tua ragazza non parla?-, scherza ma a me suona più una critica.

-Piacere- parlo prontamente fingendomi per niente intimorita da lui. -sono Perrie la sua ragazza, immagino che sei suo fratello, piacere-, evito di stringere la sua mano e alzo un sopracciglio, stizzita cosa che non possa inosservata a Tristan che emette un ghigno.

-Sì, immagino che ti abbia detto un sacco di cose, belle e grandiose, d'altronde come non può essere diversamente-, ribatte egocentrico.

Soffoco una risata. -Non hai bisogno che ti risponda se conosci già la risposta-, taglio corto e guardo Tristan cercando una via d'uscita a tutto questo. -torniamo a sistemare la tavola? La cena sarà quasi pronta-, indico Claire che ritorna in cucina e lui annuisce senza proferire parola e si lascia guidare da me fino a chiuderci in sala e solo in questo momento, riprendo a respirare.

-Mi sono dimenticato di dirti che mio fratello è egocentrico e ama molto auto complimentarsi-.

-Ah be' non è stato così difficile capire- roteo gli occhi e ritorno a sistemare i bicchieri. -non ti ha per niente rivolto la parola...- faccio presente.

-Grazie Perrie, ti stava praticamente mangiando con gli occhi-, sbuffa irritato e si siede incrociando le braccia al petto e sembra così buffo vederlo geloso ma non oso fare commenti del genere, rischierei di finire a litigare con lui per qualcosa e qualcuno di inesistente.

-A me non importa-, scrollo noncurante le spalle.

-In qualsiasi casa tu non dargli corda-, continua su quel tono quasi preoccupato, come se mi stesse mettendo in guardia da qualcosa che non c'è bisogno.

Roteo gli occhi e cerco di evitare qualsiasi suono dispregiativo. -Non ho cinque anni che ho bisogno di essere detta che non devo dare retta ad un coglione, scusami se mi permetto-, esclamo stizzita spostando il peso del corpo sull'altro piede.

Si volta di scatto verso di me, aggrottando le sue sopracciglia quasi ad unirle in un'unica linea. -Non ho detto questo, hai mal interpretato le mie parole-, risponde con altrettanto sdegno. -ma non conosci com'è fatto Eric, io purtroppo sì e sto solo cercando di evitare rogne-. Come per mettersi sulla difensiva ogni volta che si sente attaccato, si alza e se ne va lasciandomi completamente sola in sala da pranzo.

Fisso la porta confusa ma al quanto sorpresa: sapevo che Tristan fosse un tipo orgoglioso ma non credevo al punto da ignorarmi. Poi, non ho fatto nulla non credo di meritarmi tutto questo.

Spazio Autrice.

Salve buon inizio settembre. Mi sto dedicando alla scrittura dopo che sono stata costretta a fermarmi a causa di un problema del mio computer, tutto risolto fortunatamente. Sta per entrare in scena un nuovo personaggio, anche se per ora è solo un flashback si presenterà più avanti e succederà di tutto. Questo è un assaggio, nel capitolo successivo si spiegano un paio di cose e scoprite di più chi è davvero Eric Mitchell.

Mi scuso per eventuali errori e per il tempo perso, ma come sempre scrivo più capitoli orima di aggiornare.

A presto, non vedo l'ora di farvi conoscere altre cose della storia che ho scritto e chi mi hanno resa fiera di me.❤️❤️❤️

XXSUSY

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro