44.

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Tristan.

Perrie non è solo la mia ex fidanzata che è entrata nella mia vita di passaggio. Perrie è molto di più di questo. Lei è il terremoto fatto in persona, entra nella tua vita e te la mette sottosopra senza rendertene conto. È una donna impossibile da dimenticare, nonostante lei non crede realmente in sé stessa e non crede di essere abbastanza per una persona. La stringo a me, in uno di quegli abbracci che riempiono il cuore e dei quali non riesci più a farne almeno. Le accarezzo dolcemente i capelli per cullarla, ha avuto una crisi, un attimo di incertezza. La capisco perfettamente: anch'io come lei so che c'è Monica nella mia vita, ma non l'ho mai considerata come la donna della mia vita e dovrò parlare con lei prima che lo verrà a sapere da altre persone, specialmente da mia sorella.

«Stai bene?», mormoro con dolcezza cercando di non spezzare questo stato di pura pace.

Annuisce stringendo la mia maglietta nelle sue piccole dita. «Ora va tutto bene», la sento sorridere contro il mio petto. Potrei restare qui chiuso in cucina per delle ore per proteggerla da qualsiasi male. «sarà meglio...be' tornare dagli altri, non vorrei mai che pensassero male», si dimena lentamente.

È difficile per me staccarmi ma ha ragione. «Vado dagli altri allora», allontano le mani dal suo corpo e indietreggio per raggiungere la porta. Lei annuisce e si occupa della cena ed io a quel punto, ritorno in salone dove trovo una ragazza dai capelli blu discutere con Richard.

«Eccomi, scusate l'assenza», esordisco per attirare la loro attenzione. Per fortuna lo stato di eccitamento è scivolato via dal mio corpo. Entrambi sussultano e posano i loro sguardi su di me. Richard mi sorride ammiccante mentre la ragazza non nasconde affatto la sua curiosità nel guardarmi.

Si alza in piedi e si liscia la gonna bianca. «Tu devi essere il famoso Tristan» strizza un occhio e allunga la sua mano verso di me. «io sono Blue piacere, la coinquilina e nonché migliore amica della tua...quasi ragazza?». Inarca confusa un sopracciglio.

Deglutisco di fronte alla sua sfrontatezza e lancio una rapida occhiata al mio migliore amico, che scrolla semplicemente le spalle. «Famoso non direi, spero che ti abbia parlato bene», sorvolo l'ultima parte della sua domanda e ricambio la stretta. «voi immagino che vi siete già presentati».

Il mio amico annuisce. «Sì e stavamo già discutendo, per delle sciocchezze», sbuffa scrollando le spalle.

Blue lo fulmina con lo sguardo. «I social non sono sciocchezze specialmente se vengono usati per una giusta causa», ghigna velenosa alzando gli occhi.

Percepisco tanta tensione nell'aria. «Richard non è un fanatico per i social. Per lui i rapporti sociali sono di persona»¸ batto la mano sulla sua spalla per fronteggiarlo. «ma se si usano per aiutare le persone, possono diventare un ottimo mezzo», guardo Blue cercando di essere neutrale.

Blue lo guarda soddisfatta. «Uno a zero per me, signor Richard» si finge dispiaciuta e il mio amico in tutta risposta, sospira e si siede su una delle poltroncine nere. «tu e la mia migliore amica vi siete persi in cucina?», mi chiede con malizia.

Mi guardo indietro in direzione della cucina, speranzoso che lei torni qui per salvarmi dalla spiccata curiosità della ragazza dai capelli blu. «Abbiamo parlato», mento scrollando le spalle e quasi faccio scappare uno sbuffo. Perrie è ancora all'interno della cucina, credo che stia preparando la pasta a giudicare dai rumori che si sentono echeggiare nella stanza.

«Uhm», mi guarda con circospezione arricciando le labbra rosse, un bel rosso fuoco sulla sua pelle così bianca e candida. «voglio darti il beneficio del dubbio», si alza in piedi. «io aiuto la mia amica, prima che combini un disastro», ride e dopodiché sparisce all'interno della cucina.

Richard mi si avvicina con uno strano sorriso sulle labbra. «A me puoi dire la verità», ghigna dandomi un pugno contro la spalla.

Fingo di guardare altrove mentre mi sposto di lato. «Al riguardo di cosa, esattamente?», fingo di non capire a che cosa si stia riferendo. Perché sono così interessati a ciò che è successo in cucina?

«Non fare il finto tonto con me, Mitchell», pianta gli occhi blu su di me, guardandomi accigliato. «è stato imbarazzante stare qui con una perfetta sconosciuta mentre voi eravate lì dentro a fare chissà che cosa», sbuffa infilando le sue dita circondate dagli anelli metallici nella sua chioma scura. Sembra davvero arrabbiato ed io non mi sono curato né di lui e né di Blue.

«Ho parlato con Perrie», marco le mie stesse parole poggiandomi sul bracciolo del divano. «ci siamo avvicinati ma abbiamo anche discusso. So che è una situazione assurda quella dove mi trovo, ma ho bisogno di capirci qualcosa. Essere andati al letto insieme, vorrà pur dire qualcosa?», lo guardo più confuso che mai. È l'unico a sapere di ciò che è successo con Perrie alla casa al mare, dirlo a Bella significherebbe solo rovinare il poco equilibrio che esiste e la farà impazzire, poi con il ritorno imminente di Eric meglio evitare ulteriori discussioni.

«Significa quello che ti sto ripetendo da undici anni», la sua mano batte sulla mia spalla. Richard è molto più che un amico per me. È l'unico che è rimasto con me dopo i miei crolli, i miei momenti bui e il periodo in cui ho annegato nell'alcol per dimenticarla e per spegnere il dolore. Trovavo un eccessivo modo per fermare tutto, interrompere la mia vita per lei. «tu ne sei innamorato e né la distanza, la rabbia, il rancore hanno cambiato i tuoi sentimenti per lei. Io non so cosa ti sta frullando in testa, se stai mettendo su uno stupido piano per estorcerle informazioni ma la realtà che entrambi siete dipendenti dall'uno e dall'altro». Le sue parole sono cariche di verità ed emotività. Ha ragione da vendere. È l'unico che mi ha sempre detto la verità, anche scomoda nei momenti in cui non volevo nemmeno sentir pronunciare il suo nome. Richard è in grado di dirmi tutto senza porsi il minimo di dubbio o di timore nel ferirmi, perché sa che ho bisogno di sincerità assoluta e non tollero nessuna bugia.

«In verità...c'è una piccola parte di me che vorrebbe vendicarsi», confesso ad alta voce un mio pensiero e un oscuro desiderio, che ho cercato e sto cercando di accantonare e di non ascoltarlo. «volevo trattarla come lei ha trattato me. Farla parlare, l'esserci quando ne ha bisogno. Colpirla nei momenti giusti ma quando sono con lei ogni razionalità va a puttane», la mano si stringe in un pugno, concentrando tutta la mia rabbia.

«Aspetta...» si gratta il mento col fare nervoso e maschera la rabbia in una risata strozzata. «volevi vendicarti di Perrie? Usandola?». Mi domanda con disprezzo che lo sento piombarmi addosso peggio di un proiettile.

Sospiro, deluso da me stesso ma consapevole di questa cosa. «Non posso dirti che non sia così...ma è la verità e mi odio per questo e non dovrei essere qui dopo questo», indico la mia testa sentendo il sangue scorrere nelle tempie. «ma sto davvero lottando contro me stesso, contro la mia razionalità per dare un senso a noi, se esiste un noi dopotutto».

Vorrei che le cose fossero più facili di così, meno complicate. Vorrei che Perrie non fosse mai andata via, chissà dove saremmo a quest'ora. Magari nella casa al mare con i nostri bambini, magari gemelli, un maschio e una femmina. Con il nostro bel camino acceso e impazienti di fissare le calze in attesa di riempirle di dolciumi e farci i regali di Natale mettendoli sotto all'albero. Con le tazze di cioccolate calde a guardare un film e il nostro amore è tutto quello che ci serve per essere felice. Ma la verità è solo questa: la vita non ci fa mai volere ciò che vogliamo o siamo semplicemente noi a non avere abbastanza coraggio per avere ciò che tanto desideriamo.

«Lo sai che non ti giudico mai però questo mi sembra eccessiva», piega il capo di lato. «Perrie ha sbagliato ad andarsene in quel modo, era doveroso lasciarti dicendo le cose in faccia ma di certo non merita di essere usata, per poi cosa? Ti sentirai per caso soddisfatto a fine di tutto questo? Io non credo e sai perché? Ti conosco e non sei in grado di far del male a nessuno e non sei di certo una cattiva persona», annuisce credendo ciecamente alle sue parole e dell'opinione che ha su di me. Io non mi sento di essere una brava persona, perché sto comunque facendo del male a Monica che li non c'entra niente in questa storia.

«Però sto usando Monica per dimenticare Pez». Gli ricordo duramente.

Annuisce piano. «Sei sempre in tempo per mettere fine a quella relazione o qualsiasi cosa sia. Concentrati su Pez e chiarisci le idee e poi prenderai una decisione. Io sono convinto e fiducioso che farai la scelta giusta», sfrega la sua mano sulla mia schiena. È l'unica persona in questo mondo che ha tanta fiducia in me.

«Lo farò promesso».

Monica merita di trovare una brava persona che la ami davvero ma soprattutto la rispetti sul serio. È una brava ragazza e merita tutto l'amore del mondo, un amore che non sono in grado di darle perché il mio cuore è sempre stato occupato da una sola donna. Una donna dai capelli corvini, gli occhi scuri ma per me sono i più belli di tutto questo mondo. Oltre la sua bellezza fisica, amo il suo carattere, la persona che è sempre stata con me e l'ho rivista in questi ultimi tempi. Oltre le litigate che abbiamo fatto, le scenate in strada, il nostro continuo avvicinarci per poi allontanarci, lei è lì e ha solo bisogno di fidarsi. Perché il fulcro di tutto è la fiducia. Nonostante tutto lei non riesce a fidarsi totalmente ed io sto combattendo per riuscire a scoprire il motivo della sua partenza. Se è colpa mia allora merita delle scuse.

«A che cosa pensi?», mi chiede notando il mio silenzio.

Porto la mano dietro alla nuca come per sorreggere la mia testa. «A lei e del perché è andata via. Vorrei tanto che lei riuscisse a dirmelo e a fidarsi. Io le starò vicino e ovviamente anche con la scusa della ristrutturazione posso starle accanto»¸ sulle mie labbra si forma un sorriso quasi stanco. «è un'ottima scusa», ridacchio per smorzare un po' i toni.

Il ghigno si dissolve dal suo viso lasciando ad un'espressione più rilassata e divertita. «Quando il dovere si unisce al piacere»¸ ammicca malizioso. Non ha bisogno di aggiungere ulteriori parole che ho già capito. «è un po' strana la sua amica, no? Capelli blu sono un po' insoliti».

Alzo le spalle. «Sono in linea con il suo nome», gli faccio notare. «Pez si fida di lei e me ne ha parlato bene. La trovo curiosa e anche molto pungente. Sa dove attaccare, avete già avuto un battibecco», rido ricordandomi dell'espressione accigliata che aveva in viso.

Sbuffa. «Trovo eccessivo l'uso dei social e chi lo usa per delle stronzate», non si muove dalla sua posizione. È testardo e al quanto orgoglioso. «un email non avrà mai lo stesso valore di una lettera, come scambiarsi stupide faccine non è paragonabile allo stare insieme per davvero». È sempre convinto di ciò che dice e ha sempre portato avanti le sue idee e le sue convinzioni ed è per questo che lo consideriamo il più responsabile di tutti. Forse a volte diventa eccessivo ma è solo il suo modo di non farsi male e toccare dalle cose per non soffrire.

«Però sono d'aiuto a fare del bene e a ritrovare delle persone»¸ punto il mio indice contro di lui. «mettendo in contatto anche persone dall'altro mondo e per il lavoro in primis». Anch'io sono contrario all'uso eccessivo dei social, quella parte degradante e oscura, ma se vengono usati per far del bene allora sono molto aperto.

Scrolla le spalle. «Io uso i social per informarmi sugli eventi di equitazioni, raduni moto e trovare negozi per cose vintage». Richard ha una passione sfrenata per i cavalli, fin da quando lo conosco nei weekend è sempre andato a cavallo, insieme a suo nonno. Ha una moto chiusa nel garage, la custodisce gelosamente e il suo appartamento sembra essere uscito fuori da un mondo vintage. Non si direbbe vedendolo da fuori, ma è una persona così seria, ferma e decisa e tal volte anche ordinaria.

«Ho giusto dimenticavo la tua passione per il vintage», lo prendo in giro alzando le mani in modo divertente.

Lo vedo fare una smorfia per poi afferrare uno dei piccoli cuscini e lo preme contro il mio viso, fingendo di soffocarmi. «Ho solo cura delle mie passioni epoi non mi sembra che ti dispiacciano i miei libri». Richard ha una passione sfrenata per i cavalli, fin da quando lo conosco nei weekend è sempre andato a cavallo, insieme a suo nonno. Ha una moto chiusa nel garage, la custodisce gelosamente e il suo appartamento sembra essere uscito fuori da un mondo vintage. Non si direbbe vedendolo da fuori, ma è una persona così seria, ferma e decisa e tal volte anche ordinaria.

«Ho giusto dimenticavo la tua passione per il vintage», lo prendo in giro alzando le mani in modo divertente.

Lo vedo fare una smorfia per poi afferrare uno dei piccoli cuscini e lo preme contro il mio viso, fingendo di soffocarmi. «Ho solo cura delle mie passioni e poi non mi sembra che ti dispiacciano i miei libri», strizza un occhio. Ha ragione, a volte prendo in prestito i suoi libri per leggerli ma non ho mai tempo di iniziarli e di finirli.

«Non fare l'antipatico, sto solo scherzando», gli lancio il suo stesso cuscino e lui lo devia per poco, spostandosi di lato.

Sentiamo il rumore della porta aprirsi e vedo Blue spuntare fuori con un sorriso sulle labbra. «La cena è pronta», annuncia lanciandoci una breve occhiata. Ci prestiamo a raggiungerla e mi rendo conto di essere anche un po' affamato. Quando rientro in cucina vedo già i piatti belli pieni di pasta e un delizioso odore si espande nella cucina.

Alzo gli occhi su Perrie sorpreso che lei abbia cucinato tutto questo per noi. Mi ha decisamente sorpreso e la sfida la vincerà sicuramente.

«Spero che gradite tutto, non sono brava a cucinare», si scusa con l'imbarazzo che l'avvolge il viso e le guance arrossate. Si siede accanto a Blue mentre io prendo posto di fronte a lei. Un po' troppo distante ma abbastanza da tenere il mio istinto sotto controllo.

«Ha un bell'aspetto», Richard mi toglie le parole di bocca. Mormora un grazie e si presta a riempire i bicchieri di vino, ma della giusta quantità. «Tristan è molto portato per la cucina, a volte ho la scusa perfetta per mangiare da lui», mi da una gomitata sul fianco.

«Sei praticamente da me tutti i giorni», ghigno guardandolo male.

«La prossima volta allora cucini tu. Perrie è impazzita oggi», esalta Blue portando i fusilli di pesto in bocca.

Quando assaggio, sento il sapore della zucchina riempire la mia bocca. È la prima volta che assaggio il pesto di zucchine con il salmone. «È squisito» esalto sincero guardando Perrie negli occhi e la becco a fissarmi, forse in attesa del mio giudizio.

Schiude appena le labbra e si scosta dal viso la ciocca di capelli. «Grazie, volevo provare qualcosa di nuovo», c'è del nervoso nella sua voce. È imbarazzata: non riesce mai ad accettare i complimenti e credo che abbia anche perso fiducia in sé stessa.

«Il salmone è cotto molto bene», si gratula Richard.

Lo guarda e annuisce. «Spero che sia buono insieme alle zucchine», accenna un altro sorriso timido, è adorabile la sua infinita innocenza. Quado ha quell'espressione da ragazzina innocente, mi vengono in mente svariati modi per usarla e strappargliela via, i modi decisamente poco decorosi e che mi fanno bollire il sangue mandando scariche di pura elettricità su tutto il corpo.

Vorrei poterla guardare negli occhi mentre mi supplica di darle tutto quello che vuole. Di farla mia ora, su questa tavola e godermi i suoi occhi per tutta la mia vita. Ma devo mettere a tacere i miei pensieri peccaminosi prima che posso avere un piccolo ma delizioso inconveniente e non saprei resistere all'impulso di trascinarla in camera e scoparla mentre Blue e Richard ci ascoltano. Mi ritrovo a mordere il labbro continuando a guardarla, sono incapace di trattenermi e di non pensare male.

«Non ci credo che tu non sappia cucinare», l'accusa Blue con la forchetta puntata contro Perrie.

Quest'ultima ride e alza le mani per difendersi. «Giuro, ho solo seguito la ricetta passo dopo passo. Non è complicato», si stringe nelle spalle e poi riprende a mangiare. La imito gustandomi a pieno il piatto che ha preparato per noi, ma preferisco pensare che un po' l'abbia fatto per me, per vincere la sfida ma soprattutto per avere la mia soddisfazione e i complimenti, naturalmente.

«Dopo cosa c'è?», Richard finge di cercare il menù facendo ridere tutti.

«Pollo al limone, sono andata sul sicuro. Teoricamente a tutti piace il limone...oh dio», spalanca gli occhi andando in panico senza un'apparente ragione. «non vi ho nemmeno chiesto se mangiate carne, mi dispiace posso cucinare qualcosa al volo», frettolosamente ripone la forchetta nel piano e si cinge ad alzarsi, avendo la malsana idea di mettersi a cucinare.

Scoppio a ridere godendomi la sua espressione confusa ed è davvero una ragazzina. «Perrie calmati, non agitarti. Mangiamo tutti carne, nessuno qui è vegetariano», allungo la mano per poterla calmare ma le bottiglie di vino e d'acqua me lo impediscono e premo di nuovo la schiena contro lo schienale della sedia.

Sospira. «Davvero?».

«Sì, io amo la carne», sorride rincuorante il mio migliore amico. «poi mi piace il pollo al limone, mi ricorda la mia adolescenza. Mia madre me lo preparava sempre dopo gli allenamenti». Rammenta nostalgico. Ricordo anche le cena a casa sua, erano sempre coinvolgenti senza aver bisogno di accendere il televisore per riempire il vuoto.

Perrie spodera un enorme sorriso e torna a sedersi. «Meno male. Non ho nemmeno chiesto, pensavo fosse scontato».

Blue si alza in piedi e inizia a liberare la tavola dai piatti sporchi. «Meno chiacchiere e più cibo in pancia», strizza un occhio verso tutti.

Mi alzo pronto ad aiutare. «Lascia che ti aiuti», le rivolgo un sorriso gentile e prendo i piatti e lei si occupa allora delle posate. Non posso non notare l'occhiata maliziosa che ha lanciato alla sua migliore amica. Faccio finta di niente e ripongo tutto nel lavandino.

«Sono piena», esordisce Blue massaggiando la sua pace e sospira, soddisfatta. «Perrie non penserai di andare a correre», le lancia un'occhiata torva.

Quest'ultima sbuffa scrollando le spalle. «Non credo, magari domani non lo so».

È successo solo una volta che sono riuscito a beccarla mentre correva e da lì forse è scattato tutto, il nostro avvicinarci definitivamente. Al ricordo del bacio nella pista abbandonata mi ritrovo a sorridere come un ragazzino.

«E tu che hai da sorridere in quel modo?», l'intervento di Richard mi fa sussultare distogliendo la mia attenzione sulla donna dai capelli scuri.

«Nulla» mento e mi alzo in piedi, sentendo veramente di aver mangiato più del dovuto, ma era tutti così buono e poi non volevo offendere Perrie, si è così impegnata a preparare una cena con i fiocchi.

«Prima di andare via...» Blue mi si piazza di fronte. «vi portate metà torta, Perrie ha esagerato», ride indicando il contenitore della torta.

«Ho solo aumentato le dosi della ricetta».

Blue annuisce con un'alzata di mano. «Sì okay ma io e te non ci mangiamo tutta questa torta», le fa notare. Sono deliziosi questi piccoli battibecchi.

Rotea gli occhi. «Sì nessun problema. La prossima volta seguirò la ricetta filo per filo», risponde abbastanza sarcastica.

«Andate in salotto» Blue batte le mani tornando seria. «vi portiamo qualcosa per digerire, magari la tequila e facciamo un gioco, okay? Non voglio sentire obbiezioni, si fa come dico io», mostra un atteggiamento autoritario.

Richard si finge di mettersi sull'attenti. «Sì signora comandante».

Qualche istante più tardi, siamo tutti riuniti a terra mettendoci in cerchio. Blue ha portato la tequila e i bicchierini da short. Non giocavo a questo gioco dai tempi delle feste liceali. Non ero solito a bere, soprattutto in presenza di Perrie e cercavo sempre di evitare di finire in mezzo a delle dinamiche assurde. Il 90 per cento dei casi, si finisce per litigare.

«Non abbiamo più diciotto anni», si lamenta Richard sulla mia stessa linea di pensiero.

«Oh ma che palle che sei», ringhia Blue stringendo le mani sui suoi fianchi. «sei così noioso o hai paura di dire qualcosa di sconveniente? Non sarai un assassino per caso?», lo stuzzica con malignità.

Richard non è il tipo di persona che cerca conflitti ma l'espressione sul suo viso mi fa credere che questa volta non vuole lasciar perdere. Corruga la fronte e contrae i muscoli del viso, gonfiando il petto: segno che si sente attaccato in prima linea. I suoi occhi si iniettano di rabbia e afferra la tequila. Ne beve un sorso dalla bottiglia e la poggia a terra.

«Cosa aspetti a giocare?», sciocca la lingua sul palato.

Blue ricambia il suo sguardo e non se lo fa ripetere due volte. «Questo è il gioco della verità. Se non dici la verità si beve e si paga pegno», spodera un sorriso malizioso sul volto. «ci si toglie un indumento ogni volta che qualcuno beve».

Sbatto le palpebre più volte accettandomi di aver sentito bene. «Mi sembra eccessivo. Bere mi sembra già un bel modo di pagare pegno», intervengo e guardo Perrie che si tiene stretta a sé le sue gambe ma non dice una sola parola. È spaventata e confusa. Non le sono mai piaciuti questi giochi.

«Oh ma dai», Blue mi dà una gomitata. «il tuo amico sembra bello carico, non vorrai mica deluderci?».

Sbuffo dinanzi alla sua insistenza. «Allora giochiamo». Sono nervoso, potrei dire qualcosa di sconveniente e di imbarazzante. Ma non posso nemmeno bere da ubriacarmi.

«Inizio io» prende un bicchiere e lo sporge verso Richard. «ti piace Perrie?.

Dalla bocca del mio migliore amico scappa una risata incredula. Come ha fatto a fare una domanda così banale? «No, non mi piace. È una bella donna ma non mi piace in quel senso», prende il bicchiere ma non lo riempie. «è vero che durante una partita di basket, dopo che abbiamo perso hai rotto di proposito la porta dell'ufficio del preside e hai dato la colpa a quel nerd, non mi ricordo il nome», ride guardandomi.

Perrie pianta gli occhi neri su di me, in attesa di una mia risposta. Ho sempre negato di essere stato io l'artefice di quel danno. Alzo le mani in segno di resa. «Lo confesso, sono stato io, mi dispiace».

«Ma mi avevi giurato che non fossi stato tu», esclama Perrie sorpresa, forse anche un po' indignata.

Mi restringo nelle spalle. «Mi avresti preso per un teppista», rido. «scusami» mormoro poi e la vedo scuotere il capo. «tocca a te Blue ma non ti conosco quindi ti faccio una semplice domanda: sei nuova in città? Perché non ti ho mai vista», rido.

Lei annuisce. «Diciamo di sì. Sono nata in Australia ma poi ci siamo trasferiti in una città qui vicino. Dopo la morte di mio fratello, sono tornata in Australia ma poi ho deciso di ritornare per stare vicino alla mia famiglia», confessa e vedo le mani strette in dei pugni.

«Mi dispiace, non dovevo farti una domanda così personale».

Lei scuote il capo e si costringe a sorridere, ma i suoi occhi color ghiaccio sembrano improvvisamente spenti. «Tocca a te Perrie», evita altre parole e guarda la ragazza chiamata in appello. «è vero che hai scopato in cucina?».

Mi scivola il bicchiere dalle mani. Il cuore inizia a battere velocemente e l'espressione imbarazzata e di totale silenzio di Perrie mi devasta e mi fa stare senza fiato. Perché fare una domanda così diretta?

«Io...» borbotta graffiandosi le ginocchia con le sue unghie. Si guarda intorno alla ricerca di una scappatoia, ma essendoci in casa solo quattro persone è difficile evitarlo. Mi guarda chiedendomi aiuto solo con lo sguardo. Provo a intervenire ma lei per salvarsi, si riempie il bicchiere e manda giù il liquido trasparente facendo partire degli appalusi dalle due persone sedute di fianco a noi.

«Oh brava Pez hai confermato senza rispondere ma ti tocca togliere qualcosa», ammicca.

Perrie borbotta qualcosa di incomprensibile prima di togliersi i tacchi. «Me la paghi», nei suoi occhi scuri sembrano fuoriuscire delle saette pronte a colpire Blue.

Il giro di domande prosegue, io mi sono liberato delle scarpe e dei calzini. Richard invece ha indosso i jeans e una canotta, maglioncino, calzini e scarpe sono stati tolti perché ha preferito evitare di rispondere ad altre domande. Perrie fortunatamente ha indosso ancora il resto dei vestiti, anche se devo essere sincero mi piacerebbe vederla più scoperta.

«Hai mai fatto sesso all'aperto?», mi domanda sfacciato Richard. L'alcol credo che gli stia dando alla testa per farmi una domanda così sfrontata. «rettifico: hai mai fatto sesso all'aperto con qualcuno nei paraggi?».

Gli lancio un'occhiata torva mentre ho l'attenzione di tutti addosso. «Che domanda idiota», roteo gli occhi seccato. «certo che sì», scrollo le spalle e guardo Blue. «sei mai andata al letto con qualcuno che non ti piacesse?», se vogliono giocare sporco allora inizio a fare lo stesso.

Annuisce velocemente. «Non solo una volta», mi fa un occhiolino malizioso e sposta i suoi occhi blu su Perrie. «hai scopato con qualcuno a Seattle?».

La vedo sbiancare e trasalire al tempo stesso. Le sue unghie strusciano lungo la sua pelle come a incidere dei segni permanenti. Non voglio conoscere la risposta, immagino che sia affermativa e mi fa sentire il terzo incomodo. «Un paio di volte», borbotta lanciandomi una fugace occhiata. Non ha intenzione di guardarmi. «hai mai assunto droghe?», domanda a Richard ma la sua voce è quasi un sussulto.

Sgrana gli occhi ma poi afferra il bicchiere di short in mano e inizia a mandarlo giù. «Non merita risposta», dice frettoloso e si libera della sua canotta bianca, mostrando il suo fisico atletico. I muscoli guizzano fuori in piena padronanza di tutta la sua forza. Noto con piacere che gli occhi di Blue sono sul suo petto in bella vista e guizzano da una parte ad un'altra. Gli sta facendo una radiografia. Ha guadagnato decisamente dei punti.

«Bravo il mio amico», batto la mano contro la sua schiena. Conosco quello che ha passato e quelle settimane di totale blackout, ma fortunatamente Richard è stato intelligente e maturo da uscirne prima di perdere il controllo e d'allora si è impegnato ad essere una persona migliore e concentrarsi sullo sport. Non è la persona frigida e calcolatrice che descrivono un po' tutti. Richard è molto più di così.

«Ma dimmi è vero che hai distrutto il garage dopo che Perrie se n'è andata e ti sei chiuso in casa per settimane?».

Il sorriso mi muore sulle labbra portandomi ad entrare in uno stato di totale confusione. Non mi aspettavo un colpo basso da parte sua, mettere in piazza le mie razioni dopo la partenza è come essere nudi davanti a miliardi di persone. Quando sposto gli occhi sulla diretta interessata, noto che mi guarda con un certo stupore sul viso. Sta trattenendo il fiato affinché io risponda, ma invece riempio il bicchiere e senza pensarci due volte, mando giù il liquido trasparente e sento la mia gola pizzicare. Nervosamente inizio a sbottonare la cintura e la lascio cadere al mio fianco, insieme al resto delle mie cose.

«Ti vogliamo nudo», esalta Blue con le guance arrossate per l'alcol.

Evito di rispondere e la guarda con fermezza. «Faresti mai sesso con uno di noi?», poggio le mani sul pavimento e mi ci faccio leva.

Allunga le labbra in su, fingendo di sorridere incerta. Apre la bocca per rispondere ma la richiude immediatamente quando Richard la guarda intensamente negli occhi. «Stronzo», borbotta e dopodiché imita il mio gesto e si toglie la maglietta restando con un reggiseno sportivo grigio.

Richard si lecca le labbra, mi sembra di essere in mezzo a due fuochi. «Audace la signorina», commenta con un ghigno. Sento la tensione palpabile sulla punta del naso.

Blue si piega in avanti mettendo in risalto il suo seno che cerca di fuoriuscire per la gioia di Richard. «Non sono una puritana e tu vuoi fare tanto il signor con un autocontrollo da paura ma sei mezzo nudo», lo indica con uno sguardo malizioso. Lo punzecchia e Richard sorride quasi soddisfatto. Non l'avevo mai visto comportarsi così con una ragazza.

«Se dobbiamo giocare, lo si fa per bene», scrolla le spalle. «quindi, inizia a fare domande così puoi avere il piacere di vedermi nudo», ammicca senza pensare che io e Perrie siamo qui seduti ad ascoltare e vederli filtrare senza alcuna decenza.

Tossisco. «Siamo qui», sventolo una mano in aria ma nessuno dei due mi guarda. Perrie è rossa per l'imbarazzo. «se volete scopare ci sono le camere eh», roteo gli occhi e mi alzo in piedi. «questo gioco non ha senso», recupero tutto e mi presto a indossarli.

«Come sei noioso», sbuffa Blue riempiendosi un altro bicchiere di tequila. «non stiamo facendo niente di male», allunga la bottiglia verso Richard.

«Tu vuoi continuare?», guardo preoccupato Perrie. Non voglio farla sentire al disagio ed è chiaro che questo gioco non le piace un granché.

«No», scuote il capo e si alza in piedi. Il vestito le si è alzato di qualche centimetro, scoprendo deliziosamente le sue gambe toniche. Mi lecco le labbra al pensiero di poterci scivolare le mani e di stringere la sua carne, sentirla ansimare e chiedere di più. Piantando ancora i suoi occhi scuri su di me, mi fissa con un evidente imbarazzo sul viso e si presta immediatamente ad abbassare il vestito, mettendo fine ai miei pensieri più peccaminosi. Come vorrei che diventassero realtà.

«Siete due guastafeste», ghigna velenosa Blue contro di noi puntando la bottiglia di tequila contro di noi.

Perrie sbuffa. «Non è divertente, soprattutto se sono domande sul sesso», rotea gli occhi palesando il suo disagio senza nemmeno provare a nasconderlo.

Bue scrolla le spalle con diffidenza. «Non siete pronti per questo gioco», strizza un occhio e riprende a bere con foga.

Spazio Autrice.

Buongiorno, con il secondo capitolo pubblicato in una settiaman, avevo proprio voglia di farlo uscire. ❤️

Chissà come la serata svolterà...quale pieghe prenderanno questo gioco lol.

Adoro il rapporto fra Blue e Perrie, sembrano che si conoscono da tutta la vita.

Scusatemi per gli errori...correggerò❤️❤️❤️

xxSusy

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