Amore di Rinaldo

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29
dico Rinaldo, il qual, come sapete,
Angelica la bella amava tanto;
né l'avea tratto all'amorosa rete
sí la beltá di lei, come l'incanto.
Aveano gli altri paladin quïete,
essendo ai Mori ogni vigore affranto:
tra i vincitori era rimaso solo
egli captivo in amoroso duolo.

[...]

37
Da iniqua stella e fier destin fu giunto
a ber la fiamma in quel ghiacciato rivo;
perché Angelica venne quasi a un punto
a ber ne l'altro di dolcezza privo,
che d'ogni amor le lasciò il cor sí emunto,
ch'indi ebbe lui piú che le serpi a schivo:
egli amò lei, e l'amor giunse al segno
in ch'era giá di lei l'odio e lo sdegno.

[...]

44
Sempre ha in memoria, e mai non se gli tolle,
ch'averla mille volte avea potuto,
e mille volte avea ostinato e folle
di sí rara beltá fatto rifiuto;
e di tanto piacer ch'aver non volle,
sí bello e sí buon tempo era perduto:
et ora eleggerebbe un giorno corto
averne solo, e rimaner poi morto.

[...]

63
L'un e l'altro smontò del suo cavallo,
e pascer lo lasciò per la foresta;
e nel fiorito verde a rosso e a giallo
ambi si trasson l'elmo de la testa.
Corse Rinaldo al liquido cristallo,
spinto da caldo e da sete molesta,
e cacciò, a un sorso del freddo liquore,
dal petto ardente e la sete e l'amore.

[p. ]


64
Quando lo vide l'altro cavailiero
la bocca sollevar de l'acqua molle,
e ritrarne pentito ogni pensiero
di quel desir ch'ebbe d'amor sí folle;
si levò ritto, e con sembiante altiero
gli disse quel che dianzi dir non volle:
Sappi, Rinaldo, il nome mio è lo Sdegno,
venuto sol per sciorti il giogo indegno.

[...]

66
o pur che Dio da l'alta ierarchia
gli abbia per ineffabil sua bontade
mandato, come giá mandò a Tobia,
un angelo a levar di cecitade.
Ma buono o rio demonio, o quel che sia,
che gli ha renduta la sua libertade,
ringrazia e loda; e da lui sol conosce
che sano ha il cor da l'amorose angosce.

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