Bradamante si dispera

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36
Ode Amone il figliuol con qualche sdegno,
che, senza conferirlo seco, gli osa
la figlia maritar, ch'esso ha disegno
che del figliuol di Costantin sia sposa,
non di Ruggier, il qual non ch'abbi regno,
ma non può al mondo dir: questa è mia cosa;
né sa che nobiltá poco si prezza,
e men virtú, se non v'è ancor ricchezza.

[...]

42
Avrá, misera me! dunque possanza
la materna pietá, ch'io t'abandoni,
o mio Ruggiero, e ch'a nuova speranza,
a desir nuovo, a nuovo amor mi doni?
O pur la riverenzia e l'osservanza
ch'ai buoni padri denno i figli buoni,
porrò da parte, e solo avrò rispetto
al mio bene, al mio gaudio, al mio diletto?

43
So quanto, ahi lassa! debbo far, so quanto
di buona figlia al debito conviensi;
io 'l so: ma che mi val, se non può tanto
la ragion, che non possino piú i sensi?

s'Amor la caccia e la fa star da canto,
né lassa ch'io disponga, né ch'io pensi
di me dispor, se non quanto a lui piaccia,
e sol, quanto egli detti, io dica e faccia?

[...]

45
Ohimè! con lunga et ostinata prova
ho cercato Ruggier trarre alla fede;
et hollo tratto al fin: ma che mi giova,
se 'l mio ben fare in util d'altri cede?

Cosí, ma non per sé, l'ape rinuova
il mèle ogni anno, e mai non lo possiede.
Ma vo' prima morir, che mai sia vero,
ch'io pigli altro marito, che Ruggiero.

[...]

49
Di tutti gli altri beni, o che concede
Natura al mondo, o proprio studio acquista,
aver tanta e tal parte egli si vede,
qual e quanta altri aver mai s'abbia vista:
ch'a sua bellezza ogni bellezza cede,
ch'a sua possanza è raro chi resista:
di magnanimitá, di splendor regio
a nessun, piú ch'a lui, si debbe il pregio.

[...]

63
A voi, Ruggier, tutto il dominio ho dato
di me, che forse è piú ch'altri non crede.
So ben ch'a nuovo principe giurato
non fu di questa mai la maggior fede.
So che né al mondo il piú sicuro stato
di questo, re né imperator possiede.
Non vi bisogna far fossa né torre,
per dubbio ch'altri a voi lo venga a tôrre.

64
Che, senza ch'assoldiate altra persona,
non verrá assalto a cui non si resista.
Non è ricchezza ad espugnarmi buona,
né sí vil prezzo un cor gentile acquista.
Né nobiltá, né altezza di corona,
ch'al sciocco volgo abbagliar suol la vista,
non beltá, ch'in lieve animo può assai,
vedrò, che piú di voi mi piaccia mai.

65
Non avete a temer ch'in forma nuova
intagliare il mio cor mai piú si possa:
sí l'imagine vostra si ritrova
sculpita in lui, ch'esser non può rimossa.
Che 'l cor non ho di cera, è fatto prova;
che gli diè cento, non ch'una percossa,
Amor, prima che scaglia ne levasse,
quando all'imagin vostra lo ritrasse.

[...]

67
Soggiunse a queste altre parole molte,
piene d'amor, di fede e di conforto,
da ritornarlo in vita mille volte,
se stato mille volte fosse morto.

Ma quando piú de la tempesta tolte
queste speranze esser credeano in porto,
da un nuovo turbo impetuoso e scuro
rispinte in mar, lungi dal lito, furo:

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