Compianto di Brandimarte

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157
Tosto ch'entraro, e ch'ella loro il viso
vide di gaudio in tal vittoria privo;
senz'altro annunzio sa, senz'altro avviso,
che Brandimarte suo non è piú vivo.
Di ciò le resta il cor cosí conquiso,
e cosí gli occhi hanno la luce a schivo,
e cosí ogn'altro senso se le serra,
che come morta andar si lascia in terra.

156
Al tornar de lo spirto, ella alle chiome
caccia le mani; et alle belle gote,
indarno ripetendo il caro nome,
fa danno et onta piú che far lor puote:
straccia i capelli e sparge; e grida, come
donna talor che 'l demon rio percuote,
o come s'ode che giá a suon di corno
Menade corse, et aggirossi intorno.

[...]

160
— Deh perché, Brandimarte, ti lasciai
senza me andare a tanta impresa? (disse).
Vedendoti partir, non fu piú mai
che Fiordiligi tua non ti seguisse.
T'avrei giovato, s'io veniva, assai,
ch'avrei tenute in te le luci fisse;
e se Gradasso avessi dietro avuto,
con un sol grido io t'avrei dato aiuto;

161
o forse esser potrei stata sí presta,
ch'entrando in mezzo, il colpo t'avrei tolto:
fatto scudo t'avrei con la mia testa;
che morendo io, non era il danno molto.
Ogni modo io morrò; né fia di questa
dolente morte alcun profitto colto;
che, quando io fossi morta in tua difesa,
non potrei meglio aver la vita spesa.

162
Se pur ad aiutarti i duri fati
avessi avuti e tutto il cielo avverso,
gli ultimi baci almeno io t'avrei dati,
almen t'avrei di pianto il viso asperso;

e prima che con gli angeli beati
fossi lo spirto al suo Fattor converso,
detto gli avrei: Va in pace, e lá m'aspetta;
ch'ovunque sei, son per seguirti in fretta.

163
È questo, Brandimarte, è questo il regno
di che pigliar lo scettro ora dovevi?
Or cosí teco a Dammogire io vegno?
cosí nel real seggio mi ricevi?
Ah Fortuna crudel, quanto disegno
mi rompi! oh che speranze oggi mi levi!

Deh, che cesso io, poi c'ho perduto questo
tanto mio ben, ch'io non perdo anco il resto?

[...]

167
Poi che l'ordine suo vide esequito,
essendo omai del sole il lume spento,
fra molta nobiltá ch'era allo 'nvito
de' luoghi intorno corsa in Agringento,
d'accesi torchi tutto ardendo 'l lito,
e di grida sonando e di lamento,
tornò Orlando ove il corpo fu lasciato,
che vivo e morto avea con fede amato.

[...]

170
O forte, o caro, o mio fedel compagno,
che qui sei morto, e so che vivi in cielo,
e d'una vita v'hai fatto guadagno,
che non ti può mai tor caldo né gielo,

perdonami, se ben vedi ch'io piagno;
perché d'esser rimaso mi querelo,
e ch'a tanta letizia io non son teco;
non giá perché qua giú tu non sia meco.

171
Solo senza te son; né cosa in terra
senza te posso aver piú, che mi piaccia.
Se teco era in tempesta e teco in guerra,
perché non anco in ozio et in bonaccia?

Ben grande è 'l mio fallir, poi che mi serra
di questo fango uscir per la tua traccia.
Se negli affanni teco fui, perch'ora
non sono a parte del guadagno ancora?

172
Tu guadagnato, e perdita ho fatto io:
sol tu all'acquisto, io non son solo al danno.
Partecipe fatto è del dolor mio
l'Italia, il regno franco e l'alemanno.
Oh quanto, quanto il mio signore e zio,
oh quanto i paladin da doler s'hanno!
quanto l'Imperio e la cristiana Chiesa,
che perduto han la sua maggior difesa!

173
Oh quanto si torrá per la tua morte
di terrore a' nimici e di spavento!
Oh quanto Pagania sará piú forte!
quanto animo n'avrá, quanto ardimento!
Oh come star ne dee la tua consorte!
Sin qui ne veggo il pianto, e 'l grido sento.
So che m'accusa, e forse odio mi porta,
che per me teco ogni sua speme è morta.

174
Ma, Fiordiligi, almen resti un conforto
a noi che sián di Brandimarte privi;
ch'invidiar lui con tanta gloria morto
denno tutti i guerrier ch'oggi son vivi.
Quei Decii, e quel nel roman foro absorto,
quel sí lodato Codro dagli Argivi,
non con piú altrui profitto e piú suo onore
a morte si donâr, del tuo signore.

175
Queste parole et altre dicea Orlando.
Intanto i bigi, i bianchi, i neri frati,
e tutti gli altri chierci, seguitando
andavan con lungo ordine accoppiati,
per l'alma del defunto Dio pregando,
che gli donasse requie tra' beati.
Lumi inanzi e per mezzo e d'ogn'intorno,
mutata aver parean la notte in giorno.

[...]

180
Lungo sará s'io vi vo' dire in versi
le cerimonie, e raccontarvi tutti
i dispensati manti oscuri e persi,
gli accesi torchi che vi furon strutti.
Quindi alla chiesa catedral conversi,
dovunque andâr, non lasciaro occhi asciutti:
sí bel, sí buon, sí giovene a pietade
mosse ogni sesso, ogni ordine, ogni etade.

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