37bis (POV Adam) - Tisane da veri uomini e grilli e mutande come ragazze

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«Oh, eccoti qui, figliolo!»

Rimango interdetto dal fatto che presente in cucina, insieme a Eden e sua madre Anna, ci sia anche Stefano, padre e marito per le due donne. Quasi mi maledico da solo all'idea di aver acconsentito all'invito di prendere un tè con loro...

«Adam, sul tavolo trovi la scatola con tutte le bustine, puoi scegliere quella che preferisci.»

«La più buona di tutta è questa». Stefano prende una busta trasparente contenente un misto di erbe e me la fa vedere.

«Oh, no! Ti prego non ascoltarlo! Fa letteralmente schifo!», ribatte Eden.

«Quella roba solo a te può piacere», si aggiunge Anna, «è la cosa più amara che abbia mai assaggiato… angosciosa!»

«Che esagerate! Questa è roba da veri uomini. Vero, Adam?»

Ma cosa? La tisana?!

«Non farti ingannare, Adam. È terribile!»

«Ma cosa c'è dentro?», mi informo.

«Non ne ho idea!», mi risponde Stefano quasi fosse un vanto, «ma l'ho presa in erboristeria!»

«Ah, beh, allora...», Eden fa del sarcasmo.

«Assaggiala», sembra intimarmi il padre.

Sotto lo sguardo colmo di tacita pietà delle due donne, rispondo: «Beh, una tisana non ha mai ucciso nessuno».

«Ecco, così si fa!», esulta Stefano, «Vieni qui, siediti vicino a me!», mi invita accanto a lui tamburellando con la mano lo sgabello vicino al suo.

Faccio come dice e mi siedo intorno all'isola posta al centro della cucina. Sul piano sono presenti diversi tipi di biscotti e una torta dall'aria piuttosto invitante. Anna mi invita subito a servirmi e io non mi faccio pregare, mi taglio una fetta di dolce e lo porto alla bocca.

«È una torta al burro», mi spiega.

«È buonissima!», mi complimento mandando giù il primo boccone, «Davvero ottima!»

«Mamma è la numero uno con le torte!», si compiace Eden.

«Puoi sempre imparare anche tu», è subito pronta a rimboccarla la madre.

«Mamma, io vado già a scuola!»

«Ah, beh», si intromette il padre, «gran bella giustificazione!»

La ragazza per un attimo porta il suo sguardo furbo su di me e mi accenna un sorrisetto divertito che io non posso che ricambiare.

«Avanti, figliolo, parlaci un po' di te». Quasi mi va di traverso la torta, mentre la mano pesante di Stefano, che nel frattempo si è premurato di inserire la celeberrima tisana in un contenitore e nella tazza, batte un paio di volte sulla mia spalla.

Mi sento come un topo in trappola.

Che cazzo gli dico, adesso?

«Che vi piacerebbe sapere?», chiedo, fingendo indifferenza.

«Che fai nella vita?»

«A parte studiare?»

«Sì, hobby o cose simili… c'è qualcosa che ti piace fare?», incalza.

«Non lo so… uscire con gli amici, bere, cose così...», cerco di fare il vago.

«Tu bevi?», mi punta subito lui.

«Ho quasi 21 anni», mi giustifico.

«Addirittura?! E non sei stufo di essere al liceo?»

Mentre io, similmente a Eden che pare aver ingoiato una patata bollente, mi riprendo dalla sfacciataggine dell'uomo che mi siede vicino è la moglie stessa a pregarlo: «Tesoro, non iniziare...»

«Lo punzecchio solo un po'», ribatte Stefano, facendomi un occhiolino, furbo. E io davvero non riesco a capire se quest'uomo mi stia simpatico o meno.

«In effetti lo sono», scelgo di rispondere, e nel farlo punto i miei occhi dritti nei suoi, «per questo sono qui a studiare con Eden, cerco di imparare dalla migliore», mollo lì quella sviolinata alla figlia per cercare di intortarmelo.

«Gran bella risposta, figliolo!», si complimenta, «così si fa…! Sai come trattare con un vecchio come me», sembra sgamarmi subito.

«Amore, non dire così che abbiamo la stessa età!», è la lamentela che sopraggiunge dalla moglie.

«Ma, tesoro, noi siamo come un buon vino!», inizia a dire.

«Miglioriamo ad ogni anno», dicono all'unisono.

«Avessi un euro per ogni volta che l'hai detto sarei miliardaria!»

«Saremmo, amore. Saremmo», gli comunica lui, «lo sai che ormai io e te siamo una cosa sola», le fa gli occhi da cascamorto. Non faccio tempo a riflettere su quanto i genitori di Eden sembrino affiatati che il padre mi inchioda ancora con le sue parole: «Quindi, Adam, mi dicevi che in pratica hai perso due anni – o tre? –, giusto?»

«Due», gli spiego, «ho ripetuto il primo e il terzo anno»

«Troppi grilli per la testa?», mi fa.

Io lo guardo con aria interrogativa.

«Le ragazze!», risponde alla mia silente domanda, e come se fosse l'ovvietà del secolo.

«Ahia!», esclamo all'improvviso, massaggiandomi lo stinco che qualcuno mi ha appena colpito.

Eden, seduta di fronte a noi, sembra sbiancare.

«Tranquillo, figliolo, il calcio era sicuramente rivolto a me», sembra volermi rassicurare Stefano, mentre la ragazza sbarra ancora di più gli occhi e la moglie si porta una mano alla fronte, incapace di eccepire qualsiasi cosa.

«Tesoro mio! È una cosa normale! Anche tuo padre ha avuto la vostra età!», fa quindi rivolto a Eden, che ha tutta l'aria di chi desidera poter sprofondare nella sedia. «Allora è così?», si rivolge di nuovo a me, «Troppe ragazze? Me lo aspetterei da un bel ragazzo come te...»

Ma questo da dove esce fuori?

Non ho tempo per ragionare su qualr sia la risposta da dare ad un padre che mi fa una domanda del genere, così la butto sul vago: «Diciamo...», dico. Solo che poi mi accorgo che tutti i torti in effetti non li ha, così iniziando a sghignazzare aggiungo: «probabilmente il principale dei problemi è stato quello, sì!»

Inaspettatamente, il padre di Eden inizia a ridere sguaiatamente, come avesse ascoltato la migliore battuta mai sentita. La sua reazione mi lascia interdetto e divertito insieme, ma non posso fare a meno di ridere con lui, per stemperare la tensione e perché, lo ammetto, la sua risata è trascinante. Mentre rido, mi viene da pensare che forse, alla fine, non è male il padre di Eden. È sicuramente difficile da inquadrare, ma sembra un uomo in grado di godersi la vita. La sua risata sembra genuina e non costruita.

«Oh, come ti capisco!», l'uomo interrompe così, mentre ancora cerca di trattenere il riso, il nostro momento di ilarità trascinante, «Anche io ho un passato da latin lover…»

D'istinto inarco le sopracciglia e il mio capo ha uno scatto.

Questa voglio proprio sentirla...

«Cambiavo ragazze come fossero mutande, ogni giorno una nuova…!», inizia il suo racconto, «Eh, sì… i ragazzacci come noi sanno come divertirsi, è così?», mi chiede esultate, mentre mi avvicina il pugno chiuso affinché io lo colpisca. Assecondo l'uomo vicino a me e lui continua, questa volta con un tono più trattenuto, quasi malinconico: «Una gran bella vita, quella all'insegna del divertimento e delle conquiste… eppure, per quanto quei successi mi facessero sentire grande e potente, passami il termine, ogni volta che finiva il momento – l'adrenalina, mi capisci? – realizzavo di essere ancora grande così», pone un piccolo spazio vuoto fra il pollice e l'indice che avvicina tra di loro e al mio viso affinché io nr possa constatare la misura, «piccolo come un insetto, sudicio come uno scarafaggio...»

Il mio umore cambia all'improvviso. È materiale che scotta quello di cui sta parlando ora.

Eccome se capisco…

Sarei un falso e un ipocrita se non ammettessi a me stesso di conoscere il tipo di sensazione di cui parla. Ho imparato a conviverci, con il tempo, a far finta di niente, a sedarla, minimizzarla nel tentativo di annientarla. Ma c'è. Rimane. Il vuoto rimane.

L'uomo, puntando i suoi occhi calmi e accoglienti, che tanto mi ricordano quelli della figlia, nei miei continua: «Questo fino a che non ho conosciuto l'amore della mia vita, quello che ha cambiato la mia esistenza e ha colmato ogni mio vuoto, coprendo con l'amore e accettando ogni mio difetto, piccolo o grande...»

Rimango in attesa che continui, voglio saperne di più, ma la pausa dopo le parole di Stefano inizia ad essere assordante e io voglio colmare il vuoto. «Wow… che belle parole…», inizio a dire, «non ho mai sentito un uomo parlare così di una donna… Anna, lei-»

«E chi ha parlato di Anna?», mi sento interrompere. «Non fraintendermi, figliolo», mi dice ponendo una mano sulla mia spalla, «Anna è sicuramente la donna della mia vita, io non ho occhi che per lei, la amo più della mia stessa vita, ma non è lei colei alla quale riferivo quando ho detto di aver conosciuto l'amore… anzi, in realtà non esiste nessuna colei – all'infuori di lei, si intende... un colui, piuttosto, è un uomo colui del quale mi sono follemente innamorato...»

Ok. Qui mi sto perdendo.

Cerco di trovare un senso nell'arzigogolato discorso di Stefano, ma senza riuscirci.

"Non esiste nessuna colei; è un uomo colui del quale mi sono innamorato".

«Non capisco, io...», dico improvvisamente imbarazzato.

Ma non è che, rivelazione del secolo, il papà di Eden è gay...?

«Quell'uomo si chiama Gesù, figliolo. Gesù ha cambiato la mia vita.»









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Tesori belli, questo è un aggiornamento flash. Lo faccio ora prima che mi si spenga il cellulare. Scriverò lo spazio autrice in seguito con le cose che ho il piacere di dirvi appena riesco.

Vi voglio bene,
La vostra Sharon ♡

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