66 - Cortocircuito

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

EDEN

Proprio all'apice del dramma che si sta consumando nella mia testa, sento delle mani poggiarsi sui miei occhi.

«Chi è?», chiedo allarmata.

«Babbo Natale», sento pronunciare dalla sua voce, la voce di Adam.

Sento il cuore arrestarsi, quasi a fare silenzio per assicurarsi di sentire meglio la sua presenza dopo la paura che lo aveva colto.

Adam è qui. È arrivato.

Cerco di non dare a vedere il sospiro di sollievo scaturito da quella consapevolezza e, con ancora i suoi palmi a occludermi la vista, gli comunico: «Sei in ritardo...».

Sono sicura di sentire il suono del suo sorriso. «Lo sono sì, se consideriamo che il giorno di Natale è passato da quasi due mesi, dal momento che oggi è il 14 di Febbraio...»

Mi fa ridere. Non ce la fa a non fare il buffone tutte le volte.

Adam non ha ancora spostato le sue mani dai miei occhi, ma io - ancora per un secondo, mi dico - non chiedo spiegazioni e rimango a godere della sua presenza lì, palesata in quel calore diffuso sulle mie palpebre.

«A proposito, buon San Valentino!»

A quell'augurio, ogni bagliore di benessere va in fumo.

«Che cosa?!», chiedo allarmata, sciogliendomi di scatto dalla sua presa nel movimento di girarmi.

Ed eccolo lì, di fronte a me, con una rosa bianca e una scatola di cioccolatini tra le mani.

Nell'incapacità di formulare frasi migliori, esclamo: «E questi?!».

Lui non si scompone minimamente e con fare quieto e rassicurante risponde: «Sono per te. Non potevo mica presentarmi a un appuntamento di San Valentino a mani vuote, no?».

Io non rispondo e continuo a guardarlo stranita. "Un appuntamento" mi risuona nella testa. Inevitabilmente mi si materializza il viso di Reby nella mente.

«Lo so, lo so... rose e cioccolatini non sono questo granchè di creatività, sono un classicone... ma i classici non passano mai di moda, no?»

«Gr-Grazie», balbetto - il mio tentativo fallito di fingere che il mio cervello non sia andato in pappa nel processare quelle due semplici informazioni: appuntamento con Adam e giorno di San Valentino. «Ma non è un appuntamento!», riesco infine a puntualizzare.

Lui mi guarda divertito, ride e se ne esce fuori chiedendomi: «Avevamo fissato di incontrarci qui alle 15.30?».

Capisco dal suo silenzio che non è una domanda retorica così rispondo: «Sì».

«Ci siamo incontrati io e te qui? Ecco! È un appuntamento!»

«Sì, ma non pensavo del tipo in cui uno dei due si presenta con una rosa e i cioccolatini!», ribatto.

«E perché no? I cioccolatini sono buonissimi - credimi, ne ho assaggiato uno mentre venivo in qua!»

Fingo indignazione inarcando gli occhi e facendo una O con la bocca. «Adam!», lo riprendo scherzando.

«Ti prendevo in giro!», mi dice lui, porgendomi i doni che mi ha portato. «Questo non toglie il fatto che mi aspetto che tu divida il malloppo con me», aggiunge infine.

Rido. «Ecco l'Adam che conosco!», gli comunico compiaciuta.

Lui mi allunga una mano affinché io gliela prenda. «Allora, affare fatto?»

Bloccata la scatola con il braccio, stringo la mia nella sua. «Affare fatto!», gli confermo.

«Accidenti! Ma sei un ghiacciolo!», è la sua reazione alla mia presa.

«Se qualcuno qui non mi avesse fatta aspettare...», colgo l'occasione di dirgli.

«Avevo una ragione più che valida, credimi», sembra convinto lui, «ma adesso andiamo a prenderci qualcosa di caldo in un posto ancora più caldo», decide.

Accolgo la sua proposta con estrema gioia e scegliamo di rifugiarci nel primo bar che ci ispira di più. È un locale piuttosto nuovo, lo si capisce anche dal profumo che emana, e nemmeno io che abito in zona ci sono mai stata. Ha la particolarità di avere le sedie tutte una diversa dall'altra, come del resto i tavoli, eppure ogni cosa sembra abbinarsi perfettamente all'insieme.

«Abbiamo l'imbarazzo della scelta, dove ci sediamo?»

Osservo attentamente ogni angolo e poi propongo: «Che ne dici di quell'angolo?». Indico il complesso composto da un divanetto e due sgabelli con i cuscini dello stesso tessuto blu.

«Affare fatto. Io prendo il divanetto!»

«Che galantuomo... lo volevo io il divanetto!»

«E chi voleva fare il galantuomo? Hai ben messo in chiaro che questo non è un appuntamento romantico!», non si risparmia a dire. «In ogni caso è un divanetto abbastanza ampio, ci stiamo tutti e due, volendo...», nel dirlo si siede e punta i suoi occhi su di me - e, mamma mia, che occhi.

«Avanti, non mordo», mi incoraggia.

Scelgo di non fare troppo la preziosa, anche perché quel divanetto sembra davvero comodo. Mi siedo vicino a lui, facendo bene attenzione a mettere abbastanza distanza tra di noi.

Subito, un cameriere si accosta al nostro tavolo.

«Ciao, ragazzi! Sapete già cosa prendere o vi porto le liste?»

Guardo Adam che deciso risponde: «Io inizio volentieri con un caffè».

Così faccio anche io la mia ordinazione.

«Per me un tè caldo, invece.»

«Perfetto», ribatte il cameriere, congedandosi in quel modo da noi.

Nel momento stesso in cui il ragazzo si allontana da noi, scopro gli occhi di Adam inchiodati su di me, sul suo volto un'espressione strana, quasi indecifrabile, seppur stranamente divertita.

«Che c'è?», chiedo quasi ridendo, di quei sorrisi che si fanno per togliersi dall'imbarazzo.

«Un tè caldo», ripete la mia ordinazione. «M'è venuto in mente quell'intruglio che ho bevuto a casa tua!», argomenta lasciando che un sorriso gli illumini il volto.

«Mmm! La tisana da veri uomini, come dimenticare!», realizzo.

«Quella roba faceva schifo! Era amara come l'inferno!», ammette.

«Avevamo provato ad avvisarti e comunque te la sei bevuta tutta!»

«Non volevo lasciargliela vinta a tuo padre!»

«Con la tisana?», chiedo interdetta.

«È un fattore d'orgoglio. Roba da uomini!», mi dice scherzando. Poi punta di nuovo i suoi occhi su di me, si fa serio e sembra riflettere un secondo prima di dirmi: «Lo sai che quella volta ho davvero temuto di stare assistendo al coming out di tuo padre?»

«Cioè?»

«Massì, quando aveva preso a dire tutte quelle cose sulla persona che gli aveva cambiato la vita facendolo innamorare e poi è saltato su dicendo: "Figliolo, è un uomo colui di cui mi sono innamorato"», nel dire quella frase abbassa la tonalità della voce per imitare la voce di mio padre e io proprio non ce la faccio a non sorridere. «Non sapevo se ridere o piangere quando ho compreso che si trattava di Gesù Cristo!»

Ride e io rido con lui, a crepapelle proprio. «Non ci credo!», inizio a dire. «Davvero esilarante!». Ed è vero, ripensare a quella situazione sotto questa luce mi fa troppo ridere. Poi però inevitabilmente penso a tutto quello che è venuto dopo e al fatto che, anche quella volta, a casa mia, faceva tutto parte del piano, la scommessa...

«Sembra una vita fa...», osservo.

«È una vita fa», afferma lui, calcando l'accento sulla E del verbo essere.

In quel momento, il cameriere torna a servirci con la nostra ordinazione e per tutto il tempo non smettiamo di guardarci negli occhi. Sono pochi secondi ma bastano per fare riaffiorare tutti i dubbi che stentano ad abbandonarmi.

È davvero davvero una vita fa? Posso fidarmi?

Quasi a leggermi nel pensiero, aggiunge: «È tutto diverso adesso. Puoi credermi».

Gli sorrido, con un sorriso che tuttavia non riesce a celare le ombre che lo appesantiscono.

Nel silenzio, scelgo tra le infinite bustine di tè che mi hanno portato quella più speziata e la inserisco nella teiera fumante. La faccio girare un po', osservando le prime scie di colore tingere la trasparenza dell'acqua. Poi richiudo con l'apposito coperchio la teiera, in modo da favorire l'infusione e punto i miei occhi su Adam.

Sono titubante a svuotare tutto il sacco ma poi penso che Ehi, o la va o la spacca e gli spiattello tutto: «Sai prima? Quando io sono arrivata alla fontana e tu non c'eri... mentre ti aspettavo, per un attimo ho pensato che avresti potuto non presentarti, che mi stessi di nuovo prendendo in giro e che io ci fossi cascata di nuovo...»

«Eden», mi chiama per nome, «No», mi blocca. Poi pone la sua mano sulla mia: «Non lo farei mai. Cioè... dimentica tutta quella vecchia storia... Ora, dico. Ora non lo farei mai, intesi?». Aspetta qualche secondo e poi aggiunge: «E, se per caso mi comportassi ancora da stronzo puoi prendermi a ceffoni e puoi dire a tutte le tue amiche, mia cugina compresa, di fare altrettanto». Sembrerebbe una frase detta per scherzo, ma sembra serio mentre la dice.

Preso un grosso respiro continua a parlare. «Sai perché ho fatto ritardo prima? Perché m'ero messo in testa che ti avrei portato una rosa - che, sì, tu insisti a dire che non è un appuntamento romantico e io ci sto, mi va bene per il momento essere solo amici, ma non te lo nego io vorrei qualcosa di più... Volevo portarti una rosa, ma non volevo, per te, un'anonima rosa rossa. Ti sei chiesta perché sia bianca la rosa che ti ho portato? Perché bianco significa purezza, come te, e con quella stupida rosa bianca volevo dirti che sono pronto a rispettare quella purezza, sono pronto a provare ad apprezzarla, amarla forse. E, Eden, non ho mai fatto niente di simile per nessuna ragazza - Dio solo sa quando mi sia sentito un idiota a cercare tutti i rosari della città alla ricerca dell'unico che insieme alle rose rosse vendesse anche quelle bianche, per quello il ritardo...»

Adam ha detto un tale quantitativo di parole tutte insieme che per me è difficile capire cosa ognuna di queste provochi in me. Nonostante il gran numero di già pronunciate, ne aggiunge delle altre.

«Tu, Eden, sei una rosa bianca tra cento anonime rose rosse una uguale all'altra e ora che lo capito, credimi, non voglio fare niente per inquinare quella purezza.»

Dopo questa, è ufficiale. Sono in cortocircuito.





❤️❤️❤️





//
Meraviglie, eccoci giunti al termine dei due capitoli promessi.

Allora? Che ne pensate? La narrazione regge bene? In capitoli sono godibili? La relazione di Adam e Eden e la loro evoluzione sono credibili?

Da qui in avanti, ancora più di prima, ho seriamente bisogno di un vostro giudizio sincero. Mi raccomando se vi rendente conto di passaggi troppo veloci o troppo lenti o di passaggi che magari mancano proprio, non esitate a farmelo sapere, non vi riterrò saccenti, al contrario sarete per me un aiuto, dal momento che questi che avete letto e i prossimi che leggerete sono il frutto di una nuovissima disciplina nella quale cerco di diventare campionessa: la scrittura a singhiozzo, 10 minuti di qua e 10 di là! Al bando le ore piene di dedicazione, roba da dilettanti! 😅

Seriamente, spero davvero che regga tutto. ❤️

Ammetto che prima di giungere a voi mi sono avvalsa del consiglio di alcune mie amiche e lettrici e, sebbene siano passati mesi, la mano santa di MC_Peregrine, che non smetto di ringraziare, non si è tirata indietro. La paura di essere inconcludente era tanta, anche perché ultimamente oltre che nella disciplina della scrittura a singhiozzo mi sto specializzando anche in un'altra ancora più difficile: dormire a singhiozzo - solo per veri pro. 😜😅

Insomma, se quello che leggete fa schifo prendetevela con questo brutto muso:

(foto scattata proprio ora,
mentre vi scrivo)

Non ci riuscite? Ebbene, neanche io! 😅

6 mesi, quasi 7 in realtà. Quasi 7 mesi nei quali io sto imparando a fare la mamma, con tutte le gioie (tante) e gli sconforti (pochi) del caso, e voi siete ancora qui. Mi avete attesa, reclamata; mi avete punzecchiata sotto l'ultimo capitolo pubblicato per chiedere dei nuovi aggiornamenti e contattata in privato per ricevere mie notizie. Ieri vi ho scritto quella breve lettera e siete state già in tantissime ad accoglierla. Ammetto che ne sono stata piacevolmente colpita. So che non è scontato ritrovarvi qui, a distanza di tanto tempo, e con lo stesso entusiasmo di prima. Mi fate sentire orgogliosa, di questa storia e di noi, di quello che stiamo costruendo insieme.

GRAZIE. Grazie per non aver smesso di credere in me, per non aver desistito nell'attesa. Siete stupende, dico davvero. Spero davvero di non deludere le aspettative che avete serbato per mesi.

Ora, avevo pensato di tornare solo una volta terminato di scrivere tutti tutti i capitoli. La verità è che, sebbene ne abbia da parte diversi, sono ancora in dirittura d'arrivo. Come vedete però, la coincidenza di date mi sembrava troppo carina per non essere sfruttata... Spero davvero di riuscire a mantenere il ritmo!

In ogni caso, questo nostro San Valentino proseguirà nel tempo, perché la settimana prossima arrivo con un altro bel capitolo (magari due, ma non assicuro di riuscire)! 😍

Grazie ancora.

Buona domenica,
buon San Valentino e
un bacio a testa,
Sharon

P.s. Spero con questo capitolo, specie con le ultime battute, di essermi rifatta con tutte le notturne che ieri si sono addormentate con l'ansia. ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro