ALLA SUA PORTA

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Amare è così breve, e dimenticare così lungo.

(Pablo Neruda)

 

La felicità di Sam non faceva che rendermi ancora più infelice. Avevo creduto di aver davvero risolto il problema durante la Serata dei Giochi e invece no, i due avevano fatto pace. Eravamo ormai alla fine di giugno e non riuscivo proprio a capire come fosse possibile che lui e Abigail stessero ancora insieme. Non avevo più avuto modo di parlare con Rosemary, sembrava che lei facesse di tutto per evitarmi ed ero certo che dietro tutto ci fosse quella rancorosa della sua amica, che mi fulminava con lo sguardo ogni volta che mi vedeva passare. Fu proprio in un pomeriggio piovoso, durante il quale dovetti lasciare la mia stanza per un incontro galante tra i due, che presi la decisione: avrei messo in pratica il piano che avevo pensato mesi prima e per farlo avevo bisogno di vedere lei. Quasi senza rendermene conto mi ritrovai davanti all'ingresso della consorellanza di Rosemary. Inspirai a fondo e suonai. Mi venne ad aprire una ragazzina dai capelli biondo tinto e con delle profonde occhiaie, ovviamente non ricordavo il suo nome.

-Wow, Tyler!- urlò, come se la conoscessi, beh, forse la conoscevo.

-Ehi, cara, c'è Rosemary?-

Lo sguardo della ragazzina s'incupì. Pensava davvero che fossi lì per lei?

-Te la vado a chiamare- e mi lasciò ad aspettare davanti alla porta. Divertente! Sentii il cuore accelerare i battiti... da quando aspettare una ragazza davanti a una porta mi agitava? Iniziai ad andare avanti e indietro sotto il portico, sentendomi stranamente nervoso e chiedendomi se sarebbe venuta veramente.

Ci vollero diversi minuti prima che la porta si riaprisse e rivedessi Rosemary. Il suo bel viso, lo sguardo vivace, l'abitino viola, le lunghe unghie smaltate, le labbra fucsia, il cerchietto tra i capelli... mi era mancata.

-Tyler- disse e c'era qualcosa di strano nella sua voce.

-Sei bellissima- mi sfuggì dalle labbra prima di riuscirmi a trattenere.

-Grazie- mormorò lei, mentre un dolce rossore le coloriva le guance -vuoi entrare?-

-Preferisco passeggiare, ha anche smesso di piovere- mi affrettai a dire.

-Sì, in effetti sì- chiuse la porta dietro di sé e mi affiancò –qua dentro anche i muri hanno le orecchie- sussurrò, avvicinandosi tanto che potei inspirare il suo profumo alla vaniglia.

-Confraternite, consorellanze, sono un covo d'impiccioni- scendemmo dal portico e percorremmo il giardinetto. L'erba fresca ci accarezzava le scarpe.

-Esatto-

Uscimmo dal cancelletto e c'incamminammo, fianco a fianco, lungo una delle strade del campus, tra gli alberi verdi e i fiori colorati. La pioggia aveva smesso di scendere e il sole iniziava a spuntare tra le nuvole.

-Ho avuto un incontro con quella tua amica, quella Pamela, un po' di tempo fa- mormorò la ragazza.

Pamela? La cosa non mi piaceva per niente. -Cosa vi siete dette?-

Rosemary guardò a terra, diede un calcetto a un sasso, quindi si strinse nelle spalle. -Non è stata molto amichevole-

Sentii la rabbia aumentare. Pamela avrebbe dovuto farsi da parte.

-Comunque non importa- continuò Rosemary.

-Non avrebbe dovuto- mormorai -cosa ti ha detto?-

Lei impallidì un po'. -Di stare lontana da te- e parve che dirlo le costasse moltissima fatica, quindi alzò lo sguardo e mi fissò, i suoi occhi scuri e brucianti nei miei occhi grigi e freddi. Lei fuoco, io ghiaccio, che buffo paragone!

-Non so cosa le sia preso- dissi.

-Lei... forse è la tua ragazza? Questo spiegherebbe perché mi ha detto queste cose- continuò Rosemary, abbassando lo sguardo.

-Io non ho la ragazza- mi affrettai a dire.

Rosemary si limitò ad annuire, ma potei notare uno strano sorriso piegarle le labbra ... avrei scommesso che era un sorriso di soddisfazione.

Passeggiammo fianco a fianco senza parlare. La terra era bagnata e a tratti scivolosa, così proseguivamo con calma. Ogni tanto qualcuno ci fissava, come sorpreso di vederci insieme.

-Immagino che Sam e Abigail siano da te- esordì dopo un lungo silenzio  Rosemary con voce maliziosa.

-Proprio così, un vero peccato che la vostra consorellanza non permetta di portare maschi in camera, così sono costretto a lasciare sempre la nostra camera- sorrisi -a volte mi chiedo se la possa ancora definire mia-

Rosemary rise e quella risata mi fece sorridere, era così bella, così melodiosa. –Una vera fortuna per me, sono molto innamorati, nonostante tutto-

Mi parve quasi che ci fosse un velato rimprovero nella sua frase. -L'amore viene, l'amore va, lo sai bene che non sono fatti l'uno per l'altra-

-Sempre lo stesso discorso, ma loro sono sempre insieme- sospirò -avevamo torto-

-Purtroppo, ma... aspetta, hai un capello nell'occhio- mi avvicinai e le sfiorai delicatamente il viso per toglierlo. Indugiai un attimo sulla sua pelle morbida e mi chiesi come sarebbe stato baciarla lì dove chiunque avrebbe potuto vederci, rendere pubblico qualcosa che forse già esisteva nel profondo del mio cuore.

-Grazie- disse lei, sorridendo e senza tirarsi indietro.

-Forse non sono qua solo per loro, forse volevo anche rivederti- dissi di getto.

Lei s'irrigidì, poi sorrise. –Davvero?-

-Sì, non mi dispiace passare il tempo con te-

-Nemmeno a me-

-Bene... - perché ero così impacciato? Eravamo fermi sotto gli alberi in un viale, non era forse l'occasione giusta per stringerla a me e baciarla? Le sue labbra parevano così morbide, così belle. Il suo rossetto fucsia brillava, invitante, come se volesse chiamarmi. Senza pensare oltre le cinsi la vita con le braccia.

-Magari potrei accettare l'invito al localino, ti ricordi di avermelo fatto, vero?- chiese, lasciandosi stringere. Le sue mani risalirono lungo le mie braccia, accarezzando la mia camicia e sotto di essa la mia pelle.

-Mi sorprende che tu te lo ricorda... stasera?-

-Perché no?- sorrise, un po' rossa in viso.

-E visto che ci siamo potremo parlare di come rovinare la storia tra Sam e Abigail- e voilà: come distruggere un momento romantico con una frase.

Lo sguardo di Rosemary s'incupì e il suo volto s'indurì. –Lo sapevo che avevi i tuoi piani- si divincolò dal mio abbraccio e fece un passo indietro.

-Cosa?-

-Vuoi usarmi per avere indietro il tuo amico- urlò -sappi che non ci sto a questo gioco- frugò in tasca ed estrasse la chiave che le avevo dato mesi prima. –Non ho avuto la possibilità di restituirtela- mi prese la mano e me la mise nel palmo. Nel farlo, le sue unghie sfiorarono delicatamente la mia pelle. E così, senza aggiungere altro se ne andò, lasciandomi di nuovo solo, proprio ora che il sole pareva aver cacciato le nubi e faceva risplendere l'erba bagnata. Ero solo... come uno sciocco. Mi sentivo quasi usato, ma chi si credeva di essere per comportarsi in quel modo con me? Prima mi seduceva, mi baciava, poi mi lasciava così, sedotto e abbandonato come un ragazzo qualsiasi. No, la partita non era finita, non mi sarei arreso, lei era mia ed ero certo che la cosa non le dispiacesse.


NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! ❤
Cosa ne pensate di questo incontro? Vi avverto che presto i due avranno un nuovo incontro e chissà che le cose non possano evolvere.
A giovedì!

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