LA PROMESSA

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TYLER

I giuramenti d'amore non arrivano all'orecchio degli dei.

(Callimaco)

La voce di Rosemary mi giunse forte e squillante. Mi fermai un attimo, chiedendomi se non la stessi solo immaginando.

-Tyler- chiamava, sì, era lei, non avevo dubbi.

Rapido mi nascosi nel garage della confraternita e restai immobile ad ascoltare, ad ascoltarla, il cuore in gola, le lacrime che minacciavano di uscire.

-Ti prego, Tyler, ti prego, fermati, torna da me- chiamava, la voce impastata di lacrime.

Ma io non potevo tornare da lei, perché io avevo promesso e avevo intenzione di mantenere quella promessa. Mi appoggiai al muro, temendo che le gambe non mi avrebbero retto. Lottai contro la voglia di correre da lei, di stringerla tra le braccia. Dovevo accettare il fatto che l'avevo persa per sempre. Attesi fino a quando non la sentii allontanarsi. Avrei potuto ritornare dentro la confraternita, non andarmene. Magari avrei potuto attendere qualche ora, poi sarei potuto andare da lei. O chiedere a Sam di intervenire in qualche modo. Non era necessario che partissi. E invece non potevo fare altro che andarmene.

Mi misi in auto con un senso di vuoto che mi opprimeva allo stomaco. Accesi il motore  e partii. Ripensavo all'ultima sera, al suo corpo languido e abbandonato, alla camicia da notte bianca che indossava in modo scomposto, al seno diafano con la sua piccola punta rosea contro il mio braccio, alle sue gambe nude, color panna, strette intorno alle mie, al suo corpo delicato premuto contro la mia pelle che mi dava uno strano brivido. I capelli scuri che le ricadevano intorno, come un mare nero pieno di onde in cui avrei voluto perdermi. Il viso dai lineamenti dolci, morbidi. Sembrava una statua creata nel marmo tanto era bella, tanto era perfetta, tanto...

Il rumore di un clacson mi fece sobbalzare e mi resi conto che stavo per sbattere contro l'auto davanti. Rallentai, il cuore in gola. Ma cosa mi stava succedendo? Avrei dovuto stare più attento.

Quella notte feci uno strano sogno. Mi trovavo in una landa piena di alberi, il vento che muoveva ogni cosa, io, avvolto in un lungo mantello nero, che procedevo verso un luogo, non sapevo dove, ma chissà come conoscevo la strada. Alla fine la vidi, giaceva sdraiata su una cripta di marmo, pareva addormentata, i lunghi capelli lasciati sciolti, l'espressione rilassata, l'abito bianco che chissà perché mi ricordava l'abito di una sposa, le labbra rosse come il sangue, la pelle così bianca che sembrava brillare, ardere come un diamante dietro a cui era nascosta una fiamma. La sollevai, la strinsi a me, pallida dormiente. Pareva Biancaneve addormentata nel suo sonno simile alla morte. La chiamai, sussurrai il suo nome, ma lei non rispose. Sentivo la disperazione crescere sempre più, fino a quando non posai le mie labbra sulle sue, gelide e morbide. All'improvviso il calore parve invaderla e lei aprì gli occhi, sbatté le palpebre diverse volte, poi si guardò intorno con sguardo vitreo. Restò immobile un attimo, poi girò la testa e mi fissò e potei vedere dei denti aguzzi, come una vampira. Un attimo dopo si avventò su di me. Sentii la pressione del suo morso sul mio collo, la presa salda delle sue braccia intorno a me, i suoi capelli, morbidi e scuri, sul mio viso.

Mi svegliai senza fiato, il cuore in gola. Restai alcuni minuti immobile nel letto, osservando le inquietanti ombre degli alberi che erano proiettate sulle pareti della mia stanza. La notte era tremendamente silenziosa. Mi misi seduto e inspirai a fondo. Per una persona tormentata dai propri pensieri non c'è nulla di peggio che il silenzio. E in tutta quella quiete mi sembrava quasi di sentire l'eco dei suoi baci. Potevo quasi sentire ancora la pressione del suo tocco sulla mia pelle. Mi alzai e andai fino alla finestra, bisognoso di prendere un po' d'aria, il cuore che batteva forte, la gola secca. Mi appoggiai al davanzale e guardai le stelle chiedendomi se Rosemary le stesse guardando in quel momento e se stesse pensando a me.

Il cellulare, posato sul comodino, vibrò. Restai immobile. Un messaggio a quell'ora? In me si fece strada la speranza. Doveva essere lei, non poteva che essere lei. Corsi a prendere il cellulare e lo guardai subito. Non era Rosemy, ma solo Sam che era preoccupato perché non avevo risposto a nessuna delle sue chiamate.

Mi lasciai cadere sul letto. Il cellulare squillò di nuovo. Sam! Sempre lui! Mi alzai e afferrai nuovamente il cellulare. Avevo proprio voglia di... era Rosemy! Il cuore aumentò i battiti, la gola mi si seccò. Restai alcuni secondi immobile, poi guardai l'anteprima del messaggio. Era un semplice: "Ciao". Il cuore mi si strinse in una morsa. Avevo tanto desiderato quel messaggio... eppure ora mi sentivo stranamente vuoto. Improvvisamente non avevo la forza di risponderle. Non avevo forse promesso che sarei uscito dalla sua vita? Eppure... io non volevo uscire dalla sua vita, io l'amavo. Questo pensiero mi colpì come un proiettile. Io l'amavo veramente e non potevo immaginare la mia vita senza di lei. Inspirai a fondo e mi lasciai cadere sul letto. Volevo risponderle, ma non ci riuscivo.

Dopo aver indugiato a lungo mi vestii e uscii. Il cielo si stava colorando della luce dell'alba. L'aria era gelida. Scesi in giardino.

Mio padre stava inaffiando i fiori. La sua passione per il giardinaggio. Quando mi sentì arrivare si voltò.

-Tyler, sei già sveglio?-

-Sì, non riuscivo a dormire-

-Sei certo che non ci sia dell'altro?- e mi scrutò con il suo sguardo da avvocato in cerca di bugie.

-Nulla- mentii.

-Non avrai litigato con la tua ragazza, vero?-

La domanda mi sorprese. Mio padre che s'interessava di me? Forse stava per arrivare la fine del mondo oppure lo avevano scambiato con un robot.

-Se hai bisogno di parlare sono qua... il problema tra me e tua madre era che non ci parlavamo mai-

Lui che mi raccontava qualcosa di personale? Era follia. -Va bene- mormorai.

Mio padre annuì. Era strano vederlo con indosso una tuta sportiva, lui che era sempre impeccabile. Forse ogni tanto riusciva anche a essere umano.

Non sapendo cosa fare mi sedetti su un muretto. Mi sentivo un po' meglio. Restai a osservare il cielo che iniziava a tingersi d'azzurro come un dipinto. E almeno per un attimo trovai un po' di pace.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Tyler è in preda ai dubbi.

A giovedì ❤

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