COMPLEANNO RIVELATORE

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Aggiornato il 17 luglio 2019

22 settembre

Meno di un anno fa programmavo nella mia testa di mettere su famiglia. Ancor prima di chiedere a Nina di sposarmi, la mia mente era già partita con fantasie su ipotetici figli che in breve tempo avrebbero scorrazzato dentro casa. Certamente una casa più grande, adatta a loro, adatta ad una famiglia, adatta a noi. Programmavo di cambiare la macchina per prenderne una più spaziosa e sicura. E sarei stato felice di farlo, nonostante io sia terribilmente legato alla mia Porsche. Quella macchina è stata la ricompensa per tutto il mio impegno nei primi 5 anni di lavoro a Parigi. Era stato il mio sogno sin da bambino e dopo il duro lavoro, i sacrifici fatti durante i primi anni di carriera, ingoiando anche qualche rospo per poter diventare chi sono ora, per raggiungere la mia posizione professionale, la macchina dei miei sogni era il mio premio ed ero stato sempre sicuro che non avrei mai potuto rinunciarci, ma mi sbagliavo. Io volevo quel cambiamento nella mia vita ed ora? Adesso il dubbio che lo volessi a prescindere dalla donna che avevo accanto è più che concreto. Ero pronto a cambiare la mia vita, ma non sono poi così sicuro che questo mio desiderio fosse dettato dal mio amore per Nina. Ora, seppure mi sforzassi, non mi ci vedrei più a condividere quell'esperienza con lei. Oggi come oggi, in realtà, non ci credo più all'amore. Sono single e nemmeno in cerca di una compagna. Nina ha distrutto tutto ciò che lei stessa aveva costruito nel mio cuore. Io prima di lei nemmeno ci pensavo, così come anche adesso non ci penso più.

Certo, alla soglia dei 38 anni, sarebbe giusto prenderne in considerazione l'evenienza ma mi sento deluso e disilluso. Ci si unisce per poi finire sempre col ferirsi. È inevitabile, è nella natura umana. Allora perché iniziare qualcosa se sappiamo già cosa accadrà? Meglio investire nelle amicizie, preferibilmente conoscenze superficiali che consentono di svagarci e distrarci dagli impegni quotidiani, senza coinvolgimento affettivo. E così ho fatto e per questa mia decisione in parte devo ringraziare Tara. Se lei non avesse agito in quel modo, non mi sarei sentito incoraggiato a farlo. Ammetto che all'inizio è stato doloroso. Mi sono sentito solo e ancora oggi mi mancano il tempo trascorso con lei al di fuori di queste mura e la sua risata contagiosa.

Ultimamente però i miei pensieri su di lei si erano spinti troppo oltre. Ciò che è accaduto alla festa ne è stata la prova e mi ha fatto capire che la strada che lei ci ha imposto era l'unica che potevamo prendere, soprattutto per il suo bene. Ho iniziato a desiderarla sempre più. Sempre più spesso l'attrazione verso di lei mi sopraffaceva e i ricordi si sovrapponevano alle fantasie e questo è profondamente sbagliato, nonché rischioso. Potrei solo farla soffrire nuovamente e ho faticato così tanto a non farmi odiare. Questi due mesi di cordiale distanza hanno per fortuna sanato una situazione imbarazzante che non poteva andare avanti. Anche se l'aria tra noi è talvolta veramente pesante, mi sto abituando a questo nuovo equilibrio fatto anche di giornate intere immerse nel completo mutismo, con solo monosillabi, messaggi, e-mail o vaghi cenni del capo. Per fortuna nelle settimane successive alla festa sono anche partito spesso e in ufficio sono stato veramente poco ed ho preferito non portare Tara con me proprio per evitare di stare solo con lei, perché anche il solo profumo di quella donna mi agita.

Ritornare ad avere una vita sociale è stato molto più facile di ciò che pensavo. Mi sono bastate poche iniziative che per pigrizia non avevo avuto il coraggio di intraprendere. Ho ripreso contatto con il mio vecchio amico del college, Conrad, che non vedevo da quando mi trasferii in Europa. Ho scoperto che la sua sorellina Betty lavora anche lei alla TVNY. È stato naturale quindi iniziare a frequentarci a lavoro ed andare insieme alla festa d'estate. Quando eravamo ragazzi Betty era brufolosa, timida e con l'apparecchio ai denti. Tanto è vero che non l'avevo affatto riconosciuta pur avendola vista e notata tra i corridoi. Ora è una biondona tutta curve, in pratica la realizzazione di una delle tante storie raccontate al cinema, quelle che descrivono il brutto anatroccolo che si trasforma in cigno. Ma ora è troppo sofisticata per piacermi, troppo simile a Nina e io ho chiuso con quel tipo di donna.

Frequentare Betty, Conrad e sua moglie è come frequentare mezza New York. Conoscono migliaia di persone e loro sono stati ben contenti che io abbia deciso di riprendere i contatti. Mi hanno accolto come se il tempo non fosse mai trascorso e la loro compagnia è veramente piacevole. A differenza della mia e non penso di esagerare. Sono uscito con qualche donna nell'ultimo periodo, ma sono stati tutti appuntamenti falliti. Non posso dire che fossero persone poco interessanti, ma personalmente non ho trovato in loro niente di affascinante o che me le rendesse attraenti. Di contro, credo che nemmeno io sia stato particolarmente brillante e piacevole da frequentare e alla fine il secondo appuntamento non c'è mai stato.

I giorni sul calendario sono volati velocemente e non mi stavo rendendo conto che il mio trentottesimo compleanno era già alle porte. Probabilmente lo avrei trascorso come un giorno normale, senza nemmeno festeggiare se non fosse stato per Conrad che sorprendentemente se ne è ricordato. Mi ha confidato che ogni anno il 29 settembre pensava di chiamarmi per farmi gli auguri, ma che poi c'era sempre qualcosa che gli faceva avere qualche ripensamento, che lo frenava dal farlo. Avrebbe voluto che organizzassi un mega party invitando tutte le persone che fino ad ora sono riuscito a conoscere tramite lui, ma mi sono rifiutato. Non sono ancora dell'umore giusto per organizzare questo tipo di serate. Mi ha comunque costretto ad organizzare almeno una cena intima tra noi. Ho già prenotato un ristorante di cui mi ha parlato Claudio "il pasticcere", lo chef che sbava platealmente dietro Tara. Sebbene non mi sia simpatico e nonostante creda di non essere simpatico a lui, mi fido comunque del suo giudizio, essendo il suo mestiere. Spero di non sbagliarmi e non avere quindi un ulteriore motivo per tenerlo sullo stomaco.

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29 settembre

Osservo il bicchiere con il vino che ho davanti. La luce dei lampadari si riflette al suo interno e fa giochi di colore che mi catturano e mi ipnotizzano. Claudio mi ha lasciato per un attimo da sola per rispondere ad una telefonata ed il locale è troppo pieno e rumoroso per una conversazione telefonica. Purtroppo, lasciarmi in balia dei miei pensieri è molto pericoloso. La mia mente ha il brutto vizio di vagare e fare voli strani, per cui c'è il rischio che il mio umore nel frattempo si rovini. Ed è proprio quello che sta accadendo. Oggi è il compleanno di Brandon e io sto cenando con un altro uomo per cercare di non pensare a lui e, se Claudio non mi avesse lasciato sola per qualche attimo, ci sarei anche riuscita, ma come dicevo, lasciarmi da sola è pericoloso.

Quest'uomo è una compagnia deliziosa. Mi racconta tanti aneddoti di quando ha cominciato a lavorare negli Stati Uniti o di quando era ragazzino, cresciuto nella campagna toscana, insieme alla nonna che gli ha trasmesso l'amore per la cucina. Resto sempre incantata dal suo sorriso, da quelle fossette che si formano ai lati della sua bocca quando quelle labbra si curvano sul suo viso, da quelle piccole rughe d'espressione che si formano sotto i suoi occhi azzurri e sinceri, dal suo allegro entusiasmo. Catalizza tutta la mia attenzione quando parla. In verità il suo fascino è tale da catturare chiunque abbia la fortuna di incontrarlo ed ascoltarlo. Eppure, quando lo guardo, osservo quanto sia perfetto e affascinante, quanto sarebbe giusto per me, penso a come tante donne al posto mio sarebbero già capitolate, e invece io non faccio altro che pensare a come sono trascorse queste ultime settimane tra me e Brandon, a quanto mi manca e al fatto che avrei voluto festeggiare questo suo compleanno con lui. Ma è giusto così, sono sempre più convinta della decisione che ho preso. La festa d'estate è stata la prova che stargli troppo vicino non può che portarmi altro dolore. Quel ballo con lui non doveva avvenire, avrei dovuto ribellarmi ma non ho avuto la forza di farlo e quando è avvenuto il distacco ho provato quel vuoto diventato ormai così familiare, precipitando in quella voragine di gelo che troppe volte mi ha divorato. E le settimane a seguire sono state la mia salvezza, tra silenzio e indifferenza sono riuscita a sopravvivere, a riequilibrare un rapporto che era diventato nuovamente sbilanciato, con me dalla parte debole, pronta a spezzarmi un'altra volta e probabilmente, questa volta, in modo irrimediabile.

Claudio è tornato quasi subito al tavolo, ma la sua assenza è stata sufficiente per permettere ai miei pensieri di affollarsi maledettamente. Il mio sguardo è probabilmente lo specchio del groviglio che mi si è creato in testa perché mi guarda con espressione interrogativa, di chi vorrebbe chiedere che cosa sta succedendo ma non ha il coraggio di farlo per non invadere troppo lo spazio altrui, perché lui è così: delicato, sensibile, sarcastico ma anche rispettoso dei sentimenti. Non ha mai detto una parola sbagliata, mai una frase fuori posto, mai una domanda di troppo, come adesso, che cerca di mettermi a mio agio con una delle sue battute a cui io rido di cuore. Il suo sguardo però tradisce i suoi pensieri, vorrebbe sapere e forse farei bene a dirglielo, ma mentre sto raccogliendo tutto il mio coraggio per mentirgli e dirgli che va tutto bene, noto che ha cambiato espressione guardando sopra la mia testa, oltre me. Non riesco ad interpretare questo suo sguardo del tutto nuovo, perché è un mix tra sorpresa, fastidio, un accennato sorriso di circostanza ed un cipiglio che si incastra innaturalmente sulla sua fronte. Qualcosa è accaduto o sta accadendo alle mie spalle per cui mi giro a guardare con curiosità e una buona dose di ansia. Seguo la linea del suo sguardo che si dirige verso l'ingresso del ristorante. Brandon è da poco entrato in compagnia di Betty e di un'altra coppia. Lei non mi ricorda nulla, mentre lui ha un viso familiare, ma non riesco a mettere a fuoco di chi si tratti, anche perché vengo distratta dalla figura di Brandon che si avvicina a passo deciso verso di noi. Giro di nuovo le spalle alla porta per evitare quello sguardo che già vedevo puntato dritto verso di me, che ha cercato minacciosamente i miei occhi mettendomi a disagio, stato d'animo che Claudio percepisce immediatamente. "Stai tranquilla." mi dice con pacatezza, poggiando la sua mano sulla mia. Un gesto il suo che stranamente riesce a calmarmi subito. "Buonasera." sento la voce di Brandon che gelidamente ci saluta alle mie spalle. Claudio si alza dalla sedia e con decisione gli stringe la mano. Nonostante non mi guardi nemmeno, percepisco nell'aria tutta la rigidità del mio capo, la disapprovazione per ciò che sta vedendo e non capisco il perché dovrei sentirmi in difetto, ma è ciò che avverto dalle vibrazioni che emana. Mi sento come se fossi stata scoperta da papà a commettere una marachella. "Ho bisogno di parlare un attimo con la mia assistente, Claudio." Il suo tono è secco, di quelli che non accettano dinieghi o repliche. Vedo Claudio a disagio, vorrebbe rispondere credo, ma Brandon fa prima di lui, si gira dandoci le spalle e pronuncia le sue parole con tono severo "Andiamo Tara." Lo sguardo di Claudio è mortificato, ma gli faccio un cenno col capo per tranquillizzarlo. Conosco le reazioni di Brandon e contraddirlo significherebbe solo provocarlo. Meglio evitare, considerato che siamo in un locale pubblico. Mi alzo lentamente dal tavolo e le mie gambe faticano a compiere le azioni che il mio cervello gli sta intimando di fare. Brandon si gira impaziente, io sfuggo dal suo sguardo e rivolgo i miei occhi di nuovo a Claudio, sorridendogli timidamente. Lui ricambia con tenerezza, ma è palese sul suo volto che c'è qualcosa che non gli è chiara. Sono sicura che quando tornerò a questo tavolo mi chiederà qualche spiegazione e so che dovrà essere più che convincente. Ma non è questo ciò che mi preoccupa ora.

Brandon mi conduce in una sala secondaria lontano dagli occhi della mia e della sua compagnia. Che cosa avrò fatto di male nella sua testa per fargli avere un tale comportamento? Sono settimane che ci evitiamo, che non scambiamo più di quattro parole o monosillabi, mi chiedo quindi cosa dovrà mai dirmi ora di tanto importante fuori dell'orario lavorativo. Il suo sguardo è serio, puntato nei miei occhi. Per qualche secondo mi guarda soltanto, con quel nocciola sempre più scuro che scava dentro le mie iridi, assottiglia lo sguardo senza parlare e la sua vena sulla tempia pulsa come non l'ho mai vista prima. Il mio cuore invece sbatte contro le mie costole, lo sento ribellarsi dentro di me, il sangue che pompa selvaggiamente, che sento scorrermi caldo, presagio di qualcosa che sta arrivando. Lo sento approssimarsi quel qualcosa e ci scommetto che non è niente di buono. Rompe il silenzio strisciando le sue parole tra i denti stretti "Che pensi di fare con lui? Stai mischiando affari e vita privata, lo sai questo? È chiaro che ci sta provando con te e tu potresti rovinare tutto il nostro lavoro. Perché non me lo hai detto che saresti uscita con lui?" Il suo tono è alterato e io ora sono furente. Lui si permette di entrare nella mia vita privata in questo modo arrogante quando gli ho chiaramente detto che non lo deve fare. L'adrenalina inizia a mescolarsi al mio sangue, che scorre sempre più caldo nelle mie vene. No, non posso sopportare questo comportamento, non quando sono stata chiara con lui. "Senti Brandon, Claudio mi piace e io piaccio a lui. Non ci vedo nulla di male ad approfondire questa nostra conoscenza. Abbiamo un rapporto tranquillissimo e sicuramente lui non è il tipo da condizionare il suo lavoro da eventuali sbalzi di testosterone, come, a quanto pare, stai facendo tu in questo momento. Io continuerò a frequentarlo e se questo non ti sta bene, puoi anche licenziami!" Anche il mio tono si è alterato, forse anche più del suo. Non so nemmeno io dove ho trovato la forza di dire quello che ho detto, forse perché da un po' di tempo è proprio quello che spero che avvenga, per mano sua, nella speranza di porre fine a tutto questo. Io il coraggio di farlo non ce l'ho, non riesco comunque a rinunciare a vederlo ogni giorno. Mi osserva in silenzio. La mascella serrata e gli occhi pieni di rabbia. Stringe i pugni e quando fa così sta cercando di contenere i suoi impulsi violenti. Lo so, vorrebbe farmi una sfuriata ancora peggiore. Mi guarda da capo a piedi, osserva l'abito che indosso e sembra colpito dal fatto che è lo stesso che avevo durante la nostra prima cena, quella del mio "perdono". Mi fissa negli occhi, mi scava nell'anima come solo lui riesce a fare e io inizio a sentire la mia rabbia verso di lui vacillare e a provare di nuovo la voglia di sprofondare dentro di lui, sul suo petto, sentire il suo odore perforarmi il cuore. Poi, come se un pensiero all'improvviso lo avesse colpito, la mascella si rilassa, i pugni si aprono e distoglie il suo sguardo dal mio per indugiare con i suoi occhi sulle mie labbra e poi via anche da queste. Sono sicura che ha pensato che parlo troppo, che la sua assistente non dovrebbe permettersi di avere questo tono con lui. E invece mi stupisce con le sue parole "Lo sai che non lo farei Tara. Mai." mi dice con tono molto più dolce, facendo una pausa tra il mio nome e quel "mai", quasi a volerne rafforzare il concetto. Sembrerebbe aver capito di aver reagito in modo sproporzionato "Ne riparliamo tranquillamente lunedì in ufficio." Mi dice prima di baciarmi inaspettatamente sulla guancia, soffermandosi un attimo su questo gesto, con le sue labbra che a contatto con la mia pelle sembrano bruciare. Mi accompagna al tavolo da Claudio e sento ancora stampata sulla guancia quella bocca che tanto vorrei fosse mia e solo mia. "Trascorrete una bella serata." ci augura e, dopo aver stretto nuovamente la mano di Claudio, mi lancia un nuovo sguardo, ma questa volta è molto triste, sembra malinconico. Dopodiché si allontana dal nostro tavolo per raggiungere la sua compagnia.

Il mio cavaliere mi guarda e mi chiede se sto bene. Gli faccio cenno di sì con la testa, ma è tutt'altro che vero. Ora che Brandon si è allontanato mi manca. Vorrei corrergli dietro e abbracciarlo forte. Vista dal di fuori, la sua poteva sembrare quasi una scenata di gelosia, peccato che ciò non sia proprio possibile. La ragione della sua reazione sono solo gli affari e io in questo caso potrei risultare un intralcio ai suoi occhi. Perché io sono solo la sua assistente. Con tutti questi pensieri mi sta venendo sempre più voglia di andare via da New York, il più lontano possibile da lui e da situazioni come questa.

Claudio mi osserva mentre per buoni cinque minuti resto in silenzio ad osservare le mie mani che giocano col bicchiere del vino, immersa in questi pensieri. "Posso farti una domanda un po' delicata? Se vuoi, però, puoi non rispondere." mi chiede con il suo tono sempre pacato, quasi da fratello maggiore. Rispondo affermativamente. "Che cosa c'è tra te e Burn?" mi spara così a bruciapelo. Lo guardo senza capire esattamente a cosa si riferisca. "Niente di particolare. Vuoi proprio sapere di cosa si tratta? Posso veramente fidarmi di te?" Rispondo titubante. Claudio sorride con quel suo sorriso aperto e sincero che fa innamorare migliaia di donne. I denti bianchissimi. E quando lo f, gli sorridono anche gli occhi, con quelle sue caratteristiche piccole grinzette a corredo. Questo ragazzo mi piace proprio e ripeto a me stessa che non voglio rinunciare a conoscerlo meglio, non fosse altro come amico. "Secondo lui, frequentandoci, metto a rischio il rapporto lavorativo che hai con la TVNY e con lui e quindi dovrei evitare di vederti al di fuori degli impegni lavorativi." Lui ride ed è una risata priva di malizia la sua, rara negli uomini oggigiorno. "Tara non ho di certo nascosto quanto mi piaci, ma so bene come funzionano queste cose. Per il momento questa storia, la nostra storia, la vivo come una bella e sincera amicizia. Ma fatti dire una cosa da uomo: quello non è l'unico motivo per cui ha reagito così e sento che anche tu sei cambiata dopo averlo visto." Abbasso lo sguardo. E' così evidente ciò che provo per lui? Oddio, spero che Brandon non lo capisca mai. E poi, cosa potrebbe esserci di più di ciò che Brandon mi ha detto? Claudio sta insinuando che è geloso? Probabile, ma credo possa dipendere dal rapporto di amicizia che si stava creando tra noi e che io ho bruscamente interrotto prima delle nostre vacanze.

Questa serata mi ha messa seriamente alla prova. "Ti va di andare via? Magari il dolce lo mangiamo da me." gli propongo e lui molto carinamente accetta l'offerta. Uscendo Claudio fa in modo di farmi evitare lo sguardo di Brandon coprendomi col suo corpo. Non si può capire la dolcezza e la gentilezza di questa persona. Non si riesce a descrivere a parole, la si capisce solo vivendola, assaporandola, avendo la fortuna di sperimentarla nella propria vita.

Sulla strada verso casa ci siamo fermati in una gelateria di un suo amico italiano e abbiamo preso una vaschetta con nocciola e pistacchio, i miei gusti preferiti. Ci siamo messi comodi sul divano a mangiarlo direttamente dalla vaschetta. Sono silenziosa. Pur facendomi piacere la compagnia di Claudio, non ho una grande voglia di parlare e lui lo ha capito. In questo momento della mia vita lui è tra le poche persone che riesce a donarmi tanta pace e tranquillità, perché non mi fa pressioni, rispetta i miei stati d'animo e mi ascolta se ho da dire qualcosa, senza mai giudicare. Il gelato è finito. L'abbiamo divorato in pochi minuti e ora ci stiamo abbracciando. Lui mi racconta tante cose, con la sua voce dal tono rassicurante. Mi carezza i capelli e io lo lascio fare, ma non va oltre questo gesto fraterno. E io mi faccio cullare dalla pace che la sua vicinanza riesce a trasmettermi.

Dopo un po' fa cenno di andare via, ma io lo trattengo per un braccio "Parti domenica?" gli chiedo "Si, al mattino presto. Ho tante ore di volo davanti prima di arrivare in Italia." "Possiamo dormire abbracciati stanotte? Ho bisogno di un buon amico che mi tenga stretta. E poi, sono sicura che sentirò la tua mancanza." La risposta di Claudio è muta ma molto eloquente. Non mi ha fatto insistere. Ritorna a sedersi sul divano, nella stessa posizione che avevamo prima, ricomincia a parlare e ad accarezzarmi i capelli e se possibile questa volta anche con maggiore dolcezza.

Finalmente sarà una notte tranquilla, forse la prima da cinque mesi a questa parte.

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Non so cosa mi sia preso. Quando l'ho vista di spalle e ho visto quel tipo, mi è salito il sangue alla testa. Mi sono molto arrabbiato e non sono più riuscito a pensare lucidamente. Era così rilassata con lui. Rideva come rideva con me e quella risata è stata la prima cosa che ho sentito entrando nel ristorante. La seconda è stata il suo profumo inconfondibile, nonostante il locale fosse pieno di gente. E si è arrabbiata tanto anche lei, io l'ho fatta arrabbiare. Non l'ho mai vista reagire così e questo mi fa pensare che deve proprio tenerci a Claudio perché ha difeso il loro rapporto comete fosse la cosa più preziosa che ha. La sua risposta mi è arrivata come un pugno nello stomaco, mi ha fatto capire che stavo andando oltre quel limite che lei ci ha imposto. E ho avuto improvvisamente paura. Si, perché ho immaginato tutto di un botto che lei potesse effettivamente andare via, licenziarsi. Non sarebbe più lo stesso alla TVNY per me, non sarei più lo stesso io. Per tante cose mi appoggio a lei e, anche se tra noi c'è stato un allontanamento, io sono sicuro che lei per me ci sarà sempre, come io le ho giurato che ci sarò sempre per lei.

Ovviamente il mio umore adesso è definitivamente compromesso e mi avvicino al tavolo dove mi aspettano i miei commensali e vedo Conrad che mi guarda con uno strano sorriso, ma non mi scomodo a fare domande, so com'è fatto e non credo che sia cambiato molto in questi anni. Sicuramente mi rifilerebbe una delle sue battutacce con qualche doppio senso che in questo momento non mi farebbero affatto ridere. Cerco di mantenere un comportamento rilassato offrendomi di riempire i loro bicchieri col vino, ma sento ancora lo sguardo inquisitore di Conrad e infatti è questione di pochi attimi ed ecco che non resiste alla tentazione di parlare "Ma era Tara Ford quella con cui ti sei allontanato? Non sapevo che vi frequentaste ancora. Ma allora la tua sbandata era proprio seria se l'hai cercata di nuovo dopo tutti questi anni." Queste parole di Conrad mi confondono e non riesco a capire a cosa si stia riferendo. "In realtà Tara è l'assistente di Brandon ora e non credo che lui abbia altro tipo di interesse per lei, se non quello professionale." Si intromette Betty, con un tono infastidito che mi fa intuire che forse nutre qualche interesse di troppo verso di me, qualcosa che io però non ricambio. A questo punto credo che inizierò ad allontanarla per evitare di rovinare i rapporti anche col fratello. "Si, è la mia assistente." bisbiglio piano, ma i miei pensieri ora sono altrove. È incalzante il bisogno di riavvicinarmi a Tara. Mi manca, mi manca la sua risata, le sue buffe smorfie quando mangia, il suo profumo nella mia macchina al mattino quando la sera prima l'ho accompagnata a casa. "Beh, dalla faccia che hai si direbbe che qualcosa c'è ancora tra voi e non è solo il tatuaggio sul tuo braccio sinistro." Le parole di Conrad mi confondono sempre di più. "Cosa sai di quel tatuaggio?" gli chiedo, fulminandolo con lo sguardo. "Non ricordi ancora nulla di quella notte Brandon? Cristo, ero con te quando piangevi come un disperato mentre ti facevi tatuare quelle parole e pronunciavi frasi senza senso, frasi d'amore eterno per quella ragazza. Poi, come d'incanto, il giorno dopo sei tornato ad essere lo stronzo di sempre e di lei e di ciò che hai fatto non ne hai mai più voluto parlare." Man mano che le parole di Conrad raggiungono le mie orecchie, la mia mente sbroglia quella matassa di ricordi ed emozioni che ho sempre trattenuto. Tutto esplode e mi invade nel corpo e nell'anima, sopraffacendo i miei sensi, smorzando il mio respiro. Tutto mi torna alla mente e ricordo perfettamente ora quanto ho combattuto contro me stesso, con tutta la mia razionalità, per seppellire quell'amore che mi sembrava talmente grande e potente che sarebbe stato capace di farmi rinunciare alle mie ambizioni. Lei quella notte era entrata nel mio cuore per sempre, si era talmente radicata dentro di me che l'ho voluta imprimere sulla mia pelle. E quando l'ho rincontrata dopo tutti questi anni, seppure ci fossero tutti i segnali, non ho voluto riconoscerli e accettarli e l'ho lasciata andare via. L'ho allontanata da me invece che riconquistarla. Claudio, George e chissà quante altre storie ha e io non mi sono accorto prima cosa lei significasse da sempre per me.

"Dovete scusarmi, ma mi è venuto un forte mal di testa. Preferirei andare a casa. Voi restate pure e festeggiate anche senza di me." mi alzo e, dopo aver salutato tutti, anche una Betty piuttosto nervosa, mi dirigo alla cassa per pagare il conto e andare via, ma la mia testa ormai è piena di ricordi, il mio cuore pieno di emozioni e il mio animo combattuto su cosa sarebbe meglio fare. Ora vado a casa e rifletterò su come potrò fare per farmi perdonare.

Il mal di testa mi dà il tormento nonostante siano passate già due ore da quando sono tornato a casa. E mi tormenta il pensiero che lei possa essere con Claudio in questo momento, l'idea che lui possa averla tra le sue braccia mentre dovrei essere io a stringerla. Sarei voluto andare subito da lei, ma se mi fossi presentato stasera a casa sua, dopo quello che è successo al ristorante, non avrei fatto altro che peggiorare una situazione già delicata. Mi avrebbe cacciato senza nemmeno ascoltarmi. Aspettare lunedì per parlarle è certamente la scelta più saggia che avessi potuto prendere. Inizierò col chiederle scusa per ciò che ho fatto stasera. Ho esagerato, ma a mia discolpa ammetto che non ero io. Era il mio cuore a parlare. Ma ora quella distanza non la posso più accettare, ho bisogno di annullare quell'indifferenza che lei ci ha imposto. Mi accontenterò di esserle amico se necessario, pur di averla accanto.

Certo che è strano questo nostro destino! 15 anni fa io ho negato i miei sentimenti per lei per rincorrere qualcosa che poi mi ha dato solo dolore e ora che la vita ci ha fatto ritrovare, lei non mi ama più mentre io sarei pronto a donarle la mia vita. La sensazione che questo pensiero mi provoca è nuova e profonda. Ed è straziante perché mi costringe ad ammettere che io l'avevo e avrei potuto averla per sempre.

Butto giù un altro goccio di whisky che spero mi dia il colpo definitivo per farmi perdere completamente i sensi. Era da tanti anni che non mi rivolgevo all'alcol per dimenticare. Da quella sera in cui ho marchiato la mia pelle e ho saldamente sigillato nell'oblio il mio amore per Tara. Mi ero ripromesso che non avrei mai più superato il limite, che non avrei mai più bevuto fino al punto di dimenticare, ma stasera no. Stasera è ciò di cui ho bisogno. Voglio annientare la mia memoria, dimenticare il dolore, perché avere un minimo di lucidità significherebbe soffrire, vorrebbe dire ammettere ancora ed ancora che ho lasciato scappare dalle mie braccia l'unica persona che mi completa, l'unica donna che è stata capace di rendermi felice chiedendo in cambio solo di continuare a farlo.

Il display del mio smartphone segna le 2:00 e la mia agitazione non accenna a placarsi. Nonostante l'alcol, i miei pensieri sono ancora troppo limpidi e lucidi e non riesco ad addormentarmi. Eppure, ho bevuto veramente tanto, forse troppo, ma il sonno è ancora lontano dai miei occhi. Guardo le luci dalla mia finestra. Resto a fissare la vita di questa città scorrere sotto il mio sguardo. Nonostante l'ora tarda, New York è sempre in movimento ed è proprio vero che è la città che non dorme mai. C'è sempre qualche automobile che sfreccia, qualche coppia che amoreggia, qualche ubriaco che urla, persone che litigano. Io invece vorrei dormire, trovare un po' di pace tra questi pensieri che mi frullano nella mente, ma ogni volta che chiudo gli occhi mi torna alla mente lo sguardo arrabbiato di Tara, le sue parole minacciose che avrebbero significato per sempre la rottura tra noi. Ed uno spillo rovente si rivolta nel mio petto a ricordarmi quanto mi manca, quanto tempo ho perso ad allontanarla e quanto stupido sono stato a negarmi quella felicità che era così a portata di mano.

Il tempo passa e ancora non accenno a tranquillizzarmi. Decido di uscire per fare quattro passi.

Vago da forse due ore. I piedi ed il cuore mi hanno portato quì, sotto casa di Tara. È quasi tutto spento a casa sua, si intravede solo una flebile luce provenire dalla sua stanza. Sembra la luce di un'abat jour. Resto lì ad osservare quella finestra per un tempo indefinito.

Ricordo la sera in cui mi indicò quella finestra. Eravamo rimasti a lavorare fino a tardi, avevamo mangiato velocemente una pizza in ufficio e poi l'avevo accompagnata che era quasi mezzanotte. Era molto stanca, ma era stato necessario trattenerci perché dovevamo concludere un lavoro che doveva partire necessariamente entro la mezzanotte perché il destinatario era in Europa e, per via del fuso orario, non potevamo aspettare di concludere il giorno dopo. "Freddie starà già dormendo." sussurrò flebile, con una nota di dispiacere nella sua voce, mentre guardava le finestre del suo palazzo attraverso il finestrino della macchina. Ricordo la sensazione di gelosia che provai, ma non per l'uomo, piuttosto per il loro rapporto, e comunque non mi soffermai a riflettere sulla natura di quel sentimento. Nel tentativo di distrarla le chiesi quale fosse la finestra della sua stanza. "E' quella tutta a destra." indicò, facendo una strana smorfia triste col viso e mi sembrò in quel momento di osservare una bambina che sta indicando il palloncino che le è sfuggito dalle mani e lo insegue malinconicamente con gli occhi. Mi sentii in colpa. "Domani ti prometto di lasciarti andare prima." Le dissi ed il suo viso si aprì con un sorriso come solo lei sapeva fare e nonostante la stanchezza ed il sonno che velavano il suo sguardo, per me sembrò che il sole stesse sorgendo a mezzanotte. E solo ora riesco a interpretare tutto quello che avevo provato e non apprezzato, solo perché ero troppo ingabbiato nella protezione che mi ero costruito.

E cosa sono venuto a fare fin qui ora non lo so. Me lo chiedo e un motivo non me lo so dare. So solo che ho sentito il bisogno di starle accanto. La voglia di salire e chiederle già ora scusa è galoppante, ma mi ripeto per l'ennesima volta che non sarebbe una mossa saggia perché, per com'è fatta, mi aspetterebbe certamente solo un'altra brutta reazione.

Nel frattempo, il bar sotto casa sua ha aperto e decido quindi di rintanarmi lì a fare colazione e continuare a fissare quella finestra, sperando che lei ci passi accanto per poterla vedere, anche se fugacemente, anche solo per un attimo, e magari riuscire a capire come sta.

Ordino un cappuccino ed un muffin al cioccolato e mi siedo al tavolo con la vista rivolta verso quell'edificio che sto fissando ormai da ore e da cui non riesco a distogliere lo sguardo. Sorseggio e mangio lentamente. Cerco la scusa per poter trattenermi il più possibile ad osservare le finestre di quell'appartamento, ma la mia attenzione viene attirata da un movimento del portone, che si apre e da cui esce Claudio.

La delusione e il dolore mi investono come un acquazzone gelato. Nonostante fossi consapevole che io per lei sono nulla, questa scena mi schiaffeggia e fa cadere tutte le speranze che avevo che questa storia con Claudio non fosse arrivata poi già così lontano, non fino al punto di passare la notte insieme.

Dietro di lui si affaccia Tara. Si abbracciano. Si abbracciano forte. Stretti, avvinghiati l'uno all'altra. I loro due corpi troppo vicini per essere un semplice abbraccio tra semplici amici. E poi, quale amico lascia l'appartamento di una donna all'alba dopo esserci stato tutta la notte?

Arriva un taxi su cui sale solo Claudio. Si salutano con un nuovo abbraccio. Lui le lascia un bacio sulla guancia e lei ricambia con un sorriso, il suo sorriso. Quello che speravo fosse solo per me. Quando il taxi parte, lei resta a guardare l'auto finché questa non scompare, dopodiché sparisce anche lei dietro il portone del suo palazzo. E ora vorrei scomparire anch'io. L'unica cosa sensata che mi resta da fare ora è andare a casa. No, non parlerò con Tara lunedì. È inutile cercare un varco nel suo cuore. Ormai tra noi le cose andranno così. Io sono fuori dalla sua vita e lei dalla mia e, soprattutto, devo fare in modo che esca dal mio cuore e dalla mia testa. Non sarà facile lavorare con lei fianco a fianco ogni giorno, ma ci devo riuscire! Al momento ciò che provo è solo rabbia, non verso di lei, ma verso di me. Io sono quello che non ha saputo gestire il nostro rapporto. Io ho nascosto a me stesso e a lei miei sentimenti. Io ho riconosciuto troppo tardi ciò che provo. Sono l'unico da biasimare. Lei era ferita 15 anni fa e ha trovato la forza di combattere ed andare avanti, nonostante il dolore che provava, nonostante il male che io le ho fatto.

Nota dell'autrice:

Fatemi sapere se avete gradito il capitolo e lasciate un voto, pleeeeasee.

Grazie mille e a presto!

TY

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