LA VACANZA... PORTA CONSIGLIO

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Aggiornato il 28 giugno 2019

8 luglio

Prendo una pausa dalle pagine del libro che sto leggendo, "La Spada Spezzata", sorseggio la mia centrifuga e mi soffermo a guardare la parete di fronte al divano, piena di fotografie della nostra famiglia. In realtà non sto guardando niente in particolare. Sono semplicemente alla ricerca del vuoto per evitare di far correre i miei pensieri verso il solito posto.

Sono cambiata da quando avevo 16 anni e mi ero appassionata ai racconti fantasy. Ora faccio fatica ad appassionarmi a questa storia che 20 anni fa mi aveva letteralmente invasata, tanto che la feci leggere a tutti i miei amici. Ho ritrovato il volume nella libreria della mia stanza, consumato e liso perché passato tra tante mani amiche. La mia casa di Riverdale è accogliente e silenziosa. Il nido in cui mi sento protetta, amata e coccolata. Queste mura trasudano solo amore e armonia. Ogni angolo racchiude un ricordo piacevole della mia infanzia e della mia adolescenza. Poi c'è stata l'Università, quando mi sono trasferita a New York e non sono più tornata a vivere quì. Ho preferito restare comunque in città anche quando ho rinunciato. Poi è arrivato Freddie e tutto si è fermato lì.

Questo divano però non è lo stesso che è stato testimone di tanti discorsi e confidenze fatte tra me, Melania, Alice e mamma. Quanti consigli ho chiesto a mia madre, stesa con la testa sulle sue gambe mentre mi accarezzava i capelli. Mi sembra quasi di essere tornata indietro di qualche decennio. Sono arrivata stamattina presto. Ho preso il primo bus in partenza e quando sono arrivata loro stavano ancora facendo colazione. Quando mamma mi ha aperto la porta, ha capito subito che c'era qualcosa che mi tormenta e di cui avremmo dovuto parlare, ma non mi ha fatto domande. Mi ha solo abbracciato e mi ha detto semplicemente le stesse parole che mi ha sempre detto sin da piccola "Stai tranquilla, insieme risolviamo tutto." Perché nonostante io sia sempre più vicina agli "anta", resto sempre la sua bambina e mi tratta con la stessa cura e la stessa delicatezza. Basta pensare che la centrifuga che ho tra le mani me l'ha voluta preparare lei. E forse è quello che serve al mio spirito adesso. In questa casa la pace regna sovrana e la serenità la fa da padrona e, sarà una mera illusione, ma già respirando quest'aria, mi sembra di sentirmi meglio.

Sento i passi di mia madre che entra nella stanza. Si ferma a pochi centimetri dal divano e mi guarda con il suo solito sorriso di conforto. Ci riesce solo lei. Non ho trovato mai nessuno che avesse lo stesso sorriso curativo. Mi sposto un pochino sul divano per farla accomodare accanto a me. Quando lei finalmente si siede, è automatico per me stendermi con la testa sulle sue gambe come lo è per lei accogliermi. Restiamo in silenzio qualche minuto, in cui lei mi accarezza i capelli e io mi abbandono al suo tocco.

Dopo qualche istante ci raggiunge Melania che, per sua fortuna e scelta, non ha mai staccato fisicamente questo cordone con la nostra famiglia. Diciamola tutta, si sta troppo bene con i nostri genitori e, nonostante la differenza d'età tra me e lei sia di soli sei anni, ha deciso che questa sarebbe stata la sua casa finché non troverà l'uomo della sua vita. E, poverina, fino ad ora ha trovato solo uomini immaturi che non sono stati capaci di intraprendere un rapporto serio e sono scappati via quasi subito. D'altronde, per ammissione di Melania, nessuno di loro le ha mai fatto vibrare realmente il cuore, nessuno per cui valesse veramente la pena soffrire. Ma ha tempo e le ho sempre detto che non deve accontentarsi, che prima o poi arriverà chi le darà quello che lei cerca. Poi ci penso e mi rendo conto che non sono la persona più indicata per dare questi consigli visto il mio riconsiderare seriamente la proposta di Randy. Anche se ancora non l'ho chiamato, conto di farlo nei prossimi giorni.

Mia sorella si siede sulla poltrona accanto al divano con tutta la grazia che la contraddistingue. Lei, a differenza di me che sono goffa ed impacciata, è leggiadra ed aggraziata. Si sofferma a guardarmi con gli occhi di chi sta aspettando di sapere qualcosa. Rivolgo il mio sguardo verso mia madre e mi accorgo che anche lei ha la stessa espressione sul suo viso. Sembra quasi mi abbiano teso un agguato. La mia reazione è quella che ho avuto sempre anche in passato. Una mia smorfia provoca l'ilarità di tutt'e tre. Il conto delle volte in cui questa scena si è ripetuta in passato ormai si è perso. Quante volte abbiamo vissuto già questa scena ed a turno siamo state sotto lo sguardo attento delle altre due e insieme abbiamo sempre saputo darci sostegno. Perché anche mamma ha avuto bisogno di noi in passato. Non dimenticherò mai quando nonno si ammalò e lei, figlia unica, ha dovuto accudirlo perché nonna era troppo anziana per farlo. E nonostante fosse stanca e addolorata, è stata capace di non farci mai mancare nulla, né a noi né a papà. Ma i suoi crolli li ha avuti eccome e noi figlie siamo state presenti anche se con la nostra giovane età. Melania era una bambina di 9 anni, io ne avevo appena compiuti 15. E nonno se ne andò in un giorno di tarda primavera, lasciando una moglie distrutta e una figlia stanca e affranta, ma noi eravamo lì a prenderci cura del loro spirito come mamma lo ha sempre fatto con noi e sempre lo farà. Il peggio venne sotto Natale, quando anche la nonna ci lasciò improvvisamente. La donna che aveva insegnato tutto l'amore di cui era capace nostra madre aveva lasciato questo mondo e un enorme vuoto nelle nostre vite. Nello stesso anno li avevamo persi entrambi e non fu un Natale facile, ma comunque mamma non ci fece mancare nulla. I regali, il cibo e le decorazioni ci furono lo stesso anche se noi figlie insistemmo che forse non era il caso. Non ci ascoltò e si sforzò per tenere sempre il sorriso e l'umore alto. È la donna più forte che io conosca e la mia fonte d'ispirazione quotidiana.

Papà è anche lui la nostra roccia che ci dà tanta forza e sicurezza, anche se a volte in modo troppo autoritario e forse un po' brusco e burbero. Ma non ha mai mancato di farci sapere quanto ci ama e che farebbe di tutto per difendere la serenità della sua famiglia.

"Allora, cos'hai combinato in questi mesi?" mi chiede con tono canzonatorio Melania.

"Da cosa vuoi che inizi? Dalle cose brutte o da quelle bruttissime?" Dico io cercando di sdrammatizzare. "Sei messa così male?" Domanda ancora mia sorella. La mia risposta è una smorfia che è il preludio di un pianto liberatorio che conservavo da ieri, da quando avevo preso la mia decisione, da quando ho annusato da vicino per l'ultima volta il profumo di Brandon, dandogli quel bacio sulla guancia che mi è costato un grande sforzo per trattenere le lacrime. "Oddio Tara. Non ti vedevo piangere così da quando 15 anni fa quel ragazzo, come si chiamava? Melania ti ricordi come si chiamava?" Mia madre è incredula per questa mia reazione e mia sorella mi guarda sorpresa e frastornata. Forse ha già capito tutto "È tornato? Brandon Burn è tornato? Com'è mai possibile?" Tra un sospiro e un singhiozzo riesco a raccontare gli eventi degli ultimi mesi. "Brandon è tornato a New York ed è il mio nuovo capo, da aprile per l'esattezza. Ci siamo molto avvicinati in questi mesi e io, beh io ho capito di non aver mai smesso di amarlo." Le mie ultime parole sono rotte dalla voce roca del mio pianto che violento dirompe di nuovo. Mia madre mi stringe forte la mano e con l'altra mi accarezza i capelli e le spalle nel tentativo di calmare i miei singhiozzi. "Ma lui non mi ama, come non mi amava allora. E ho deciso che questo avvicinamento doveva interrompersi prima che ne uscissi troppo rotta." Prendo un lungo respiro prima di continuare. "C'è dell'altro." Mia madre e Melania si guardano tra loro e poi guardano me con la stessa espressione e pronunciando la medesima domanda "Cosa?" Urlano all'unisono. Se non fosse che sto soffrendo dannatamente, ci troverei qualcosa di buffo in questo susseguirsi di battute e gesti che sembrano uscite da un film commedia. Accenno un sorriso asciugandomi gli occhi con il bordo della mia t-shirt. "Quando sono stata a Los Angeles ho ricevuto una proposta di matrimonio." Faccio una pausa per guardare le facce sempre più stupite di fronte a me. "Da Randy, il fratello di Michael." Faccio un'altra pausa per deglutire il cumulo di ansia che mi si era accumulato in gola. Se la parte di Brandon è quella che mi ferisce, quella che riguarda Randy mi da un senso di oppressione proprio lì dove passa l'aria. La mia non è una scelta di cuore, non del tutto almeno. "Gli ho detto che ci avrei pensato." "Stai scherzando vero?" Mi chiede Melania "Su cosa?" Domando a mia volta. "È vero che ci stai pensando?" mi chiede di nuovo. Lo so cosa stanno pensando, che questo comporterebbe il mio trasferimento a Los Angeles. Il mio sguardo si perde nel vuoto mentre rispondo "Dopo quanto è successo con Brandon, lo sto prendendo in considerazione, sí." Cade il silenzio tra noi. Nessuna parla più. Mamma continua a lisciarmi i capelli e le spalle con lo sguardo impassibile e fisso davanti a sé, Melania ha gli occhi tristi e io? Beh io penso ai miei piani per ritornare ad essere felice. Ricomincerò anche la palestra si. E inviterò Randy a New York. Voglio trascorrere un po' di tempo con lui nei miei luoghi e capire realmente se con lui può funzionare. "So che prenderai la decisione più giusta per te." Dice mia madre. Ha sempre avuto fiducia nel mio buon senso e alla fine il tempo le ha dato ragione. Spero avvenga anche questa volta.

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10 luglio

Sono arrivato da ormai due giorni e non ho mai messo piede fuori da questo resort.

Mi chiedo cosa mi sia saltato in mente quando ho deciso di prenotare questa vacanza proprio qui, dove io e Nina avevamo il desiderio di venire insieme. Maledico la mia decisione di non essere andato a Miami a trovare i miei. Adesso starei con la mia nipotina Lily sulle ginocchia. L'ho vista solo due volte da quando è nata, quando mio fratello e sua moglie sono venuti per una settimana a Parigi e quando sono tornato negli Stati Uniti, cioè quando sono passato a salutare la mia famiglia prima di ritornare a New York.

Siccome sono qui, l'unica cosa che posso fare è far passare il tempo nel miglior modo possibile. A questo punto ho deciso di trascorrere le vacanze in totale relax ed isolamento. Ci tornerò un giorno, quando mi innamorerò di nuovo. Il mio tatuaggio mi manda quel messaggio a cui devo credere. È evidente che io non ho ancora amato veramente nella mia vita. Ma arriverà. Ora ne ho fiducia.

Quando sono arrivato sabato era ormai già pomeriggio e ho pensato bene di rinchiudermi nella SPA cercando di evitare quanto più possibile qualsiasi tipo di socializzazione e, dopo la cena, sono andato dritto a dormire.

Ieri mi sono svegliato presto e ho fatto una bella corsa sulla spiaggia, cosa che ho fatto anche stamattina e farò tutti i giorni. Il resto della giornata è passato pigramente tra il lettino della spiaggia e quello della piscina con uno dei miei quattro libri da leggere. Il cellulare l'ho lasciato volutamente in camera perché troppo grande il timore che Big Pete possa rovinarmi le vacanze e troppo forte è la tentazione di chiamare Tara. Le sue parole ancora mi risuonano nella testa. Credo che abbia ragione a voler riprendere in mano la sua vita. Se ci penso, in questi mesi non mi sembra abbia mai detto di essere uscita con altri amici se non con me. Forse ho preteso troppo e forse la scommessa con me stesso di farle desiderare di festeggiare il prossimo compleanno con me l'ho presa un po' troppo sul serio. Quindi dopo un paio di volte in cui il telefono scottava tra le mie dita, ho deciso che il silenzio è non solo quello che vuole lei, ma anche la cosa più giusta per entrambi.

Oggi la giornata è stata più o meno la fotocopia di ieri e sto decisamente meglio. Sto ragionando molto su come dovrò affrontare la mia vita a partire dal prossimo lunedì, quando rientreremo al lavoro. Devo iniziare anch'io a frequentare delle persone e cercare altra compagnia. Mi sono accontentato di quella di Tara perché mi trovo molto bene con lei. Dopo la prima cena tutto è sembrato naturale, ma non mi sono accorto che forse l'ho monopolizzata.

Stasera ho deciso di trattenermi al lounge bar dove ci sono dei musicisti. La musica cubana non è proprio quella che preferisco, ma mi andava di fare qualcosa di diverso. Accanto al mio tavolo c'è una coppia attempata molto distinta. Dal loro accento credo siano inglesi. Sono molto affettuosi tra loro e si guardano negli occhi con il caratteristico luccichio delle coppie innamorate. Guardo lei, i suoi occhi e mi viene da pensare che quella luce negli occhi di Nina non c'è mai stata per me. Sento gli occhi stringersi man mano che il rancore sale alla mia tempia fino a farne pulsare la vena. Li guardo forse un po' insistentemente perché la donna se ne accorge e mi rivolge uno sguardo interrogativo a cui io non rispondo. La sua voce tranquilla spezza i miei pensieri "Sta bene giovanotto? A cosa pensa con così tanta intensità?" Mi si forma un sorriso un po' malinconico e domando la prima cosa che mi viene in mente "Come avete fatto a far durare il vostro rapporto così tanto a lungo, con tutto questo amore?" Il marito della donna mi guarda divertito e fa una risata sarcastica, si ferma un attimo a pensare e poi con dolcezza e, prendendo la mano di sua moglie, dice una cosa che non mi sarei mai aspettato "Oh, quello è stato facile. Il difficile è stato per me capire quanto la amassi. Lei mi ha rincorso, ha cercato a lungo ad avermi quando eravamo all'università. Poco tempo prima di laurearci, lei ha smesso di punto in bianco di corteggiarmi e di cercarmi. Mi è mancata, la desideravo accanto e all'improvviso ho immaginato la mia vita futura. E c'era lei. Credo di aver corso per il campus come se ne fosse valsa mia vita quel giorno. Sono andato da lei con l'intenzione di prendermela, ma lei sorprendentemente mi ha rifiutato. Mi ha proprio cacciato dal dormitorio anche in malo modo. Me lo meritavo, ero stato stupido per tutto quel tempo a non accorgermi di quanto lei fosse importante. Sono stato ore fuori quell'edificio a guardare nel vuoto, ad osservare il sole che tramontava, insieme alle mie speranze. Ma poi lei è venuta da me." sospira con le labbra aperte in un sorriso senza fine. Il mio sguardo si sposta su di lei che lo guarda con lo stesso sorriso, ma quegli occhi, che sono lo specchio di un sentimento così forte e solido, mi provocano un moto di forte invidia per l'uomo che le sta accanto. "Mi si è seduta silenziosamente accanto, ha appoggiato la sua testa sulla mia e ha intrecciato le nostre mani. Poi ha detto la frase che ha sigillato per sempre le nostre vite insieme -Solo se mi giuri che sarà per sempre.- Il nostro primo bacio non è stato sulle labbra, non è stato nulla di travolgente o passionale, ma sono stato io a baciarle la fronte per prometterle ciò che lei mi aveva chiesto." Mi scappa un sorriso incredulo "Siete sicuri che non mi stiate raccontando la trama di qualche film romantico?" I due coniugi si guardano e ridono "No, è tutto vero. Ed è la dimostrazione di come in amore vince chi fugge. Mi ero stancata di lottare e mi ero detta che se era vero amore l'avrebbe capito una buona volta. Altrimenti, sarei andata avanti." dice la donna che poi fa cadere l'occhio sul mio tatuaggio che in questi giorni sto portando scoperto e la sua domanda non tarda ad arrivare "E non c'è nessuna donna che sta lottando per vincere quella frase?" Il mio sorriso si trasforma in una piega amara "A quanto pare no, visto che sono qui da solo. La donna che amavo mi ha tradito dopo 5 anni e ora provo per lei solo rabbia e rancore." "Eppure lei sembra molto innamorato. Sicuro che non la ama ancora?" continua la donna. Non insisto col negare, ma dentro di me lo so che non la amo più. Se anche tornasse da me non la perdonerei. Ora che ho conosciuto loro, so come voglio che mi guardi la mia donna e lei non ne è mai stata capace.

Mi congedo dai signori, che scopro chiamarsi Francis e Sophia, e vado a dormire pieno di pensieri e tristezza. Perché adesso non vedo l'ora che finisca questa vacanza.

11 luglio

Oggi la spiaggia è quasi deserta. Il resort ha organizzato un'escursione a cui io non ho voluto partecipare e ci sono praticamente solo io e qualche persona dello staff.

Ho pensato tutta la notte all'incontro di ieri sera con Francis e Sophia e mi chiedo com'è possibile che i miei pensieri si siano ridotti ultimamente solo a questi argomenti sdolcinati. Non ero così, l'amore per Nina arrivò per caso e prima di lei non ero interessato all'argomento e anche con lei le situazioni melense non erano il nostro forte. Era tutto molto superficiale, sicuramente passionale, ma basato soprattutto sull'intesa sessuale. Quella luce non c'era. So che nemmeno io la guardavo in quel modo. Nessuno mi ha guardato come Sophia guarda Francis. L'unica volta che quello sguardo ha incontrato il mio è stato durante quella notte con Tara. Oh lei all'epoca mi amava e io l'ho trattata in quel modo, così da schifo. Non dovrei meravigliarmi che non mi abbia mai più guardato in quel modo.

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Flashback

Timida come non ho mai incontrato nessuno, è in fila per il pranzo. Lei ancora non lo sa, ma sarà colei che mi aiuterà a far ingelosire Natalie. Deve capire cosa si sta perdendo, devo fare l'ultimo tentativo.

"Conrad, che ne pensi di Tara?"

"Mah, che è completamente cotta di te? Perché me lo chiedi?"

"L'hai invitata alla festa?"

"No, ma sei pazzo? Non ha nulla a che vedere con noi? Ma perché mi fai queste domande?"

"Invitala! Ci sarà anche Natalie vero?"

"Certo... cazzo ora ho capito! Lascia perdere amico. Quella lì è troppo cotta. La faresti solo soffrire."

"Ma io non sto dicendo nulla! Voglio solo baciarla davanti a Natalie. Figurati se posso pensare di portarmela a letto. Non è affatto il mio tipo!"

"Ok io la invito, ma pensaci bene Brandon. È ancora una ragazzina."

Non me ne frega niente che sia solo una ragazzina. Il fatto che sia talmente diversa dal tipo di ragazza che mi piace, così diversa da Natalie, la rende perfetta per lo scopo. Nessuna complicazione. Solo un bacio e poi addio!

Eccola Natalie che disinvolta si aggira per la confraternita. Non è per niente toccata dal fatto di avermi lasciato nemmeno due giorni fa. È come se tra noi non ci fosse stato nulla in questi due anni. Nessun segno di sofferenza, nemmeno uno sguardo triste e malinconico verso di me. Il dubbio che quello che sto per fare non porterà a nulla è forte, ma vale la pena tentare. Tara è da sola, appoggiata al bancone del bar, sembra piuttosto brilla ormai. Il momento è quello giusto, Natalie è proprio di fronte a lei. Mi dirigo verso Tara che mi vede arrivare. I suoi occhi si allargano man mano che mi avvicino, increduli che io mi stia avvicinando proprio a lei.

"Cosa bevi?"

Le sue labbra si schiudono timide "Vodka lemon."

"Non credi di aver bevuto già abbastanza?" Le dico sfilandole il bicchiere dalla mano, sfiorando intenzionalmente le mie dita con le sue. I suoi occhi non accennano a staccarsi dal mio viso. Non mi risponde, scuote solo la testa. Bevo provocatoriamente un sorso dal suo bicchiere e lo appoggio sul bancone dietro di lei. Mi avvicino ancora di più, i nostri nasi ormai si sfiorano e non avevo mai notato il colore dei suoi occhi. Un verde smeraldo così limpido da sembrare quasi trasparente, da perderci la cognizione del tempo e dello spazio.

"Io credo proprio di si invece." Le dico sfiorando col mio respiro la sua bocca. Le sue mani si poggiano sul mio petto per respingermi, ma con poca convinzione, perché il suo viso resta fermo lì, i suoi occhi inchiodati ai miei, li attraversa un misto di paura e attesa per quello che sto per fare. Appoggio entrambe le mani al bancone, circondando i suoi fianchi. Avvicino le mie labbra al suo orecchio.

"Non essere timida. Lo vuoi quanto me questo bacio." le sussurro scandendo ogni parola, lentamente. Mi sposto di nuovo per guardarla. Le sue labbra sono schiuse e la vedo passarsi la lingua per inumidirle. Si lo voglio anch'io questo bacio, voglio sentire qual è il sapore di una ragazza timida e quasi anonima come lei. Mi avvicino, ma lei nega con la testa, come se mi volesse far credere che non è quello che vuole. Sorrido sfiorandole le labbra, non ci credo. La sento tremare, lo vedo il suo petto andare su e giù per l'emozione che le sta provocando la mia vicinanza. È eccitante tutto questo e non immaginavo che questa situazione potesse esaltarmi a tal punto.

"Perdonami, ma non ti credo." Le dico. Mi soffermo a guardare un secondo di nuovo i suoi occhi prima di impossessarmi di quella piccola bocca rosa. È deliziosa, sento il sapore del limone della vodka che si mischia alla vaniglia e avverto un retrogusto come di... peperoncino? Piccante, si. Questa ragazza è molto più di quello che appare. È tanto di più e cazzo come profuma. È da far perdere il controllo anche al più sano di mente, figurarsi a me che sono già ubriaco. Le mie mani scivolano sui suoi fianchi per avvicinarla a me e lei me lo fa fare, mentre avvolge la sua lingua alla mia per farmi assaporare quel gusto dolce e piccante allo stesso tempo. Le sue braccia sono attorno al mio collo per spingermi sempre più verso di lei e non riesco a staccare questo bacio. Più la sento nella mia bocca e più ne voglio. Le mie mani scivolano più in basso a toccarle il sedere. Lei non mi ferma, mi lascia fare ancora e anche se non era questo che avevo in mente per stasera, ora è l'unica cosa che desidero fare, averla completamente. Nemmeno di Natalie mi interessa più.

"È libera la tua stanza?" le chiedo con il respiro pesante perché il desiderio si è impossessato completamente di me. La voglio e deve essere mia. Lei annuisce ansimante. È felice, lo si legge negli occhi e io, inspiegabilmente, sono felice perché lei lo è. Devo essere proprio ubriaco per pensare queste cose.

Usciamo dalla confraternita fermandoci un paio di volte per baciarci e toccarci. Lei è così liscia e morbida che attira le mie mani come fosse una calamita. È una tortura che dura forse dieci lunghi minuti, il tempo di arrivare al suo dormitorio. Sta aprendo la porta della sua stanza e io non posso fare a meno di baciarle quel collo profumato e liscio. Lei inclina da un lato la testa per darmi maggior accesso. Mi fa fare qualsiasi cosa io le chieda. Non parla, ma il suo respiro dice più di tante parole e sono discorsi che mi fanno impazzire, mi eccitano, mi esaltano, mi elettrizzano e mi fanno perdere il controllo.

"Voglio sentire se sei così buona anche in mezzo alle tue cosce." Le dico, sorprendendo anche me stesso per queste parole. Mi aspettavo diventasse rossa e che si vergognasse, ma no. Mi trascina vicino al letto, si alza il vestito, si sfila gli slip, si siede sul bordo e spalanca le sue gambe davanti a me, gli occhi rossi di godimento. Non pensavo potesse essere così facile averla. Con quel suo viso d'angelo ha fregato tutti, perché lei è il diavolo tentatore, la dea del sesso che mai ti aspetteresti ed è davanti a me, pronta per me. Affondo la mia testa tra quelle gambe morbide e dio quanto mi piace. La sento ansimare e gemere sotto di me, ad ogni mio colpo di lingua. Non ha parlato mai, la sua voce si è fatta sentire solo con gemiti e sospiri. Sento che sta per arrivare, che è tanto vicina a godere, che il suo corpo trema e io sento i miei pantaloni esplodere ma non riesco a fermarmi, il suo corpo che freme mi incita a continuare.

"Scopami." è la prima parola che finalmente le sento dire. "Ti voglio Brandon. Ora."

La guardo negli occhi. Non c'è solo il desiderio che traspare da quello sguardo. C'è una luce meravigliosa nel modo in cui mi guarda e non è solo passione. È qualcosa che mi fa sentire importante, mi fa sentire potente, indistruttibile e non ha nulla a che vedere con l'attrazione fisica. Quando entro dentro di lei il suo viso si apre in un sorriso di gioia, i suoi occhi si spalancano come se lo stesse facendo per la prima volta, anche se so per certo che non è vergine.

La sento arrivare sotto di me, insieme a me. La sento tremare tra le mie dita, le vedo gli occhi brillare di quella luce speciale e meravigliosa, sento la sua voce sussurrare il mio nome in un modo così dolce che mi si squarcia il cuore. Non posso fare a meno di baciarle la fronte per la tenerezza con cui mi sta guardando. Sento il suo cuore battere contro il mio petto, il suo respiro sul mio collo. La tengo stretta a me, aspetterò che si addormenti e poi andrò via. È stato bello, anzi è stato indimenticabile, ma è stato anche un errore. Non posso permettermi distrazioni adesso. E fanculo Natalie. Non mi meritava.

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16 luglio

La domenica sera non è mai un buon momento, ma stasera mi sento come rigenerata e quasi sono contenta di ritornare a lavoro. Stare con la mia famiglia e i miei vecchi amici mi ha fatto bene all'anima, mi sono ritrovata e mi sono ricordata finalmente chi sono e, soprattutto, cosa voglio per me: io voglio essere felice. Lo voglio con tutta me stessa.

Mentre disfo il borsone e metto a posto tutte le provviste che mi ha dato mamma, per cui starò a posto per un mese, ascolto la musica, canto, ballo e preparo anche la borsa per la palestra. Domani ho deciso di ricominciare. Mi sento abbastanza bene. Certo ogni tanto penso a Brandon e sento che un pizzico di malinconia mi attraversa il cuore, ma lo caccio via perché sono piena di buoni propositi ed era da tanto tempo che non mi sentivo in questo modo.

La lontananza che tanto temevo alla fine mi ha fatto bene, mi ha rigenerata e mi ha fatto prendere la giusta distanza da quella situazione che mi stava sopraffacendo.

Ho fatto tante cose in questa settimana, ho anche rivisto il mio fidanzatino del liceo, George. Ora lui è sposatissimo, ma forse nemmeno così tanto issimo! Sono bastate poche telefonate alle persone giuste e subito abbiamo organizzato la nostra rimpatriata. Quando mi ha rivisto non si è scollato un attimo da me. L'alcol si sa scioglie le lingue e toglie le inibizioni e dopo la prima birra mi ha sussurrato all'orecchio "Sei anche più sexy di come ti ho lasciato. Mi ricordi perché è finita tra noi?" guardandomi poi maliziosamente e facendomi un occhiolino ammiccante. Io ho riso alla sua battuta. Mi ha fatto piacere il suo apprezzamento perché è bello ancora ora e io mi chiedo come facesse a stare con me all'epoca, visto che ero ancora più anonima. Mi ha anche voluto accompagnare a casa, e non mi ci ha accompagnato subito. È passato "casualmente" per il posto in cui avevamo l'abitudine di appartarci in intimità. È con lui che ho perso la verginità. No, non ricordo affatto perché ci siamo lasciati, sicuramente per una incomprensione adolescenziale. Il tipo però è ancora in gran forma, con i suoi occhi verdi, la carnagione scura, i capelli neri, il fisico prestante e le labbra super carnose. Ricordo quanto mi piacesse morderla quella bocca e quanto piacesse a lui che io lo facessi. Beh, abbiamo fatto un ripassino quella sera. Dopo quella sua frase lo ammetto che l'ho provocato pesantemente, ma forse lui stava aspettando da me proprio questo. Insomma, non è stato casuale, ma ben voluto e cercato da entrambi.

Ho anche sentito Randy. Ha detto che avrebbe provato ad organizzarsi ma non sapeva se e quando riuscirà a venire. Mi ha lasciato intendere che mi pensa ancora, che vorrebbe parlare di nuovo della sua proposta. Questa volta sono stata molto più carina con lui. Ho deciso che non posso precludermi delle possibilità e Randy mi vuole veramente bene. Potrei trovare felicità e stabilità con lui e al diavolo le favole e l'amore come quello di mamma e papà. Sono casi che accadono raramente. Sono solo stronzate sopravvalutate dalle ragazzine. È ora di crescere.

Insomma, le basi per ricominciare le ho messe... spero solo che niente, ovvero Brandon, mi rovini tutto! So già che la mia lotta ricomincerà domani, ma devo tornare ad essere chi sono sempre stata, prima che lui ritornasse come una tempesta nelle mia vita.

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La domenica sera non è mai un buon momento, men che meno stasera. La vacanza nel suo insieme è andata come doveva andare. Ho riposato (tanto), ho letto (tanto), ho mangiato (tanto) e ho anche avuto un incontro ravvicinato con una donna e questo non era nel programma iniziale. Sì perché l'ultima sera una giovane donna italiana, di cui non ricordo nemmeno il nome, che era con altre due amiche, mi ha avvicinato ed ha iniziato a parlarmi. Mi ero accorto di come mi guardava già da qualche sera, ma probabilmente il fatto che fosse l'ultima sera per entrambi le aveva fatto trovare il coraggio di approcciarmi. Mi ha detto che nei miei occhi notava un velo di tristezza che mi rendeva irresistibile. Forse porto ancora nell'anima i segni della storia con Nina. Ma in realtà, dopo aver parlato con Francis e Sophia, mi sono convinto che Nina non è mai stata ciò che credevo e se penso a lei è per pura rabbia e risentimento per come ha rovinato qualcosa in cui ho comunque creduto profondamente. Sarà stato quello che ha visto.

Le ho detto poco di me. Avevo capito che non le sarebbe interessato molto, perché sprecare fiato? Dopo aver bevuto insieme un po' di rum siamo andati sulla spiaggia a passeggiare, ma lei si è avventata subito sulle mie labbra e ha iniziato a mettere le sue mani sul mio petto, sotto la camicia. Era una bella ragazza, perché non starci? E poi era troppo tempo che ormai non stavo con una donna. I pensieri che ho avuto su Tara poi in questo ultimo periodo mi hanno fatto ancora di più sentire la voglia di un incontro di questo tipo. È stato tutto meccanico e se dovessi dire che mi è piaciuto, no, non mi è piaciuto e non credo che lo vorrò conservare tra i miei ricordi. Ho semplicemente sfogato il mio bisogno sessuale.

Quando ci siamo rialzati dalla sabbia e ci siamo ricomposti, ci siamo scambiati un sorriso, io le ho dato un bacio sulla fronte e lei mi ha salutato "Ti auguro di essere felice con la donna che sta occupando i tuoi pensieri. Dovresti dirglielo che la ami." Era evidente che aveva frainteso tutto e non mi sono sprecato a negare.

Ora però mi devo impegnare a trovare il modo di ricominciare. Passo in rassegna mentalmente eventuali soluzioni. Potrei contattare qualche vecchio amico, con la speranza che non si siano sposati già tutti! Conad magari è ancora a New York. Ricordo quanto eravamo amici e come ci divertivamo insieme.

Da domani dovrò riprendere a vivere, come ha detto Tara, e senza di lei come valvola di sfogo. Dovrò iniziare di nuovo ad affrontare il mio contrasto con Pete e so che lei non ci sarà a sentire i miei sfoghi. Malinconicamente ricordo il nostro viaggio in Italia e tutti i momenti sereni che abbiamo trascorso insieme. E quell'abbraccio a Milano. Dovrò fare a meno di tutto ciò, fare a meno di lei e un'ombra di tristezza si affaccia sul mio cuore. 

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Nota dell'autrice:

Ciao, spero vi stia piacendo. Purtroppo se non ricevo commenti o voti non riesco a capire il gradimento. Avrei molto piacere di sapere le vostre opinioni e qualche stellina mi farebbe capire che gradite la storia.

Grazie!!!

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