Capitolo 1

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Marinette percorreva velocemente le strade di Parigi: quella città di notte la spaventava da matti. In questi casi, importava poco essere un'eroina,la paura è un sentimento comune a tutti e fa parte della propria umanità, non puoi smettere di provarla.

Ricordava di essere uscita di fretta dal cinema dopo la fine della proiezione dello spettacolo, aveva lasciato Alya con Nino ed era scappata via verso casa, non lasciando il tempo a nessuno dei due di fermarla. Sapeva che tra loro stesse nascendo qualcosa e non voleva essere lei l'incomodo che l'avrebbe rovinata. Per la testa le passò l'immagine sfocata di Adrien e un vago senso di rabbia la scosse; non le piaceva essere presa in giro e, anche se non voleva pensarlo, le se sembrava proprio che il ragazzo stesse declinando tutti i loro inviti allo scopo di evitarla. Sbuffò spazientita mentre con rabbia pestò i piedi a terra.

Sobbalzò sentendo dei vaghi rumori provenire da una stradina che aveva da poco superato. Si fermò qualche secondo e rimase in attesa, quando però sentì il suono di un tonfo, corse veloce verso il vico.

Lo spettacolo che le si presentò davanti fu per lei agghiacciante. Il suo compagno d'avventure, nonché il rubacuori più famoso di Parigi, era steso a terra circondato da cocci di vetro e sangue.

Si avvicinò in punta di piedi, non sapeva se lo stesse disturbando, ma sentiva di star infrangendo un momento strettamente privato; gli occhi lucidi e il volto pieno di lacrime e sangue però la portavano a non allontanarsi. Alla fine prevalsero il suo senso del dovere e la sua preoccupazione; così, in poco tempo, si trovò accovacciata di fianco a lui.

Chat Noir la guardò negli occhi qualche secondo e lei sentì un freddo tale da bloccarle anche il respiro. La sua mano, senza accorgersene, finì nei morbidi capelli del ragazzo e pian piano lo vide chiudere le palpebre. Non sapeva se fosse svenuto o semplicemente stesse dormendo, ma il suo respiro regolare la rincuorava almeno un minimo. Si sedette quindi di fianco a lui, stando attenta ai frammenti delle bottiglie, e appoggiò il capo biondo sulle sue cosce non smettendo per nessun motivo di accarezzargli la chioma.

Si osservò intorno devastata e notò la confezione di birra aperta. Scosse il capo contrariata: non capiva assolutamente cosa lo avesse portato a ridursi in quello stato.

-Chat...- sussurrò sconvolta e incapace di dire altro. Sentiva i suoi muscoli rilassarsi sotto il suo tocco, ma lei non si stava per niente calmando. Più passava il tempo e più si sentiva inquieta e sconcertata, incapace di pensare a una soluzione. Era sola in un vicolo con un ragazzo dormiente tra le braccia, che avrebbe dovuto fare?

Non poteva certo portare il ragazzo all'ospedale, era pur sempre un supereroe e aveva una reputazione da dover mantenere.

Stava pensando a cosa poter fare, quando l'oggetto dri suoi pensieri spalancò bruscamente gli occhi e la fissò impaurito.

-Ehi, calmo- sussurrò a poca distanza dal suo volto.

Chat Noir inspirò a fondo prima di tentare di alzarsi; Marinette però notò le sue difficoltà e prontamente gli porse la mano.

In quel momento entrambi erano in piedi l'uno di fronte a l'altro; i colori accessi dei loro occhi si fondevano insieme e le mani erano strette insieme. Si guardarono per qualche secondo; l'odore pungente di alcolici penetrò nelle narici della ragazza che non riuscì a trattenere una smorfia.

-Devo tornare a casa. Mi dispiace di averti fatto assistere a questo spettacolo: credo di non essere così affascinante al momento- mormorò Chat allontanandosi velocemente da lei.

Lasciò la mano di Marinette e si incamminò fuori dal vico, barcollando sui suoi stessi piedi; ma, dopo aver percorso appena cinque passi, ricadde a terra in ginocchio. Marinette, che lo stava osservando, si avvicinò a lui  senza esitazioni e gli prese il braccio per portarlo attorno al suo collo.

-Vuoi andare fino a casa tua, che credo non sia qua vicino, in queste condizioni? Ma non fammi ridere, tu oggi dormirai da me- affermò con decisione -Ah, non contraddirmi. Questa non è una richiesta, ma un ordine.-

Il ragazzo aprì la bocca per controbattere però, vedendo lo sguardo determinato dell'amica, la richiuse immediatamente senza saper dire altro; quella ragazza quando si metteva in testa una cosa non c'era modo di fermarla.

Iniziarono così a camminare verso la casa di Marinette. Avevano un'andatura lenta ed erano evidenti gli sforzi che lei stesse compiendo ma, nonostante ciò, Chat chiuse gli occhi e appoggiò la testa su quella di lei, fin troppo stanco per tenere ancora le palpebre aperte.

Arrivarono a casa della corvina visibilmente provati, entrambi avevano le fronti imperlate di sudore e il fiato corto. Salire fino alla camera della ragazza era stato però decisamente peggio: non causare il minino rumore fu un'impresa ardua per entrambi.

-Non facciamolo mai più- sussurrò Marinette mentre lasciava che Chat Noir si sdraiasse sulla sua chaise longue. Poco dopo svanì dietro una porta vicina, ma tornò quasi subito con il kit del pronto soccorso.

Si mise in ginocchio accanto a Chat e lentamente aprì la valigetta; prese del cotone e del disinfettante e poi lo poggiò su una delle tante ferite che il ragazzo-gatto si era procurato quella sera.

La stanza cadde nell'assoluto silenzio, il tempo veniva scandito dai respiri stanchi e pesanti dell'eroe; mentre Marinette continuava a disinfettare i vari tagli.

All'ennesimo mugolio di dolore la ragazza fermò il suo lavoro, puntò i suoi occhi azzurri come il cielo su quelli verdi di Chat e lo guardò indagatore.

-Avanti, fammi le domande che vuoi- affermò in modo tagliente lui spostando lo sguardo lontano dalla ragazza. Essere osservato in quel modo lo faceva sentire a disagio.

-Chat, quante volte ti sei ridotto in quello stato?- chiese preoccupata.

-Troppe.- Era stato un sussurro appena udibile, ma lei lo aveva sentito dentro la testa ripetersi come un eco. Come aveva fatto a non accorgersene? Era il suo partner nella lotta contro Papillon e non aveva mai capito cosa gli stesse accadendo.

D'impulso si buttò addosso a lui abbracciandolo con tutta la forza che le era rimasta. Vvrebbe voluto dirgli che tutto sarebbe finito, ma lei nella vita del ragazzo ricopriva solo un misero ruolo marginale e non sapeva effettivamente cosa fosse successo per portarlo a quei gesti. Chat, dopo un momento di smarrimento, ricambiò la stretta bisognoso; non fece neppure caso al dolore delle ferite, voleva solo sentire quel calore per sempre. Nemmeno ricordava l'ultima volta che si era sentito così bene...

Tutto quello però finì troppo presto; Marinette si staccò da lui in imbarazzo e osservò ancora il suo corpo ferito.

-Mi dispiace così tanto...- mormorò mentre con le dita delineava i contorni dei tagli che il ragazzo aveva sulle mani.

-Tu non hai colpe- sussurrò lui accarezzandole delicatamente la guancia; lei in risposta annuì con vigore eppure mantenne lo sguardo basso.

-Gattino, credo che sia arrivato il momento che tu dorma. Lo so che vuoi dimostrarti forte davanti a una ragazza stupenda come me, ma si vede lontano un chilometro che la mia bellezza ti ha steso- ironizzò lei, imitando perfettamente le battute piene di modestia del ragazzo. A quelle parole Chat Noir non riuscì a trattenere un sorriso; ammirava la sua forza d'animo e il coraggio che usava nell'affrontare quelle situazioni.

Marinette lo invitò con gli occhi a salire sul soppalco per sdraiarsi in modo più comodo; lui sentiva di star disturbando esageratamente, ma il suo corpo strillava per avere almeno un po' di riposo. Si arrese quindi alla stanchezza e, con l'aiuto della ragazza, salì anche quegli ultimi gradini. Quando il suo corpo venne a contatto con il letto morbido della corvina le palpebre, sempre più stanche, si chiusero e presto si abbandonò al sonno sotto le abili cure di Marinette.

Solo in quel momento sentì la mente veramente vuota e ne fu grato. Odiava il caos causato dai suoi pensieri perché riusciva ad abbatterlo troppo facilmente, come se non avesse il controllo sulla sua mente e sul suo corpo.

Delle labbra gli sfiorarono delicatamente la fronte e una piacevole sensazione di tranquillità si diffuse in lui. Udì, grazie alle sue orecchie sviluppate, il fruscio delle lenzuola e velocemente fermò Marinette per il braccio; non l'avrebbe fatta andare via.

-Resta con me- affermò bloccando la ragazza sul posto. Lui, per via degli occhi chiusi, non poteva vederla, ma immaginò le guance della corvina colorate da un leggero porpora e la trovò dannatamente adorabile.

Lei normalmente avrebbe rifiutato una simile richiesta ma, nelle condizioni in cui Chat si era ridotto, aveva anche paura di allontanarsi d'un millimetro.

-Va bene, però lasciami almeno mettere il pigiama- sospirò, ormai arresa a dormire con lui.

Il ragazzo la aspettò pazientemente; completamente sveglio e senza lei di fianco non avrebbe chiuso di nuovo occhio. Poco dopo rivide la sagoma della ragazza vestita con una semplice canottiera verde e dei pantaloncini neri, gli venne spontaneo sorridere: quelli erano i suoi colori.

La ragazza notò però quell'espressione sul suo volto, colta dall'imbarazzo, prese la prima cosa che aveva sotto mano, che fortunatamente per Chat fu un cuscino, e glielo lanciò contro.

-Gattaccio pervertito!- disse indignata e completamente rossa in volto -Se fai ancora quella faccia non dormo con te!- lo minacciò cercando di essere autorevole, ma risultò solo molto comica.

Il ragazzo-gatto si tolse il cuscino dalla faccia, palesemente offeso, e gonfiò le guance.

-So che non mi lasceresti dormire da solo- borbottò cogliendo in fallo Marinette; era ovvio che non sarebbe mai riuscita ad andarsene.

La ragazza non sapendo come controbattere, si avvicinò timidamente a lui e si mise sotto le coperte, voltata di spalle rispetto all'altro. Chat Noir la guardò scettico prima di stringerla tra le sue braccia  facendola sussultare sul posto per la sorpresa.

Adrien si sentiva indolenzito, ma provare di nuovo quel calore in tutto il suo corpo lo fece sorridere. La propria casa dovrebbe essere il posto in cui ti senti più al sicuro, eppure lui non si era mai sentito così protetto come in quel momento in un'abitazione a lui quasi sconosciuta.


Angolo fangirl fusa

Allora, vi sareste aspettati uno Chat Noir totalmente ubriaco ma no, non lo è.

L'immagine era troppo bella per non metterla.

Viva la MariChat e abbasso la Nathanette (non sapete quanto sia grande il mio odio verso questa ship). 

Comunque vi volevo ringraziare per i commenti che avete lasciato nel prologo, appena li ho letti sprizzavo felicità da tutti i pori perché non me li sarei mai aspettati.

Ci vediamo con un prossimo capitolo.

GAIA

[riscritto 08/07/2019]

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro