Capitolo 27

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-Allora che facciamo?- chiese Adrien, entrando dalla finestra della stanza.

Erano appena tornati e per tutto il tragitto Marinette era rimasta in silenzio, rendendo evidente quanto fosse immersa nei suoi pensieri.

-Ci andiamo, mi sembra ovvio!- rispose al posto di Marinette Plagg, ricevendo un assenso generale.

-Sì, ma dobbiamo elaborare una strategia... Potrebbe evocare qualche akuma e metterci in difficoltà- constatò la ragazza fissando dubbiosa il kwami e il suo padrone.

-Hai ragione- concordò con lei Adrien, assentendo alle sue precozzupazioni.

-Ma che cosa possiamo fare, è imprevedibile!- commentò Tikki, sbucata d'improvviso sotto i loro occhi.

-Ci ho ragionato un po' e, anche se so benissimo che voi non sarete d'accordo, abbiamo bisogno di una mano. E io credo di sapere già a chi chiedere.- Marinette li guardò negli occhi, aveva una scintilla di forte speranza nelle sue iridi cerulee che riuscì a incoraggiarli.

-Non vorrai mica...?- La domanda di Adrien rimase in sospeso, come in un limbo in cui non sapeva se poter dire quei nomi o rimanere in silenzio.
Colse di sfuggita il leggero cenno del capo della sua fidanzata e non esitò neppure un istante a riprendere parola.-Dobbiamo andare velocemente dal maestro Fu, abbiamo troppo poco tempo- concluse, alimentando i sospetti generali.

Alla fine, nonostante lo scetticismo, si trovarono tutti al centro massaggi del custode dei miraculous. Avevano concordato insieme che quella fosse l'unica soluzione plausibile.

-Allora è deciso?- urlò entusiasta Marinette. Le sue grida si sentirono fin fuori l'edificio.

-Sì, per me va bene. Se tu hai fiducia in lei anche io l'avrò- le rispose pacatamente l'anziano, mostrandole un piccolo sorriso.

-Allora, Adrien, dobbiamo correre!-

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-Ok, sei pronto gattino?- chiese Ladybug al ragazzo di fianco a lei.

Erano nel luogo dell'appuntamento e fremevano dalla voglia di prendere a calci il loro nemico.

-Io non sto più nella pelle!- rispose una voce squillante proveniente dall'auricolare che entrambi indossavano.

-Alya, ti prego, calmati! É da ieri che sei più in ansia tu di noi- disse esasperata la corvina.

-Scusa se in due giorni scopro che la mia migliore amica e il suo fidanzato sono i super eroi di Parigi, non ch'è i miei idoli, e che oggi rischiano la vita per salvare la città, mentre io dovrò aiutarli- parlò velocemente la ragazza.

-Ripeto: solo in caso di bisogno, non vogliamo metterti in pericolo- rispose Adrien, tenendo una mano sull'orecchio nel tentativo di coprire un po' la voce fin troppo acuta dell'altra ragazza.

-Ma posso difendermi; ora sono un eroe anche io!-

-Sì, ma in meno di due giorni non puoi saper usare perfettamente i tuoi poteri- espose Marinette il problema, rimproverandola con durezza.

Si sentì un sospiro dall'altro lato e poi un borbottato "Avete ragione" detto controvoglia.

La loro scherzosa conversazione venne interrotta dalla comparsa di alcune farfalle nere di fronte a loro; si muovevano in gruppo formando tanti cerchi consecutivi sotto i loro sguardi increduli e spaventati.

Si guardarono per qualche attimo, sentendo la paura incombere su di loro. Era davvero giunto il momento.

-É ora, Milady, eh?-

-Già gattino, la resa dei conti è arrivata.-

Seguirono quella scia di farfalle fino a un capannone abbandonato. Eseguivano movimenti decisi mentre si libravano tra i diversi palazzi, erano determinati e pienamente consapevoli di tutti i pericoli a cui andavano incontro.

-Papillon è molto prevedibile a quanto pare- commentò Chat. In effetti, un capannone era molto banale come posto per incontrarsi ma, sotto il loro punto di vista, era il miglior luogo per far avvenire quel combattimento.

I loro sguardi si incontrarono, comunicando tutto quello che non riuscivano a spiegare. Respirarono a lungo prima di correre contro il portone e sfondarlo.

-Non si usa bussare?- gli chiese una voce abbastanza familiare.

Le farfalle si andarono a unire ad altre entrate dalle finestre, formando la figura di una persona; a poco a poco quelle farfalle mutarono nei lineamenti di un uomo in smoking e mascherato. A poco a poco tutte le akuma si allontanarono, mostrando la posa egocentrica di Papillon. Allungò il duo bastone e lo schioccò contro il pavimento, facendo scomparire immediatamente tutti gli insetti viola presenti nella stanza.

Il rumore di quel colpo sembrava aver fermato il tempo, ma la risata sommessa dell'uomo riportò tutto all'ordine.

-Buongiorno, Papillon- disse a denti stretti Chat. Mentre osservava quella posa gonfia di arroganza sentì un enorme fastidio diradarsi nelle pieghe della sue mente, fino a condurlo ad associare quella figura a un'altra che lo tormentava.

-Buongiorno, figliolo- rispose Papillon, sorridendo cinicamente agli eroi parigini.

Ladybug strabuzzò gli occhi, sentendo il sangue ghiacciarsi nelle vene per la sorpresa. Girò di colpo la testa incontrando il volto pallido e afflitto del suo compagno di avventure, decisamente provato da quella situazione.

Le sensazione che aveva sentito prima infondo si era rivelata corretta e, anche se tutto quello poteva essere la giusta spiegazione per il trattamento che aveva ricevuto dalla scomparsa di sua madre, non riuscivano in alcun modo a capacitarsene.

Suo padre era davvero Papillon? Un misero frammento del suo animo pensò che quell'uomo avesse usato quella parola solo per instillare una cieca paura in loro ma, quando lo vide   ghignare ancora nella loro direzione, quel piccolo pezzo si frantumò.

Quello era davvero suo padre.

-Tu- ringhiò Chat pronto a partire all'attacco, sentendo una rabbia folle assalirlo. Per anni aveva sperato di poter essere accettato da lui e invece tutto si era rivelato una mera menzogna.

Si protese, pronto a scagliarsi sul suo genitore, però una mano guantata di rosso lo bloccò prima di compiere qualsiasi azione avventata.

-No, Chat- mormorò Ladybug, facendo poi cenno con la testa verso una trave dove, appollaiate come rapaci, attendevano centinaia di akuma.

-Che significa questa storia?- chiese preoccupata Alya dall'auricolare: ciò che aveva compreso da quel breve dialogo era stato veramente poco.

-Immaginavo fossi tu Papillon, ma non mi capacitavo di questa scelta. Perché un uomo dovrebbe diventare un super cattivo che crea solo paura e terrore? Per quanto freddo lei potesse essere non volevo pensare fosse veramente lei- disse Ladybug seria, con una delusione che trasudava da ogni sua parola.

Papillon la guardò adirato; gli occhi gli pizzicavano per un'ira mal trattenuta. Che ne doveva sapere una ragazzina della sua vita? Lui era l'unico a poter capire le sue scelte.
Si sentì sopraffatto e, in un istante, le sue akuma si scaraventarono sui due supereroi.

Non ci fu via di scampo per loro che iniziarono ad essere trafitti e graffiati da quella miriade di farfalle; andava tutto così veloce da impedirgli persino di ragionare.

Quando quello stormo si dissolse, le figure di Chat Noir e Ladybug erano distese a terra, con le tute sgualcite e sporche di sangue.

-Che cosa diamine é appena successo?!- urlò Alya da uno degli auricolari caduti, nella raffica di colpi, lontano dai due.

-Oh, e questo che cos'è?- Papillon aveva portato il piede sull'apparecchio pronto a ridurlo in mille pezzi, sapendo benissimo cosa fosse. Stava per schiacciarlo quando uno yo-yo gli si legò alla caviglia, bloccandolo.  Velocemente Ladybug tirò il filo facendo cadere a terra l'uomo.

-Bel colpo, my lady- disse Chat Noir accorso di fianco al corpo del padre. Pressò il piede contro la guancia dell'uomo, ancorandolo a terra.

La super eroina con la tuta rossa si alzò affaticata; sul braccio era evidente un profondo taglio dal quale sgorgava a fiotti il sangue, imbrattando persino la sua già rossa tuta.

Papillon però non diede affatto l'impressione di essere in trappola o spaventato e solo qualche secondo dopo capirono perché.

Una ragazza dalla tuta arancione finì su Chat, scaraventandolo qualche metro più in là.

-Sembrava essere troppo facile- commentò il gatto nero asciugandosi un rivolo di sangue uscitogli dalla bocca.

-Ben tornata Volpina. Questa volta la tua missione sarà leggermente diversa: devi ucciderli- affermò con un sorriso sadico Papillon.

Ladybug lo guardò allibito, come poteva un padre voler uccidere il proprio figlio? Non se lo sapeva spiegare eppure stava vedendo quello spettacolo proprio di fronte a lei.

-Come puoi?- chiese non ragionando correttamente. -Come puoi volere la morte di tuo figlio?- Le parole piene di disgusto tremarono sulle sue labbra alla vista di un tale comportamento.

Passò appena un secondo prima che qualcosa scattasse nuovamente in lei; si scaraventò sull'uomo lanciandogli un pugno in volto e uno allo stomaco.

Il rumore delle ali di farfalle che si schiantavano l'una contro l'altra le arrivò vicino, ma sta volta era preparata: sguainò il suo yo-yo pronta all'attacco.

Uno stormo di farfalle bianche si librò  fuori dal capannone cogliendo lo sguardo di Alya. La ragazza sorrise inevitabilmente, immaginando una situazione favorevole per i super eroi di Parigi. Le comunicazioni con loro si erano interrotte però, da quello che rimaneva delle auricolari che gli aveva dato, sentiva dei suoni sommessi e distorti di una battaglia nel pieno dell'azione.

Chat continuava a combattere contro Volpina, mentre Ladybug era alle prese con Papillon.

La ragazza volpe diede un calcio al costato di Chat, colpendolo con tutta la sua forza. L'urlo del ragazzo riecheggiò tra le pareti del capannone e Ladybug si girò verso di lui,.distratta da una sfrenata preoccupazione. Papillon colse quell'attimo per colpirle le gambe con il suo bastone facendola cadere a terra.

E ora eccoli, i due eroi di Parigi distesi su quel suicido pavimento in compagnia dei loro acerrimi nemici.

-Voglio occuparmi prima di lei- disse Papillon, uscendo una spada dall'elsa di legno del proprio bastone. Guardò la ragazza che, sdraiata sotto di lui, sembrava non provare alcuna emozione.

In realtà il suo animo era torbido, scosso da centinai di sentimenti accomunati da un'unica parola: paura.

Marinette però non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla piangere e, dentro di sè, confidava ancora nel suo piccolo asso della manica non ancora rivelato.

L'uomo puntò il bastone alla gola della ragazza, sorridendo soddisfatto, come se avesse avuto già la vittoria tra le sue mani.

-Mi dispiace ucciderti Marinette ma è necessario, io ho bisogno di lei e sarò disposto a tutto per riaverla- disse abbastanza forte da farsi sentire dalla ragazza, ma tropo poco forte per permetter anche a Chat di udire le sue parole.

Ladybug sentì la lama fredda pungerle la gola e poi il calore del suo sangue scorrere su tutta la pelle del suo collo.

Chat vide il liquido carminio imbrattare quel pavimento e si sentì tremendamente deluso e arrabbiato con se stesso da non poter ragionare con calma. Si alzò di fretta e con un colpo mise a terra Volpina.

-Puoi spezzare la mia anima- ringhiò iniziando a correre.

-Prenderti la mia vita- continuò la sua corsa sfrenata.

-Battermi.- Si stava avvicinando.

-Ferirmi.- Era sempre più vicino, negli occhi brillava una cieca rabbia.

-Uccidermi.- Mancava solo qualche metro.

-Ma per l'amor del cielo.- Era pronto a saltare

-Non toccarla!- urlò, finendo sopra a suo padre e stingendo la presa sul suo collo.

Ladybug, finalmente libera, si passò la mano nel punto in cui la lama la stava graffiando: aveva una ferita, ma non era troppo profonda. Senza pensarci oltre diede il segnale ad Alya e spostò Adrien dal corpo di suo padre.

Se non l'avesse fermato, probabilmente l'uomo sarebbe morto strangolato e, l'ultima cosa che desiderava, era quella di vedere il suo fidanzato segnato per sempre dal senso di colpa per aver ucciso il suo unico genitore.

Dopo il segnale, numerose copie di loro comparvero ai lati e le urla di eccitazione di Alya si espansero per tutto il capannone.

Papillon, non riconoscendo più quali fossero i due supereroi reali, attuò la sua misura drastica: dopo essersi rialzato, schioccò il suo bastone sul pavimento e vennero circondati dalle sue farfalle.

Fu un'azione troppo veloce da seguire, ma tutte le copie svanirono, come loro d'altronde.

Angolo autrice

Doveva essere questo l'ultimo capitolo, ma voglio lasciarvi un po' di suspense!

(credo un paio di ore comunque 😂)

Le parole dette da Chat sono in inglese ed è una meme abbastanza famosa:

-You can break my soul-

-Take my life away-

-Beat me-

-Hurt me-

-Kill me-

-But for the love of God-

-Don't touch-

-Her-

E beh adoro troppo questa frase.

>.<

Sono elettrizzata perché finalmente questa storia è sul punto finale!!!

Sì pubblico i capitoli all'una di notte ma dettagli...

GAIA💚

ANGOLO POST REVISIONE
So che effettivamente il finale sia arrivato con troppa velocità, ma mi sto limitando a riscrivere i capitoli e sistemare gli errori, non cambierò la trama.

Il finale di questa storia non mi ha mai soddisfatto, so bene quanto sia frettoloso, ma purtroppo ero in preda a un terribile blocco dello scrittore e non ho saputo scrivere altro se non la fine.

Ora mi vorrei scusare per tutta l'enorme attesa, spero che questo capitolo (il doppio di uno normale) vi abbia fatto piacere e abbia un po' ripagato tutta questa attesa.

GAIA

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