Capitolo 5

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Nuovamente vi avviso che nel capitolo è presente una scena molto cruda, non adatta a tutti (non sono parti fondamentali alla storia). La scena è separata anche sta volta da questo segno ~~~~~~~~ ed è anche scritta in corsivo, chi non si sente di leggerla salti la parte.


Adrien arrivò nella terrazza con un sorriso smagliante, ma ciò che lo aspettava gli fece raggelare il sangue nelle vene. Marinette era stesa sul pavimento: i suoi splendidi occhi erano chiusi mentre i capelli corvini erano in completo disordine. La sentì annaspare alla ricerca d'aria e la preoccupazione crebbe ancor di più in lui.

-Marinette- urlò in prenda al panico. Si avvicinò a lei di fretta, con le lacrime agli occhi pronte per essere liberate.

La osservò per qualche istante, nel frattempo le sue mani le tastavano il volto per capirne la temperatura: dire che scottava sarebbe stato un eufemismo. Istintivamente la prese in braccio e la portò all'interno della camera. La fece stendere sul letto sperando si sentisse meglio, eppure l'espressione sofferente sul volto della ragazza non accennò a scomparire.

Corse quindi verso il bagno in agitazione, spalancò con un calcio la porta e afferrò un asciugamano; le mani gli tremarono mentre lo posava sotto il getto d'acqua freddo del lavandino. In quel momento temette davvero di poterla perdere e non se lo sarebbe mai perdonato.

Tornò di nuovo da lei velocemente e le si sedette accanto, poi le posizionò il canovaccio bagnato sulla fronte. La guardò con la speranza che riuscisse a riprendere conoscenza. Sotto i suoi occhi la ragazza si mosse di scatto, un mormorio convulso uscì dalle sue labbra, poi un urlo spezzò il silenzio. Quel grido gli divise il cuore e i sensi di colpa affiorarono in fretta opprimendo il suo animo.

-Chat! Chat! - continuò a strillare Marinette. Senza accorgersene il ragazzo unì le loro mani, in una stretta bisognosa di conforto per entrambi. La strinse fino a sentire le dita dolere, mentre la preoccupazione lo divorava vedendo la ragazza dimenarsi sul suo letto. Nuovamente la prese in braccio, sta volta però era diretto verso l'ospedale.

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Marinette si ritrovò in una stanza completamente bianca, sentiva un tessuto aderente coprirle il corpo e, poco dopo, constatò fosse la tuta di Ladybug. Si guardò intorno spaesata poi, finalmente, vide Chat Noir in un angolo lontano. Se ne stava piegato sulle ginocchia a osservare una forma scura sul pavimento di fronte a lui.

Corse nella sua direzione sentendo a ogni passo la paura scemare; era convinta che insieme a lui tutto sarebbe andato bene, eppure, quando gli fu accanto, la tranquillità che aveva acquisito scomparve: Chat era macchiato dovunque di sangue. La preoccupazione che si fosse nuovamente ridotto in quel terribile stato le crollò addosso schiacciando prepotentemente la sua forza d'animo.

Nonostante ciò, ci fu una scena che la sconvolse maggiormente: lei, nei panni di Marinette, stesa a terra in una pozza di sangue. Un'enorme ferita le squarciava il petto e un fiotto di sangue sgorgava inesorabile, macchiando il candido bianco della stanza; la sentì ansimare mentre guardava il sudore gocciolare sulle sue guance sempre più pallide.

-Chat! Chat! – mormorò Ladybug avvicinandosi al partner. Lo scosse per le spalle, ma lui rimase immobile a osservare Marinette morire. La videro entrambi mentre esalava il suo ultimo respiro; aveva gli occhi spalancati e le labbra semichiuse. L'eroe girò meccanicamente la testa verso di lei mostrando il suo volto deturpato da un ghigno sadico.

La ragazza strabuzzò gli occhi terrorizzata prima di correre lontano, i suoi passi risuonarono insistentemente nella stanza come un conto alla rovescia. La sensazione di essere braccata come un'assassina le si era incollata addosso appesantendo ogni suo gesto e aumentando la sua paura.

Sentì un fiato caldo sfiorarle il collo e immediatamente spalancò la bocca nel tentativo di urlare, ma qualcosa gli perforò il petto impedendole qualsiasi emissione di suoni. Abbassò lo sguardo in modo tremante trovandosi sotto gli occhi la mano gocciolante di sangue di Chat Noir che stringeva tra le dita il suo cuore ancora pulsante.

Una lacrima cadde dalle sue goti scontrandosi contro il pavimento; quel tintinnio fu l'ultimo rumore che sentì prima di chiudere gli occhi per sempre.
Per la prima volta, sentì che l'oscurità la stesse confortando più della luce.
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Chat Noir si de trasformò a pochi metri dall'ospedale, dietro l'angolo appartato di un palazzo.

Il ragazzo, ora in forma normale, corse verso l'ingresso del pronto soccorso tenendo tra le braccia Marinette. Si trovò davanti un'esagerata confusione: i medici erano indaffarati tra le varie barelle e, con le cartelle strette tra le dita, esaminavano i corpi dei pazienti; di sottofondo il rumore di alcuni lamenti sofferenti.

-Lei è un suo parente? - Un'infermiera gli si presentò di fronte, era circondata da dei paramedici che velocemente gli tolsero Marinette dalle braccia.

-No, sono il fidanzato- rispose Adrien senza rifletterci.

-Sa che cosa le sia successo? - gli chiese la donna conducendolo in una zona meno affollata.

-I-io... Non lo so di preciso. L'ho trovata svenuta a terra con la febbre alta, respirava a fatica e-e l'ho portata qui- disse freneticamente lui cercando di scorgere la capigliatura corvina di Marinette da qualche parte.

-Non sa altro? -

-Nient...- la sua frase venne interrotta dalla voce di un dottore.

L'uomo chiamava delle infermiere mentre tra le mani stringeva l'esile corpo di Marinette in preda alle convulsioni.

Adrien fece un passo pronto ad avvicinarsi per dare una mano, ma la donna di poco prima lo bloccò con il braccio. -Rimanga qui- lo ammonì prima di andare in aiuto del dottore.

Plagg spuntò di soppiatto dalla sua giacca e lo guardò preoccupato. -Si riprenderà- gli disse per confortarlo, ma Adrien non ne volle sapere. Degli orribili scenari gli si formarono nella mente e gli fu difficile mantenere il cervello lucido.

-Chiama ai suoi genitori e va a casa. Non puoi rimanere qui- lo spronò il suo kwami, notando l'effettivo stato di crisi in cui si trovava il suo padrone.

-Io devo rimanere- affermò sicuro l'altro prima di appoggiarsi a una sedia della sala d'aspetto. -Rimarrò qui finché non si sveglierà-

Non l'avrebbe mai più lasciata sola, soprattutto in quelle condizioni. Non voleva che anche lei annegasse nel buio.

Angolo fangirl Fusa

So che il capitolo non è un granché e mi sto distaccando dalla trama originale; ma anche se avevo pensato tutta la storia sono andata un po' fuori tema spero però dopo un altro capitolo di ritornare sui miei passi.

Mi scuso se il capitolo è un po' corto ma non sapevo proprio come continuare. Forse domani non uscirà il capitolo nuovo perché  i fuori come stasera.

Non so perché mentre scrivevo la parte dell'incubo ero spaventata e come se non bastasse c'era la musica attiva nel telefono e quando ho scritto "trasformarsi in un ghigno sadico", nel telefono si ferma la musica e parte un biiiiiiip e io inizio ad urlare: <<VA DE RETRO SATANA!!! ESCI DA QUESTO CORPO!!!>> e poi il telefono si spegne e riaccende da  solo; boh secondo me è posseduto.

Prima che lo spazio autrice divenga più lungo del capitolo vi ringrazio per aver letto questo e tutti gli altri capitoli precedenti e anche per aver lasciato una stellina o un commento.

Vi saluto mie tortine al cioccolato

GAIA

[riscritto il 21/07/2019

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