Behind the mask

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By Amnisya82

Avevano preparato quella sorpresa fino all'ultimo dettaglio.
Jungkook aveva comprato la torta, Jimin i palloncini a forma di scoiattolo mentre Namjoon, Seokjin e Taehyung erano carichi di buste regalo e pacchetti dai mille colori.
Erano pronti ad irrompere nell’appartamento e festeggiare il compleanno di Hoseok come se fosse l’ultima festa della loro vita, ma quello che videro una volta spalancata la porta li fece gelare sul posto.
Seduto sul pavimento e con le spalle scosse dai singhiozzi, vi era Hoseok che mormorava senza sosta “se n'è andata, mi ha lasciato”, mentre stringeva tra le mani una lettera.
Calò il gelo.
Seokjin entrò nell'appartamento, di fronte a lui Hoseok continuava a mormorare parole sconnesse.
«Hoba?» lo chiamò senza ricevere alcuna risposta.
Taehyung si sporse appena, fissò le mani di Hoseok e notò che stava stritolando quello che sembrava la stampa su carta riciclata di una chat.
«Hyung, perché piangi per una fotocopia?»
«Eh?» Hoseok si voltò verso l'amico e notò la presenza degli altri «Oh, ciao! Non vi ho sentiti arrivare.»
«Ciao un cazzo! Ci siamo preoccupati», tuonò Namjoon che lanciò con stizza uno dei sacchetti sul divano «Che stai combinando?»
Hoseok si alzò da terra «Sto ripetendo la mia parte per quella serie TV.»
Il leader roteò gli occhi, senza dire altro si unì a Jimin per decorare la torta con delle candele «Non potresti provare in studio insieme agli altri attori?»
«Oh, Namjoonie. Lo sai che mi sta sul cazzo Geumseong. Appena la vedo, mi si irrita lo stomaco.»
«Secondo me sotto sotto ti piace», intervenne Taehyung, impegnato a togliere i regali dai sacchetti «Ascolta Joon-hyung. Devi simpatizzare almeno con lei visto che è la coprotagonista. Non puoi evitarla per sempre.»
Hoseok arricciò il naso. Si lasciò cadere sul divano e allungò il braccio per afferrare un pacchetto.
Strappò l’incarto e quando aprì la confezione, rimase basito per qualche secondo: al suo interno, uno spazzolino per WC d’oro firmato Alessi sembrava brillare di luce propria.
«Ma che…» ancora confuso, alzò l’oggetto e guardò Seokjin, seduto di fronte a lui «uno scopino per il cesso? Sul serio?»
«Certo», il maggiore non riuscì a trattenere una risata «così la tua tazza sarà sempre luminosa come il tuo viso.»
«Mi stai paragonando a un gabinetto?»
«No, ma…», con un gesto della mano, lo invitò ad avvicinarsi di più a lui per sussurrargli qualcosa all'orecchio «dovrai avere la faccia come il culo per dove ti porterò stasera.»

***

Hoseok guardò il proprio riflesso nel calice di champagne che stringeva tra le dita.
Temeva di essere riconosciuto e anche se il suo volto era celato dietro ad una maschera, non si sentiva sicuro.
Dopo la festicciola nel suo appartamento, i ragazzi si erano congedati.
Tutti tranne Seokjin.
Lo aveva portato al Luxury, un club privato molto esclusivo in uno degli appartamenti del Signiel Penthouse riservato ai membri appartenenti alla Seoul bene.

Appena varcato l'ingresso, Hoseok aveva intuito che non si trattava di un semplice club: era obbligatorio riporre i propri documenti e cellulari al guardaroba e si di doveva indossare una maschera a scelta per celare i propri visi.
"È per tutelare la privacy dei nostri clienti", aveva sottolineato la proprietaria del Luxury.
«Club un cazzo», borbottò Hoseok e vuotò del tutto il calice «È un bordello di lusso.»
Seduto su un divano di pelle, si guardò attorno.
Il Signiel Penthouse non era altro che un lussuoso ed enorme appartamento situato tra i piani alti del Lotte Tower.
I pavimenti di marmo erano in perfetta armonia con le pareti beige e le rifiniture oro, ma quello che aveva colpito Hoseok non era di certo l'arredamento, ma gli ospiti del party.
Molti erano impegnati a chiacchierare tra loro, altri ballavano sulle note delle canzoni selezionate dal deejay, altri ancora erano appartati,
Come il suo hyung.
Seokjin era incollato al collo di una donna dai lunghi capelli ramati, le baciava con foga la pelle e le aveva infilato una mano sotto la gonna.
«Chaebol» ghignò quasi disgustato per tornare a guardarsi attorno «e io credevo che fossero Joon e Jiminie i pervertiti del gruppo.»
Reclinò la testa e soffocò un verso di frustrazione.
Odiava ritrovarsi in un club di quel genere.
«Sembri annoiato.»
Sussultò per lo spavento.
Dietro la spalliera del divano, una ragazza con una maschera borgogna lo fissava dall’alto.
Hoseok distolse immediatamente lo sguardo. C’era troppa luce per i suoi gusti e i lineamenti del proprio viso erano fin troppo noti.
Con la coda dell’occhio la vide avvicinarsi e sedersi vicino a lui. «Sei nuovo?»
«Io?»
«E chi altri?», la voce era vellutata, fin troppo delicata per quel club di dubbia moralità «Sembri spaesato. Lo sono tutti, la prima volta che si entra nel Luxury.»
«Tu sei una veterana, immagino.»
La risata della donna non tardò ad arrivare. Hoseok la guardò di sottecchi e non poté non osservare la generosa scollatura che metteva in evidenza il seno pieno e sodo.
Deglutì a vuoto.
Il vestito era leggero, estremamente sottile come una seconda pelle e lui ne osservò la forma dei capezzoli che si intravedevano dal tessuto.
Si leccò appena il labbro e tornò sul proprio bicchiere, vuoto.
Non poteva cedere a quella tentazione.
Amava il sesso, lo adorava, ma non voleva assolutamente scopare con la prima puttana che gli si offriva come il drink di benvenuto.
«Allora, perché sei qui?»
«Sono con un amico. Oggi è il mio compleanno», volse l’attenzione verso la vetrata alla sua destra per cercare di non entrare in confidenza con lei «Tu invece? Ci lavori?»
«Non sono una escort, se è quello che stai pensando», la vide sedersi vicino con fare lascivo «Sono una dei soci e amo divertirmi, a differenza tua.»
La donna si allontanò, si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si preparò per andarsene via.
Hoseok sospirò, la gola stranamente arsa, il cuore che batteva impazzito.
Non era più padrone del proprio corpo.
Si ritrovò col braccio teso, le dita strette al polso di lei.

Non seppe spiegarsi il perché di quella reazione, ma qualcosa dentro di sé lo aveva spinto a trattenere la donna e portarla vicino a sé.
La fissò negli occhi, parzialmente celati dietro la maschera e si inebriò del suo profumo.
Era dolce, leggermente speziato e gli ricordava un campo di fiori selvatici.
Senza dire una parola, le accarezzò una gamba, si insinuò lentamente verso l'alto, sotto il vestito.
Non distolse lo sguardo da lei, in cerca di un suo cenno di assenso, e quando la vide sorridere, riprese ad accarezzarla e fece scivolare la propria mano tra le sue gambe.
Un piacevole brivido serpeggiò lungo la schiena per concentrarsi nel basso ventre: la ragazza non indossava la biancheria intima.
«Non qui» le labbra di lei gli sfiorarono l'orecchio «seguimi.»

***

Le unghie gli graffiavano il collo, il bruciore sulla pelle lo eccitava.
L'aveva spinta contro la parete, le divorava famelico le labbra.

Era forse l’effetto dello champagne ingerito a stomaco vuoto che lo aveva convinto a buttarsi tra le braccia di una sconosciuta, ma era così eccitato che non riusciva a trattenersi.
La prese per i polsi per alzarle le braccia contro la parete, la mano libera era infilata tra le cosce e cominciò a morderle il collo.
I gemiti arrochiti di piacere riecheggiavano nella stanza, un piccolo salotto privato dove gli ospiti potevano abbandonarsi completamente.
E Hoseok voleva realizzare tutte le proprie fantasie.
Si staccò da lei, si prese il tempo di slacciarsi i pantaloni. La afferrò per i capelli e la spinse verso il basso.
«Apri la bocca» le ordinò premendo il cazzo contro le sue labbra roventi e non le diede il tempo di aprirle completamente che lo spinse dentro.
Una scarica elettrica gli percorse la schiena e si concentrò nel basso ventre. Istintivamente le prese il viso per dettare il ritmo, per raggiungere il massimo del piacere.
«Ssibal», mugolò, sorpreso.
Era brava, mostruosamente brava e se avesse continuato con quel ritmo, sarebbe venuto in pochi secondi come un liceale alle prime esperienze.
Respirò a fondo, rallentò appena i movimenti del bacino, ma la bocca della donna era calda, invitante e trasalì quando lei fece scorrere la lingua lungo tutto il suo membro.
Aveva cambiato le carte in tavola e lui si era ritrovato schiavo della ragazza. Lo portava sempre più vicino all’apice del piacere per fermarsi e ricominciare dall’inizio.
Una tortura erotica.
Hoseok chiuse gli occhi, si poggiò con entrambe le mani contro il muro e trattenne a stento i gemiti. Il piacere era intenso, si stava concentrando nel basso ventre e lui non riusciva più a controllarsi.
Fanculo. Ne voleva ancora, sempre di più anche al costo di infilarglielo in gola fino in fondo, ma lei si fermò all’improvviso.
«Ma cos-»
Ancora ubriaco di piacere, la vide allontanarsi da lui per raggiungere l’ampia vetrata.
«C’è una bellissima vista da qui.»
Hoseok deglutì a vuoto.
Con lo sguardo seguì le sue mani accarezzare sensualmente i fianchi, le dita affusolate stringere il tessuto leggero per sollevarlo del tutto e lasciare scoperte le sue bellissime curve.
Era meravigliosa.

La donna si era appoggiata con i seni premuti contro il vetro, le gambe leggermente divaricare e Hoseok non riusciva a staccare gli occhi da quella visione.
«Allora, non vieni a godere con me?»
Un lungo brivido gli scosse i lombi, le dita di lei che accarezzavano le pieghe della propria femminilità lo fecero impazzire.
Il sangue ribolliva nelle vene, la propria erezione pulsava sempre più. Hoseok la raggiunse, la prese per i fianchi e senza aggiungere altro la penetrò con un'unica spinta.
Un forte gemito di puro piacere riempì la stanza.
Affondò i denti nella spalla di lei che si abbandonò ad un urlo, le tappò la bocca con una mano e si eccitò quando lei cominciò a succhiargli le dita.
«Dove ti eri nascosta?», ringhiò Hoseok tra una spinta e l’altra.
Con un rapido movimento, le abbassò la scollatura del vestito e le strizzò un seno. Era morbido, caldo e con due dita le strinse con forza un capezzolo.
I gemiti di lei si fecero sempre più intensi e con essi anche il ritmo di quell’amplesso aumentava sempre di più.
Non era la prima volta che Hoseok scopava con una perfetta sconosciuta, spesso erano Army o professioniste. Amava cacciare, recarsi ai party e scegliere la preda, ma quella sera i ruoli si erano totalmente invertiti.
Lui era stato cacciato, attirato con l’inganno nella tana del lupo e divorato.
Un altro gemito lo portò all’apice del piacere. La donna si piegò per alzare ulteriormente il bacino e Hoseok colse l’occasione per penetrarla più a fondo.
Se lei voleva averne di più, lui l’avrebbe accontentata.
Fece scivolare una mano tra le sue cosce, cominciò a stimolarle il clitoride senza tregua.
Era bagnata, urlava dal piacere e lui sentiva che era prossima all’orgasmo, ma non gli bastava. Voleva punirla.
La spinse contro la vetrata con forza e con la mano libera la afferrò per la gola. Le dita stringevano sempre di più il collo sottile, con i denti le mordeva il lobo dell’orecchio per succhiarlo.
Il ventre della donna tremò, l’orgasmo esplose del tutto e con un’ultima spinta arrivò anche lui al culmine.
Col viso premuto sulla spalla di lei, allentò la presa sul collo ed entrambi si accasciarono lentamente a terra.
Stretta tra le sue braccia, Hoseok la osservò a lungo soffermandosi sul seno ancora scoperto.
Era piccolo, la pelle chiara illuminata dal bagliore della luna piena e d’istinto lo accarezzò, strappandole un sorriso.
«Ne vuoi ancora?»
Quella domanda lo colse di sorpresa.
Sì, ne voleva ancora, fino a non reggersi più sulle proprie gambe e non solo per quella notte.
«Come ti chiami?»
«È contro il regolamento.»
«Si fottano le regole» Hoseok sospirò a fondo, le prese il viso e le leccò lentamente le labbra prima di insinuare la lingua nella sua bocca «ti voglio ancora.»
«Possiamo trovarci qui, settimana prossima.»
Perplesso, si alzò appena sui gomiti e la fissò incuriosito. Come avrebbe fatto a riconoscerla in quella bolgia arrapata del Luxury? Non conosceva il suo viso e per quanto ne adorasse il suono della voce, sarebbe stata un’ardua impresa individuarla e trascinarla nel privé.
«Levati la maschera.»
«Non possiamo, è contro-»

«È contro le regole, ma io voglio fotterti ancora e non so come trovarti», sbottò e volse l’attenzione al panorama notturno.
Fanculo Seokjin per averlo trascinato lì, al Luxury e alle sue regole del cazzo.
Un piccolo bagliore catturò la sua attenzione, un braccialetto entrò nel campo visivo e Hoseok notò in un secondo momento che la donna glielo stava porgendo.
«Indossalo, così saprò riconoscerti.»
Senza parole, lo allacciò al polso e lo guardò con estrema attenzione. Era semplice con un piccolo ciondolo rosso sangue come la maschera e il vestito che lei indossava.
“Allora anche lei vuole rivedermi”, pensò e si sfilò un anello per consegnarglielo.
Per la prima volta, lei le sorrise sinceramente e si avvicinò a lui per catturargli le labbra in un bacio passionale.
«Ora», mormorò con voce lussuriosa «Scopami ancora.»

***

Aveva nascosto le profonde occhiaie dietro un paio di occhiali da sole.
Hoseok soffocò uno sbadiglio e lesse distrattamente il copione.
Si trovava nello studio di registrazione per le prove prima di procedere con le riprese effettive, ma la sua mente era ancora ferma alla notte precedente.
Aveva fatto più volte sesso con quella ragazza e il solo ricordo gli provocava un piacevole formicolio tra le gambe.
Non aveva mai provato una simile attrazione per qualcuno, forse accentuata dalle regole del Luxury che spingono gli ospiti a liberare i propri freni inibitori tutelati da una semplice maschera.
«J-Hope», la voce del regista lo richiamò alla realtà.
L’uomo era davanti a lui, le braccia incrociate al petto e la faccia corrucciata in un’espressione più che irritata.
«Tutto bene Minho-ssi?»
«Un cazzo!», tuonò, furioso «Quella stronza di Geumseong ha abbandonato il cast senza preavviso e l’agenzia ci ha rifilato una sostituta.»
Hoseok scoppiò a ridere: era per lui una splendida notizia.

«Hai poco da gongolare! So che la odiavi, ma cerca di non far scappare anche questa, altrimenti dovrò chiedere i danni alla Hybe.»
«Farò il bravo bambino!»
Il regista gli scoccò un’occhiataccia e girò i tacchi per raggiungere il resto della troupe, impegnata a controllare gli ultimi allestimenti del set.
Hoseok si lasciò cadere su una sedia e buttò la testa all’indietro. Odiava quello studio, non gli piaceva la recitazione, ma il guadagno che ne avrebbe ricavato era più che appetibile.
Aprì gli occhi e rimase senza fiato: sopra di lui, una ragazza dai capelli neri come la pece lo stava fissando.
«Mi scusi, quella sarebbe la mia sedia.»
«Tu chi saresti?»
«Miyoung, la sostituta di Geumseong.»
Hoseok si alzò lentamente, la guardò attentamente.
Era bella, sensuale, ma quello che catturò del tutto la sua attenzione era la voce calda e vellutata di lei.
Un’insolita tensione serpeggiò sotto la pelle, il corpo si mosse da solo e le prese la mano destra.
Col pollice accarezzò l’anello che lei indossava e non gli fu necessario mostrarle il bracciale che aveva ancora allacciato al polso.
Si erano ritrovati.

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