5. La montagna

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Restai seduto su quell'auto per all'incirca mezz'ora quando finalmente sentii il motore spegnersi. Mi aiutarono a scendere dall'auto, ancora avevo la benda sugli occhi. "Cammina." Disse un uomo dal tono di voce forte, mentre mi spingeva in avanti per farmi camminare. Ero sempre più terrorizzato, cosa avevano intenzione di farmi? Era arrivata la mia fine?

Sentii una porta sbattere alle mie spalle e dopo la luce, quasi mi accecò e all'impatto portai le mani agli occhi per coprirli. Dopo tutto il tempo passato con quella benda, ormai mi ci ero abituato a tal punto da non sopportare più la luce. Lentamente riuscii a vedere tutto più limpido, davanti a me un lungo corridoio bianco illuminato da faretti bianchi sul soffitto. Davanti a me Timoty, seguito dal generale Straus e dall'altro uomo che mi spingeva poco prima. "Andiamo." Mi disse quest'ultimo cominciando a farmi strada, mentre Timoty e il generale oltrepassarono una grande porta bianca a due ante, in fondo al corridoio. Ai miei lati c'erano tante porte color nero, non udii nessun suono, sembrava non esserci nessuno dall'altra parte. Continuammo a camminare fino ad arrivare ad un'altra ala, nella quale le porte ai lati erano di colore rosso. Ma che razza di posto era? Superata anche questa parte arrivammo in un grande salone, era deserto, in alto davanti a me vidi una grande vetrata oltre la quale sembrava esserci un ufficio o qualcosa di simile. "Siediti." Disse l'uomo indicando una sedia al centro della stanza. Eseguii gli ordini senza fiatare, dopodichè andò via passando per una delle tante porte bianche presenti, erano tutte identiche.

Passarono alcuni minuti di silenzio tombale.
"Alex." Sentii ad un tratto risuonare all'interno della stanza, mi voltai di qua e di là e notai degli autoparlanti sistemati ad ogni angolo. Guardando di fronte a me, oltre la vetrata, notai la figura di Timoty con un microfono fra le mani e al suo fianco il generale Straus, come sempre. "Dove mi trovo?" Urlai per farmi sentire, dentro di me stavo ancora morendo dalla paura. "Non c'è bisogno che urli ragazzo." Disse Timoty ridendo di me. Odiavo quell'uomo, sembrava un nano da giardino dalla sua statura bassa e paffuta, portava sempre quei baffi da moschettiere, i capelli neri a caschetto fino all'orecchio e quel ghigno sempre stampato sul viso. "Allora ti trovi alla base operativa della montagna, dove hai la possibilità di fare la scelta giusta dicendo la verità su mia figlia, così da poter tornare al tuo lavoro, oppure puoi continuare a raccontare menzogne, a te la scelta." Disse Timoty dandomi un ultimatum. La montagna, ne avevo tanto sentito parlare ma, credevo fosse solo una leggenda.

Quando ero bambino, prima di andare a letto, mia madre mi leggeva sempre una storia. Si narrava di una montagna che sovrastava la nostra colonia, nella quale accadevano cose orribili. Le persone che commettevano reati venivano rapite dal congresso, per poi essere portate lì e scomparire per sempre. Forti rumori si sentivano provenire da quella montagna, come se una bestia ci vivesse al suo interno. Di notte si poteva riuscire a intravedere del fumo bianco, accompagnato da un'odore di cenere e morte.

Sembrerebbe una storia un po' troppo macabra per un bambino di appena sei anni eppure mi entusiasmava a tal punto, che ogni notte osservavo la montagna dalla finestra ma, senza mai vedere il fumo. Magari era stato un buon segno o almeno fino a qualche anno fa, quando per la prima volta vidi il fumo. Accade la stessa sera che mia madre venne rapita, erano circa le 3.00 di notte ma, non diedi peso alla cosa. Adesso però avevo scoperto che quel posto era reale e, se non si trattava solo di una storia per bambini? Se mia madre fosse stata portata qui?

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