16 | Sei arrossito?

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CAPITOLO 16
Sei arrossito?

Quando finalmente raggiungo il parcheggio del campus dov'è la moto ci trovo Logan appoggiato contro con il telefono tra le mani. I pantaloni cargo neri, il torso fasciato dalla t-shirt altrettanto nera e sopra la giacca aperta. Il viso basso, concentrato su quello che sta guardando sul display.
Adesso che non c'è Adrien più nei paraggi mi sento di colpo in imbarazzo. Insomma, forse non stava nei piani lasciarmi vedere da Logan in quel modo, soprattutto col ragazzo che gli ha offeso il padre morto. È stato un momento altamente anti climatico, ne sono ben consapevole e non ho idea di come comportarmi adesso. Solo ieri c'eravamo solo noi due e nessun altro, mentre ora siamo tornati alla normalità.

Non appena gli sono abbastanza vicina e lui mi nota, alzo una mano in cenno di saluto sforzando un piccolo sorriso.

«Yuri ti ha detto di sì?» gli chiedo non appena gli sono davanti. Logan annuisce e si stacca dalla moto, rimettendo a posto il cellulare nella tasca dei pantaloni.
«Dove lo porti di bello?» chiedo ancora mentre lui mi porge il casco. Per alcuni istanti rimango stranita dal suo comportamento, di solito mi si avvicinava per aiutarmi ad allacciarlo, non questa volta però e alla sua scelta si accompagna anche il suo silenzio. Nessuna battutina idiota gli esce dalle labbra, probabilmente sarà solo un po' nervoso...
E come dargli torto? Dopotutto il suo comportamento nei confronti di Yuri non è stato uno dei migliori, l'ha detto perfino Duncan.

«Logan...?» lo richiamo ad un certo punto quando si gira, si allontana e afferra il suo casco mentre io rimango col mio ancora tra le mani cercando di scorgere qualcosa che possa farmi capire cos'è che non va in lui.
Mi dà un'occhiata.
«C'è qualcosa che non va?» mi avvicino in automatico. Lui pare indugiare se rispondere o meno, mi fissa a lungo ma poi scuote semplicemente la testa. «E allora che succede? Non vuoi più andarci?»

«No... niente di tutto questo» sospira e fa per infilarsi il casco ma lo fermo con una mano, iniettando le mie pupille nelle sue preoccupata.
«Che hai?» insisto.
«Niente» ripete e pare seccato. Aggrotto istintivamente le sopracciglia, lui, invece, sposta gli occhi altrove.

Rimango in silenzio non sapendo come continuare questa conversazione dal momento che lui stesso non pare voglia farlo. Poggio il mio casco sul manubrio della moto e afferro anche il suo mettendolo sulla sella, per poi prendere le sue mani tra le mie. Logan a questo contatto abbassa occhi sulle nostre mani e poi mi guarda. C'è qualcosa che non va assolutamente in lui, glielo si legge negli occhi.
«Possiamo rimandare. Se vuoi facciamo colazione domani mattina al bar del campus. Non devi per forza andarci se non te la senti, io sono con te qualunque cosa tu decida» dico e gli stringo di più le mani, rivolgendogli il sorriso più comprensivo possibile affinché lui non si senta messo alle strette oppure obbligato ad andare a questa cena.
D'improvviso stacca le nostre mani e si allontana da me e dalla moto, si porta una mano tra i capelli guardando altrove, in lontananza qualcosa di non meglio definito.
Dopo istanti infiniti si gira.

«E... se non mi volesse più? Io ho fatto e... gli ho detto molte cose, tu non lo sai, non eri lì e ci avesse ripensato? Forse non vuole più niente, forse mi odia e vuole solo insultarmi... ho fatto lo stronzo, Ronnie, io sono stato davvero molto cattivo e lui e-»
«Shh, ora basta» lo freno di scatto andandogli incontro e afferrandogli una spalla. Caccio un sospiro e inclino di poco la testa, guardandolo a fondo, l'ombra di un sorriso mi si dipinge sulle labbra.
«Lui vuole conoscerti. Conoscere il vero Logan, non quella sottospecie di bulletto come ti ha descritto il suo ragazzo, perché tu non lo sei. Hai capito? Quindi ora andiamo insieme e facciamo vedere a Duncan che tu...» faccio una piccola pausa, «sei bello. Proprio qui» gli punto il dito sul petto, in posizione del cuore come lui stesso fece tempo fa con me in quella piccola gita catastrofica allo Yosemite National Park. Logan mi guarda silenzioso, sembra ancora combattuto ma pian piano si sta riprendendo quella sicurezza che l'ha sempre contraddistinto.

«Quindi... Che dici? Ora te la senti o vuoi che guidi io?» scherzo cercando di sdrammatizzare un po' cosicché lui possa sentirsi meglio. Mi manda come di conseguenza un'occhiata e finalmente lo vedo abbozzare un sorriso.
«Ce la faccio» dice e rimane fermo senza accennare alcun movimento, mi fissa per diversi secondi, come sotto ipnosi o forse è solo la marea di pensieri che gli stanno frullando per la testa in merito alla cena.
E io ricambio, non so esattamente cosa ma quello che so è che resto con gli occhi fissi nei suoi così scuri e magnetici da fare paura. Lo sento, il mio respiro farsi improvvisamente irregolare e non ne capisco la ragione perché non sta succedendo assolutamente niente, il nostro è solo sguardo di intesa, quel legame che è nato quando mai mi sarei aspettata e che si è trasformato in quello che siamo adesso: migliori amici.
A qualunque cosa lui stia pensando so per certo che non è la stessa alla quale sto pensando io, perché adesso che il mio ragazzo non c'è io...

No, non può succedere una cosa del genere! No, non adesso che tutto va bene, all'incirca... Ci sono ancora molte cose da mettere a posto ma l'unica certezza che ho in questo punto della mia vita è che Adrien e io ci siamo dati una vera possibilità.

Il mio cuore batte troppo rapidamente e non va bene. Cazzo. Ma che diavolo è quello che sto provando? Perché non è attrazione fisica. Io non sento niente, nessun impulso sessuale, niente di niente verso di Logan, quindi cos'è questo sentimento che mi sta mettendo in subbuglio lo stomaco?

Sono la prima a troncare il contatto visivo, mi allontano, raggiungo la moto e con le dita che mi tremano in un modo ridicolo afferro il suo casco. Perciò tiro un profondo respiro e scaccio ogni singola paranoia o sensazione dalla testa, e torno da lui.
«Andrà bene, vedrai. Smettila di pensarci su e andiamo a conoscere Yuri e il suo ragazzo. E mi raccomando, devi solo mantenere la calma, se d'improvviso non te la senti più di parlare tu afferra la mia mano e ti arriverò in soccorso in men che non si dica. Okay?»
Sorprendentemente le corde vocali mi funzionano. Logan sembra tornare con i piedi sulla terra, annuisce e io alzo le mani infilandogli il casco e allacciandoglielo in un modo talmente fluido che pare l'abbia fatto mille volte. Quando termino, gli rivolgo un piccolo sorriso e gli mollo una piccola e scherzosa testata contro il casco che lo fa ridere.
«D'accordo, muoviamoci. Fila sulla moto altrimenti faremo tardi e dobbiamo essere i primi ad arrivare. L'educazione prima di tutto» lo afferro per un braccio e lo trascino verso la moto. Afferro il mio casco, lo infilo in un battibaleno e salgo in sella dietro le sue spalle che cingo con le braccia e questo... questo contatto mi fa di colpo tornare tranquilla.

***

Arriviamo dopo circa trenta minuti di viaggio. Il posto scelto da Logan è un piccolo bar che si affaccia sulla spiaggia lontano dal caos urbano di San Francisco. Una meta che mi è nuova perché non la stessa spiaggia dove tempo fa col gruppo degli amici di Adrien abbiamo fatto quel falò andato male anch'esso. Incredibile come quando ci sono io nei paraggi le cose prendano sempre una brutta piega, ma questa volta sarà diverso perché questa volta io mi terrò lontana dai guai e dai miei pensieri intrusivi che di tanto in tanto cercano di mettermi in difficoltà e combinare l'ennesima cazzata epocale.

Non appena prendiamo posto in veranda che dà direttamente sull'oceano, io ordino una granita alla fragola mentre Logan pare troppo agitato per pensare a qualcosa da mandare giù. Lo vedo dare occhiate furtive a sinistra, verso il parcheggio ben visibile da qui alla ricerca di Yuri e Duncan. Seduto al mio fianco, con gli altri due posti lasciati liberi a loro due in attesa che arrivino, una mia mano scende e cala sulla coscia, vicino al ginocchio.

Logan si volta di scatto e mi guarda, e nello stesso istante la sua gamba smette di muoversi e fare su e giù a un ritmo decisamente troppo veloce.
«Tutto okay?» gli chiedo mentre il cameriere arriva e mi poggia la granita sul tavolo. Lo ringrazio e dopodiché torno con gli occhi Logan.
«Respira... Andrà bene» alzo gli angoli della bocca e gli massaggio con dolcezza la gamba per rilassarlo un po'. Lo scorgo prendere un profondo respiro e annuire per poi voltare gli occhi sulle onde che si infrangono sulla riva. C'è un po' di vento, ma si sta bene, soprattutto adesso che le piogge torrenziali sono finite e il caldo rovente tipico di San Francisco non è ancora tornato, ci saranno come minimo venticinque gradi.
«Ehi» lo richiamo a me ad un certo punto avvicinando il viso al suo. Logan si volta e mi dà un'occhiata silenziosa. Gli rifilo un sorriso complice prima di mollargli un bacio sulla guancia che lo fa restare confuso e stupito allo stesso tempo. «Sei veramente carino, lo sai?» rido lievemente allontanandomi. Metto il gomito sul tavolo e abbandono il viso sulla mano, lo guardo di sottecchi.

Lui alza un sopracciglio.
«Quando sei nervoso... non credevo ti avrei mai visto così» spiego prendendolo in giro.
Si limita solo a scuotere la testa con un piccolo sorriso in faccia che gli forma ugualmente, adesso pare anche in imbarazzo. È incredibile.
«Sei per caso arrossito?» mi mordo il labbro stuzzicandolo un po' così da fargli passare l'ansia.
«No» risponde guardandomi offeso per qualche istante. Io, invece, alzo gli angoli della bocca in un sorriso diabolico. Con il gomito ancora sul tavolo, mescolo la mia granita mentre l'altra mano poggiata ancora sulla sua coscia gliela stringe di colpo tanto da farlo sussultare. Sbalordito mi guarda e gli rifilo un sorrisetto beffardo.
«Ma che stai facendo?» ride leggermente e sentirglielo fare mi scalda il cuore. Sollevo le spalle.
«Il Logan Price della situazione» rispondo ovvia. Lui, invece, sbatte teatralmente le palpebre.
«Sei troppo agitato. Ecco, bevi un po' di questo» gli trascino la granita sotto lo sguardo.
Lui mi manda un'occhiata contrariata.
«Ghiaccio con colorante alimentare e fragola chimica di Chernobyl?»
Rido istintivamente.
«È buona, invece. Dai, provala» lo incito spostando il bicchiere in plastica ancora più vicino a lui aspettando che si ficchi la cannuccia in bocca.
«È troppo zuccherato.»

Alzo gli occhi al cielo non putendo fare a meno.
«Ma se non l'hai assaggiato.»
«Non mi serve assaggiarlo per sapere cosa ci ficcano dentro.»
«Perché tua sorella ha una gelateria bio e quindi tu sei un intenditore di queste cose?» lo prendo in giro non mollando la presa.
Logan con una mano sposta il bicchiere e lo riporta vicino a me. «Non serve un genio per sapere il livello glicemico di questa roba.»
«E se ti prendo qualcosa di più salutare?» gli chiedo quindi e ficco in bocca un po' di granita dal retro della cannuccia usandola a mo' di cucchiaio sotto i suoi occhi che mi stanno guardando.
«E sarebbe?»
«Non so» alzo le spalle. «Quello che tu vuoi.»

Logan solleva le sopracciglia e scuote la testa, voltandosi verso l'oceano. Lo stringo di nuovo per la coscia e di conseguenza lui torna di scatto con gli occhi su di me, gli occhi sbarrati per il mio atteggiamento e un sorriso che sta cercando di trattenere.
«La smetti?» mi fa ridendo. «Mi fai il solletico.»
«Avanti, assaggia la mia granita» dico e gliela riporto davanti.
«No. Non la voglio la tua granita.»
«Sì, invece, che la vuoi, ma non sai ancora di volerlo, ecco perché ci sono io qui.»
Sorrido e attendo che lui ne prenda un sorso.
«Se non la pianti ti carico su una spalla e ti lancio in acqua» mi fa con una smorfia divertita stampata in viso.
«Se mi prendi» replico. Lui rimane per qualche istante a fissarmi, sembra gli sia bloccato il cervello.
«Sai, so correre molto rapidamente, più di quanto sappia farlo tu.»
Logan sembra tornare sul pianeta Terra e scuote la testa con un sorrisetto beffardo. «Non è vero.»
«Sì, invece. Lo sai quante volte ho dovuto rincorrere i cavalli perché puntualmente mia nonna se li dimenticava slegati in giro per il ranch e loro se ne scappavano per la riserva naturale?» rido al solo ricordo e soprattutto a tutte le volte che correndo inciampavo e finivo col rotolare giù per terra fino a sbucciarmi le mani.
Alzo una mano e gli mostro il palmo con alcune cicatrici.
«Questa che vedi me la sono fatta cadendo da un dirupo e finendo su un cumulo di vecchi paletti di staccionata abbandonata nell'erba. Il chiodo mi ha trapassato da parte a parte la mano e mi hanno dovuto fare l'antitetanica» gli mostro un punto e poi anche l'altra parte della mano ridendo. «Il dottor Garret aveva una mano veramente pesante e quando mi ha fatto l'iniezione ho avuto un male al culo che non sono riuscita a stare seduta per due settimane di fila» ridacchio.
Logan, dall'alto della sua altezza, mi guarda come se stesse fissando qualche strano alieno sceso per la prima volta sul suolo terrestre, poi sorprendentemente scoppia a ridere tanto che si copre il viso con una mano la qualche scivola sulla sua bocca e i suoi occhi invece su di me.
«Mi spieghi perché non facevi la ragazza che a quell'età pensa ai ragazzi delle boyband e si mette a parlare di pettegolezzi?»
«Perché le boyband sono ridicole e i pettegolezzi sui miei compagni di scuola erano noiosi. Era più bello andare a cavallo, portare il fieno con il pickup di mio padre, guidare la mietitrebbia, andare a raccogliere funghi e-»
«Aspetta» mi blocca improvvisamente e strabuzza gli occhi. «Mietitrebbia?» domanda confuso e poi ride di nuovo.
Sorrido inevitabilmente.
«Dovresti provarci, è uno spasso!» ribatto contrariata. «È soddisfacente guardare il grano come viene tagliato e raccolto nel camion che ti cammina affianco!»

«Tu sei...» mi fa lui e si blocca per qualche istante cercando un termine adatto. «... unica» termina mollandomi un'occhiata più intensa del solito, sembra quasi ammirazione.
«No, io sono texana, è una cosa ben diversa» replico con soddisfazione. «La prossima estate vieni da me e ti faccio guidare la mietitrebbia. Ti giuro che non te ne pentirai» gli dico senza pensarci due volte. Logan, invece, sembra contrariato.
«A te piacciono i motori, no?»
«Mi piacciono le moto, non le mietitrebbie» dice ridendo ancora. Lo guardo male.
«Tu vieni da me e ti assicuro che non te ne pentirai.»
«Da quando ti ho conosciuta ho capito che non potrei mai pentirmi di qualcosa che riguarda te.»

Il sorriso che ho sulle labbra pian piano si ammorbidisce fin quando non resto semplicemente con gli occhi fissi nei suoi, presa di sprovvista da questa confessione.
«Le mietitrebbie sono bellissime e tu non sai niente» dico di punto in bianco e mandi giù qualche sorso di granita.
«Un affare che pesa quintali e che va a otto chilometri orari?»
«Non sai niente» ripeto facendo una smorfia di dissenso.
«Ah, davvero? E che altro dovrei sapere?» mi domanda lui fingendosi curioso.
«Tu sei un ragazzo di città per questo non sai niente.»
Logan inclina di poco la testa e solleva le sopracciglia.
«Ti ricordo che io vado in campeggio.»
Rido sotto i baffi.
«Uh, uh. Il campeggio. Davvero stai mettendo sullo stesso livello le tue scampagnate in quel posto dove ti eri ritirato come un eremita alla mia riserva naturale? Dai, su, smettila.»
Logan non sembra d'accordo.
«Lo dici perché non hai visto la parte bella di quel posto probabilmente perché sei arrivata come una pazza furiosa alla quale stava esplodendo la vescica.»
Gesticola indicandomi.
«La prossima volta che si smaterializzi nel nulla non ti verrò più a cercare» ribatto a tono e mi volto altrove.

«Ti sei offesa adesso?» ride prendendomi in giro. Torno con gli occhi su di lui.
«Guarda che mi è piaciuto che tu sia venuto a cercarmi» un sorrisetto da deficiente gli si stampa sulla faccia. Lo guardo di traverso.
«È stato romantico...» mormora e mi molla una spallata.
«È stato un azzardo» lo correggo. «Se non ti avessi trovato, mi avrei fatto un viaggio di tre ore inutilmente.»
«Niente è facile, ma con me puoi rischiare.»

Caccio uno sbuffo d'aria misto a un sorriso.
«Il mio tempo e i miei soldi?»
Logan sorride.
«Ti assicuro che non ti deluderei.»
E ha ragione. Non l'ha mai fatto.

«Mhm... mhm... quindi ora mi ridai indietro di trecentosessanta dollari che ho dato al tassista?» alzo le sopracciglia con fare ovvio.
Logan resta per alcuni secondi sbigottito. Oh, non se lo aspettava per niente.
«Come immaginavo» dico e mi lascio di spalle contro la sedia.
«Posso pagarti in natura?»
La sua proposta per quanto nel suo stile poco ortodosso, mi fa quasi strozzare con la mia stessa saliva.
Lo guardo di striscio. Male, malissimo. Abbasso la mano, lo afferro per la coscia e gliela stringo tanto che lui sobbalza sulla sedia così forte e d'improvviso che sbatte il ginocchio contro il tavolo e gli scappa un gemito di dolore.
«Te lo sei meritato» mormoro con un sorrisetto soddisfatto.

Logan fa per aprire bocca mentre io ficco la mano nella tasca dei suoi pantaloni alla ricerca del suo cellulare, lui sussulta di nuovo quindi stranita alzo il viso.
«Ma che ti prende oggi?»
Gli chiedo veramente incuriosita. È dopo che ha visto me ed Adrien assieme che non la pianta di avere questo strano atteggiamento. Era lui il tipo dal contatto fisico eppure ogni volta che sfioro pare che diventi una sorta di epicentro di un terremoto.
Lui dal suo canto mi fissa per istanti non ben definiti.
«Sei tu quella che non fa altro che toccarmi» mi fa notare con una mano.
«Settimane fa non ti sarebbe dispiaciuto affatto» replico e poi mi sporgo su di lui e tasto l'altra tasca. Logan, invece, sospira.
«Si può sapere perché continui a molestarmi? Che stai cercando? Puoi chiedermele le cose non per forza mettermi le mani addosso.»

Non gli presto attenzione perché finalmente becco il suo cellulare quindi mi tiro indietro composta sulla sedia.
«E perché non posso metterti le mani addosso?» domando ammiccante prendendolo in giro mentre cerco di sbloccare il display ma inutilmente, sul retro poi vedo lo scanner dell'impronta digitale, quindi gli afferro la mano destra e ci appoggio polpastrello dell'indice sopra.
«Perché ora stai insieme a qualcuno ed è moralmente sbagliato. Ma a cosa ti serve il mio cellulare?» domanda poi sporgendosi verso di me per dare un'occhiata. La sua risposta però mi lascia perplessa nonostante tutto, infatti mi volto verso destra e così facendo mi ritrovo faccia a faccia con lui a una distanza abbastanza inesistente, quando se ne rende conto si tira subito indietro come una freccia e questo non è assolutamente da lui.

«Che vuoi dire?» gli chiedo di getto confusa. Logan mi guarda per certi versi a disagio ed è strano vederlo in questo modo.
«Cosa voglio dire, cosa?»
«Se sto insieme ad Adrien questo non significa che non posso più rivolgere parola ad un essere vivente dotato di un pene» dico di getto iniziando di colpo a innervosirmi, non so nemmeno io per quale ragione ma... che vuol dire che non posso toccarlo?
«Ronnie» prende parola lui e guarda altrove per qualche istante.
«Uh?»
«Non voglio creare casini tra te e lui. Tutto qui. Chiaramente state facendo sul serio, insomma bastava vedervi...» conclude senza concludere effettivamente perché preferisce fermarsi prima di dire qualunque cosa che possa essere volgare sul mio conto, la sua galanteria mi stupisce ancora.

«Ma tu non potresti mai creare casini» replico contrariata.
«No?»
«No» asserisco con un'occhiata di traverso. Lui sorride, lo fa in un modo appena accennato, ma lo fa.
Improvvisamente ripercorro il suo atteggiamento nel parcheggio del campus prima di arrivare qui.
«È per questo motivo che eri strano al campus, prima?» gli chiedo diretta senza troppo indugio.
Logan però non risponde, anzi fa una cosa che mi lascia basita. Afferra la mia granita e ne prende qualche sorso dalla cannuccia, piantando poi un gomito nel tavolo e sorreggendo il viso nel palmo della mano, lo sguardo su di me e nessuna parola.

«Le cose tra noi non devono cambiare solo perché potrei... sì, ecco, frequentare qualcuno. Io non voglio che le cose cambino.»
«Ma dovrebbero.»
Questa volta sono io quella a rimanere in silenzio.
«Perché?» mi faccio forza e chiedo dopo un po' di esitazione.
Logan sposta il palmo e se lo passa sul viso, finendo con le dita tra i capelli e arruffandoli un po', poi torna col viso in mano e mi scruta per alcuni istanti che paiono infiniti.

«Perché mi piaci.»

***
Angolo autrice
Beh. Che dire.
Preparate i fazzoletti perché ci saranno tante lacrime. Il mio cuore si è spezzato più volte nei capitoli successivi che ho già scritto puahaha ma ovviamente devo ancora correggere :>

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