1 - Risveglio in un bosco

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Sentì una leggera brezza accarezzarle il viso, lo scroscio di foglie secche sotto di sé. L'erba era umida, così come il terreno su cui si trovava, freddo. Fece un respiro profondo come se non respirasse da secoli e il suo corpo avesse bisogno di più aria per risvegliarsi da quell'intorpidimento. L'odore di fango e muschio le arrivò con un impatto immediato ma fu come un dono quell'aria respirabile, un abbraccio alla vita. Aprì gli occhi mettendosi seduta poco dopo un po' con fatica, sentiva il corpo indolenzito. Che non si muovesse da tanto in quel luogo? Si trovava in un fitto bosco che le sembrava familiare e allo stesso tempo sconosciuto ma niente che potesse aiutarla a capire qualcosa.

Tese le orecchie istintivamente e rimase immobile ad ascoltare i molteplici suoni di quel luogo come alla ricerca di qualcosa: il cinguettio degli uccelli sugli alberi fitti dalle copiose fronde sopra di lei, gli scoiattoli che saltavano da un ramo all'altro alla ricerca di cibo, poi l'acqua corrente di un ruscello. Si mise in piedi appena sentì lo scroscio, o almeno ci provò. Sembrava che non camminasse da molto dato che ci mise una decina di minuti ad alzarsi e camminare più o meno correttamente senza barcollare troppo.

Si diresse di fretta al ruscello e si accucciò, mise le mani a coppa e prese dell'acqua che bevve subito avidamente. Era così buona e fresca e la sua gola divenne di nuovo secca in pochi secondi e continuò a bere insaziabile. Crick!

Un rumore la distrasse e si fermò ad ascoltare attentamente, sentiva che gli alberi erano inquieti tutt'intorno a sé. Qualcosa camminò su un ramo caduto a terra a vari metri di distanza e subito lei si alzò, cominciando a correre verso una meta che nemmeno lei sapeva pur di ascoltare il suo istinto che l'avvisava di un pericolo imminente. Ma la sua corsa durò poco, infatti inciampò su una radice di un albero e cadde a terra, facendosi raggiungere dal suo inseguitore prima che riuscisse a mettersi in piedi.

Un uomo dalla folta barba le apparve davanti a sé con indosso dei vestiti che non aveva mai visto o così le pareva: una specie di giacca ma con le maniche tagliate che lasciavano scoperte le spalle e dei pantaloni anch'essi tagliati fino al ginocchio. Ai piedi delle scarpe orribili di colore nero, ma la cosa che la spaventò di più fu l'arma che l'uomo teneva tra le mani. Le ricordava un fucile, o almeno così le era venuto in mente senza farci caso.

- Guarda, guarda cosa abbiamo qui. Potrei venderti a buon prezzo. Mi spiace ma la tua libertà finisce ora.-

La voce di quell'uomo era così cavernosa e roca che le venne la pelle d'oca. Lui si avvicinò e non riuscì a muoversi e sapeva di essere spacciata. Poi, un ululato distrasse quell'essere e subito dopo un urlo uscì dalla sua putrida bocca dai denti cariati. Un grosso lupo grigio gli stava mordendo la caviglia con così tanta forza che a momenti gli avrebbe potuto anche spezzare l'osso. Alla ragazza quell'animale pareva essere di un posto diverso, un altro mondo data la sua forza e aura che percepiva senza che volesse farlo.

Il lupo poco dopo mollò la presa e cominciò a ringhiare all'uomo che cercò di andarsene il più in fretta possibile e per quanto la caviglia lo permettesse. Solo quando l'essere svanì dalla vista di entrambi l'animale smise di ringhiare e la guardò. -Stai bene?-

La voce dell'animale le attraversò la mente e non si stupì minimamente, anzi, le sembrava una cosa normalissima. -Si, grazie per avermi salvata- rispose con alcuna difficoltà sempre nella mente dell'animale. Lui le si avvicinò continuando a parlarle. -Vieni, ti porto in un posto sicuro-.

Lei annuì e si alzò e cominciò a seguire il lupo che si girava di tanto in tanto per assicurarsi che stesse bene durante il tragitto. Continuarono ad attraversare il centro del bosco per almeno dieci minuti prima di arrivare in una grande e vastissima radura. Con la sua vista, a quanto pare acuta, notò che c'era una specie di muro d'acqua il quale, qualche secondo dopo, fu attraversato dal lupo che lei seguì ancora chiudendo gli occhi.

Sentì un leggero vento fresco attraversarle il corpo e poco dopo riaprì gli occhi. Davanti a lei si estendeva un immenso giardino di qualche chilometro e finito tutto quel verde cominciava ad ergersi un enorme castello bianco completamente nuovo, dalle guglie decorate, finestre enormi, svariate torri che si innalzavano nel cielo. Dietro di lei invece una foresta stranamente luminosa sembrava pulsare di energia e non era per niente come quella da cui era appena scappata.

- Arnou! Ti ho cercato dappertutto, dov'eri?-

Una voce femminile giunse alle loro orecchie e il lupo cominciò a scodinzolare come un cane docile e innocuo e guardò in direzione della voce. Una ragazza alta quanto lei dalla pelle olivastra, i capelli e occhi marroni si avvicinò a loro e salutò il lupo trattandolo proprio come un animale da compagnia e quest'ultimo sembrò non rifiutare per niente le sue carezze. Solo qualche secondo dopo la nuova arrivata notò la figura che stava leggermente dietro al suo amico e la guardò incuriosita inclinando la testa da un lato.

Una ragazza alta e snella e dalla pelle leggermente olivastra la guardava, o almeno così pensava. Aveva dei capelli davvero lunghissimi, fin quasi alle ginocchia, ma non riusciva a capirne il colore naturale essendo completamente impolverata e piena di terra e altra sporcizia e completamente scompigliati. Vedeva a malapena il suo viso nascosto da quei capelli, così come i suoi occhi. Indossava solo un leggero vestito bianco che ormai era pieno di strappi a mostrare la sua pelle oltre al fango. Doveva avere non più di vent'anni dal corpo forte e giovane che si ritrovava, erano coetanee ma non l'aveva mai vista nei dintorni.

- Ehi, stai bene?- le domandò anche se la ragazza non rispose. Fece un passo verso di lei e l'altra indietreggiò come impaurita e si bloccò subito. Le ricordava un po' qualche animale selvaggio che stava sempre in allerta e lo vedeva chiaramente dal suo corpo teso. Perciò decise di andarci con calma e sorriderle calorosamente.

- Tranquilla non ti faccio niente, voglio solo aiutarti. Mi chiamo Arlena.- le disse con tono più lento. Arnou, il lupo, si avvicinò alla ragazza che aveva salvato e la incoraggiò ad avvicinarsi a colei che si era presentata passando il muso contro la sua mano come a dirle di fidarsi. L'aura che emanava era forte e sincera e solo allora la ragazza si decise ad avvicinarsi a lei.

- Come ti chiami?- le chiese Arlena con un sorriso gentile rimanendo ferma.

- Selene.- rispose dopo un po' tentennando, e subito si portò una mano alla gola. La sua voce era roca e la gola era nuovamente secca e dolente. Aveva ancora sete.

- Dalla tua voce direi che non hai parlato per un bel po' di tempo. Vieni, prima fai un bel bagno caldo e poi vediamo che fare, va bene? Capisci quel che dico, no?-

Selene annuì capendo tutto e, seppur titubante, prese la mano della ragazza che le aveva porso e si incamminarono, lasciando il lupo che entrò nella foresta che sprigionava energia. Nel mentre Arlena la portò all'interno del grande castello davanti a loro che era completamente deserto e, dopo aver attraversato un'infinità di corridoi manco fosse un labirinto, arrivarono in una grande camera.

I mobili non erano molti in quella grande stanza, un letto dalle lenzuole chiare, un armadio spazioso, una scrivania con svariati libri e una sedia. I muri erano di un lilla chiaro che si intonava perfettamente con i mobili in legno di ciliegio, una sfumatura calda e accogliente esattamente come quella ragazza che l'aveva condotta lì. Inoltre, il posto era molto luminoso grazie ad una grande finestra che dava su quel grande giardino e la foresta da cui era arrivata.

- Tieni, il bagno è dietro quella porta.-

Arlena le lasciò in mano un asciugamano nuovo e morbido e le indicò una porta situata davanti al letto in cui si lasciò cadere la bruna. Selene invece raggiunse il luogo che le aveva indicato ancora un po' intimorita e, una volta visto che non c'era niente di cui preoccuparsi, si chiuse dentro la stanza chiara.

La prima cosa che vide fu l'enorme vasca da bagno, una cosa che le sembrava di non aver visto da anni, di un materiale lucido e bianco. Si tolse velocemente quel vestito mal ridotto che indossava, lasciandolo cadere a terra e riempì la vasca d'acqua calda, immergendosi completamente e lasciandosi avvolgere da quel tepore.


Arlena era sdraiata sul letto a fissare il soffitto aspettando che Selene uscisse dal bagno. Era già passata un'ora da quando era entrata in esso ma non poteva biasimarla, per essere ridotta in quel modo non vedeva l'acqua calda da un bel po'. Chissà cosa le sarà capitato... Svariati minuti dopo la porta del bagno si aprì e Selene comparve davanti a lei ancora un po' guardinga, osservandosi intorno anche se la stanza era sempre la stessa.

- Wow...- le sfuggì di bocca. I capelli della ragazza che aveva davanti erano di un colore naturale che non aveva mai visto: neri alla radice e poi bianchissimi, così lunghi e morbidi. E non solo quelli la stupì, quegli occhi color oro con quelle sue ciglia folte e nere, le labbra rosee e il naso perfetto. Selene la guardò con sguardo interrogativo non capendo e Arlena si risvegliò dalla sua trance.

- Scusa, non ho mai visto dei capelli e degli occhi dei colori che tu possiedi.- rispose subito grattandosi la testa imbarazzata e raggiungendo l'armadio.

- Posso prestarti qualche mio vestito finché non ne avrai di tuoi visto che siamo di stature molto simili, ok?-

Selene annuì senza dire altro e Arlena continuò a trafugare nel mobile pieno di abiti fin quando le porse un intimo nero e una maglia lunga che le sarebbe arrivata quasi a metà coscia.

- Come pigiama uso sempre delle magliette che mi stanno grandi, spero non ti dispiaccia.-

- Pigiama?-

Non aveva mai sentito quella parola, non la conosceva. Che cosa poteva essere?

- Sì, quello che indossi la notte per dormire.- le rispose la mora come ad essere una cosa ovvia e alla fine Selene annuì e guardò i vestiti che teneva la ragazza che scomparirono nel nulla e riapparirono addosso a lei, lasciando Arlena a bocca aperta. Poi qualcuno bussò alla porta e per poco Selene non si spaventò.

- Chi può essere a quest... Ah già! Stasera ci sono i miei amici che dormiranno da me, le loro stanze sono in ricostruzione. Spero non ti dispiaccia.-

La ragazza dai capelli bianchi scosse la testa non capendo più di tanto nel mentre che Arlena si avvicinò alla porta.

- Arlena! Mi sei mancata.- disse una ragazza che era saltata addosso a lei, letteralmente. Aveva dei capelli biondi che avevano l'aria di essere morbidissimi, la pelle chiara e gli occhi di un blu intenso e per poco non fece cadere a terra la sua amica.

- Ma se sono passate solo tre ore dalle ultime lezioni!-

- È comunque tanto.-

La ragazza entrò, seguita da un'altra ragazza e un ragazzo che, appena la videro la guardarono incuriositi. Non era difficile attirare l'attenzione.

- Ragazzi, lei è Selene...-

Arlena non fece in tempo a finire la frase che la bionda raggiunse velocemente la ragazza misteriosa che indietreggiò spaventata finendo con la schiena al muro. Sentiva la sua euforia e non sembrava una persona cattiva ma sentiva in ogni caso di stare in allerta non conoscendoli.

- Azura! Non così veloce, la spaventi!- le urlò addosso Arlena prendendola per un braccio e allontanandola subito.

- Scusa, non volevo.- si scusò subito lei dispiaciuta. Selene sembrò riprendersi e si avvicinò a loro cauta, come se fosse un animale disorientato, silenzioso.

- Lei è Azura, e loro Eliana e Lukas.-

Eliana le sorrise e la ragazza si sentì meglio, come rassicurata. Era qualche centimetro più bassa di lei, aveva i capelli rossi come il fuoco che le arrivavano poco al di sotto delle spalle e la pelle rosea, gli occhi nocciola con delle pagliuzze leggermente rossicce. Lukas invece era molto alto e leggermente palestrato, i capelli quasi grigi e folti, gli occhi di una sfumatura violacea.

Li guardò tutti e tre e sentì in loro un'aura forte e sincera come quella di Arlena. Qualcosa picchiettò contro la finestra e distrasse Selene che si girò intimorita, di nuovo.

- Ah eccoli.- esclamò Lukas mentre fece un gesto con una mano, e subito dopo la finestra si aprì lasciando entrare dei cuscini e delle coperte, insieme a un cucciolo di drago viola grande quanto un piccolo gatto.

- Hai portato anche Rev!?- esclamò Eliana già mezza arrabbiata nel vedere l'animale.

- Non potevo lasciarlo solo.- si giustificò il ragazzo.

- Ma lo sai che distruggerà l'intera camera, è un terremoto! Non sta mai fermo.- ribatté lei.

- Non per questo è un drago del vento, noi di questo elemento ci muoviamo sempre.-

- Ehi, voi due, calmatevi. È solo un cucciolo, è normale che si comporti così.- intervenne Azura. Il piccolo drago, che stette per ribaltare la scrivania con un suo soffio e chissà quant'altro, annusò l'aria e sentì un profumo dolce che lo distrasse subito. Seguì quella scia che lo condusse da Selene e si mise sulla sua spalla e strusciò il muso contro il suo collo, così la ragazza grattò sotto il suo mento sentendo quelle specie di fusa che faceva Rev. Sentiva tutta l'energia di quel cucciolo scorrere nel suo piccolo corpo.

- Niente male.- disse il ragazzo. Arlena fece segno a tutti di andare sul suo letto che era tutt'altro che piccolo, era quasi il doppio di un letto matrimoniale normale, infatti la ragazza dai capelli bianchi vide delle piccole scintille su quel letto, segno che era stato ingrandito con la magia.

Si sedettero tutti e Rev si accoccolò sul grembo della nuova ragazza, non volendola minimamente lasciare per qualche motivo persino a lei ignoto che poteva solo continuare ad accarezzarlo e a guardarlo ammaliata, come se fosse suo dovere proteggerlo senza nemmeno conoscerlo.

- Selene, puoi dirmi da dove vieni?- chiese Arlena gentilmente già curiosa e pronta ad aiutare una ragazza mai vista prima che era conciata male. Ma lei alzò leggermente il volto e lo inclinò da un lato come se quella domanda fosse complicata. Da dove vengo...

- Non lo so.-

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