Elijah

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A volte i mostri sono reali.
A volte sono reali e l'unico modo per sconfiggerli
è essere un mostro ancora più grande.
-LAURELL K



Occhi di ghiaccio, osservavano l'esile movimento degli agglomerati e minuscoli fiocchi biancastri, comunemente denominati come neve. Una danza eterea e silenziosa, magica nella sua incontestabile unicità, dalla forma tonda e simmetricamente perfetta. Pura e leggiadra nella sua breve esistenza, poiché la sua vita è in apparenza legata al volere della sorte: potrebbe liquefarsi in un meraviglioso lago naturale, oppure finire sull'asfalto, trasformandosi ben presto in una melmosa poltiglia frigida. Non ha altra scelta se non quella di fluttuare su ciò che il vento deciderà di adagiarla, lenta e frastornante nel suo gelo perpetuo.

Elijah Brown sorrise al pensiero che un uomo della sua statura potesse in qualche modo partorire valutazioni così banali. L'aura burbera e feroce che lo circondava non concedeva spazio a simili considerazioni. Il fuoco scoppiettante nella stanza donava un'atmosfera meno angusta, a differenza del suo cuore rabbuiato. Le pareti di marmo scuro, vitree e impenetrabili tanto quanto la corazza che avvolgeva il suo cuore, sembravano traboccare di un'avvilente oscurità, dalla quale Elijah cercava di sfuggire come una preda inseguita dal suo cacciatore.

Ma invano.

Tutti i suoi sforzi venivano annullati dal ricordo di ciò che aveva tragicamente perduto, proprio in una mattina d'inverno come quella all'esterno, quest'ultimo già ricoperto dall'enorme pozza bianca della neve.
Un bicchiere di scotch restava imbevuto e ancora perfettamente intatto difronte alla finestra.

Un libro dalle antiche rifiniture in argento, sostava su una poltroncina bianca difronte a un quadro maciullato dalla morsa inoppugnabile del tempo. Sulla morbida consistenza del sofà, il manoscritto se ne stava aperto e in attesa, intento a narrare una prosa sfiorata più volte dagli occhi di Elijah:

"Amanti e matti hanno cervelli così in ebollizione, così fervide fantasie, che scoprono più cose di quante non riesca a coglierne il freddo ragionamento. Il lunatico, l'innamorato e il poeta sono tutti infarciti di immaginazione: I'uno vede più diavoli che non ne contenga l'inferno" citava Shakespeare.

Non conosceva questo scrittore dall'anima eterna, non personalmente, eppure Elijah, avrebbe voluto confermargli che l'inferno di cui tanto si parla nei libri l'aveva incontrato.
C'era persino caduto dentro, diventando a tutti gli effetti il re di quell'oltretomba così sconfinata e perpetua da risultargli insopportabile.

Era così che iniziavano tutte le sue mattine.
Proprio con la pulsione avvilente di scagliare per aria tutto il mobilio di casa, una volta appartenuta a delle anime serene e felici.
«Ma quella realtà non esiste più, ormai» sussurrò la sua voce profonda e baritonale.

Nel lucente mattino, quell'aura oscura tornò a far visita ai nervi saldi di Elijah, che miseramente tentò di scacciare via.
Ma invano. La rabbia stritolò tutte le sue volontà fra i ricordi di una donna dai capelli ramati, che lo salutava per i corridoi della villa prima di scomparire per sempre.

Il suo respiro aumentò.
Aveva bisogno di una sigaretta.
O meglio, aveva bisogno di ritrovare sua sorella, pace in fondo al suo petto infestato dal marcio. Tornare indietro, sistemare troppe, tante cose alle quali non voleva pensare.Situazioni dolorose che non gli avrebbero mai più restituito ciò che aveva perso.

E questo non faceva altro che infervorarlo!

Il silenzio che ingombrava la stanza venne inghiottito dallo stridulo del vetrame, che potente e inarrestabile s'infranse contro la superficie marmorea del pavimento.
Minuscoli brandelli di cristallo ricoperti da schizzi rossastri, dal sangue stagnante che ora zampillava dalle nocche tumefatte di Elijah, incurante del fastidio pungente.

Un dolore ben più ardente bruciava inarrestabile nel suo petto, un richiamo folle e rabbioso che implorava di essere sfogato. È questo ciò che era diventato da quando Brooke era scomparsa. Un ammasso terrificante d'ira e frustrazione che rigettava su ciò che restava di lei: su suo figlio, suo nipote. Era sbagliato lo sapeva, quel ragazzo non aveva colpe. Non era lui la causa della sua scomparsa, della sua sofferenza.

Ma lui...lui le ricordava lei, le somigliava così tanto!
Non sopportava di guardarlo e accettare l'insulsa consapevolezza di averlo deluso, di aver fallito nel ritrovare sua madre. Nel proteggere chi amava dall'oscurità invadente legata al mondo che li ingabbiava.

E Thómas lo sapeva.
Forse per questo lo temeva.
Già, il dolore che lui nutriva per quel giovane orfano era corrisposto da una paura profonda e radicata.
Riusciva persino a scorgerla ogni volta che incrociava i suoi occhi. Forse perché l'aura pura e ingenua di ha un animo nobile, riesce a percepire la vera essenza di un essere umano sbagliato, spezzato, per quanto egli provi a nasconderla.

Ma a Elijah andava bene così, non voleva infettarlo del marciume che soprassedeva il suo petto.
Tutto ciò che desiderava era ritrovare sua sorella.
O sostituire in qualche modo quella dannata assenza con una tangibile e questa volta intoccabile!

Perché nessuno avrebbe mai più osato toccare ciò che Elijah considerava di sua lecita proprietà, a prescindere dalla possessione a riguardo. Tutto ciò che contava, adesso, era proteggere chi amava, non badando a come lo avrebbe fatto.
Quel particolare ormai gli era del tutto indifferente.
Raddrizzò la postura ridacchiando con amarezza, mentre osservava ciò che restava della vetrata in frantumi, proprio quella accanto alla piccola poltrona chiara con il libro ancora in attesa.

La preferita di Brooke.

Ma neanche questo contava più oramai.
Dei passi quasi impercettibili lo ridestarono dal buio che contornava i suoi occhi di ghiaccio.
I torbidi pensieri furono momentaneamente interrotti dallo scricchiolio della porta, che ora rivelava la figura al suo esterno: con un timido ingresso, una giovane donna dai capelli biancastri lo salutò con un breve inchino del capo, prima di prendere parola: «signore? Mi dispiace disturbarla ma suo nipote l'aspetta a scuola. Ricorda? Oggi c'è la riunione con gli insegnanti.»

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