Capitolo 1 - Sunset

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1 Settembre 2021

Con la testa reclinata all'indietro e lo sguardo fisso verso il soffitto antracite, guardava senza interesse una crepa sottile che si diradava da un faretto fino quasi all'angolo della stanza.

Non si era mai dilungato ad osservare un difetto di muratura, ma la serata che immaginava si sarebbe conclusa alla grande si stava trasformando in un vero incubo.

Aveva caldo, quasi soffocava e la camicia aperta fino allo stomaco mostrava il petto tonico madido di un leggero strato di sudore.

Con gli occhi socchiusi, si morse le labbra sottili e ansimò ad ogni leccata che quella brunetta dedicava al proprio cazzo. Nonostante glielo stesse succhiando con fervore non si sentiva soddisfatto, così Hoseok decise di afferrarle i capelli e liberarsi nella sua gola con un colpo di reni.

Si tirò su di scatto la zip senza nemmeno attendere che lei finisse di ricomporsi, spalancò la porta della toilette e si diresse verso uno dei lavabi per sciacquarsi le mani e darsi una sistemata.

Da uno dei bagni si sentivano i gemiti di Namjoon, Yoongi e quelli a malapena soffocati della ragazza che teneva loro compagnia.

«Almeno si stanno divertendo» commentò a mezza voce.

Finì di sistemarsi i capelli e volse la propria attenzione verso Taehyung, impegnato a sniffare una striscia di cocaina. Lo vide tirare ripetutamente su col naso per poi versare sul mobile del bagno dell'altra polverina bianca. pronta per essere tagliata con una carta di credito.

«Ancora quella merda?» chiese Hoseok, ma in tutta risposta ricevette il suo famigerato sorriso quadrato mentre arrotolava tra le dita una banconota.

«Che ti devo dire, polvere d'angelo per l'angelo delle Army!», stava per aggiungere qualcos'altro, ma venne bruscamente interrotto dal rumore di una porta che veniva spalancata con violenza.

«La prossima volta andiamo in un hotel» irruppe Yoongi, con i pantaloni ancora slacciati e la cintura a penzoloni «quel cesso è minuscolo.»

Raggiunto il lavabo, estrasse da una piccola matassa di carta igienica il preservativo usato per sciacquarlo accuratamente sotto l'acqua corrente fino a pulirlo del tutto e gettarlo poi nel gabinetto.

«Non si è mai troppo sicuri» commentò, rispondendo alla domanda implicita riflessa negli occhi di Hoseok.

«Hai decisamente qualche problema, hyung» sbottò il minore ancora appoggiato allo stipite.

Namjoon raggiunse i ragazzi, le mani impegnate a chiudere la zip dei jeans e la camicia ancora aperta. Alle sue spalle comparve la figura di una giovane morettina con i capelli scompigliati, le labbra gonfie e la pelle segnata dal rapporto sessuale consumato insieme ai due rapper.

«Si chiama prudenza, non vogliamo rogne» il leader aprì l'acqua del rubinetto per cancellare ogni traccia dal proprio preservativo, alzò lo sguardo verso lo specchio e incrociò gli occhi neri di Hoseok «e mi accerto che siano maggiorenni, io

«Ancora con questa storia? È successo una volta sola e compiva gli anni il giorno dopo.»

Dietro di loro, le due ragazze recuperarono i propri effetti personali e si inchinarono per congedarsi e uscire dal bagno, ma nessuno dei quattro prestò loro attenzione, troppo presi a chiacchierare.

«Ehi, tu» Hobi rivolse un'occhiata fugace alla ragazza con cui si era appartato «Vedi d'imparare a succhiare per bene! Fai pena.»

«S-sì, Oppa», bisbigliò lei e divenne rossa in viso per l'imbarazzo.

Le risate degli altri tre ragazzi non tardarono ad arrivare e la situazione degenerò quando entrò Jimin e, sentendo la discussione, si unì a loro.

«Vedo che ti è andata male, hyung.»

«Jiminie, non è serata.»

«Sai, secondo me dovresti cambiare genere e non buttarti sulle trainee», Jimin gli diede una pacca sulla spalla prima di avvicinarsi al suo orecchio «Dovresti provare con un uomo, forse troverai uno che te lo succhia per bene.»

«Vai a fanculo!», lo spinse appena.

Hoseok era nervoso, anzi incazzato nero, e sfogò la propria ira contro il cestino della pattumiera. Lo colpì con un calcio e il contenuto si riversò sul pavimento.

«Che ci fate lì impalate?! Pulite tutto e poi fuori dal cazzo!» urlò per poi uscire a grandi passi senza prestare attenzione alle ragazze, in lacrime per l'umiliazione subita.

Raggiunto dai suoi amici, percorse il lungo corridoio che divideva i bagni dal soppalco che dava sull'ampia pista da ballo.

Si fece spazio tra gli invitati e per poco non urtò un cameriere che sorreggeva un vassoio pieno di cocktail.

«Come mai sei di così pessimo umore, Hoba?»

Il rapper sbuffò, cercò di ignorare la domanda di Namjoon e avrebbe voluto rispondergli con la prima cazzata, ma vide l'amico volgere lo sguardo verso la pista da ballo e irrigidirsi.

«Ma quella non è Hana?»

«Già», sibilò tra i denti e fissò gli ospiti che si divertivano sulla pista di ballo. «Non so come sia potuto accadere, ma a quanto pare è stata invitata anche lei.»

Chiuse gli occhi per qualche secondo.

Aveva bisogno di calmarsi per non perdere il controllo.

Poche ore prima aveva scoperto che Hana, la sua ex ragazza, era stata invitata all'insaputa di tutti. Credeva di aver superato quella dolorosa rottura, ma quando l'aveva vista entrare nel locale accompagnata da un altro uomo, qualcosa lo aveva spinto a prendere la prima trainee a portata di mano e chiudersi in bagno per sfogare la frustrazione.

Rivederla aveva riportato alla galla vecchi rancori e non sapeva darsi una spiegazione logica.

«Certo che ha una bella faccia tosta per presentarsi qui!» Jimin si avvicinò a lui e rise nervosamente «Non l'ho mai sopportata.»

«La odi solo perché è la ex dello hyung», Taehyung soffocò una risata e si divertì a punzecchiare il braccio dell'amico.

«Non la odio, ho solo detto che non mi piaceva.»

Hoseok sbuffò, infastidito. «Comunque non sono più innamorato di lei, mi dà solo fastidio che sia qui stasera.»

Gli altri annuirono, non era il massimo ritrovarsi davanti la propria ex e il suo nuovo ragazzo.

«Però ci sei stato veramente di merda quando vi siete lasciati.» aggiunse Taehyung, che si voltò poi verso il suo migliore amico. «Era proprio a pezzi, vero Jimin-ssi?»

Quello ridacchiò, ubriaco. «Almeno non le ha scritto una canzone come ha fatto Joonie hyung», Jimin bevve tutto d'un sorso il flute di champagne con cui era arrivato «Yang Daeji, la sua Moonchild

Hoseok vide Namjoon contrarre la mascella e stringere le mani sulla balaustra.

«Jimin, non mi sembra il caso di parlare di Dae.» lo ammonì, e si guardò intorno per assicurarsi che Yoongi hyung non fosse nei paraggi.

«Non è colpa mia se siete sfigati con le donne», Jimin prese l'ennesimo flute e, alzandolo verso l'alto, si allontanò per raggiungere la pista sottostante insieme a Taehyung.

Hoseok roteò gli occhi e non disse altro, sapeva che Namjoon aveva bisogno di un momento per calmarsi dopo quell'infelice battuta.

Sospirò e si appoggiò alla ringhiera del soppalco per sbirciare di sotto: al piano inferiore, Jungkook era circondato da deliziose ragazze immagine vestite da conigliette.

Il maknae stava festeggiando il suo venticinquesimo compleanno e tutti loro gli avevano organizzato una festa a sorpresa prenotando un intero club privato per ospitare l'evento esclusivo.

«Il ragazzino sta crescendo.»

Commentò Namjoon al suo fianco. Con una lattina di birra in mano, osservò Jungkook che, euforico come non mai, aveva afferrato dai fianchi una coniglietta per baciarla con irruenza infilandole completamente la lingua in bocca per poi passare alla ragazza successiva.

«Spero non diventi come noi» concluse il leader con lo sguardo oscurato da un velo di tristezza.

Il volume era esageratamente alto e i vari giochi di luci laser avevano causato a Hoseok una forte emicrania. Si portò una mano sulla fronte per massaggiarla senza staccare lo sguardo dalla piccola folla in pista che ballava seguendo il ritmo di quella pessima musica elettronica.

«Stai dicendo che siamo delle persone di merda?» stizzito, prese dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Diversamente dal contenuto originale, sfilò uno spinello e se lo portò alle labbra, poi ne offrì uno al suo amico, che rifiutò.

«Grazie Hyung, ma sai che non li amo» Namjoon bevve un altro sorso di birra e ridacchiò «Mi piace avere un altro sapore in bocca.»

«Come quello della morettina di prima?» Yoongi, arrivato di soppiatto alle loro spalle, prese lo spinello ancora fermo tra le dita di Hoseok e lo tenne fermo tra le labbra mentre cercava l'accendino nelle tasche dei pantaloni «ci sapeva fare.»

«Già, ma la prossima volta scelgo io» rise a mezza bocca e terminò la birra «vorrei provare una straniera. Danno più soddisfazioni.»

I due rapper ridacchiarono tra loro mentre Taehyung, raggiunto il piano inferiore, girava attorno al palo della lap dance tenendosi con una mano mentre nell'altra stringeva una bottiglia di champagne dalla quale, di tanto in tanto, cercava di bere.

Tra il chiacchiericcio dei due ragazzi al suo fianco, ancora eccitati dal threesome consumato nei bagni, e l'assordante musica techno commerciale, l'emicrania di Hoseok aumentò.

Lanciò un'ultima occhiata alla pista: Hana era su un divanetto, avvinghiata al suo uomo con passione..

Gli venne la nausea.

Doveva assolutamente allontanarsi da quel luogo e da quelle persone.

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Aveva bisogno di aria fresca. Lo stomaco brontolava, reclamava una qualsiasi sostanza commestibile e Hoseok si era ritrovato a camminare per le strade deserte di Cheongdam-dong in cerca di un distributore automatico di cibo.

Non aveva voglia di fermarsi al bancone del Club e mangiare le solite tartine al caviale, voleva dei semplici ed economici ramyeon, quelli da meno di millecinquecento won e soprattutto ne aveva le palle piene della musica assordante e dell'ennesima trainee pronta a tirargli fuori il cazzo dai pantaloni.

Con passi incerti, barcollò lungo il marciapiede senza una meta precisa e si godette per un attimo una boccata di pura libertà.

Le luci di Seoul erano intense e Hoseok non sapeva se gli occhi bruciassero a causa dei lampioni o delle luci accese degli edifici oppure dello spinello che aveva fumato nel locale, ma l'insegna a strisce colorata con un enorme sette rosso che si palesava di fronte a lui era ipnotico.

Con la testa ancora avvolta in una bolla e le orecchie tappate, il rapper si ritrovò a varcare la porta del 7Eleven e camminare per le strette corsie del conbini. Era da tanto che non entrava in un minimarket economico, quelli aperti ventiquattr'ore su ventiquattro, il santuario dei giovani in piena fame chimica post serata o di turisti in cerca di pasti pronti, rapidi ed economici.

Una parete di ramyeon di ogni tipo si presentava di fronte a lui: classici piccanti, alle verdure, alla carne o al pesce. Le bowl erano tutte disposte in ordine quasi in scala cromatica, creando un curioso arcobaleno.

Gli venne da ridere: gli Army li avevano paragonati ai sette spettri dell'arcobaleno, gli angeli dal cuore puro, così dolci e ingenui da proteggere.

Tutte cazzate.

In quegli anni i Bangtan Boys avevano scalato ogni classifica sia coreana che internazionale, un successo arrivato all'improvviso nel 2015 dopo il comeback con "I Need U" , che li portò a compiere il primo passo per la conquista del titolo della boyband coreana più famosa al mondo.

Una scalata che li aveva portati in cima troppo velocemente.

E quel successo era stato per loro l'inizio della fine.

Lui, il raggio di sole che aveva confortato e incoraggiato i propri compagni durante i loro momenti bui si era improvvisamente spento, e la fine della relazione con Hana gli aveva dato il colpo di grazia.

Qualcosa si era spezzato dentro di lui e Hoseok aveva perso del tutto il suo sorriso trasformandosi nella peggiore versione di sé stesso: un egoista senza rispetto per i sentimenti altrui, totalmente travolto dalla sete di potere che il successo gli aveva donato.

E purtroppo anche gli altri ragazzi non erano da meno.

L'unico tra loro che era rimasto immune da quel vortice di autodistruzione era Jungkook, il loro adorato e coccolato maknae. Nonostante l'aspetto da duro, i piercing e i celebri tatuaggi che ricoprivano l'intero braccio destro e parte della spalla, era un ingenuo ragazzino con gli occhi ancora colmi di speranza verso il futuro.

Un'ingenuità che rischiava di essere spazzata via dall'amore che lui provava nei confronti di una donna molto più grande di lui.

Il suono del campanello che annunciava l'uscita dal minimarket dell'unico cliente presente lo destò da quel momentaneo torpore.

Guardò ancora una volta i ripiani colmi di ramen e scelse la confezione rossa, il medesimo colore del suo microfono e auricolari.

Lesse la marca, i Nongshim, la stessa che era solito divorare anni addietro insieme ai suoi compagni quando erano dei semplici trainee.

Si guardò attorno per accertarsi di essere l'unico cliente presente.

Lo stomaco brontolò rumorosamente e lui non aveva alcuna intenzione di aspettare di tornare a casa per consumare dei ramyeon istantanei.

Saldò rapidamente il conto e si accomodò al tavolino del conbini fornito di microonde e bollitore per l'acqua.

«Finalmente», abbozzò un sorriso pochi minuti dopo e immerse le bacchette di legno nei ramyeon ormai pronti.

Si inebriò del profumo ed era pronto a gustarsi il primo boccone quando si sentì tirare dal bordo della giacca.

«Signore?»

Un Army. Hoseok roteò gli occhi, infastidito.

Strinse con forza le bacchette tra le dita e tornò a mescolare, sperando di essere lasciato in pace, ma perse la pazienza quando fu strattonato una seconda volta.

Si morse la lingua e prese un profondo respiro, era pronto a mandare al diavolo quel fan, ma si bloccò quando vide un bambino piccolo aggrappato a lui.

«Non si disturba la gente quando mangia», sibilò tra i denti e tornò ai suoi ramyeon.

«Io... lei è forse J-Hope?», lo sentì mugolare.

«No» Hoseok imprecò mentalmente. Odiava i bambini, i loro capricci e soprattutto gli inutili piagnistei. Si massaggiò appena le tempie e tentò di ignorarlo, ma quando il piccolo cominciò a singhiozzare, si sentì uno schifo.

Namjoon aveva ragione.

Erano diventate delle persone di merda.

Sospirò per calmarsi, non poteva riversare la propria frustrazione su un bambino e decise di dirgli qualcosa di carino, ma quando si voltò non vide anima viva.

Si stropicciò gli occhi, provò a scrutare tra le due corsie del combini, ma erano presenti solo lui e la cassiera.

«Non posso essermelo immaginato», si massaggiò il collo e gettò uno sguardo ai ramyeon, ormai gonfi e tiepidi.

Il cellulare cominciò a vibrare, lo sfilò dalla tasca e vide una telefonata in arrivo da Jaehwa, una sua amica.

Si leccò le labbra e rispose.

Forse, la serata doveva ancora cominciare.

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