Nuova scuola, nuova vita

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Maoko's pov

Avevo appena effettutato un viaggio molto lungo e abbastanza pesante: dover partire da casa in gran velocità senza aver alcun avvertimento, non era una delle partenze migliori.

Arrivata davanti alla porta d'entrata dell'abitazione percepii dei brividi percorrermi la schiena alla vista della struttura; nonostante ciò , con sguardo pacato e un po' perso, ma subito dopo entrai.

Ero in una scuola, cosa volete che capiti, in fondo non c'era niente da preoccuparsi, ma non riuscivo a digerire la situazione: era troppo per me.
Vedevo solo molte persone rivolgermi sguardi piatti mentre percorrevo quei corridoi confusionari e ciò mi metteva un po' in imbarazzo, ma mi feci coraggio: in fondo ero una Masuku e non potevo tirarmi indietro per così poco.

La prima cosa che cercai in quel luogo fu la bacheca: il mio unico punto di riferimento che mi avrebbe indicato il luogo in cui si sarebbe trovata la mia classe.
Appena fui in grado di scovarla, tra le miriadi teste degli studenti di quel grande istituto, mi avvicinai ad essa.
Pensò di aver perso una buona ventina di minuti alla ricerca di quelle maledette informazioni e quando le trovai, mi accorsi che erano tranquillamente davanti ai miei e non sotto quel cumulo di annunci di fianco a me: maledetta la mia vista!

Rileggendo con calma dove e quale fosse la mia aula, mi resi conto di ritrovarmi da sola in quel grande corridoio.
"Non ho nemmeno sentito la campanella?" pensai non credendo a tale pensiero e cercando di non farmi prendere dal panico, ma credo che fosse la cosa più reale e sensata da poter pensare.

Così, mi diressi nella mia aula,che per mia fortuna era a pochi metri dalla hall in cui si ritrovavano poco fa gli studenti.

Un battito mi partì: era proprio un mio problema quello delle porte, ma penso che si poteva scambiare con la paura di presentarsi; in fondo, scuola nuova,vita nuova no?

Bussai con delicatezza su quel asse di legno che divideva la persona da quella di un altra ventina, le quali si ritrovavano all'interno della stanza.
-Avanti- si potè sentire da dentro la stanza: da come era quel tono sembrava molto irritato già dalla prima ora del mattino, comunque senza esitazione entrai,chiudendo successivamente la porta alle mie spalle.
La stanza era molto grande e spaziosa, infatti conteneva una ventina di studenti della mia stessa età,presumevo.
La voce del professore mi fece uscire un attimo dalla mia linea di pensiero con una domanda -Sei la nuova studentessa?-
Accennai un debole -Si- aggiungendo successivamente -Devo presentarmi alla classe?-
-Credo non sia necessario- si limitò a dirmi, correggendosi subito -Anzi, fai pure-

Credo che un professore del genere, in una scuola simile, fosse uno dei più presi di mira e probabilmente più amato dagli studenti per il suo menefreghismo, ma ciò non mi fermò dal mio compito.
-Salve a tutti - iniziai con molto semplicità -Mi chiamo Maoko, Maoko Masuku e spero di poter far amicizia con voi- conclusi con un inchino di cortesia, come una vera ragazza giapponese avrebbe compiuto.

Era stato più facile del previsto e pensare che avevo pure paura prima di entrare.
Comunque, concludendo la mia presentazione, mi voltai verso l'insegnante e rivolgendogli uno sgaurdo molto confuso su ciò che mi avrebbe potuto dire il professore, dopo ciò.
- Ora puoi andarti a sedere, c'è un posto vicino a quel ragazzo dai capelli bianchi.- disse indicandomelo in maniera imprecisa con il gesso che aveva tra le dita -Lui è uno dei miei migliori studenti, potresti chiedergli qualche dritta- concluse invitandomi, con un gesto della mano a sedirmi a posto.

Quel ragazzo aveva un'aria familiare, o almeno mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma ormai per me vedere le persone in giro era come vedere un quadro milioni di volte, ovvero ricordarmi quei lineamenti facciali.
Nonostante il mio pensiero, mi andai a sedere dove mi venne indicato e posai il mio sguardo, nuovamente, sul ragazzo facendogli un dolce sorriso, come per dirgli "Piacere di fare la tua conoscenza".

Ora non so se mi avesse letto nel pensiero, ma sapevo che lui mi aveva risposto in una maniera un po' brusca senza qualche cenno di saluto.
-Tu saresti?-

Il mio sorriso si spense all'istante: credo che non si fosse nemmeno della mia presenza in qeulla stanza; credo che non sarà un anno molto facile.
-Ah, ho capito- disse rimurginandoci per quel poco tempo- Sei la nuova studentessa..-disse senza esprimere alcun sentimento: era più piatto di un piatto.

E per concludere la sua bellissima presentazione decise di aggiungere un -Cerca di starmi lontano, non ho necessità di una ragazzina a cui insegnare-

Credo che sarebbe potuto fenire ancora più male di come potevo immaginare quel anno; comunque, mostrai un secondo sorriso forzato e gli risposi a tono, come la mia ira suggeriva di dire -Credo che sia una sfortuna per te, ma sono obbligata a starti vicino e se vuoi saperlo, ho un nome ed è Maoko-
Di sicuro una persona come lui non sarebbe stato in grado di mettermi i piedi in testa,soprattutto perchè non volevo arrivare nella mia nuova a casa con l'umore distrutto.

Vidi il ragazzo rivolgere lo sguardo altrove,come se consumasse le mie parole evitando di rimpirmi di insulti, perchè si vedeva da diedi metri di distanza che lui era molto irritato per quella situazione. Però,tutto d'un tratto saltò fuori dicendo - Io sono Subaru Sakamaki - aveva usato un tono così acido,che mi veniva ancora di rispondegli male, ma lo lasciai concludere -E penso che oggi ti rivedrò, penso tu sia la "prescelta"-

Calma, calma, calma! Cosa voleva dire con quel "prescelta"? Se era un modo di dire che sarei potuta partecipare a qualche corso extrascolastico, non era proprio il mod più corretto per esprimerlo, ma non importava: anzi lasciai proprio passare quel discorso.

Con il passare delle ore,e quindi delle lezioni, fui in grado di raggiungere, grazie alle indicazioni date da mia madre in precedenza, di trovare l'auto che mi avrebbe portata alla mia nuova abitazione, solo che questo veicolo era una limousine.
"Per quale motivo c'è una limousine che mi scorta? Dove sono finita in una famiglia di ricconi?" mi chiesi osservando il veicolo e salendoci subito dopo.

Pensavo di ritrovarmi in un auto di lusso, ma all fine mi ritrovai con sei ragazzi dai tratti completamente diversi l'uno dall'altro, ma soprattutto tra questi si trovava anche Subaru, il quale, appena entrai e mi sedetti sul morbido sedile accanto ad uno dei ragazzi presenti, disse -Ve lo dicevo che sarebbe salita-

Uno dei presenti, il quale si presentava con stretto al petto un tenero orsachiotto e con degli spelndidi capelli viola che erano della stessa tinta dei suoi occhi, emise - Sarebbe quindi lei la nuova preselta? Ne sono felice, non lo sei anche tu, Teddy?- concluse guardando il suo piccolo amico di pezza, nel mentre la porta la limousine accese il motore per poi partire.
"Non so se sono finita nel posto sbagliato, ma non voglio rimanere qui" pensai prima di tutto, ma credo che ormai fosse impossibile.

Successivamente, il ragazzo al mio fianco, il quale avevo degli occhi verdi smeraldo e dei capelli rosso cremisi, commentò unito ad un sorriso maligno -Quindi tu saresti la nuova "tavoletta"? Mi spiace per te-
"Cos'è?! Abbiamo mania di dare soprannomi?"
Tutto ciò mi stava dando sui nervi e non mi piaceva affatto, avevo troppi brutti presentimenti, ma allo stesso tempo sentivo come un certa appartenenza,anche se non li avevo mai visti, forse.

Non potevo di certo lasciarmi infastidire da tali commenti, anzi dovevo sembrare superiore a loro, nonostante la mia età.
-Mi presento,se non vi dispiace- disse guardando uno ad uno i ragazzi presenti- Mi chiamo Maoko, Maoko Masuku-

Subaru sbuffò sonoramente, come se fosse nuovamente infastidito da qualocosa, ma ribattè alla mia presentazione -Lo sanno già, credi non gli abbai già parlato di te?-
Così, mi fece saltare nuovamente i nervi facendomi "sputare" dalle mi labbra una sottospecie di minaccia -Allora potresti presentarmi i tuoi "compagni"-
Però in tutto ciò si intromise, uno degli altri ragazzi, il quale portava degli occhiali argentei e i suoi capelli erano di un viola molto scuro, quasi di un grigio violaceo,commentando con fare superiore -Penso che sia preferibile se ti spiego io chi siamo- 

Cominciò ad elencarmi ogni nome dei presenti in quel auto e, partendo per ordine, inizio dal più grande:

-Lui è Shu, è il primo genito della nostra famiglia- il ragazzo indicato presentava dei splendidi capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte con fare delicato, mentre i suoi erano difficili da intravedere, essendo socchiusi: probabilmente era assonnato.

-Il secondo genito sono io, ovvero Reiji e posso dire di essere felice di far la tua conoscienza- ammise, nonostante il suo sguardo molto serio e freddo.

-Ayato è il terzo genito- indicò il ragazzo accanto a me, che ormai aveva portato le braccia al petto, come se fosse arrabbiato con qualcuno.

-Kanato è quarto genito della famiglia- indicò il ragazzo con l'orsetto, che attualmente era nuovamente stretto tra le sue braccia.

-Raito è il quinto genito -disse indicando l'unico ragazzo che ra rimasto, ovvero un giovane dai capelli rossi/aranciati e dagli occhi come quelli di Ayato, solo molto più chiari; codesto portava anche un cappello.

-E l'ultimo, ovvero il sesto genito è Subaru,con cui hai già fatto conoscenza- concluse così le presentazioni il nostro secondo genito, Reiji.

Avrei tanto voluto dire come avesse fatto sua madre ad avere così tanti figli, ma non penso che fosse la domanda più adatta, ma soprattutto più sensata, da fare in una situazione del genere.
Fortunatamente riuscimmo a raggiungere l'abitazione della famiglia Sakamaki, la quale sarebbe diventata anche la mia,da lì a qualche minuto.

Senza perdere chissà quanto tempo scendemmo dal mezzo e ci dirigemmo all'interno della struttura: era così tetra da sembrare quasi una casa infestata, come gli interni della struttura, ma con molto probabilità era solo una semplice villa ristrutturata.
Arrivata nel salotto, ogni fratello preso posto, tranne Ayato, Reiji e Subaru che rimasero in piedi di fronte a me.
Cominciai a guardare uno per uno i sei fratelli, per poi soffermarmi su Ayato.
Era veramente molto familiare, però in pochi istanti, un frammento della mia infanzia passò nella mia mente, come un lampo facendomi rivedere l'immagine del ragazzo in gioventù.
Non so come possa averlo mai incotrato, ma la prima cosa che il mio corpo in quel momento fu di abbracciarlo.

Quella giornata peggio di così non potè andare.

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