CAP 26 - IL SOFFIO DEL VENTO

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Per quando il tempo si alzerà sui conestabili
viola velluto e i clavicordi umori spezzeranno
i ritmi e i modi della vita.

Davanti a noi due spaventosi  DRAGHI ROSSI ci guardavano quasi incuriositi.
"Ecco i CAZZI NOSTRIS!" dissi agli altri.
"A me iniziano a prudere le mani" mi rispose il nano.
"Grattatele su di loro, se ci riesci..."

I due Draghi continuavano a guardarci con espressione quasi bonaria e, dagli occhioni spalancati e luccicanti, iniziarono a scendere delle lacrime.

"Sniff, sob..." iniziò il primo.
"Sob, sniff..." continuò il secondo.
Iniziarono a piangere entrambi disperati, intervallando i lamenti in perfetta sintonia.

Dopo mezz'ora di lacrime, l'elfo riuscì a prendere la parola:
"Via bimbi, calmatevi, perché non ci raccontate il motivo di  cotanta afflizione?"
"Ok, ma dovrete prima trangugiare un po' di zucchero, la storia è amarissima..."
"Due zollette a testa basteranno?"
"Dipende dalla vostra sensibilità!"
"Allora facciamo dieci!" si intromise ZhurQui "Io sono molto sensibile!"

"No, te sei molto..." ma non finii la frase perché fui interrotto dal nano:
"A me solamente una grazie, soffro un po' di diabete".
"Avete finito?" ci interruppe l'elfo fissandoci severo, per poi rivolgersi di nuovo ai due draghi:
"Suvvia, raccontateci."

Il primo Drago, prese la parola.
"È che soffriamo di solitudine, ecco! Sono anni che siamo qui dentro questa stanza umida, imprigionati e costretti a far da guardia a questo amuleto... l'alito del vento!"

"Soffio del vento... " lo corressi.

"Sì, giusto!", continuò l'altro, "Il fischio del vento! E poi tutta questa umidità non giova alla nostra artrite! Avremmo bisogno di sabbiature, decotti, suffumigi, inalazioni, sciroppi per la tosse, pastiglie, e tutto per colpa di questo Sibilo del vento!"

"Sarebbe Soffio del vento... dì un po' ZhurQui, ma sono tuoi parenti questi? Avete la solita memoria ferrea per i nomi!"
"Se lo desiderate, ve lo accudiamo noi, liberandovi da questa maledizione." Spok, iniziò ipnotico, a fissarli negli occhi. "Suvvia... giùvvia... ovvia..."

Il suo fare, le sue gesta, il ritmo e il suono delle sue parole che risuonavano nella stanza come se rimbalzassero fra le pareti, avvolsero, facendoli cadere in trance, i due Draghi.
Si fecero avanti e consegnarono l'amuleto all'elfo, seguiti dallo stregone, che gli consegnò la bacchetta magica, dal nano, con il pacchetto di preservativi extralarge in mano e poi dal sottoscritto, con la carta di credito.

Lo struscio della carta che cambiava di mano mi riportò immediatamente alla realtà. Con un gesto stizzito la ripresi, puntandola in faccia a Spok.
"Uno! Non lo fare mai più su di me!"
"Due! Perché non lo hai mai fatto in altre situazioni?"
"Lo posso fare solo con i Draghi", rispose facendo spallucce.

Dubbioso, iniziai a scendere le scale per uscire dalla torre e andarmene il più lontano possibile da quell'isola. Appena messi i piedi sulla sabbia, sentimmo però un coro di malefiche risate.
A pochi passi da noi si erano materializzati tre Maghi, le cui nere tuniche riportavano delle lettere in stampatello argentato che, unendole, formavano la frase:

"CAZZI VOBIS!"

Con un sorriso sarcastico stampato in faccia, iniziarono a parlare all'unisono
"Ma veramente credevate di avercela fatta?"
"Ma davvero credevate di poter uscire da qui così facilmente?"  continuò il secondo.
"Ma davvero credevate di abadistida insalgada?" finì il terzo.

"Eeeh?! Esclamò, ingenuamente lo stregone.
"PUPPA!" gridarono in risposta gioiosi, i tre Maghi.

Allargai le braccia sconsolato e, scuotendo la tasta, guardai afflitto a terra. Era dall'età di tre anni che non incassavo l'umiliazione del "Puppa!" I tre coglioni intanto se la ridevano di gusto, fino a che uno di loro, con i lucciconi sugli occhi, si rivolse di nuovo a noi:

"Tutto sommato ci state simpatici, vi vogliamo dare una possibilità!"
"Ma sì!", fece l'altro "vogliamo essere magnanimi..."

"Anche io vorrei magnà!"
ZhurQui, incurante dell''umiliazione subita, dava libero sfogo ai rimbombi di vuoto che gli perturbavano il nulla che riempiva la sua scatola cranica. "Ho visto un ristorantino laggiù che faceva i ciccioli di lardo di colonnata e cotiche, una cosina per star leggeri..."

Lo squadrarono severi, valutandolo non degno di alcuna risposta, un po' come faceva ogni tanto Ines come me.

"Dicevamo..." ripresero parola senza perdere d'occhio lo stregone, "Ci sentiamo... generosi!" Dopo alcuni secondi di attesa, per vedere le nostre reazioni, continuarono.

"Se risolverete una serie di indovinelli, potrete tenervi l'amuleto!"
"Sei ferrato in indovinelli?", chiesi al nano.
"Mah, in verità ultimamente sono un po' arrugginito..."

"Tu, elfo?"
"Ho fatto tempo fa un corso serale, la mesata enigmistica. Ma la maggior parte delle volte segavo."

"A te non lo chiedo nemmeno..."
"Non ti preoccupare, vai agile!" esclamò con tanto di giro a rientrare del braccio, sicuro di sé, lo stregone.

Anche questa frase, la dicevo sempre a Ines prima di combinare un disastro. Notando una evidente perplessità sui nostri volti, i tre Maghi vennero in nostro soccorso.

"Ok, vi diamo un ulteriore aiutino. Potete esprimere un solo desiderio prima di iniziare con gli indovinelli!"

Un lampo di goduria squarciò la mia mente. Le verdeggianti vallate Toscane, il mare cristallino delle più sconosciute isole terrestri, la lenta e lieve brezza della sera che ti bacia la nuca mentre cammini sulla spiaggia, la candida neve delle montagne che tutto pulisce e rende più puro, la Coppa dalla grandi orecchie che viene alzata al cielo dalle maglie rossonere.

Tutte queste immagini iniziarono a turbinare tra loro, roteando e fondendosi impazzite, fino a materializzare davanti ai miei sognanti occhi ciò per cui il mondo gira.

Lo Spritz!

"Voglio una fornitura illimitata di Spritz! Subito, adesso, perché mi aiuta nella concentrazione!"
Ligi a ciò che avevano promesso, l'aulico nettare si materializzava dentro il calice ogni volta che lo svuotavo.

"Con un po' meno ghiaccio, grazie! E non siate avari con il prosecco che me ne accorgo..."
Iniziarono così, gli indovinelli.

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