CAP 33 - INES

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Epilogo una bella sega... in moltissimi, in vista degli Watty, hanno ampliato i loro racconti per partecipare, violentando le loro storie e arricchendole di dettagli, arrivando persino a descrivere il volo pindarico di una povera mosca come se fossero novelli Piero Angela. Ma nel mio caso, il motivo è ben diverso! Si dice che i dettagli fanno la differenza. Il piccolo dettaglio che era stato trascurato, avrebbe fatto sicuramente la differenza, tra la vita e la morte. La mia!


Finito di parlare con il fenomeno del Mago bianco, una domanda mi sorse spontanea:
"E Ines... dov'è?!"

Visioni dispotiche di fine di mondi apocalittiche si materializzarono nella mia mente. Uno tsunami di disperazione trascinò via gli ultimi appigli psichici che mi erano rimasti dopo questa avventura. Mi immaginai il solitario neurone superstite fare fagotto, e abbandonare la scatola cranica. In quel momento, avrei preferito essere preso a morsi nelle orecchie da Tyson.

Iniziai di nuovo a sbatacchiare il braccialetto, per richiedere l'attenzione di "Padre Pio". Questo, offeso dal mio maltrattamento, riprese a fluttuare in aria, fece il giro del bagno e partì nel colpirmi sulla testa dalla parte dove era agganciata la fibbia, come se fosse a molla, in rapida successione.

"Oh! Io non sono un albero! E te non sei un picchio! Vieni fuori di lì e ascoltami!"
Il Mago si degnò finalmente di rispondere, seppur con tono infastidito.

"La prossima volta ti prendo a labbrate, allora!"

"Una sega! Mi dici una cosa? Dov'è mia moglie? Ines?!"

Ci fu un attimo di silenzio. Solo il ticchettio della sveglia, che non so per quale motivo era poggiata su una mensola del bagno, lo perturbava. A una mia occhiataccia, si fermò anch'essa.

"Quindi?!"
"Ups..."
"Ups... che vuol dire, UPS?"
"Ce ne siamo dimenticati!"

Dopo il disastro apocalittico celebrale di poco prima, si creò un baratro sotto i miei piedi, così profondo da non vederne la fine, ma mai abbastanza da sfuggire alle ire di mia moglie. Anche l'ipotesi di chiedere asilo politico agli orsi polari del Polo nord, come faceva Paperino quando sfuggiva dalle incazzature dello Zio, era remota e inutile. Se Ines fosse nata cane da tartufo, sarebbe stata la campionessa indiscussa del mondo. E il tartufo, purtroppo... ero io!

"Che vuol dire... ce ne siamo dimenticati? E poi non parlare il plurale maiestatis, che sembri il Divino Otelma!"

"L'abbiamo... l'ho lasciata in trance quando ti abbiamo prelevato la prima volta. Mi sono dimenticato di sbloccarla..."

"Fammi capire, razza di Mago bianco dei miei coglioni! Quindi adesso lei si risveglia dopo SETTE ANNI SETTE?! In mia assenza per giunta, perché sono qui, assieme a quattro rincoglioniti che tifano Inter e che nemmeno conosco?"

A rendere tutto più ridicolo era il fatto che stavo sbraitando con il dito puntato contro il braccialetto, che fluttuava in aria vibrando ogni qualvolta che il mago parlava.

"Più o meno..."
"Ma te capisci che se la risvegli adesso, è come ridestare una tigre del bengala affamata nel mezzo di un gregge di agnelli?!"
"Non abbiamo altra scelta, non posso lasciarla ancora così, non è etico..."

Mi portai la mano sul viso in segno di manifesta disperazione.
"Non etico, sarà quello che farà lei a me!"

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