CAP 35 - INES

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Ines si incamminò verso il negozio della sua amica del cuore Giulia; forse lei sapeva dov'era lo sconsiderato! Suo marito Carlo era andato a festeggiare assieme a lui, ieri sera.

"L'angolo del libro". La nuova insegna era davvero carina, anche se ancora non aveva capito il perché della presenza di quella foca stilizzata, di lato. Non era quello il momento di chiederglielo, ma se lo era memorizzato in un cassettino della vulcanica mente. L'amica era di origini venete, ma quando mandava i vocali sul gruppo Instagram, si percepiva un marcato accento romagnolo.

La porta si aprì in automatico appena la fotocellula captò la sua presenza e, messo piede all'interno del negozio, iniziò a perlustrare lo spazio attorno. Con quello sguardo, avrebbe captato anche il più microscopico dei movimenti dell'antimateria, nemmeno Rambo nella foresta vietnamita.

"Ciao, Ines!"

Giulia la salutò allegra, sorridendole affabile e invitandola a farsi avanti. Il giovedì, il negozio era sempre chiuso per turno e loro decisero di sfruttare quella libertà settimanale per indire il "Giorno della Recensione", in cui tutte le amiche si radunavano per recensire un libro di uno scrittore emergente a loro scelta. Grazie all'applicazione Wattpad, erano diventate famose in tutto lo stivale italico e le richieste abbondavano. Ormai organizzavano concorsi per genere letterario, di scrittura creativa, di scrittura a staffetta, scambi di letture e quant'altro. "L'Angolo delle recensioni", era ormai diventato così rinomato, che le ragazze si aspettavano di vedere arrivare, un giorno, qualche scrittore famoso a cui LORO, avrebbero fatto l'autografo.

"Sai dov'è quel coglione di mio marito? Puoi chiamare Carlo?"

Dal fondo del negozio, seminascosta tra gli scaffali in legno perfettamente lucidato ricolmi di libri, arrivò il commento di Miryel, l'intellettuale del gruppo. Scorreva con il dito, da dietro gli occhiali in fine montatura d'acciaio, il display del cellulare, alla ricerca della definizione più consona:

"Vediamo... ah sì eccola! Nome popolare del testicolo... hm... anatomicamente esatto!" poi alzò lo sguardo sopra gli occhiali per osservare Ines.

"Frase tipica... far girare i coglioni! Esattamente... sì, direi di sì, a ben vedere la tua espressione!" il dito continuò a scorrere, fino al momento in cui si abbatté di nuovo sul display, prendendo lo slancio dall'alto.
"Ecco la definizione più pertinente! Balordo, stupido, minchione! Ok, il diminutivo non è consono, anche se esiste. Il superlativo assoluto invece credo sia incluso nel nome di tuo marito. Hai mai pensato di far richiesta alla Treccani per aggiungere il nome "Paolo" ai sinonimi della parola coglione?"

In quel preciso istante entrarono nel negozio Claudia e Sara, che stavano confabulando allegramente tra di loro.

"Dai Clau! Io domani attacco alle tre del pomeriggio al bar! Ti faccio trovare il bancone già apparecchiato e iniziamo!"

"Ma non si può cominciare con l'aperitivo a quell'ora, Sara! Tu prendi lo slogan di Paolo, "Lo Spritz is the way", troppo alla lettera!"

Appena si accorse di Ines, Claudia assunse un'espressione di seria preoccupazione.
"Che ha combinato, stavolta?"
"Sparito! Stamani mi sono svegliata e non c'era! O meglio, non era nemmeno tornato! Ho chiamato parenti e amici, ma nessuno sa dove sia e sicuramente, conoscendolo, nemmeno lui sa dov'è!"
"Hai sentito..."

"Non si ricordano niente!" la interruppe Giulia, che nel frattempo stava facendo il terzo grado, per telefono, al marito. Il cellulare era in viva voce, appoggiato sul bancone d'entrata accanto alla cassa, con a incombere sopra una lampada a filamento di tungsteno del KGB russo, che sprigionava un calore al limite dell'autocombustione atmosferica e che, con ogni probabilità, veniva recepito anche dall'altro capo telefonico, ovunque si trovasse.

"Sono un branco di incoscienti! Ormai lo sai, Ines."
Noemi era appoggiata a una colonna portante della struttura, a braccia conserte, che si stava godendo la scena. In tenuta estiva, i suoi tatuaggi svettavano in tutto il loro splendore.

"Stamani ho trovato mio marito che ruminava il cappuccino, con sguardo assente a sé stesso. Gli ho tolto la tazza da sotto e l'ho lasciato con il cucchiaio in mano che continuava a ruminare. Forse stasera quando rincaso sarà ancora lì e magari ha aperto anche un portale del multiverso, come il Dottor Strange!"

Ines sorrise perfida e mentalmente si ripromise di portare Paolo dal tatuatore di Noemi. Aveva giusto una certa idea di cosa fargli incidere in 3D sulla fronte.

"L'ho trovato!"
Tutte si voltarono verso Sara, che tutta soddisfatta stava sfogliando un ricettario sui mille e uno metodi di fare gli aperitivi. Sentendosi osservata, cercò di riprendersi, sdrammatizzando la situazione.
"Dai Ines, lo sai com'è fatto! Tornerà sicuramente verso sera! I maschi sono come i boomerang, tornano sempre!"

"Sì, ma stavolta troverà un Tirannosaurus Rex con le fauci spalancate a coglierlo al volo, te lo assicuro!"

Ines fu distratta da Giulia, che capovolgeva di continuo il cellulare. Iniziarono tutte a osservarla, con espressioni incuriosite.
"Non è colpa mia!" sbottò "Come al solito Lisa ha montato la video intervista al contrario e non si legge il titolo del libro!"

"Beh" cercò di rassicurarla Claudia "Dai, è migliorata! Le prime volte per arrestare la registrazione delle interviste prendeva a martellate il cellulare, invece che toccare il tasto stop. Appendiamola a testa in giù la prossima volta che registra e il problema è risolto!"

"Sapete che la parola coglione, in latino classico, si dice còleus?" si intromise Miryel, sempre intenta a studiare l'etimologia del termine offensivo.

Era fortunata ad averle come amiche. Nel malaugurato caso contrario, se le fossero state avverse, l'avrebbero mandata al manicomio. Su Wattpad tutti erano terrorizzati dai loro giudizi e commenti, il temuto Team dell'Angolo! No, lei su Wattpad non si era iscritta. Come punizione divina, le bastava suo marito!

"A proposito" si rinvenne "Dov'è Bella?"
Giulia girò il computer verso Ines. "Bella la trovi su Zoom. Ieri sera ha fatto la prima lezione di Pilates e c'è rimasta secca!"

Distesa sul letto, Bella le salutò, muovendo a malapena il dito indice su e giù. Poi, con l'altra mano, iniziò ad armeggiare in palese difficoltà con il mouse, digitandone i tasti a simulare l'alfabeto morse. In quel momento, non riusciva a fare movimenti sufficienti da poter comunicare in maniera più chiara.

"Nessuna ha visto Julia, ragazze? È l'unica che sa l'alfabeto morse!"
Giulia si guardava attorno circospetta. Quella ragazzina era un ectoplasma! Compariva e spariva all'improvviso e puntualmente le faceva prendere uno spavento da perdita di battito cardiaco. Anche quella volta si materializzò dietro alle sue spalle, come Lurch della famiglia Addams, facendola saltare sul posto.

"Sono qui! Ha detto che le fanno male tutte le ossa, non riesce a muovere nemmeno la mandibola! Al suo confronto, Lincon Ryme è un'atleta olimpionico!"
"Julia! La devi far finita ogni volta di spuntarmi da dietro! Dove sono le mie pasticche... "
Iniziò a rovistare tra i cassetti e le mensole, senza risultati. "Ma quante volte te lo devo dire..."
Si voltò verso la ragazza, ma era già sparita. Allargò le braccia sconsolata, voltandosi stavolta verso Ines. La trovò intenta a osservare la porzione est del negozio.

"Vedo che avete messo un nuovo reparto con libri per ragazzi, brave!"
"Sì, se ne occupa... la nuova arrivata!"
Ines notò lo strano tono di Giulia, leggermente allarmato e tendente allo stridulo. 

"Dov'è? Dai, presentatemela!"
"Ehm... è a scuola adesso!"
"Ah, fa l'università? Ottimo, sono curiosa di conoscerla."
"Uhm... no in realtà ancora no..."
"Ah fa le superiori! Che indirizzo?"
"No, in realtà ci deve sempre arrivare alle superiori..."
"La pubertà l'ha superata?"

Ecco... ecco che Ines iniziava a essere ironica. Giulia iniziò a strusciarsi nervosamente le mani. Quelle dannate pasticche per la pressione, quando le servivano, non le trovava mai! Avrebbe iniziato con una scarica di battute da cui non ne sarebbe uscita viva. Si chinò aprendo per l'ennesima volta tutti i cassetti del mobile, nella vaga speranza di trovare quella maledetta scatoletta. Quando si rialzò con il fallimento dipinto sul volto, lei non c'era più, era svanita nel nulla! Notò solo le porte automatiche che si richiudevano lentamente, facendo entrare qualche timido rivolo di vento di fine estate.

Tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe voluto essere nei panni di Paolo, quel giorno! Poi, prese il libro da recensire della settimana, "Diario di Bordo".
Sembrava simpatico... radunò tutte le presenti, anche l'altra nuova ragazza che era appena stata assunta, la Coldplayer che si vestiva sempre da guerriera mandaloriana.

POV (Mago, Paolo, Elfo, Nano, spettatori nell'altra dimensione)

"Simpatiche le amiche di tua moglie."
"Hanno un'ottima opinione di te!"
"Sicuro di voler tornare?"
Era frustrante come quei tre fossero in simbiosi nel prendermi per il culo.

"Mi fa piacere che vi stiate divertendo, ma vorrei farvi presente che in questa situazione mi ci avete cacciato voi! Prima di conoscervi avevo un'esistenza normale! Quasi..."

"Hm..."
"Cos'hai da obiettare, Mago da strapazzo che non sei al..."
"Guarda cosa sta facendo tua moglie!" mi interruppe.

Ines si stava rigirando tra le mani un foglietto. Mi ero dimenticato di toglierlo da sotto il porta oggetti poggiato sul tavolo in sala. La curiosità deformò il suo volto in qualcosa di indefinito. Le sopracciglia si arcuarono, gli occhi si spalancarono per una frazione di secondo e la bocca si piegò all'insù dal lato sinistro, in una smorfia di sadica soddisfazione. Ripiegò il pezzetto di carta e se lo infilò nella tasca posteriore dei jeans. Si stirò il collo prima da un lato e poi dall'altro, facendolo schioccare.

Un brivido di puro terrore mi attraversò la schiena mentre guardavo paralizzato la terrificante scena. L'elfo, accanto a me, deglutì rumorosamente, bofonchiando verso il nano: "Mette paura..."

Ines aveva fiutato una pista. Aveva fiutato LA PISTA. E non l'avrebbe abbandonata fino a che non avesse fugato ogni singolo briciolo di dubbio e scoperto ogni singolo piccolo dettaglio necessario per soddisfare la sua sete di vendetta. Per me, era finita.

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