Parte 3 - INCONTRO

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<<Ohi! E due!>>

Ancora una volta, la luce del sole bussò con veemenza sulle mie palpebre socchiuse. Attorno, ancora campi incolti e pianeggianti e il solito e soprattutto unico pruno il cui solo scopo era ripetere le gesta dei sui simili, con cui avevo avuto un incontro ravvicinato poco prima.

Mi alzai stordito, scorgendo un villaggio poco distante. Sembrava uno di quei vecchi set Western, con le case e le botteghe in legno che si guardavano in segno di sfida ai lati opposti di un'unica strada sterrata e polverosa. Avevo sempre sognato, fin da bambino, di irrompere in un luogo del genere esclamando:

<<Sono Eastwood! Clint Eastwood!>>, e fissare con gelidi sguardi, tutti i malcapitati malviventi autoctoni, sistemandomi il cappellone di sbieco e sfiorando con i polpastrelli una meravigliosa Colt del 1873.

Nella realtà dei fatti, quando lo facevo scherzosamente, Ines mi ribatteva di solito così.

<<No! Tu sei -Ino! Cret – Ino!>>

Il nugolo di polvere che si alzò dall'orizzonte, mi riportò alla realtà offuscando, prepotente, la vista al paese. Prima, un lieve tremolio si propagò per terra, poi un vocio delirante lo accompagnò quasi per mano, fino a che non vidi una flotta di marmocchi saltellanti che mi veniva incontro urlando:

<<È arrivato, lo straniero è arrivato!>>, a cui io ribattevo tra l'ironico e il confuso,

<<Si va beh, salutatemelo>>, mentre cercavo di non calpestarli.

Di contro, signore di tutte le età alla mia vista si facevano il segno della croce e si rintanavano dentro casa, mentre gli uomini optavano per toccarsi ripetutamente e con accanimento gli zebedei. Forse già da quei segnali avrei dovuto capire in che razza di situazione mi ero involontariamente cacciato, ma il mio inguaribile ottimismo portava a sottovalutare anche le situazioni più incresciose.

Oltrepassati quelle sottospecie di scimmiotte urlatrici, notai in lontananza e tra la polvere che continuava a ottemperarmi la vista, due sagome che mi stavano venendo incontro. Man mano che si avvicinavano e che riuscivo a distinguerli un po' meglio, mi ricordavano sempre di più Capitan Spok di Star Trek e Babbo Natale. Fu Spok a prendere per primo la parola:

<<Salve straniero, vedo che sei già arrivato>>

<<Ci vedi bene!>> risposi sarcastico e accigliato.

Osservavo incuriosito le lunghe orecchie appuntite, il corpo esile ma muscoloso e lo strano colore violetto dei suoi occhi dai tratti orientali.

"Ci mancava l'uomo mandorla emo", pensai, continuando a squadrare la liscia e lunga chioma dai riflessi verdastri.

<<Sono un Elfo>> rispose quasi indispettito, <<e sì, posso leggere nelle menti più semplici e basilari degli umani, mentre mi rimane più difficile verso quelle più sofisticate e intelligenti. Mi chiamo Spok!>>

Sentii un gridolino di sommesso divertimento da parte dell'altro individuo che lo affiancava e mi presentai, leggermente contrariato, a mia volta.

<<Piacere, sono Paolo. Non riesco a leggere nelle menti, ma so indovinare i nomi!>>

Ignorandomi e con aria di superiorità, continuò a parlare, indicando l'orologio che tenevo al polso.

<<Quello te lo devi togliere è anacronistico.>>

Tra l'altro era ancora fermo al 43° minuto del primo tempo sul goal del Milan, e più che curarmi di loro, pensavo malinconicamente alla partita, con ancora la flebile speranza che fosse tutto solo un brutto sogno.

<<Non iniziare a offenderlo, non sei per niente educato>>, intervenne il tizio barbuto al suo fianco. L'elfo lo guardò con un'espressione disgustata negli occhi e poi continuò con tono severo:

<<La stessa entità che ti ha fatto arrivare sin qui, ha fatto sì che ci incontrassimo, per aiutarti in una missione che anche a noi è oscura...>>

<<Ma di che cosa stai parlando!>> lo interruppi, <<ma quale missione! Io ero a vedere la partita e aveva appena fatto goal il Mil...>>

Barba bianca a quel punto si fece avanti con aria decisa.

<<Silenzio umano!>> Roteò la mano destra ammutolendomi. <<Mi presento, sono il Mago...>>

"Zurlì", pensai

<<Zhur Qui!>>

<<E io vorrei tornare Zhur Là dov'ero!>> mugugnai nel vano tentativo di proferir parole comprensibili.

<<In realtà è uno stregone>>, lo interruppe l'Elfo con tono di sufficienza.

ZhurQui roteò di nuovo la mano, ma nel senso opposto, facendo ritornare il dono della parola alle mie corde vocali.

<<In realtà non me ne frega un ciufolo di chi è!>> sbottai verso l'elfo.

<<Dovrebbe invece. perché un Mago genera e controlla la magia, mentre uno Stregone la usa, ma non la controlla.>>

<<E quindi?>> allargai le braccia spazientito, pensando di invitare entrambi a osservare il vasto orizzonte del cavolo che me ne fregava.

<<Coff coff...>> Mi voltai verso lo stregone che richiedeva attenzione. << Il nostro primo ed essenziale compito è cambiarti le vestigia, perché così sei impresentabile!>>

<<Ciccio, ma ti sei vist...>>

Non feci in tempo a finire la frase, e mi ritrovai in tutù rosa! L'Elfo si portò entrambe le mani sulla bocca soffocando una risata.

<<Ascoltami bene...>>, ma ancora una volta la frase mi rimase a metà. Osservavo esterrefatto la calzamaglia nera che mi avvolgeva aderentissima. Gli occhi dell'Elfo iniziarono a lacrimare mentre le guance si gonfiarono cercando di trattenere l'esplosione di ilarità che ne sarebbe seguita.

<<Non...">> lo indicai minacciandolo, ma non servì. Mi ritrovai vestito da zulù con tanto di anello sul naso! Le orecchie dell'Elfo iniziarono a vibrare come il frullatore di mia nonna, che al momento dell'accensione o lo ancoravi al tavolo, o partiva per la stanza, e se ti andava bene ti tagliava anche il pratino. Il volto paonazzo era il segno che ormai stava perdendo ogni controllo di rispetto e dignità verso i miei confronti.

  A quel punto, con lo sguardo fisso sul gonnellino e gli zoccoli ai piedi di dubbia provenienza, gli mollai una testata in pieno volto. Lui si ritrovò con un occhio nero, e io finalmente con le vestigia adatte.

Subito dopo una voce echeggiante attirò la nostra attenzione.

<<Salve figliuoli>> Ci voltammo tutti e tre senza vedere nessuno.

<<Vedo che vi siete già incontrati!>>

"Ecco un altro che ci vede bene" pensai.

L'entità che mi aveva strappato dalla partita si materializzò ancora una volta davanti a noi, e iniziò, solenne, a parlare...

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