15. Gattini

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

«Esistono diversi tipi di ammaloramenti della muratura. Essi nascono da fattori intrinsechi ed estrinsechi di origine organica o chimica...»

Un tonfo sordo proveniente dal piano di sotto mi interrompe su uno degli argomenti più difficili della materia.

«È tutto a posto!» urla mia madre dal salotto prima che io senta una nuova serie di rumori.

Sembra che un uragano stia trascinando le sedie per tutto il soggiorno.

Guardo il piccolo calendario sulla scrivania ed emetto un sospiro di rassegnazione. Oggi è la Vigilia di Natale e questo significa solo una cosa in casa Amato: riunione di famiglia.

Mi stiracchio e mi alzo dalla sedia, sbadigliando in maniera poco elegante, ma, per fortuna, non c'è nessun altro nella stanza. Anzi, solo la mucca di peluche che ho sul letto mi sta osservando con occhi vitrei.

La prendo tra le mani e osservo i punti di cucitura sull'orecchio sinistro, piccola cicatrice di una battaglia tra me e mio fratello dove lei ha avuto la peggio. Me l'ha regalata mia nonna quando avevo otto anni per farmi passare la fobia, tuttavia non ha ottenuto un grande risultato: io adoro la mia mucca in miniatura, che sta immobile e non muggisce, e continuo ad avere paura di quelle reali.

È tutta colpa della gita alla fattoria che ho fatto in terza elementare. Il proprietario sosteneva che tutti gli animali erano innocui, ma non aveva considerato la possibilità che qualcuno, una bambina dispettosa, tirasse la coda a uno di essi. Io e il mio vestitino rosso avevamo corso allungo prima che la vacca venisse placcata da due uomini. Ho avuto gli incubi per giorni.

La posiziono sul piumone ed esco dalla stanza per andare al piano inferiore, ma noto la porta aperta della stanza di mio fratello. Mi avvicino per guardare all'interno e lo vedo dormire in una posizione assurda: ha la testa quasi a penzoloni fuori dal letto e le lenzuola sono attorcigliate su tutto il lato destro del suo corpo.

Non riesco a capire come possa dormire con questo baccano e, peggio, con solo le mutande addosso. Chiudo la porta della camera, anche se il mio lato oscuro mi sussurra di svegliarlo solo per fargli un dispetto. Che non mi venga a dire che non sono buona.

Quando scendo le scale sento dei fracassi sinistri provenire dalla cucina e appena supero la soglia della porta vedo il caos: sull'isola ci sono ben quattro vassoi di pizza, sul fuoco c'è una pentola gigante che dovrebbe contenere il ragù dall'aroma che sento nell'aria e sul tavolo di fronte alla portafinestra ci sono cinque taglieri di salumi.

Mia madre sta impastando sul piano della cucina in maniera forsennata, tanto che non si accorge nemmeno della mia presenza.

«Mamma» dico mentre mi avvicino a lei per guardare cosa sta preparando.

C'è già cibo a sufficienza per un esercito intero, ma non mi stupisco minimamente. Non sei in Sicilia se non vai a letto con la pancia grande come un cocomero nelle feste natalizie... e non solo. Poi mi chiedono perché mi alleno tanto.

«Tesoro!» mi risponde, voltandosi verso di me. Ha la farina ovunque, persino sulla punta del naso.

Ridacchio mentre la ripulisco con il dito. «Cosa posso fare? Ho qualche minuto prima che arrivi Noa.»

«Potresti iniziare a tagliare le patate e la cipolla per la scacciata» ribatte, indicandomi il contenitore e il tagliere accanto a lei.

Fantastico. Odio tagliare la cipolla.

«Papà?» le chiedo, più per fare conversazione che per vero interesse.

«Ha dovuto raggiungere un cliente nella zona di Valverde» sussurra mentre è intenta a stendere l'impasto su una teglia circolare.

Non mi stupisce affatto. Lui è sempre impegnato e dopo la riunione di qualche giorno fa lo sembra ancora di più. Devono essere riusciti ad accalappiare un committente importante.

«Dov'è tuo fratello?» Usa un tono leggermente accusatorio e la vedo aggrottare le sopracciglia. O almeno credo, visto che ho gli occhi appannati per via delle lacrime.

«Sta dormendo. Non mi sono sentita di svegliarlo.»

È la pura verità. In questo periodo è sempre così stanco che quando dorme lo trovo quasi un miracolo.

Mia madre rimane in silenzio e capisco che anche lei la pensa come me. Vorrei chiederle se lui almeno con lei si sia aperto, però dallo sguardo un po' affranto che ha sul volto comprendo che non è così. Magari la relazione con Sara è in bilico più di quello che pensassi. Mattia è uno sbruffone, ma lo so che ci tiene davvero a lei, lo capisco dal modo in cui la guarda.

Trascorrono diversi minuti prima che il citofono risuoni nell'abitazione. Mi pulisco le mani nel panno e schiaccio il pulsante per l'apertura del cancello esterno.

«Gli hai chiesto se vuole rimanere con noi stasera?»

Sposto lo sguardo su di lei. «Certo, ma ha detto che sua madre sta organizzando una cena a casa loro.»

«Bene, l'importante è che sia in compagnia.»

L'anno scorso ho scoperto troppo tardi che ha trascorso la maggior parte delle vacanze di Natale da solo. Quando l'ho saputo e l'ho raccontato alla mamma, lei stava per avere un attacco di cuore per lo shock, ma, fortunatamente, io e mio fratello abbiamo evitato la catastrofe andando a prelevare il mio amico dalla sua abitazione. Ricordo che lo ha rimpinzato di cibo fino a scoppiare e proprio in quell'occasione Noa ha scoperto di adorare i cannelloni di mia madre.

Vado in soggiorno e gli apro la porta mentre lo osservo camminare nel vialetto. Il capellino di lana verde bottiglia gli arriva al di sotto delle sopracciglia e quando si ferma davanti a me noto il colore rosso del suo naso; oggi fa davvero freddo.

«Carla Amato.»

«Nicola Bonanno.»

Si porta una mano al cuore con un'espressione atterrita. «Non pronunciare quel nome orripilante, potrei avere un mancamento.»

«Il nome Nicola è bello, non capisco perché non ti piaccia.»

Assottiglia lo sguardo per farmi capire che si sta per innervosire davvero e io alzo le mani in segno di resa.

«Ok, Noa, ma se vuoi che non ti chiami più così, mi devi recitare una delle tue frasi preferite di Shakespeare.»

«Tu non oseresti mai farlo.»

«Nic...»

«Va bene! Lasciami entrare, però, sto congelando.»

Sorrido soddisfatta e lascio passare il mio amico che va ad appendere il cappotto. La sua sola presenza rende il mio animo più sereno e non mi sorprendo quando nello specchio vedo un sorriso sulle mie labbra.

«Sto aspettando.»

Si volta verso di me divertito. «Sei autoritaria questa mattina.»

«Non tergiversare. Voglio la mia frase del giorno.»

«Fammi pensare.» Si porta le mani sul mento mentre pensa a quale citazione scegliere. Sui suoi occhi compare una scintilla prima di schiarirsi la voce.

«Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.»

Sospiro. «Sì, tu sei la mia anima gemella e, a differenza tua, non condividerei nessun ricordo di te con qualcuno. Sono troppo egoista.»

Mi osserva con attenzione. «Autoritaria e sincera. È successo qualcosa di grosso.»

Sono trascorsi alcuni giorni dall'ultimo incontro con i gemelli e dopo una giornata a compiangermi, ho preso coscienza che non era la fine del mondo. Che nella vita succedono cose peggiori e che, alla fine, è stato meglio scoprire subito il loro inganno. Altrimenti poteva essere peggio; molto peggio.

«Nessuna domanda indiscreta. Oggi è festa e voglio rimanere di buono umore.»

«Va bene, ti chiedo anche io la stessa clemenza allora.»

Annuisco, anche se vorrei tanto chiedergli chi fosse quel ragazzo dai capelli neri piombato alla sua festa senza un invito.

«Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore, se mi odi, sarò sempre nella tua mente.»

Spalanco gli occhi mentre assimilo le sue parole, ma io non amo e non odio nessuno; il mio cuore e la mia testa sono incolumi.

«Preferisco la prima citazione.»

Sorride. «Questa può essere fonte di riflessione.»

Mi mordo il labbro insicura e respingo tutti i pensieri che premono di emergere. Essere governata dalle emozioni non mi ha portato mai a nulla di buono.

«Magari un'altra volta. Ricordati che ti sei offerto di aiutarmi a studiare. Ho sistemato tutto nella mia camera.»

Apre il braccio destro per invitarmi a salire le scale e io colgo l'invito, mentre con la coda dell'occhio lo vedo sparire per qualche minuto in cucina e ritornare indietro con un pezzo di focaccia e la fossetta sulla guancia.

«Tua madre mi adora» afferma, entrando nella stanza.

«Mia madre sogna ancora che tu mi metta un anello al dito.»

«Potrei farlo davvero. Ci sono tantissime persone gay che si sposano solo per nascondere la loro vera natura.»

«Ma tu non hai bisogno di nasconderti. Sei fantastico così come sei.»

«Sbaglio o il tuo era un rifiuto nascosto?»

«Può darsi. Io voglio che tu sia felice.»

Solleva gli angoli della bocca. «Sei sicura di stare bene? Sei troppo... dolce ed espansiva.»

«Ho meditato molto in questi giorni e mi sono ripromessa di essere il più sincera possibile con le persone che voglio bene.»

Una lezione i gemelli alla fine sono riuscita a insegnarmela: l'onestà è un valore da non trascurare. Non posso raccontare al mio amico tutte le tenebre che porto dentro dal passato, ma se posso fargli capire quanto tengo a lui mi sentirò con un animo un po' più leggero.

«Anch'io ti voglio bene.» Mi tocca la punta del naso con il suo dito indice e si va a sedere sulla sedia vicino alla scrivania, dove i miei appunti regnano sovrani. «Inizia quando vuoi.»

Prendo un profondo respiro e riprendo a ripetere dal punto in cui mi sono interrotta stamattina, per poi proseguire con la tecnica di restauro dei dipinti. Noa mi blocca diverse volte per pormi delle domande insidiose, ma riesco a rispondere abbastanza facilmente.

Trascorrono più di due ore prima che io abbia finito di ripetere solo metà materia, con la gola secca peggio del deserto del Sahara. Il mio amico è sdraiato sul letto con la schiena appoggiata alla parete e capisco che è concentrato dalla sua espressione seria e dalla mascella contratta.

«Carla, sei peggio di un trapano in funzione alle sette del mattino.» Mattia compare sulla soglia della stanza mentre stiracchia il suo corpo slanciato, intorpidito dalle ore di sonno.

Osservo con disinteresse mio fratello senza degnarlo di una risposta e riporto lo sguardo su Noa che, adesso, non è più interessato ai miei appunti: i suoi occhi seguono i movimenti del corpo di mio fratello con intensità, e solo ora focalizzo davvero che indossa solo i boxer.

«Mattia, dovresti andare a vestirti.»

Mio fratello mi guarda confuso; non si è ancora accorto della presenza di Noa. Eppure, le iridi del mio amico non si sono staccate da lui nemmeno un secondo, neanche quando ho parlato per spezzare l'atmosfera.

«Perché dovrebbe vestirsi, Carla? La vista è molto... interessante» afferma Noa con voce divertita, mentre mio fratello compie un passo indietro per la sorpresa.

Il mio collega assottiglia lo sguardo. «Cosa sono quelli che vedo, gattini?»

Mattia si copre istintivamente la sua mercanzia, guardando il mio amico con un certo imbarazzo. «Non sono gattini! È la faccia di Simba, il leone della Disney.»

Noa scoppia a ridere con la sua risata limpida e mio fratello aggrotta la fronte e stringe i pugni, punzecchiato sulla sua virilità.

«Non vedo che cosa ci sia di così divertente. Tu che cosa indossi, mutande rosa con i merletti?»

La risata di Noa si spegne e volta il capo verso Mattia con le iridi che gli brillano, facendomi capire che la situazione sta per precipitare. Conosco abbastanza bene il mio amico da sapere che, in un modo o nell'altro, avrebbe fatto rimpiangere a mio fratello le sue parole. Sto per aprire la bocca per interrompere il siparietto, ma alla fine ci ripenso: sono troppo curiosa di assistere al dibattito.

Noa si alza dal letto e, con un'espressione serena che inchioda Mattia dritto negli occhi, si sbottona i jeans e rivela le sue mutande nere... e non solo.

«Colpito e affondato» enuncia con un sorrisino sulle labbra.

Mio fratello sgrana gli occhi sul membro del mio amico, mentre io porto la mano alla bocca per trattenere una risata isterica.

Dopo gli attimi di stupore, Mattia porta uno sguardo minaccioso sul volto del mio amico. «Vestiti, non voglio che tu stia così in camera di mia sorella» enuncia, quasi per ritrovare la sua consueta autorità.

«Non è lei che deve avere paura di me.»

Mattia spalanca le palpebre prima di portare i suoi occhi su di me. Io sollevo le spalle con un sorriso sul volto e lui si incupisce prima di uscire dalla stanza offeso.

Noa ricomincia a ridere mentre si ricompone.

Scuoto la testa. «Sei terribile. Così ti farai odiare.»

«Mi diverto a prenderlo in giro. Lo sai.»

Mi mordo il labbro, insicura, perché ho notato lo sguardo di desiderio che aveva sul viso. «Sei sicuro che sia solo questo il motivo?»

Solleva le sue iridi chiare come il cielo su di me. «Stai tranquilla, non mi getterei mai su un amore impossibile. La mia vita è già difficile così.»

Lo osservo mentre si siede sul letto e prende in mano un foglio che finge di leggere visto che è capovolto. Vorrei aggiungere qualcosa, ma mi trattengo, sperando che le sue parole siano vere e che sia solo distratto da altro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro