Extra - Elia

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Ciao a tutti!

Questa scena si svolge dopo il compleanno di Carla, se non ricordate le dinamiche, conviene rileggere il capitolo 33.

Buona lettura ❤️

***

Esco dall'abitazione come un uragano e mi avvio verso la mia auto parcheggiata nella traversa adiacente alla casa. È lì perché non volevo che lei la vedesse. Volevo che fosse una sorpresa. Speravo di renderla felice.

Quanto cazzo sono stupido e ingenuo? Come mi ero potuto illudere di aver trovato finalmente la persona giusta per me?

I suoi modi un po' crudi, la sua testardaggine, la sua delicatezza, la sua fragilità, il suo bel viso, la sua risata squillante e un po' buffa. Credevo che lei fosse perfetta per me e che io potessi esserlo per lei; lo sentivo nel profondo. Potevamo completarci.

Quando le stavo vicino sentivo di aver trovato il mio posto in questa vita incasinata.

Apro lo sportello ed entro in macchina, sbattendo la portiera dietro di me. Guardo la villetta con il muro in pietra lavica nel tentativo di rasserenarmi, ma non succede. Mi sento una voragine dentro il petto che mi impedisce di stare sereno. Inizio a sferrare dei pugni violenti sul volante per sfogare la mia collera.

Sono stato preso per il culo per la seconda volta... Cazzo quanto fa male.

Perché io non sono mai abbastanza? Perché alla fine tutte vogliono sempre e solo lui? Cosa ha più di me?

Sfrego le mani doloranti sugli occhi per cercare di eliminare il mio stupido sguardo appannato. Sono patetico. Finisco sempre per affezionarmi alle persone sbagliate.

Guardo le dita e mi accorgo che la pelle si è lacerata sopra le nocche, ma al momento sono così insensibile al dolore fisico da non farci caso. Poggio il capo sul poggiatesta e provo a fare dei respiri regolari come mi suggeriva sempre il mio terapeuta quando ero piccolo per controllare la rabbia, ma non ci riesco; il mio respiro ansimante non si quieta.

Non mi sentivo così da parecchio tempo; forse da quando ho scoperto che mio fratello aveva deciso di trasferirsi in un appartamento tutto suo, lasciandomi da solo con mia madre senza neanche chiedermi se volessi andare con lui o se mi stesse bene. Per la prima volta il nostro duo inseparabile si era diviso e ho impiegato diverso tempo prima di accettare la situazione.

Il mio sguardo viene attirato dal ciondolo delle chiavi dell'auto che oscilla nel vuoto e mi sento ancora più ridicolo. Ho sostituito la provetta da chimico che mi ha regalato mia madre quando mi sono iscritto all'università con un una casetta che mi faceva pensare, che purtroppo mi fa pensare ancora, a lei. Non solo perché diventerà un ingegnere edile, anzi, il motivo della mia scelta è stato molto diverso: lei per me significava casa. Lo sapevo che i miei sentimenti stavano crescendo a una velocità eccessiva, ma non riuscivo a controllarmi. Ogni volta che la vedevo, sentivo dentro di me che era la persona giusta.

Avvio il motore e, una volta inserita la marcia, schiaccio l'acceleratore al massimo, sgommando sull'asfalto. C'è solo un posto dove posso andare per eliminare queste sensazioni. Attraverso diversi semafori rossi, ma non mi importa. Mi lascio alle spalle qualche guidatore incazzato senza prestargli attenzione.

Sono sempre stato una persona prudente, però oggi non riesco a controllare le mie emozioni. Non ho neanche paura di essere fermato dalla polizia; ho solo una destinazione nella mia mente.

Arrivo nel quartiere vicino all'università in poco più di dieci minuti e parcheggio la macchina sulla strada principale. Scendo dall'auto e mi avvio verso il bar con l'insegna rossa all'angolo in cui non metterei mai piede se non conoscessi i proprietari.

Entro all'interno del piccolo spazio angusto dell'ingresso e un odore acre mi investe, un misto tra alcol e qualcosa di non legale. Ci sono molte persone, ma d'altronde è sempre così nel fine settimana. Mi avvicino al bancone in legno spintonando la gente e noto che il barista di oggi è Luca, un ragazzo robusto dai capelli rossi.

Quando finisce di servire una ragazza mora cerco di richiamare la sua attenzione, facendogli un segno con la mano. Lui mi vede e si accosta a me, porgendomi la birra rossa che prendo di solito.

«Grazie, Luca. Lui dov'è?» grido per farmi sentire in mezzo a tutto quel caos.

Oggi non si esibisce nessun gruppo, ma la musica che fuoriesce dalle casse è quasi assordante, nonostante nessuno viene qui per ballare.

«È sul divano blu in fondo alla sala. È messo proprio male amico. È successo qualcosa?»

Poggio i soldi sul balcone e bevo la mia birra velocemente senza rispondere alla sua domanda. Mi volto verso la sala e cerco d'individuarlo in mezzo alla confusione nel punto indicatomi dal barista. Lo vedo avvinghiato a una ragazza seminuda con la coda di cavallo biondo platino e un bicchiere colmo di un liquido trasparente nella mano destra. Lei gli sta passando una mano vicino al cavallo dei pantaloni come una gatta in calore e lui la lascia libera di fare quello che vuole.

Mi inoltro in quella massa di corpi in movimento per raggiungerlo e urto accidentalmente una ragazza dai capelli ricci.

«Ehi, che problemi hai!» esclama in modo aggressivo, girandosi nella mia direzione.

Quando mi vede la sua espressione cambia improvvisamente; da accigliata diventa ammiccante. Solitamente reagiscono tutte così. Anzi, tutte tranne quelle che mi interessano sul serio a quanto pare.

La oltrepasso senza neanche chiederle scusa. Sarebbe facile farmi prendere dall'istinto, ubriacandomi e andando a letto con la prima che mi ritrovo davanti, ma non fa per me. Questo atteggiamento è una sua prerogativa.

Giungo davanti al divano dove è seduto e aspetto che si accorga della mia presenza. Quando si stacca da lei e mi vede mi fa un sorriso da ebete. È ubriaco fradicio.

«Ehi, fratellino, vuoi unirti a noi? Ormai è una consuetudine dividerci le donne. Sarà divertente» biascica con un'espressione alticcia sul volto.

Raggiungo il limite di sopportazione e la vista mi si offusca. Lo afferro per le braccia, facendo spostare in modo poco cortese la ragazza che fino a un secondo fa era sulle sue ginocchia e gli salto addosso, scaraventandolo a terra. Inizio a sferrare una serie di pugni sul suo viso, tuttavia lui riesce a ribaltare la posizione. È decisamente più forte di me. Sferra una serie di dritti che tento di parare, ma alle volte centrano in pieno il mio volto.

Sembriamo tornati indietro di dieci anni, quando per ogni minimo contrasto ci menavamo. Era sempre una guerra a casa, ma quando uscivamo mostravamo un fronte unico; i gemelli Grasso che tutti rispettavano e temevano. Come un po' accade oggi, ma cerchiamo di tenerci lontano dai guai, o per lo meno io lo faccio.

Qualcuno solleva mio fratello di peso e io mi alzo un po' traballante, toccandomi l'occhio destro che pulsa in modo martellante; avrò un bel livido da qui a poche ore se non metto subito del ghiaccio.

Enea si libera dalla presa di Luca e si gira a guardarmi inferocito. Dal lato sinistro del suo labbro vedo colare un rivolo di sangue. Ben gli sta; mi sento già un po' meglio.

«Ragazzi, andate sul retro a risolvere le vostre faccende. Non voglio avere problemi qui dentro» tuona il rossiccio, indicandoci la porta.

Mio fratello prende il suo giubbotto dal divano vicino alla ragazza bionda che continua a guardarci con un'espressione scioccata sul viso. Si avvia verso l'uscita posteriore e io lo seguo incurante delle persone nel locale che continuano a fissarci. Tutti sicuramente hanno visto cose peggiori in questo posto, però per i clienti abituali è inusuale il nostro litigio.

Da quando mio fratello non abita più con noi evito di immischiarmi nelle sue vicende. Sono stanco di ripetergli sempre di stare lontano dai guai, ma in realtà lo faccio anche perché ho paura che lui possa escludermi dalla sua vita perché sono troppo invadente. Mi sono rasserenato solo recentemente, da quando ha iniziato a lavorare nell'officina dello zio di Lux.

«Che cazzo ti salta in mente?» sbotta non appena chiudo la porta.

«Che cazzo salta in mente a me? Tu che cazzo fai» urlo mentre mi avvicino a lui. «Stavolta non ti perdonerò, puoi starne certo. Neanche le tue migliori scuse basteranno» dico, fissandolo negli occhi.

Deve capire che sto parlando sul serio. Sono stufo di essere sempre quello accomodante che gli permette di fare quello che vuole.

«Io non ho la minima intenzione di scusarmi» afferma con sguardo limpido. L'adrenalina ha cacciato via l'effetto dell'alcol e i suoi occhi sono vigili.

Rimango ammutolito e allibito. Tutto mi aspettavo fuorché questa risposta.

Mi avvicino ancor di più, le nostre fronti quasi si sfiorano. «Ma che problemi hai!» esclamo con la voce che mi si incrina leggermente, mentre le mani mi tremano per la tensione. «Ti avevo detto esplicitamente che lei mi piaceva e che dovevi starne alla larga! E tu cosa fai? Ci provi!»

La rabbia torna a impossessarsi nuovamente del mio corpo e mi allontano perché ho voglia di spaccargli l'altro lato del labbro. Osservo la parete bianca con l'intonaco annerito per via della muffa nel tentativo di riprendere il controllo, ma neanche questo riesce a placarmi.

«Perché cazzo devi rovinare sempre tutto» continuo a parlare imperterrito come un fiume in piena.

Lui non risponde. Si limita semplicemente ad ascoltare, analizzando ogni mia reazione.

«Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripeterlo: sta lontano da lei. Troverò il modo di rimediare a questa situazione assurda» dichiaro con un tono più pacato ma deciso.

Dovrei essere arrabbiato con lei, e lo sono così tanto che mi sento scoppiare, ma non riesco a immaginare un futuro senza la sua presenza.

Vedo i suoi occhi brillare, con una vitalità che non vedevo da molto tempo. «No» afferma convinto, portandosi le mani dentro le tasche del giubbotto di pelle.

«Cosa vuol dire no?» chiedo confuso e irritato.

«No, vuol dire no. No, vuol dire che io non starò lontano da lei, neanche se sei tu a chiedermelo.»

Rimango esterrefatto dalla serietà del suo tono e un senso di angoscia leggermente diverso dal precedente mi investe. Indietreggio e sprofondo nella lurida poltrona verde vicino alla porta; in circostante differenti ci penserei mille volte prima di sedermi qui.

Cerco di tornare lucido e di ripensare a tutte le azioni compiute da mio fratello. Era stato lui a lanciarmi quella stupida scommessa. Mi ero chiesto perché proprio Carla, ma credevo che per lui fosse una delle tante. Una ragazza che lui considerava ingenua; niente di più.

Sposto lo sguardo su di lui che continua a fissarmi con occhi seri, mentre la brezza della sera gli scosta i capelli. «Tu... provi davvero qualcosa per lei?» domando con la voce che mi trema.

Non può essere vero. Non può succedere proprio a noi. Non è possibile che la ragazza che ormai riempie i miei pensieri è la stessa che è riuscita a scalfire la corazza indistruttibile del mio gemello dopo quello che è successo con la sua ex.

Enea si gira verso la porta e fa un passo in quella direzione. Incomincia a giocherellare con i suoi ricci; è un gesto che compie sempre quando è ansioso o pensieroso. «Non voglio dire a te cosa provo, ma sappi che io non intendo allontanarmi da lei.»

«Neanche io mollerò se è per questo» affermo alzandomi.

Non mi arrendo. Finalmente ho trovato qualcuno che mi rende felice, che mi fa stare bene. Non nego che quando sono uscito da casa sua mezz'ora fa ero pronto a gettare tutto all'aria, di lasciarmi questa storia alle spalle e archiviarla in un angolo della mia mente, ma adesso che riesco a pensare con lucidità mi rendo conto che queste azioni sono impossibili da concretizzare nella realtà.

Ormai ci sono dentro fino al collo.

Lui si volta verso di me con il suo solito ghigno sul viso. «Bene, allora sarà lei a scegliere chi dei due vorrà con sé.»

***

Eccomi qui!

Come promesso, ho pubblicato il POV di Elia.

Cosa ne pensate? Io mi sono divertita molto a scriverlo.

Ci aggiorniamo prossima settimana con il POV di Enea per concludere ufficialmente questo primo volume.

A presto! ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro