Prologo

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"A volte è come se mi mancasse quella parte dell'anima che si incastra nel puzzle del mondo.

Apro migliaia di scatole,

trovo pezzi bellissimi e colorati,

ma è dentro di me che manca il pezzo con cui completare l'incastro."– Fabrizio Caramagna –

Never felt so alone – Labrinth

In a whip

Thinking, "What if
You and this
Never existed?"

LUCY

Avevo sei anni quando successe la prima volta: mi comportai male.

Ero in un parco, sotto il tetto della pergola di una caffetteria, pioveva e l'odore di umidità si respirava tutt'intorno a noi; quando il cielo smise di piangere, corsi a giocare fuori con un'amichetta e un bambino maleducato iniziò a darci fastidio, soprattutto a Elisabeth, che era timida ed esile. Non la lasciava perdere:continuava a spintonarla e a tirarle i capelli per gioco. Lui si divertiva, noi invece no.

Mi avventai su di lui colpendolo con un pugno e dandogli un calcio che lo fece cadere nella terra bagnata.

Gocce marroni schizzarono dal suolo e si riversarono sul suo viso angelico, anche se quel bambino era tutto fuorché tale.

Sua madre, una donna bionda con gli occhi come i crini di un bosco e apparentemente molto giovane, intervenne per separarci, ma capì che suo figlio aveva esagerato. Lui sogghignò un istante, senza staccare lo sguardo dal mio, il tempo necessario che io mi rendessi conto del suo gesto, e subito lei gli diede uno schiaffo forte sul viso; il suono delle dita impresse sulla sua pelle rimbombò nell'aria, non pianse, non gemette, non espresse dolore, chiuse semplicemente gli occhi nel momento del colpo. Rimasi senza parole e sotto shock per l'ora successiva.

Quando, una volta tornata tranquilla e serena, chiesi a mia nonna perché lui si fosse comportato in maniera così rivoltante, lei mi rispose ridendo, forse ingenuamente: «Perché gli piacete».

Non capii, non aveva senso, perché si dovrebbe far male a chi ti piace? Non indagai mai, ma da quel momento mi convinsi che forse l'amore era anche odio, che i due sentimenti non si escludevano, perché l'uno integrava inevitabilmente anche l'altro.

Ma mi sbagliavo, dopotutto avevo solo sei anni. L'amore non è mai odio e viceversa. Sono entrambi sentimenti forti che non devono essere assolutamente confusi.

Non ho ricordi vividi di quel giorno, so solo che ebbi un'amnesia tra la visita da mio zio e l'episodio del bambino fastidioso.

Fu da quel momento che cominciarono i vuoti di memoria e, purtroppo, non se ne conosce tutt'ora il motivo. I dottori mi visitarono innumerevoli volte, senza risultati. I miei genitori si preoccuparono molto; pensavano avessi un tumore al cervello. Ma io ero sana come un pesce, non c'era niente che non andava in me, almeno in superficie.

Nonostante questo, con il tempo, finii per autoconvincermi che non ero normale, che non funzionavo come dovevo. Ma, forse, la normalità è semplicemente sopravvalutata.

Ho imparato a conviverci con il mio problema; ogni cambio d'umore mi rendeva irascibile e impulsiva e ne susseguiva, poi, un'amnesia.

Andai dallo psicologo, che non trovò in me niente di strano o fuori dal comune. Mi scoprì, invece, una bambina tranquilla, serena ed educata. E lo ero. Solo in alcuni momenti diventavo orribile.

A undici anni dissi a mia madre che la odiavo perché non mi aveva permesso di andare a un pigiama party. Niente che un'adolescente non avrebbe superato col tempo, ma quando provò a fare pace con me, la spinsi via facendola cadere a terra e facendola rimanere molto male. "Odiare" era una parola forte, terribile... e io non ero mai arrivata al punto da reagire anche fisicamente con astio. Lei si preoccupò molto a differenza di mio padre che, invece, si convinse che fossi solo molto disubbidiente. Ma nonostante le svariate punizioni che fui costretta a subire in me non cambiò nulla: rimasi sempre uguale. Venni a conoscenza di tutti questi dettagli grazie proprio ai racconti di mio padre, mia madre e mia nonna.

Le mie amnesie provocano una completa assenza della mia coscienza, è come se in quell'istante non vivessi nel mio corpo. Chissà dove mi trovo mentre tutto il mio involucro compie azioni, parla ed esiste. Perché io, be', io non ci sono.

Oggi ho diciotto anni e niente di tutto ciò è cambiato. Non ho mai amato nessuno, né tantomeno odiato. Sono sola, in balìa delle mie problematiche irrisolte e sconosciute. Sola a questo mondo.

Mi convinco che, un giorno, il lieto fine arriverà anche per me, ma man mano che il tempo passa, questa sicurezza mi si sbriciola tra le mani e diventa polvere, che con la prima folata di vento vola via.

Sono sola, e non c'è niente che io possa fare per cambiare questa situazione.

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