V. LA DISPENSA

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Dorina frugò nella dispensa. Ogni cosa era avvolta nel buio. Lo stomaco le brontolava. Stava morendo di fame. Si spinse sulle punte in un tripudio di fruscio di sete.

-C'è qualcosa di buono anche per me?- chiese Ludovico.

-Beh, dipende cosa intendi- fece un salto -non vedo nulla- aggrottò la fronte -cosa c'è su?-

-Vuoi una mano?-

Dorina soppesò l'idea di farsi tirare su da Ludovico... e la ricacciò. Meglio di no. Decisamente meglio di no. C'erano cose che era meglio evitare. -No, grazie, ho quasi... -

-Bene, bene, qualcuno non ubbidisce agli ordini-

Dorina sbatté la testa contro un'anta. Un brivido le percorse la schiena. Non si voltò. Nemmeno quando sentì i passi di Kaas avvicinarsi. Nemmeno quando lui le toccò il braccio.

-Se avevi fame avresti potuto dirmelo-

-Non volevo dirtelo- replicò lei, il tono aguzzo.

-L'ha detto a me- intervenne Ludovico. Dorina si sentì un po' in colpa. Forse il ragazzo sarebbe stato punito a causa sua. Lo avrebbero potuto mettere in punizione, qualsiasi fossero le punizioni che si riservavano a un soldato.

-Non ti ho interpellato-

-E dai! La ragazza aveva fame e... -

-Ti faccio fare il turno di notte per tutta la settimana se non stai zitto- Kaas sbatté una mano sull'anta della dispensa. A quel punto chiunque sarebbe stato intimidito. Dorina era intimidita. Chiunque tranne Ludovico. Lui non sembrava nemmeno colpito.

-Su, cuginetto, non fare così, sei sempre così impostato e noioso- si passò una mano tra i capelli scompigliati.

-Siete cugini?- Dorina lasciò scorrere lo sguardo da uno all'altro, incredula. Non riusciva a trovare nulla di familiare nei loro visi.

-Qua sono il tuo comandante- Kaas contrasse la mascella.

-Confermo, sei noioso, se sapessi cosa dicono gli altri- sbuffò.

-Bene, ora voglio i nomi-

-Non tradirò la fiducia dei miei colleghi- incrociò le braccia, un ghigno divertito sul volto. Dorina sorrise. Era bello pensare che qualcuno tenesse testa a Kaas.

-Dovrò fare io allora-

-Fai pure- Ludovico le lanciò uno sguardo. Divertito.

-Vai, domani mattina ti voglio in servizio all'alba-

Ludovico sbuffò, aprì la bocca, probabilmente per dargli una rispostaccia, ci ripensò, la richiuse. -Come vuoi, cugino- lanciò un bacio sulla punta delle dita a Dorina -è stato un vero piacere conoscerti-

La ragazza ridacchiò, fece una riverenza, lo guardò uscire dalla cucina. Le guance bruciavano. Non per Ludovico. No, era per qualcuno di molto vicino. Tanto vicino che poteva sentirne il respiro.

-Non so proprio cosa fare con lui- Kaas sospirò.

-Forse sei troppo severo- guardò altrove e sperò così di nascondere il disagio. Non che fosse semplice da nascondere.

-Sono giusto, nessun favoritismo, Ludovico è un mio soldato, non mio cugino- si spostò. La luce della luna che filtrava dalla finestra gli illuminò parte del volto. Dorina notò le labbra carnose, i lineamenti disegnati con cura, gli occhi grigi intensi. Non sembrava nemmeno umano, ma un qualche essere magnifico. Oppure il frutto di un pittore geniale. -Comunque anche tu dovresti andare a dormire, è tardi e sarai stanca per il viaggio, ti accompagno in camera-

In effetti doveva costringersi a non sbadigliare. Desiderava nascondersi sotto le coperte e dormire fino a tardi. Non voleva però dare quella soddisfazione a Kaas. -Posso tornarmene in camera da sola- questa poteva essere una risposta perfetta. Non concedeva nulla.

-Non se ne parla, non avresti neppure dovuto uscire da sola- qualcosa, nel tono in cui lo disse, la insospettì.

-Perché non posso?-

Kaas sospirò. -Non avrei voluto dirtelo, non mi sembrava il caso di spaventarti non appena arrivata qua, ma se insisti... -

-Insisto- il cuore prese a batterle forte. Cosa stava succedendo?

-Ci sono state delle aggressioni, giovani ragazze, per cui preferisco averti sotto controllo-

Ghiaccio lungo la schiena. -Dentro il castello?- la sua attenzione era tutta su di lui. Ripensò alla giovane sul treno. A quello che c'era scritto sul giornale.

-Nel bosco, ma è meglio essere prudenti, se c'è un aggressore che si aggira nel bosco potrebbe decidere di entrare nel castello, magari per rubare-

-Ma ci sono i soldati!-

-Non abbastanza per proteggere ogni ingresso- sospirò e si appoggiò con una mano sul bancone -sai quante possibili entrate ci sono? Abbiamo le porte, le finestre, i caminetti, perfino il tetto, converrai anche tu che è impossibile proteggere tutto-

Dorina non aveva neppure idea che ci fossero così tanti posti dai quali un malintenzionato potesse entrare. Si morsicò le labbra. -Sì, forse è meglio se mi accompagnate- abbassò lo sguardo. Non voleva leggere la vittoria sul suo viso. Non era il caso.

-Scelta saggia- si staccò dal bancone. La voce era carica di soddisfazione. -Andiamo-

Kaas le fece segno di precederlo. Dorina sollevò le gonne per evitare d'inciampare, sarebbe stato molto imbarazzante, e lo superò. Chissà perché il cuore le batteva forte all'idea di averlo così vicino. E di sapere che gli occhi di lui le premevano contro la schiena. Come delle mani. Una vertigine. Si concentrò sul pavimento. Sulle crepe della vecchia pietra. Dentro cui da bambina aveva avuto paura di cadere. Un passo dopo l'altro. Kaas le andò accanto. Il suo braccio la sfiorò. Un groppo le serrò la gola. Un sasso nella trachea.

Il silenzio pesava come un macigno. E bruciava. Come fuoco. Dorina provò l'impulso di dire qualcosa. Si spinse indietro una ciocca di capelli.

-Non lo ricordavo così grande- le parole rimbombarono nel corridoio.

-Beh, eri una bambina quando sei andata a Londra-

-Mi sembra ieri- era sincera -ricordo che c'era una leggenda su questo castello- la raccontava la sua bambinaia e non la faceva dormire tutta la notte. Dorina si nascondeva sotto le coperte, il cuore in gola.

-Sì, quella della Dama Clarissa- e si fermò.

Dorina si bloccò a sua volta, confusa. Lo fissò, la fronte aggrottata. Cosa...

-Proprio l'anno scorso alcuni dei miei soldati hanno trovato un quadro negli scantinati- sollevò un angolo delle labbra -era dimenticato da moltissimo tempo- fece un passo di lato e afferrò la maniglia di una porta. Non parlò, si limitò ad aprirla e a entrare.

Dorina rimase immobile. Poteva fidarsi? Era possibile che ci fosse qualcosa di non detto? Che Kaas volesse trascinarla in un luogo buio per... oh, com'era ridicola! Lo seguì, il cuore che le batteva all'impazzata, perché quello non riusciva proprio a calmarlo.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate?

A presto ❤

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